“Un’offerta che non puoi rifiutare”… come aumentare i guadagni dell’hotel in modo creativo
26 Agosto 2009Tempo fa, parlando con un albergatore, questo mi ha confessato di pagare quotidianamente costi marginali fino a 60,00 euro per ognuna delle sue camere e che dunque non avrebbe mai potuto offrirne una al di sotto di quella cifra.
Questo ragionamento è davvero molto diffuso tra gli albergatori, ma credo che in questo momento di flessione economica sia necessario fermarsi un attimo e riflettere su alcuni punti:
- Non è possibile abbassare un po’ i prezzi senza dover necessariamente danneggiare la reputazione dell’hotel?
- Non sarebbe utile offrire più prodotti a più prezzi, in modo da ampliare la tipologia di clientela senza perdere il proprio target?
- Non è comunque un danno per l’hotel lasciare camere vuote senza trovare soluzioni alternative? E dunque, se il costo vivo della camera è 60,00 euro ma sappiamo benissimo che è destinata a rimanere vuota, perché non provare a venderla a 49,00 euro recuperando almeno in parte le spese?
Cross-selling e upselling: l’offerta che non si può rifiutare
In America, la culla del marketing mondiale, si è capito che spesso il cliente non acquista, o acquista meno, semplicemente perché non gli è stato offerto qualcosa di più.
In Italia invece l’offerta aggiuntiva (upselling, se parliamo di livello di camera, cross-selling se parliamo di servizi e prodotti), è spesso recepita dagli utenti come un mero tentativo di inganno, un subdolo mezzo per far pagare di più.
In realtà se ben congegnati, il cross-selling e l’upselling possono rivelarsi armi vincenti, poiché vanno a toccare quei desideri latenti che tutti possediamo e che inducono ad acquistare. Devono essere pensati come una proposta che non si può rifiutare, un’opportunità da non perdere, un vero e proprio regalo che ci si può concedere.
3 consigli su come gestire un cross-selling efficace
Ci sono molti modi per proporre il cross-selling. Ve ne suggerisco uno a mio parere efficace:
- Create un’offerta per una camera leggermente “sottocosto”, facendo presente al cliente che vi è un risparmio del 10%, 20%, ecc.
- Offrite contemporaneamente altri servizi, magari a costi vantaggiosi, in modo che la reazione del cliente sia: “Dal momento che ho risparmiato sulla camera, perché non approfittare di questa bella occasione?”.
- Sfruttate il potere del “costo sommerso” (Sunk cost).
Ad esempio: se offrite la camera a 80,00 € invece che a 100,00 € e durante il processo di prenotazione (ma anche all’arrivo o durante il soggiorno), proponete dei trattamenti o pacchetti nella vostra spa a costo vantaggioso, è molto probabile che il cliente, proprio perché ha risparmiato sulla camera, ne approfitterà. Allo stesso tempo, avendo “assimilato” la spesa della camera (il “costo sommerso”), non gli peserà pagare per godere di un servizio ulteriore, che inizialmente non aveva nemmeno considerato.
Sicuramente, se questo tipo di approccio viene presentato già sul sito ufficiale o durante lo stesso bookinng on-line, potrete incentivare le prenotazioni, riempiendo anche camere altrimenti rimaste vuote.
Molte compagnie aeree low-cost come la Ryanair, incrementano i guadagni con questo stratagemma: dal momento che il volo viene offerto a un costo così basso, perché non acquistare, come viene consigliato durante il processo di prenotazione, anche l’assicurazione medica e di viaggio (a soli 10,00 €)? O il check-in online per non fare la coda in aeroporto (a soli 5,00 €)?
L’importanza dei pacchetti e delle offerte speciali
Il principio del servizio aggiuntivo può essere facilmente applicato anche ai pacchetti e alle offerte sul vostro sito ufficiale. Più varietà di offerte mostrerete, proponendo servizi o prodotti a cui il cliente magari non penserebbe, maggiore sarà la possibilità di andare incontro ai desideri latenti di ogni tipo di cliente.
Tour e percorsi extra, pranzi, cene, degustazioni particolari, idee wellness, biglietti per visitare musei o parchi divertimento, devono essere offerti insieme alla camera a costi vantaggiosi, in modo che il cliente possa percepirne il valore aggiunto: ingegno e creatività sono le parole d’ordine per creare pacchetti che offrano all’utente non un soggiorno, ma delle “esperienze di viaggio” a tutto tondo.
Recentemente ho letto proprio di un hotel in Mississipi che per aumentare le prenotazioni e le conversioni sul sito ufficiale, ha deciso di inviare nella sua newsletter delle offerte particolari: non sconti sulle camere, ma pacchetti molto invitanti seppur costosi.
Il Pacchetto Gourmet da ben 1.900 $, ad esempio, comprende un giro in mongolfiera, visita alle ville della zona, un massaggio in camera, cene prelibate: il tutto per ricreare una cosiddetta “sensory overload”(esperienza multisensoriale).
Il risultato? La percentuale di apertura della e-mail è salita del 15% e c’è stato un aumento delle conversioni del 30-40% sulla pagina della promozione.
L’upselling e il cross-selling sono davvero strumenti potenti, poiché possono aumentare molto la capacità di spesa del cliente rispetto all’intenzione iniziale. E voi? Fate già uso di questi strumenti e proponete ai vostri clienti pacchetti originali, o vi limitate solo a concedere saltuari sconti sulle camere?
Commento da Anto4444 — 27 Agosto 2009, alle ore 12:10
Ragazzi non so se vi rendete conto che queste teorie sono cotte e stracotte e provengono dai vettori aerei low cost. Ryanair in primis insegna a tutti noi questa arte.
Ma i vostri hotel sono e voglio essere hotel low cost in bassa stagione e high cost in alta stagione?
Ryanair insegna che non si guadagna dal biglietta ma dai balzelli vari che ci stanno attorno, ultimo il bagno a pagamento.
Vi scrivo un po di dati (presi nella rete qua e la) per darvi un’idea del fenomeno prendendo in considerazione il modello ryanair:
Senza balzelli:
Fatturato 2,2 miliardi
Redditività operativa 2,2%
Ricavo medio per pax 43,70 euro
Ricavo medio per volo 6.773 euro
Margine per volo 149 euro
Mi viene da ridere, 150 euro di margine per ogni volo.. mamma mamma..
Con balzelli:
Fatturato 2,7 miliardi
Redditività operativa 19,8%
Ricavo medio per pax 53,30 euro
Ricavo medio per volo 8.258 euro
Margine per volo 1.634 euro
1600 euro per ogni volo.. meglio di niente, ma cosa ha dovuto fare per raggiungere questo risultato? ha dovuto eliminare anche la carta per stampare le carte di imparco e ha messo a pagamento anche la toilette in volo.. tasse per i pagamenti con la carta di credito.. penali per il peso dei bagagli ecc..
Poi ricordo che spesso la compagnia si prende un sacco di soldi dai vari aeroporti per far atterrare li i suoi voli sotto forma di contributi (cosa che per noi è impensabile, come quasi tutti i balzelli che ha il vostro modello di business)
DOMANDO A TUTTI VOI, VOGLIAMO VERAMENTE SEGUIRE QUESTO MODELLO?
Se siete d’accordo mi aspetto anche piccole argomentazioni a supporto della vostra tesi.
Commento da Anto4444 — 27 Agosto 2009, alle ore 12:24
Scusate non posso non scriverlo, questa frase:
“3.Non è comunque un danno per l’hotel lasciare camere vuote senza trovare soluzioni alternative? E dunque, se il costo vivo della camera è 60,00 euro ma sappiamo benissimo che è destinata a rimanere vuota, perché non provare a venderla a 49,00 euro recuperando almeno in parte le spese?”
è un modo di gestire che sta stabilmente tra le 10 regole d’oro per fallire miserabilmente, in fretta e senza accorgevene.
Buona fortuna!!
PS. Ma perchè vogliamo complicarci la vita cosi tanto? aprire il cassetto della cassa e dire: “beh dai oggi ho venduto 10 camere in più, sono contento perchè ho perso meno!” è veramente avvilente..rattrista.. Lo dico con amarezza.
Commento da Duccio Innocenti — 27 Agosto 2009, alle ore 13:18
Caro Anto,
posto che la stessa camera la puoi vendere a 200 eu nei periodi di alta occupazione, ti chiedo se è meglio lasciarla vuota durante la bassa o cercare di trovargli il prezzo giusto per quel momento magari proponendogli dei servizi aggiuntivi ad alta marginalità.
Stesso dicasi per la tua analisi sulla Rynair che, se i tuoi numeri sono veri, sicuramante non ha un alta marginalità ma sempre migliore della miriade di compagnie aeree che vorrebbero imporre i loro costi con l’unico risultato che l’equipaggio spesso è più numeroso dei viaggiatori.
Commento da crt — 27 Agosto 2009, alle ore 14:54
Certamente questa e’ una politica che fa l’interesse del cliente e di conseguenza non sempre il nostro .Abbassare i prezzi sotto la soglia del ricavo ( e non guadagno )danneggia tutti , servizio al risparmio e fatturato in perdita . Inoltre e’ molto difficile capire quando ormai e’ il caso di vendere sottocosto , si cerca sempre un utile , contrariamente si puo’ andare missionari in africa oppure arrivare al fallimento .Non e’ vero che una camera vuota e’ peggio di una svenduta perche’ il cliente ha comunque il diritto di un servizio completo che ha dei costi che non ho se non lo fornisco , certo , il ‘pienone’ piace a tutti soprattutto a chi fa questo lavoro con passione piu’ che per il fatturato che comunque resta l’argomento piu’ valido . Il problema vero che il turismo di massa dovrebbe cercare servizi di ‘massa’ e non servizi di eccellenza a prezzi di massa , e ritengo sia sbagliato questa politica del riempi a tutti i costi , certo la concorrenza e’ tanta e si rischia di disperdere anche il turista esigente ma se ci si distingue viene da solo , mi risulta che anche in tempi di crisi chi ha disponibilita’ continua ad averla .Credo anche che dare il servizio a poco prezzo e far pagare a parte il resto sia una politica cominciata , pensa te , da alcune case automobilistiche nazionali che davano l’auto a meno , per attirare e fare voce grossa in pubblicita’ , per poi gonfiare il listino all’atto dell’acquisto . Risultato che solo una minima parte si ritirava dall’acquisto quando ormai erano notti che si immaginava gia’ alla guida , quindi nel breve periodo ha funzionato , ma dopo alcuni anni , al secondo acquisto , si e’ visto un calo totale di fiducia nel marchio e la politica ha dovuto adeguarsi ad offrire il tutto , o quasi , incluso ad un prezzo chiaro e conseguentemente piu’ alto ( guarda quanto sono aumentate le auto in dieci anni ) . Quindi , penso che mai come in Italia dobbiamo puntare alla qualita’tenendo d’occhio i prezzi e le spese , cosa che nel nostro paese e’ veramente diventato difficile, ricordando per le masse che vogliono tutto a niente una volta c’erano i campeggi . Magari se le regioni , la politica le comunita’ varie ci dessero una mano invece di starci sulle spalle ( come del resto a molti altri lavoratori ) ci aiuterebbero ad aumentare il turismo italiano che e’ in calo , considerando poi che siamo il paese piu interessante del mondo . Qualcosa fanno ma fanno molto di piu’ per altri settori politicamente piu’ interessanti , e pensare che produciamo un indotto enorme e una gran quantita’ di denaro estero .Grazie e Ciao a tutti .
Commento da dott_stefano_tiribocchi — 27 Agosto 2009, alle ore 14:07
Ferie finite,
oggi vendo a 79 domani a 360,
ieri a 50, tutto quello che si vende al di sopra del costo marginale è bene, se vendiamo sotto è beneficienza.
La tariffa della “doppia standard”, o della PROMO di prezzo ci tira in VISIBILITà a quel punto l’utente ha gli occhi su di noi e possiamo fargli vedere le tipologie superiori.
Pacchetti curiosi stimolano la curiosità, dipende poi dal meccanismo di visibilità, ricordate sempre che se l’utente non vi vede non può comprarvi!
S.
Commento da Anto4444 — 27 Agosto 2009, alle ore 14:25
A proposito di “Prezzo giusto”..
mi fai venire in mente il concetto di “probabilità soggettiva”. Li si enunciava la definizione di “prezzo equo”. Prezzo equo per esempio nel caso cui si sarebbe disposti pagare per entrare a far parte di una scomemssa. Condizione essenziale era quella che chi scommetteva doveva essere disposto a scommettere ma anche a fare da banco. (infatti la parola “pagare” e riscuotere devono poter essere scambiate senza che la valutazione di probabilità cambi). Questo è il “prezzo equo”. Quanto sei disposto a pagare oggi per ricevere tot domani? e allo stesso tempo quanto sei disposto a ricevere in pagamento oggi per pagare tot domani.
Vabbè fine lezioncina..
Tutto questo per dire che il prezzo giusto dev’essere per il cliente ovviamente ma anche per l’albergatore. Il prezzo giusto non puo essere in perdita per l’albergatore. Il prezzo gisuto deve essere equo per entrambe le parti. Il prezzo giusto per il cliente tende a 0, chiaro e ovvio. Come il prezzo giusto virtualmente per l’hotel tende a infinito. Si trova un compromesso, ma il compromesso ha e deve avere dei paletti per entrambe le parti. Per l’Hotel questi paletti sono definiti dai costi e dalla classificazione alberghiera. Per il cliente sono la propria disponibilità a pagare.
In ogni caso il prezzo giusto non puo essere minore o uguale al costo marginale. Deve essere superiore e deve garantire una adeguata retribuzione del capitale investito.
Cmq vi assicuro che i dati Ryanair sono veri e verificabili e si riferiscono al bilancio 2008.
Dimmi Duccio, te che te ne intendi, qual’è il costo marginale per costruire e mantenere un sito internet di un hotel? Quanto costa costruire un sito internet? costa solo il personale e poco hardware credo, e allora perchè io che sto facendo il sito nuovo lo sto pagando 15.000 euro da un noto gestore?
Però non hai risposto alla domanda che ho fatto.
“DOMANDO A TUTTI VOI, VOGLIAMO VERAMENTE SEGUIRE QUESTO MODELLO?”
Commento da Duccio Innocenti — 27 Agosto 2009, alle ore 15:00
Secondo me si può vendere anche sottocosto. Rynair docet… pisa-alghero 8 euro
Chiaro che poi ci vuole la capacità di sapersi vendere cari nei periodi di alta occupazione e questo non è da tutti.
Il concetto di fondo è che al mercato non interessano i costi marginali dell’hotel e se trova a un prezzo migliore evidentemente lo perdi per sempre.
Riguardo al tuo investimento di 15 mila euro per il sito web, beh… chi te lo ha venduto ha fatto sicuramente una bella marginalità.
Per la tua domanda, ti dico che non è questione di modello da seguire ma di capacità e velocità di adeguarsi alle dinamiche in continuo itinere a cui ci sottopone il web.
I modelli cambiano tutti i giorni per fortuna o purtroppo.
Commento da Anto4444 — 27 Agosto 2009, alle ore 15:11
Io consiglio a tutti di utilizzare con attenzione queste nuove tecniche perchè non sono prive di controindicazioni.
Io vedo addirittura più controindicazioni che vantaggi.
Anche il RM che prende spunto dal modello Ryanair è molto delicato. Bisogna essere cauti. Io propongo sempre un RM con forchetta tariffaria ridotta, è il metodo che garantisce i risultati migliori per conto mio.
Fatto sta che ryanair ha margini molto bassi e il resto delle compagnie sono in rosso.
TUTTA QUESTA EUFORIA PER QUESTI MODELLI DI BUSINESS MI SEMBRA ASSOLUTAMENTE INFONDATA. Chi li ha inventati e li sta utilizzando bene o male è fallito o è in crisi o si è fuso con altre compagnie.
I fatti parlano forte e chiaro, noi invece siamo sordi.
Commento da dott_stefano_tiribocchi — 27 Agosto 2009, alle ore 16:05
Ciao Anto,
ma la forchetta larga l’hai provata?
Il revenue management lo hai provato?
poi è chiaro che ogni realtà ha il suo universo di riferimento,
immaginare la gestione di un hotel a roma centro senza revenue mi fa pensare ad una situazione impossibile,
comunque il REVENUE è vendere alle volte a MENO e alle volte a PIU’,
spesso si confonde il revenue con lo SPIARE I COMPETITOR e fare qulcosina in meno, questo è cattivo revenue, come chi sbgalia le previsioni occupazionali e vende sempre in LAST MINUTE,
IL PROBLEMA non è insito nel REVENUE ma in chi non lo sa fare (non ti sto tirando dentro, intendo in generale molti albergatori di Roma).
L’euforia mi viene dal fatto che su 4 strutture prese in gestione tutte e 4 hanno dato ottimi risultati applicando il revenue, è anche vero che ci sono casi molto particolari dove il revenue non conviene, ma non dipende dal revenue dipende dall’accesso a mercati di vendita ad alta oscillazione, cioè i portali web,
se devo vendere una camera su un portale, poichè è nella sua indole la comparabilità e l’effetto dumping, dovuto proprio alle sue meccaniche di funzionamento, la vendo sicuramente a MENO di quello che la vendo a un mio cliente abituale, il cliente web vede tanto e compara e sceglie, è più difficile, più sofisticato e più esigente, ma è anche tanta clientela,
io chiedo sempre: “sicuri che vi serva vendere forte sul web”? o forse è megli che tenete la vs clientela ai prezzi che + o – decidete voi?
ci sono strutture che campano con prezzi ottimi furoi dai portali, ma magari l’occupazione non è massima, bè non ti escludo che sia per alcuni una via migliore, ma sono situazioni davvero estremamente particolari.
S.
S.
Commento da gasdea — 27 Agosto 2009, alle ore 17:31
Scusate se mi intrometto in questo vivace scambio di idee.
Io penso che gli albergatori stanno facendo la figura dei fessi in quanto vittime delle OTA, delle agenzie, dei guru di Internet ecc. ecc.
Ma quanto pagate di commissioni in un anno?
Organizzatevi,associatevi, create voi un motore di ricerca,eliminate lo strapotere di Google.Vi stanno massacrando,mungendo come le mucche.
Commento da Anto4444 — 27 Agosto 2009, alle ore 18:28
Premetto che ho studiato approfonditamente tutte queste tecniche. Ho parlato con manager direttamente interessati nella gestione di queste benedette tariffe nel comparto aereo e ho parlato anche con chi queste tecniche di gestione dei prezzi le ha costruite.
Detto questo io sotto la mia gestione non ho mai praticato queste tecniche e mai le proverò per una scelta di politica aziendale.
Non credo che diano i risultati sperati nel medio lungo termine, anzi credo che creino solo problemi di vario tipo.
Poi la tua parola vale quanto la mia, fino a prova contraria.
Quindi invece che parlare di esperienze personali, io parlo del settore che queste tecniche le ha inventate e le sta massicciamente utilizzando: il settore aereo.
I fatti ci dicono che (guarda caso) da quando si utilizzano queste tecniche i margini sono diminuiti e che tante compagnie sono fallite. Probabilmente è un caso e se non avessero utilizzato queste tecniche non ci sarebbe più di un paio di compagnie in tutto, ma siete voi sostenitori di queste tecniche che dovete provare il contrario, non io che parlo dei fatti che sono accaduti.
Da quando si sono diffuse queste tecniche il comparto alberghiero sta migliorando? sta prosperando?
Insomma i tuoi e i miei alberghi non misurano il termometro della situazione, infatti non parlo e non commento commisurando le loro performance, soprattutto se si tratta di destinazioni top a livello mondiale e di fama indiscussa come puo essere Roma.
Capisci Stefano che sia difficile dire che il RM ti fa guadagnare di più? e che al tempo stesso se si guarda chi il RM lo fa da 20 anni si capisce che loro non stiano andando bene? possono sorgere questi dubbi? o la tua certezza e tale da affermare con certezza che in quel modo si vada meglio?
Boh.. poi ricordi lo studio che è stato condotto e che è stato pubblicato tempo fa sempre su questo sito internet?
Tutta aria fritta? io non credo.
Commento da carcal — 28 Agosto 2009, alle ore 12:27
Sono perfettamente d’accordo con il Dott. Tiribocchi,
Offerte e Pacchetti sono importanti sopratutto per attirare l’attenzione verso la propria struttura, l’importante è stimolare il futuro cliente a scegliere il TUO hotel.
Commento da dott_stefano_tiribocchi — 28 Agosto 2009, alle ore 14:59
Ciao Anto,
lo studio della Cornell University lo ho stampato intgralmente e sto cercando di leggerlo tutto, è in inglese, appena ho finito tiro giù due righe in merito, è comunque nelle premesse e nelle conclusioni molto interessante io lo chiamo il report antirevenue.
Ho riflettuto molto sul punto compagnie aeree e ti dico che moltissimi viaggi io non li avrei fatti se non low cost, ora aggiungo che la ryan air ad esempio non è una compagnia “alitalia” che si mette a fare low cost, ma è una compagnia che sviluppa tutto un modello di business di quel tipo, aerei piccolini con tanta gente dentro, paghi poco il biglietto e ti mena sui moduli aggiuntivi, aggiungo anche che io ogni volta che ci salgo me magno 10-15 euri di monnezza in patatine prosecchini etc.. penso che funzioni.
Loro hanno quella nicchia, è vero poi che una volta che uno inizia a dare il volo per una destinazione a 1 euro chi lo vende a 300 si trova in grossi guai e questo provoca il dumping che conosciamo bene.
Nell’alberghiero il revenue si rende, ripeto almeno nel mercato di Roma, necessario dall’incremento di offerta ricettiva NON REGOLAMENTATO, un incremento di competizione e una maggiore attenzione alla qualità, necessariamente rapportata al suo prezzo. Il Revenue mi fa pensare che guadagno di più, perchè mi sembra essere un qualcosa di molto matematico, domanda e offerta, tante camere da vendere=necessità di accelerare la vendita con l’abbassamento del prezzo che genera maggiore visibilità e maggiore conversione.
Chiudo dicendo che il settore aerero su una determinata tratta non ha mica più di mille compagnie aeree concorrenti, Roma è piena zeppa di letti.
S.
Commento da dott_stefano_tiribocchi — 28 Agosto 2009, alle ore 15:15
Ciao Gasdea,
hai mai visto due hotel di Roma uno di fronte all’altro?
Stanno come burger king e mc donald’s, tirerebbero giù l’hotel del competitor se potessero.
S.
Commento da Anto4444 — 28 Agosto 2009, alle ore 18:34
Bravo fai bene a leggere il documento.
Dici che moltissimi viaggi non li avresti fatti se non ci fossero state le offerte a 30 euro per andare a londra giusto? bene, rispondimi subito, cosa ci hanno guadagnato le compagnie aeree con tutti questi passeggeri in più sottocosto?
La mia risposta come immaginerai è negativa, infatti dal punto di vista dell’offerta questa strategia ha comportato solo una grande concorrenza, devastante, che ha ridotto al lastrico il 95% delle compagnie.
Questo secondo te, Stefano, è un bene per il settore? ci sono tanti passeggeri in più d’accordo ma per quello specifico settore era meglio prima!
Confermi i miei dati dicendo che 15 euro te li fai fuori in patatine, se non fosse tutto a pagamento la compagnia Ryaniar avrebbe un margine di 150 euro a volo! ti rendi conto? Quindi la mia domanda è: davvero vogliamo mettere tutto a pagamento anche nei nostri hotel? vogliamo davvero seguire questo modello?
Poi hai toccato un tasto dolente, la ricettività non regolamentata è ormai diventata rilevante. Bisogna sistemare questo cancro che ci sta mangiando a poco a poco.
Mi fa anche piacere che tu abbia fatto delle profonde riflessioni sulle compangie aeree ma..
Le riflessioni sulle compagnie aeree avrebbero dovuto essere state il punto di partenza delle riflessioni e degli studi del sig Grasso, è da li che nasce tutto, anche lo slogan è copiato dall’ American Airlines, quindi è assurdo non analizzare la loro situazione per poi traslarla al settore ricettivo. Avete preso e palesemente copiato solo il modello senza analizzare gli effetti che quel modello ha già causato e senza analizzare gli effetti che la traslazione comporterà. Sbaglio?
Scusami se insisto ma possibile che voi consideriate questo modello come l’invenzione del secolo quando si è gia dimostrato fallimentare?
Sbagliare è umano, perseverare è diabolico.
Commento da dott_stefano_tiribocchi — 28 Agosto 2009, alle ore 18:56
Ciao Anto,
il problema non è il revenue, il revenue è la conseguenza dell’effetto di pubblicazione e comparabilità in mondovisione delle strutture alberghiere,
i portali di prenotazione hanno creato il revenue.
Quando il turista andava di porta in porta (diciamo che si faceva una decina di porte) come walk-in aveva un prezzo in testa e quando collimava con l’offerta dell’hotel comprava, e l’hotel aveva secondo i suoi costi e secondo un mercato stabile le fasce di alta e bassa stagione, faceva un po i suoi prezzi,
il problema è che oggi il cliente passeggia su 1000 hotel, li ordina li vede in pochi secondi, comodamente seduto a casa, e l’idea di prezzo che lui è disposto a pagare, spesso viene SORPRESA da un prezzo ancora più basso!
E’ cambiato il sistema della presentazione delle strutture con il web e questo sistema si porta appresso il revenue, se il mio prezzo è fuori mercato chi mi compra? chi mi vede? se ho le camere vuote che ci faccio?
noi simuliamo quello che l’utente può vedere e ne immaginiamo il comportamento e così come wellington aveva un simulacro di Napoleone più esatto di quello che Napoleone aveva di wellington, così noi albergatori dobbiamo capire come si sta muovendo il mercato, intuirlo anticiparlo, dobbiamo immaginare le mosse dei nostri competitor, il tutto per poter raggiungere il nostro preciso obiettivo di vendita.
Se chiudessero i portali di comparabilità sarebbe tutta una altra storia ma questo è impossibile a realizzarsi nell’era dell’informazione.
S.
Commento da Duccio Innocenti — 28 Agosto 2009, alle ore 19:12
Caro Anto444,
Rynair continua ad aprire nuove rotte seguendo quello che tu chiami “modello” anche se secondo me è tutto fuorchè un modello, e dall’altra parte altre compagnie lente nel capire le mutate dinamiche falliscono inesorabilmente.
Stesso dicasi per le strutture ricettive dove chi è disposto ad avere una tariffa dinamica in base all’occupazione riesce a guadagnare se non a comprare gli Hotel a chi sul sito ha ancora la griglia tariffaria.
Poi giocano tanti altri fattori come la qualità percepita ecc. ma di questo ne abbiamo abbondantemente parlato in altre occasioni.
Questo vale per tutti i settori; noi vendiamo Simple Booking ed il suo costo è determinato da diversi fattori tra cui prioritario quello che il mercato cioè l’albergatore è disposto a spendere per utilizzarlo.
Visto che oggi è il software più diffuso in Italia ci chiediamo cosa sarebbe successo se le avessimo venduto più caro ma, col senno di poi, preferiamo rimanere col dubbio…
Commento da Francesco Aniballi — 29 Agosto 2009, alle ore 14:57
Io sorvolo sul low cost aereo e sul modello di vendita utilizzato, in quanto c’è un fattore di “inquinamento” delle tariffe che è invece frutto di un’attenta politica di marketing territoriale, ovvero la quota che le località “minori” pagano alle compagnie per ogni passeggero che portano in quel luogo. Tale quota genera differenti effetti distorsivi quali tariffe prossime allo 0 che tagliano le gambe alla concorrenza, ma contemoporaneamente indirizzano le scelte di consumo di prodotto turistico proprio presso tali località. Se domattina il sindaco di Viterbo, tanto per citare un Comune che negli ultimi tempi si è dovuto confrontare con tale prospettiva, si accorda con Rynair per 15 € (tariffa assolutamente inventata) Viterbo vedrà aumentare vertiginosamente la presenza turistica sia in transito che per il pernottamento. Chiaramente ciò avrà ricadute sulle casse pubbliche, oltre che sulle tasche private, e quindi forse al Comune di Viterbo sarà convenuto. A Girona è convenuto sicuramente. Chi sarebbe mai andato a visitare Girona, dormendoci pure, quando c’è Barcellona con la sua fortissima attrattiva ad 80 Km? Eppure Girona è una perla. Viterbo è nella stessa situazione, 80 Km da Roma ed è anch’essa una perla. Speriamo funzioni.
Ma in questo fattore inquinante sta la differenza tra il modello RM applicato alle low cost ed al settore alberghiero. Gli alberghi, nonostante applichino tariffe variabili con forchette anche molto ampie, devono comunque sostenere costi che non vengono pagati da nessuno se non dal cliente. Siamo nella situazione contraria: l’albergo è Viterbo, la low cost è il tassinaro. Un modello tanto caro all’italianità del volemose bene e tiramo avanti prevedeva la mazzetta al tassimaro che portava clienti all’hotel. In passato funzioava esattamente così, come funzionano adesso le low cost aeree.
L’analogia tra hotel e low cost sta, semmai, nel tipo di prodotto che si offre: deperibilità assoluta (una camera non venduta oggi non la venderò domani, un volo vuoto oggi non sarà venduto domani), altissimi costi fissi (reception, utenze, ammortamenti, amministrazione, affitto ove presente, pulizie se non esternalizzate, personale bar/sala per gli hotel, carburante, hostess, piloti, hub presso gli aereoporti per le compagnie aeree) e costi variabili minimi (biancheria, prodotti per la colazione, prodotti di cortesia per gli hotel, prodotti bar e consumo, tasse sul passeggero per le low cost). Da ciò deriva l’asserzione che coperti i costi marginali, tutto è meglio di un posto/camera vuota. Ed è vero!
In tutto ciò s’innestano molti altri fattori che ci danno la possibilità di tirare su il prezzo e quindi coprire anche i costi fissi e generare successivamente profitto: location, mercato di riferimento, capacità di vendita, cross selling, offerte speciali e promozioni, visibilità, QUALITA’ DEL SERVIZIO OFFERTO, soddisfacimento dell’aspettativa di qualità da parte del cliente, caratteristiche intrinseche alla struttira, servizi….. Avoglia quanti altri fattori potremmo mettere in campo!
Il cross selling è solo uno degli elementi di valore aggiunto ed è molto valido perché trasforma il soggiorno in “esperienza” personalizzata.
Noi siamo arrivati al RM da poco più di un anno, abbiamo una forchetta tariffaria ampissima, una qualità attesa medio alta ma una qualità percepita altissima, siamo un semplice 3 stelle di periferia in un edificio rurale degli anni 40, lontano dalle rotte turistiche classiche. Ma il turista qui arriva, ce lo faccio arrivare con il prezzo, la qualità, la cordialità, i giudizi sulla rete. Fino ad una anno fa luglio ed ogosto erano un pianto, i fine settimana idem, solo commerciale lun-gio. Ad agosto ho avuto una saturazione media del 74 %, con vendita a tariffe migliori dell’anno scorso (stiamo cominciando a raccogliere quanto seminato) ed a settembre ed ottobre ho già venduto a tariffe maggiori di quelle rack!!!! Ma ci stiamo facendo il c**o.
I servizi aggiuntivi in vendita o meno (trasfer, roma pass, bottiglie varie, frigobar gratuiti, giri in vespa per la città, tour guidati, informazioni turistiche sugli eventi, i concerti, i negozi, i posti dove mangiare o bere, trasporti, mare laghi e quant’altro ci potremo inventare) non solo sono fortemente ben accette, ma lasciano sempre il segno nella percezione dell’hotel. La location non ci premia, e allora noi facciamo in modo che la location sia il nostro putn odi forza per un ben preciso tipo di clientela, anche turistica. E le tariffe possono salire, perché immetto sul mercato un prodotto turistico che diventa ricercato appositamente per le caratteristiche che ha.
Una sola domanda mi sovviene in merito all’articolo di apertura: un hotel che ha un costo marginale di 60 € è un 5 stelle extra lusso!!! Non sarà un esempio un po’ forzato per i frequentatori di questo blog??
Saluti
Francesco
Commento da Duccio Innocenti — 29 Agosto 2009, alle ore 15:12
Caro Francesco,
ti faccio i miei personali complimenti per il tuo post e per il tuo modus operandi che ti sta portando ottimi risultati anche e soprattutto considerata la location.
Nei 60 eu c’è anche l’affito d’azienda.
a presto,
Commento da Francesco Aniballi — 29 Agosto 2009, alle ore 16:15
Ma nei costi marginali mettete anche l’affitto????
C’è qualcosa che non mi torna
Commento da dott_stefano_tiribocchi — 30 Agosto 2009, alle ore 09:13
Ciao Francesco, il costo vivo non è il costo marginale, ecco perchè contiene l’affitto d’azienda e perchè è cosi alto.
Io sto facendo la stessa gestione con un hotel fuori dal raccordo, è l’unica via, continua così!
S.
Commento da dott_stefano_tiribocchi — 30 Agosto 2009, alle ore 09:17
X Anto,
Rifelssione su “Competitive Hotel Pricing in Uncertain Times”, Cornell Hospitality Report vol.9 n. 10, Giugno 2009.
Lo studio condotto dalla Cornell university in merito alla bontà di tagliare i prezzi al di sotto dei propri competitor:
1- 67,008 hotel dai quali raccogliere dati
2- periodo di studio dal 2001 al 2007, di cui la prima fascia 2001-2003 di tempi cattivi e la seconda 2004-2007 buoni,
3- segmenti di mercato dall’economico al lussuoso.
La domanda è inelastica nel mercato, punto, non è possibile stimolarla, ma è possibile solamente togliere fette di clientela agli altri(e qui Anto c’avevi ragione;)), è così facendo il proprio REVPAR diminuisce.
Puoi guidare in scia ma devi comunque stare più davanti che in coda, altrimenti non arrivi primo.
Tra l’economico e il lusso, avere dei prezzi più bassi dei competitor da un incremento maggiore di occupazione nei segmenti economici, dove il cliente è ad alta senbilità al prezzo, e minore nel lussusoso, e comunque stare sempre sotto ai competitor da dei REVPAR inferiori.
Non è sbagliato fare revenue, è sbagliato stare sempre SOTTO agli altri nel lungo periodo, ci sono momenti in cui bisogna stare qualche euro più giu e momenti qualche euro più su, pianificando con attenzione la propria strategia.
E’ corretta la bottom rate in alcuni mercati dove c’è neccessità di prendere quel tipo di cliente in quel momento, in mercati “famosi” come le città d’arte può essere forse controproducente andare a vendere oggi a tariffa bottom una camera che comunque domani venderò a tariffa maggiore, e per domani intendo nello specifico la finestra di prenotazione,che su Roma è ad esempio di 90 giorni da oggi.
S.
Commento da Duccio Innocenti — 30 Agosto 2009, alle ore 10:58
Caro Francesco,
hi ragione, forse sarebbe più corretto classificarlo nei costi fissi.
Comunque il fatto è che spende per l’affitto 60 eu x camera x 365gg./anno
Commento da Anto4444 — 30 Agosto 2009, alle ore 11:13
Duccio avete mai venduto SimpleBooking, buon prodotto che conosco bene tra l’altro, al suo costo maginale?
Ti rispondo io, no. Infatti il software ha successo ed è in continuo miglioramento. Se lo aveste fatto non sareste in continua evoluzione. Ogni impresa deve aver paura a vendere sottocosto, è come camminare sul bordo di un crepaccio, la maggior parte degli imprenditori turistici non è in grado di gestire correttamente questo sistema. Quando si rende conto di essere pieno ma di non riuscire a pagare qualche lavoro straodinario sarà troppo tardi. Quando dico che questo è il miglior metodo per fallire non sto scherzando ci sono alcuni studi che avevo letto che indicavano spesso come l’azienza con tante commesse nel cassetto ma con margini bassissimi che fallisce con maggior frequenza.
Scusa in che senso dici che Ryanair non sia un “modello” di business?
Commento da Duccio Innocenti — 30 Agosto 2009, alle ore 11:26
Anto4444,
negli anni abbiamo realizzato alcuni aggiornamnti e nuove funzionalità per Simple Booking assolutamente a rimessa ma questo ha contribuito e contribuisce al risultato globale (economico, qualitativo e di immagine).
Credo che non si pensare di muovere un dito solo se c’è un ritorno economico diretto.
Un hotel che si vende sottocosto ed ha un buon “prodotto” sta facendo pubblicità e questo spesso non viene coniderato, ovvio che poi ci devono assolutamente essere le capacità di vendersi bene al momento giusto.
Per quanto riguarda Rynair, sono contrario al concetto di “modello di business” nel senso che Internet ha accellerato in maniera anche esasperata l’evoluzione dei modelli che praticamente non esistno più.
Quello che va bene oggi spesso è già vecchio domani. Vince chi riesce a non fermarsi mai nella sperimentazione e sbaglia meno degli altri.
Pareto docet… l’80% degli effetti deriva soltanto da un 20% di tutte le cause
Commento da Anto4444 — 30 Agosto 2009, alle ore 19:11
Cmq dai Duccio non esageriamo, adesso va bene che internet ha comportato veloci cambiamenti nel mercato ma da qui a dire che non possano esistere i modelli di business per via dell’enorme velocità di evoluzione è esagerato.
Stefano, vedi che allora avevo ragione?
Aggiugi che la bottom troppo bassa e la rack troppo alta creano una distorsione. La distorsione del mercato che dicevo tempo fa.
Rispondimi sinceramente, non sarebbe tutto più facile se si stringesse la forchetta tariffaria?
Sarebbe meglio per tutti per conto mio..
Commento da dott_stefano_tiribocchi — 31 Agosto 2009, alle ore 08:53
Ciao Anto,
sull’inelasticità della domanda avevi ragione, è inelastica ma spostabile, diciamo che se 100 persone vanno in viaggio d’estate e ryan air mette la grecia a 1 euro e le croazia a 90 euro ecco li che probabilmente mi sposta parte della domanda, quindi parliamo di spostare e non di creare. La bottom bassa crea distorsione se buttata li e lasciata morire, la bottom quando si lancia va lanciata con una esatta strategia del momento percentuale al qual ritirarla su, altrimenti crea distorsione (immaginiamo un hotel a trevi che piazza 59 euro per una doppia, e invece di farlo per il primo 5% del suo totale camere la lascia li per il 95%, bè a quel punto ha fatto un bel danno a se e agli altri. Sulla forchetta continuo a dire forchetta il piu ampia possibile per sempre, la notte della champions il VALORE della mia camera era 700 euro, domani che ne ho dieci vuote vale, per me, 49 euro, tutto sta poi al cliente, SE LA VUOI TE LA COMPRI, non ti forza nessuno, io metto un bene sul mercato e lo prezzo secondo il mio pensiero poi se qualcuno se lo compra ed è disposto a pagare quella cifra buon per lui, i mercati non sono così distorti, se guardi Roma e prendi delle zone precise, i prezzi hanno un andamento piu o meno ordinato e ciclico, è un po come i corsi e ricorsi storici, sotto data c’è sempre un last minute di qualcuno.
S.
Commento da Anto4444 — 31 Agosto 2009, alle ore 19:38
700 euro per la camera? ripeto, settecento euro per una camera?
Poi non lamentiamoci se sui giornali c’è chi dice che siamo dei ladri.
Sono prezzi alla SpaceVertigo! 🙂
Commento da aldo — 31 Agosto 2009, alle ore 22:11
quindi il futuro è vendere le camere a 10 euro sperando che poi qualcuno compri le patatine dentro al frigobar ? auguri ….
Commento da aldo — 31 Agosto 2009, alle ore 22:45
anche il discorso della camera che venduta a 40 euro è sempre meglio della camera vuota lascia il tempo che trova, chi è in grado di dimostrare che quella camera non si sarebbe potuto vendere ad un prezzo più alto ?
Commento da caterina — 1 Settembre 2009, alle ore 08:43
Ciao Aldo, mi è capitato sott’occhio il tuo commento e non ho potuto fare a meno di sorridere…
forse 10 euro a camera è una posizione un po’ esagerata!
Credo che dieci euro meno a camera per invogliare a comprare di più sia il messaggio che si voleva dare!
Personalmente non mi sembra una cattiva idea: ho visto molti amici soccombere a questo stratagemma e spendere molto più di quello che avevano messo in conto, giusto perchè venivano offerte loro delle “vere e proprie occasioni” da non lasciarsi scappare!
Commento da Anto4444 — 1 Settembre 2009, alle ore 08:55
Mah.. Caterina io non credo che i turisti, soprattutto in tempo di crisi siano cosi allocchi. Spendono meno la camera? bene, meglio!! poi andranno al supermercato dietro l’angolo per comprare le patatine. Al loro rientro dal super potrebbero anche chiederti l’aiuto del facchino per portare su la spesa in camera! ah ah!!
Commento da Anto4444 — 1 Settembre 2009, alle ore 09:02
Segnalo il fallimento proprio oggi dell’ennesima compagnia aerea. SkyEurope!
Era una compagnia lowcost..
Nessun ripensamento su queste strategie vero?
Per lo meno dovreste spiegare il motivo per cui con gli hotel dovrebbe funzionare visto che le compagnie aeree le sta facendo cadere (in senso figurato) una ad una..
Commento da aldo — 1 Settembre 2009, alle ore 10:44
E’ un gioco al massacro che non ha fine, ci sarà sempre qualcuno che venderà a 5 euro in meno di te, stiamo creando una generazione di consumatori che pensano alla prestazione alberghiera o similare come qualcosa senza alcun valore. Ho amici che ormai sono abituati a spendere massimo 70, 80 euro soggiornando in 4 stelle e pensano che spendere di più sia una follia, passano da una catena all’altra a seconda dell’offerta del momento. Il sistema può funzionare solo per le grandi catene alberghiere da centinaia di camere, la gran parte degli alberghi a gestione familiare è destinata a scoppiare. Il trasporto aereo è un’altra cosa o dobbiamo immaginare in un prossimo futuro camere vendute a 1 euro, senza lenzuola da pagare a parte, senza pulizia, da pagare a parte, con la doccia a gettone tipo camping e magari con il supersconto se dormi in piedi ?
Commento da rita — 1 Settembre 2009, alle ore 13:03
Buongiorno a tutti,
Anto, vorrei chiederti, se una volta criticato e demolito il Revenue come possibile strumento di reddittività da applicare ed adattare al settore alberghiero, hai speso altrettanto tempo per definire una strategia alternativa da sottoporci e che magari hai sperimentato..
Commento da dott_stefano_tiribocchi — 1 Settembre 2009, alle ore 12:09
Ciao Anto,
quanto lo paghi un bicchiere di acqua nel deserto se sei tra le dune a mezzoggiorno?
1000 euro?
E se poi cammini per qualche duna e trovi una grande oasi con molte sorgive quanto lo paghi lo stesso bicchiere di acqua?
1 Euro?
😉
Commento da dott_stefano_tiribocchi — 1 Settembre 2009, alle ore 12:19
Io rapporto il revenue al semplice concetto di domanda e offerta, dove c’è molta domanda di un bene e poca offerta il prezzo sale, viceversa, l’inverso.
Mi sembra un modello estremamente razionale, quasi matematico, si basa sui numeri e permette quindi di ragionare con i numeri.
Il punto è che partendo da alcune tecniche di base le sue sfaccettature sono molteplici e soggettive e poichè si studia un oggetto in DIVENIRE, all’interno di un sistema complesso, sul quale incidono molte variabili esterne, ed interne, è difficile andare a dire “è oggettivamente corretto vendere ora questa camera a 40 euro perchè domani a 41 non la vendo”, in realtà è nel momento stesso dellìapplicazione del tentativo che andiamo a cambiare il sistema e quindi non è più la realtà di pochi secondi prima, di sicuro oggi non potrò dire a nessuno con certezza se la camera venduta ieri per ieri a 40 euro è stata una mossa buona o no.
Sicuramente posso col senno di poi analizzare i “RPO” rifiuti per occupazione o le camere vuote che ho invendute e dire se ho venduto troppo troppo prima(nesting) oppure no, è un po come arrivare a un semaforo giallo in moto, devi capire quando spalancare il gas, e quando frenare, cercando di sviscerare il ritmo della tua struttura in quel mercato, che ti porta vendere al meglio ogni stanza.
Secondo me se continuiamo a guardare il generale con dettagli al particolare, mancando altri dettagli che dettagli non sono ci incartiamo e basta, facciamo una mega tavola rotonda, vi invito a roma casa mia e ne chiacchieriamo tutti insieme? Ve va?
S.
Commento da caterina — 1 Settembre 2009, alle ore 13:13
Anto,
ma lei ci gode ad essere così scortese?.. io sono mesi che leggo questo blog e non posso che rimanere meravigliata della sua maleducazione e soprattutto della sua incapacità di discutere “civilmente” con gli altri.
Credo che un bravo albergatore dovrebbe distinguersi per cortesia, gentilezza e capacità di ascoltare…
allora si che la sua attività andrà a gonfie vele!
Commento da Michelangelo — 1 Settembre 2009, alle ore 15:12
Per Aldo e Anto444
il problema è che le patatine in hotel si fanno pagare più della camera ahahah! Cos’è ci vogliamo rientrare nei costi del mutuo con uvette e gazzose? Ahahah…
Tornando seri (ma purtroppo non era una battuta), trovo l’articolo molto intelligente. Il concetto di “costo sommerso” è applicato tutti i giorni in diversi campi commerciali ed il maldestro tentativo (talvolta efficace) di sparare prezzi fuori dal mondo nei frigobar nè è la prova implicita.
Come certamente saprete il “costo sommerso” in Economia e Gestione Aziendale, nient’altro è che un costo pregresso, già pagato e non modificabile. In modo virtuale questa strategia viene applicata in campo commerciale: il costo non modificabile è inconsicamente quello che si è disposti a pagare, un costo che abbiamo dato per scontato che spenderemo. Inconsapevolmente per noi la “spesa reale” diventa solo quella aggiuntiva. Forse non ve ne siete accorti ma succede ogni volta che da McDonald’s comprate il menu invece che panino e coca.
Nel nostro caso il costo sommerso è rappresentato dalla spesa che il cliente ha già metabolizzato per la camera.
Quello che è evidente è che le cose vanno sapute fare. Non si può applicare questa regola indiscriminatamente, così come nel RM, bisogna avere la capacità di vendere al massimo a chi è disposto a pagare e viceversa fare un’offerta più accativante a chi non lo è.
M.
Commento da rita — 2 Settembre 2009, alle ore 09:11
Cara Caterina,
sono pienamente daccordo con il tuo sfogo, c’è troppa critica acre e poca volontà di trovare una soluzione nelle parole di Anto concentrato e leito del fallimento delle compagnie aeere; almeno la maggior parte di noi vedo che sta tentando nuove strade impegnandosi nella propria formazione, studiando ( negli ultimi anni ho dovuto studiare tanti libri, informarmi almeno sapere che cosè significa REVPAR; CostPart, analisi dei costi, web..e chi più ne ha più ne metta).. finalmente anche in in Italia o meglio io posso parlare di Roma, chi lavora in hotel, anche al front office non è più solo chi da la chiave e dice buongiorno, e tutti nel proprio ruolo sembra abbiano una grande voglia di conoscere, specializzarsi, sperimentare nuove tecniche.. siamo fortunati che il nostro mestiere, perchè tale lo ritengo, ci permetta ancora di utilizzare tanta creatività, intuito, passione per ottere dei risultati.. certo è che se alla base non c’è cortesia, apertura ad ascoltare, beh non ti salva nè il Revenue nè altro…
Commento da riccardofracassi — 2 Settembre 2009, alle ore 10:27
Buongiorno Rita e Caterina,
sebbene anch’io in passato abbia avuto a ridire sulle modalità “aggressive” di Anto ed avuto opinioni divergenti per quanto riguarda le OLTA, ultimamente mi è sembrato avere un approccio molto più corretto e per nulla offensivo, magari semplicemente un po’ ironico.
Ad ogni modo, ben venga un parere contradditorio come il suo; sempre ben argomentato e non semplicemente polemico tous court. Mi sembra che porti sempre delle alternative alla vendita al ribasso a 50€, che anche a mio avviso non porta a nulla di buono alla lunga. A buona ragione cita sempre le compagnie aeree, in quanto le prime ad applicare yeld e le prime che sono saltate. Oltretutto mi sembra di leggere che Ryanair sia il modello da seguire per diversi utenti di questo forum. Anche se ryanair ottiene un margine di 10€ su ogni posto occupato, giornalmente fa volare 150 pax su 100 voli (dato assolutamente sparato a caso senza alcuna certezza); è l’equivalente di un hotel di 15000 stanze. Purtroppo mi sembra di capire che nessuno ha così tante camere da vendere giornalmente. Un hotel di sole 25 camere quante ne dovrebbe vendere al costo marginale per garantirsi la sopravvivenza? Se poi si applica la rate parity, i famosi 50€ diventano €34 se si vende tramite una OLTA Merchant!!!
Gira a rigira gli argomenti che destano interesse sono tripadvisor ed il ribasso di prezzi; bene io ho deciso da tempo di non intervenire più su quest’ultimo argomento perchè quello che avevo da dire l’ho detto e non è mia intenzione convincere nessuno, ne ripetermi. Per fortuna che c’è Anto che anima e desta interesse a questo argomento: io lo leggo molto volentieri.
Faccio anche i miei complimenti anche a Stefano (che ho avuto il piacere di conoscere personalmente) per le sue argomentazioni ed abilità. Mi permetto comunque di dirti che purtroppo i mercati in italia non sono tutti come il centro di roma dove i turisti sono disposti a pagare i 3 stelle 300€ per belli curati e gentili che siano. Questo credo sia un dato di fatto.
Buon lavoro a tutti
Commento da Anto4444 — 2 Settembre 2009, alle ore 11:21
C’è tanta carne al fuoco, cercherò di essere esauriente a tutti gli interventi che si riferivano ai miei.
Intanto Stefano sul bicchiere d’acqua nel deserto:
Vedi probabilmente il bicchiere d’acqua sarei disposto a pagarlo + infinito, ma l’esempio è fallace. Innanzitutto dobbiamo sempre tenere in mente che il nostro è un “servizio di utilità pubblica”, non possiamo approfittare dei turisti che vogliono visitare la nostra località durante un evento importante come può essere la champions league come dicevi (sparando 700 euro per la camera che ieri costava 50). Quindi parola chiave servizio pubblico. Per la tavola rotonda, l’abbiamo già fatta.. virtuale! 🙂
Poi Stefano introduco un ragionamento nuovo in riferimento alla tua passione per l’equazione domanda e offerta.
Come in tutti i teoremi si parte dall’ipotesi: l’offerta di camere di Venezia (per non dire sempre Roma) supera, in media, la domanda di camere da parte dei turisti.
Quindi c’è sempre un eccesso di offerta.
Per saturare la capacità produttiva degli hotel (come vuole Mr RM) di Venezia quindi non c’è altra via che abbassare abbassare e riabbassare i prezzi delle camere. Si abbassa finchè non si sarà riusciti a portare via tutti i clienti da Mestre e portarli in centro di Venezia. Perchè, come ti sei accorto anche te, non si crea un fico secco. Si sposta.
Ora le conclusioni sugli hotel di “Mestre” sono:
tanti hotel saranno costretti a chiudere altri venderanno, altri cambieranno mestiere, forse solo l’hotel davanti alla stazione potrà sopravvivere facendo prezzi stracciati e offrendo un servizio stracciato.
Le conclusione sugli hotel di “Venezia” centro sono:
poco a poco gli hotel in posizioni non strategiche chiuderanno a partire dagli hotel 2 o 3 stelle, soppravviveranno solo quelli vicini piazza san marco e solo quelli a 4 o 5 stelle. Solo cosi è plausibile raggiungere la piena occupazione come il bon vecchio RM insegna.
Togli di mezzo tanti hotel che falliranno e vedrai che l’offerta si ridurrà e quindi i prezzi potranno tornare e livelli accettabili.
Ora che ci penso questo discorsetto mi ricorda tanto il concetto di “concorrenza perfetta”.
Ciao.
Commento da Anto4444 — 2 Settembre 2009, alle ore 11:23
Passiamo a Rita e Caterina: Mi spiace e mi scuso se mi avete trovato insolente e scortese.
Però sappiate che non era mia intenzione esserlo.
Ovviamente preciso che non mi limito a criticare ma ho fatto tanto per suggerire il miglior metodo di vendita.
L’ho scritto tante volte ma capirete anche voi che non posso riscrivere sempre le stesse cose, giusto? Anche la mia tesi per la demolizione del modello Ryanair e RM va ben oltre a quello scritto in questa discussione, non posso ripetere troppo la cosa se no mi addormento davanti alla tastiera prima ancora di voi..
Riassunto: mi scuso con chi mi trova insolente e maleducato, ma dovete cercare di leggere i contenuti e rispondere su quelli. La forma non sarà mai adeguata per tutte le persone e le diverse sensibilità che leggono il blog. C’è chi mi trova divertente chi maleducato. Amen.
Ma Rita se riesci per favore smontami le mie argomentazioni. Sarò ben lieto di leggere le tue. Mi piace leggere le argomentazioni opposte alla mia.
Sono affamato di argomentazioni valide!! 🙂 🙂
Commento da Michelangelo — 2 Settembre 2009, alle ore 12:24
Riccardo hai ragione quando dici che un confronto con chi la pensa diversamente fa bene. Aggiungo io: è indispensabile. E sono molto contento (lo dico sinceramente) che Anto444 frequenti questo blog. Concordo però con Rita sul fatto che i suoi commenti non sono molto costruttivi. Non vedo alternative. Non vedo proposte. Non ci dice lui cosa farebbe…
Tantopiù che Anto HA DECISO che le compagnie aeree sono fallite per il RM, forte del colloquio con l’inventore della tecnica (ne abbiamo già parlato in passato, ho cercato di spiegare i motivi documentati dei fallimenti a catena ma non è servito). Partendo da questo assioma è inutile parlarne, ha ovviamente ragione lui: se io ad esempio pensassi con forza che CIRIO e PARMALAT hanno avuto i problemi finanziari che hanno avuto, che ne so, a causa dei LAST MINUTE, anch’io sarei il primo ad essere spaventato e a tenere in guardia dalle tecniche di offere ultimo minuto.
Il punto qual’è: non ne ho le prove, non ne ho la certezza. Anzi ho davanti agli occhi strutture che si sono riprese ed una tecnica che è tutto l’opposto del prezzo al ribasso che tanto spaventa. Mi sembra chiaro che bisogna usare la testa e non farsi prendere la mano. Magari mi sbaglio e non ho una visione a lungo termine. Sono pronto a mettermi in discussione.
Concludo commentando un paio di affermazioni di Anto444:
“In ogni caso il prezzo giusto non puo essere minore o uguale al costo marginale. Deve essere superiore e deve garantire una adeguata retribuzione del capitale investito.”
Ammesso che il costo marginale è 100€: se vendi a 60€ sei sotto. E se vendi a 0€? 0€ è maggiore del costo marginale? 0€ garantisce una adeguata retribuzione del capitale investito?
Commento da Anto4444 — 2 Settembre 2009, alle ore 11:25
Michelangelo: sinceramente non ho ben compreso il tuo intervento.
Parti con la battuta sulle patatine, l’uvetta e la gazzosa ma a parte gli scherzi cambi i tre nomi con “tassa sul check-in”, “supplemento bagagli pesanti” e “costo della tranzazione con carta di credito” e non c’è più tanto da ridere..
Mi piacerebbe conoscere come questo “modello Ryanair” è auspicabile per il nostro settore secondo la tua opinione. Grazie.
Ciao.
Commento da Anto4444 — 2 Settembre 2009, alle ore 11:41
Caro Michelangelo, Ora il prezzo del petrolio è metà rispetto ad un anno fa, ma guarda caso è appena fallita una compagnia aerea. Come mai? Come lo spieghi?
Poi guarda il bilancio Ryanair e il costo carburante pesa solo per un 33% sui costi coplessivi. non mi sembra una cosa cosi esagerata! sbaglio?
Ma poi parliamone, una compagnia aerea che si preoccupa di fare un complicatissimo RM non si preoccupa degli andamenti su “futures” del prezzo del petrolio? li credi cosi sprovveduti? tuttal’più in casi estremi si sono messe delle tasse mirate ed esplicite per coprire gli effetti del caro petrolio.
Quindi non è che ho ragione io, è che la tua argomentazione è fallace e non convincente.
Ma in ogni caso, il RM applicato alle compagnie aeree è stato un fallimento! Magari è per colpa del prezzo del petrolio che sono fallite tutte, ma allora significa che questo RM non permette e non tollera le fluttuazioni delle materie prime e dei connessi costi!!
Insomma in ambi i casi il RM si è rivelato un po scarso.. sbaglio?
Rispondete a questa semplice domanda: Le compagnie guadagnano di più adesso o guadagnavano di più prima?
Poi l’ultimo ragionamento è strampalato, cosa significa che vendere a 0 Euro garantisce una adeguata retribuzione del capitale investito? non afferro nulla ultimamente, forse non ti spieghi bene o forse sono io che perdo colpi.
La frase dice esattamente quello dice, il prezzo giusto (e avevo introdotto il concetto di “prezzo equo” dalla probabilità) deve essere strettamente superiore al costo di quella benedetta camera.
Commento da Duccio Innocenti — 2 Settembre 2009, alle ore 11:50
Buongiorno a tutti,
da questa interessante ed animata discussione mi sembra che la diatriba è su quanto sia remunerativo vendere o meno le camera in bottom rate a 49 eu o puntare ai 300 eu in periodi di alta occupazione.
A mio modesto parere la difficoltà sta nel capire se la camera venduta a 49 sarebbe rimasta vuota o forse poteva essere venduta meglio arrivando sotto data.
Sicuramente il non venderla equivale ad un vero e proprio mancato guadagno poi è chiaro che questo valore è teorico nel senso che ogni hotel avrà la sua bottom rate in base alla categoria, location, reputazione ecc.. Un 5 stelle non si potrà mai vendere a 49 eu perchè creerebbe un dannno di immagine mentre invece la pensione sperduta nel Cilento la può usare come tariffa massima in altissima occupazione.
La cosa certa è che gli hotel che funzionano meglio sono quelli che il prezzo lo fanno fare al mercato, magari con un pizzico di creatività commerciale, in base a tutti i parametri ormai noti. Quelli che invece si ostinano a dire “io sotto i 100 eu tengo vuota la camera” vendono solo quando si verificano le condizioni per finalizzare la prenotazione a quella cifra cioè sotto data e quando gli altri hotel sono pieni; tutte le camere vendibili prima invece sono perse e con loro la marginalità utilizzabile in parte per rischiare di venderle a 300 eu nei periodi di vacche grasse.
Dico questo perche ho esempi di hotel concorrenti di categoria inferiore, nella stessa via, che riescono a vendersi meglio dei concorrenti e con un occupazione molto più alta.
Commento da Anto4444 — 2 Settembre 2009, alle ore 11:57
Vi do ripeto una proposta che avevo fatto tempo fa se no dite che non propongo nulla. Critico e basta.
Bene il mio modello per un business equilibrato, onesto per il cliente e remunerativo per gli imprenditori è il seguente:
“Bottom, sicuramente sopra il costo marginale, Rack che non deve superare 2 volte la tariffa bottom.”
Che vi aspettavate un trattato? dentro questa forchetta tariffaria ridotta potete fare tutti i salti mortali che volete, tutto il RM che siete in grado di fare, tutti i costi sommersi che vi pare..
Ma la semplicità di questa proposta genera tantissimi effetti esterni positivi, tantissime esternalità che danno solo benefici.
Credete che sia un vecchio modo di pensare, invece no. La tecnica della tariffa flessibile è applicata lo stesso, ma solo all’interno di una forchetta ridotta.
In questo modo si salvaguarderebbero gli hotel di categoria 1-2-3 stelle e allo stesso tempo di salvaguarderebbero quelli 4-5 stelle, facendogli mantenere la loro immagine e prestigiosità.
Per non parlare del concetto di classificazione che sta andando perdendosi.
In pratica è l’effetto della tariffa troppo variabile che genera la distorsione, alla fine è questo il male dei mali. Ben inteso sia quando si abbassa che quando si alza. Sia i 49 euro sia i 700 euro per la stessa camera..
Avevo fatto una lista tempo fa di tutti gli effetti negativi, non la ripeto ma erano almeno 6 se non ricordo male.
Commento da Michelangelo — 2 Settembre 2009, alle ore 14:31
Ecco che nel momento di smontare la mia tesi fallace la confermi tu stesso:
“Ma poi parliamone, una compagnia aerea che si preoccupa di fare un complicatissimo RM non si preoccupa degli andamenti su “futures” del prezzo del petrolio?”
Bravo! Infatti quelle che falliscono mica falliscono perchè fanno un complicatissmo RM. Forse sono proprio quelle che non lo fanno?
Commento da Michelangelo — 2 Settembre 2009, alle ore 14:29
Per Anto
E’ proprio qui il nocciolo della questione: ti ostini a paragonare il low-cost al revenue management. Non è così.
Ti faccio un esempio diverso dal mero “abbassare i prezzi”:
se riesci a “vendere” bene la tua location, la tua qualità, la tua cortesia ecco che a parità di prezzo pieno della camera hai già ottenuto lo stesso effetto: il cliente avrà la percezione di aver sotto pagato quello che avrà. E magari farai l’80% di occupazione. E sarai contento perchè su un possibile guadagno, che so, di 100.000 euro te ne sarai intascati 80.000. I 20.000 però? Sono persi? O li recuperi in qualche altro modo? Sarebbe così triste chiudere la giornata a 85.000 perchè magari hai venduto un altro 10% di camere a meno del loro costo previsto?
Il RM non ti dice di vendere sotto costo le tue camere.
Commento da aldo — 2 Settembre 2009, alle ore 16:14
Premesso che non sono d’accordo con l’idea che un hotel faccia un servizio pubblico perchè sembra richiamare l’idea che debba intervenire lo Stato a fissare le tariffe e magari decidere chi deve chiudere e chi deve guadagnare e che sono convintissimo che il prezzo lo debba fare il mercato, continuo ad avere molti dubbi sulla genialità di comparare la ricezione turistica con i voli low cost, quando di low cost un hotel a quattro stelle di design in centro città ha veramente poco. Eppure se ne trovano di quelli che svendono le camere a prezzi assurdi quasi che per loro non valesse la regola del danno d’immagine. La cosa peggiore secondo me è andargli dietro, secondo me i piccoli hotel dovrebbero specializzarsi e alzare i prezzi.
Commento da Duccio Innocenti — 2 Settembre 2009, alle ore 16:19
Concordo pienamente Aldo, i piccoli hotel hanno la possibilità di offrire un servizio “custom made” o, come la chiamano gli amercani, la USP (Unique Selling Proposition) cosa che gli hotel di catena non possono fare, loro riescono bene nel garantire lo standard che rimane comunque qualcosa di “spersonalizzato” anche se di qualutà; a nessuno piace essere considerato il numero di una stanza.
Ecco perchè se andiamo a vedere su TA o altri, gli hotel nelle prime pagine sono tutti individuali e mai Gruppi.
Questa mi sembra una grande leva da sfruttare che spesso viene sottovalutata magari addirittura considerando i solcial network una minaccia invece che una risorsa.
Commento da Anto4444 — 2 Settembre 2009, alle ore 18:58
Low-cost non è RM ma è innegabile che le compagnie Low-cost facciano il RM. Non sei d’accordo?
Per il discorso delle compagnie aeree, guarda non mi cambia, in ogni caso ho materiale per criticare l’utilizzo del RM. Infatti sia che siano fallite tutte per colpa del petrolio sia che sia fallite per l’utilizzo di queste tecniche spinte, sono fallite mentre utilizzavano pesantemente sto RM. Le conclusioni non cambiano. I fatti sono questi e nessuno ancora li ha potuti confutare.
Ecco aldo, il “servizio di utilità pubblica” che dicevo non è sicuramente nel senso che lo stato debba decidere chi far guadagnare ecc ma nel senso che l’ospitalità dello straniero è da sempre considerato un servizio indispensabile per una qualsiasi comunità. Poi pensa anche alle risorse primarie, vera attrazione del turista e fonte dei nostri ricavi, bene quelle sono sempre di proprietà pubblica, in fondo in fondo noi viviamo come dei parassiti attaccati alle risorse pubbliche che lo stato offre alla comunità gratuitamente. Noi beneficiamo di tutto questo quindi in un certo senso diamo la possibilità allo straniero (previo pagamento di un dato prezzo) di usufruire di un bene pubblico.
Anche il fatto che qualsiasi cittadino in possesso di un regolare documento di identità e disposto a pagare una determinata tariffa possa soggiornare nel nostro hotel, ricorda molto il concetto di utilità pubblica.
Altro discorso quello della determinazione del prezzo. Li il mercato influisce ma non è lui che decide veramente. Il mercato decide il prezzo solo in un ipotetico caso di concorrenza perfetta, il mercato ormai risponde solo parzialmente alle logiche della domanda e dell’offerta. questi concetti sono ormai superati. Abbiamo esempi da tutti i campi, è l’offerta che determina il prezzo, la domanda semplicemente lo subisce. Abbiamo esempi da tutti i campi..
Commento da aldo — 3 Settembre 2009, alle ore 13:20
Certo, come tutti i lavori esistenti anche l’albergatore ha una sua utilità pubblica, anche chi ferrava i cavalli all’epoca dei cowboy ce l’aveva, poi il progresso un po’ per volta li ha resi purtroppo per loro sempre meno utili. L’abergatore è innanzi tutto un imprenditore che rischia capitali per creare reddito, se apri un hotel in un posto fuori mano e non hai idee vincenti per portarsi a casa i clienti è giusto che fallisca, anche se a lui farebbe comodo che lo Stato stabilisse dei prezzi mimini o eliminasse dei possibili concorrenti, magari extralberghieri, in modo da costringere qualcuno per forza di cose a soggiornare da lui. Troppo comodo, non credi ? Oltretutto in quel modo tieni in vita attività inutili, la gente non è soddisfatta del servizio ricevuto e il sistema in generale perde efficienza. Io dico che se qualcuno è disposto a pagare la mia camera 700 euro è giusto che la possa vendere al prezzo di mercato, l’utilità pubblica in quel caso lo Stato la riceverà indietro con maggiori introiti fiscali.
Commento da aldo — 3 Settembre 2009, alle ore 15:11
chiedo venia non ho beccato un pronome e un verbo che fosse uno 😀
Commento da Duccio Innocenti — 4 Settembre 2009, alle ore 12:59
a proposito di Ryanair lo sapevate che ha tagliato alcuni voli su Alghero?
Questo è ciò che fanno le aziende veloci, dinamiche, efficaci: chiudono ciò che non funziona e vanno avanti su nuove iniziative.
Stoppano le perdite e lasciano correre i guadagni.
Inutile dire che questo porta danni enormi alla location che ha avuto una grande possibilità di riscatto ma evidentemente l’amministrazione pensava di aver a che fare con l’Alitalia & Co. che comunque fa viaggiare gli aerei vuoti a tempo indeterminato.
http://www.algheronotizie.it/articoli.php?id_articolo=10877
Commento da rita — 7 Settembre 2009, alle ore 14:25
Ciao Anto,
non devi scusarti, forse capisco che ci stai solo provocando; mi sono inserita da poco nel blog e non ho letto le tue soluzioni alternative.
Quella della formula bottom 2 vlt rack rate sicuramante sarò utile nel tuo caso,ma io fallirei!! Sai il bello del Revenue alberghiero è che prevede la sua applicazione ad un albergo di medie, piccole e grandi dimensioni con una grande flessibilità che per mia esperienza personale non ha significato svendere la camera, anzi sono riuscita ad ottimizzare ogni camera, ogni giorno.
Siamo in tanti ad averti cercato di dire che per alcuni di noi ha funzionato o sta funzionando. Io cerco di usare questo strumento studiando e seguentdo dei corsi tenuti da professionisti, non sono un guru del turismo e non ho formule magiche; solo provo a non giudicare a priori provo..e vedo l’hotel come un albergo e non come una compagnia aerea..
Grazie per la considerazione e scusa il ritardo nel risponderti; solo oggi ho visto il tuo intervento rivolto in parte anche a me..
A presto magari su un’altro argomento… così ci confrontiamo su altre cose. Mi farebbe davvero piacere..
Commento da Nightsoul38 — 9 Settembre 2009, alle ore 19:06
Il RM è stato una rivoluzione per chi come me lavora al front desk da oltre 13 anni e da circa 1 anno si trova a fronteggiare algoritmi matematici per capire a che prezzo vendere una camera il tal giorno, per trasformarsi poi in una sottospecie di tastierista impazzito per aggiornare tutti i portali in tempo reale per evitare overbooking o altre problematiche. Senza internet, che ha messo tutti gli alberghi del mondo davanti a un solo paio di occhi nello stesso istante, il RM non sarebbe mai esistito e si sarebbe sempre andati avanti con la stessa musica di prima. Qui noto alcuni detrattori integralisti ed estimatori parziali, a mio avviso la verità è nel mezzo. Di sicuro è più difficile vendere alle rack, o anche a tariffe vicine alle rack, per due motivi: 1) IL RM dovrebbe essere calibrato su una forbice di prezzi non solo in base alla qualità e tipologia di servizi offerta dalla classe dell’albergo ma anche dalla capacità che ha la città stessa di essere ricettiva ed attrattiva per il potenziale cliente 2) utilizzando esclusivamente il RM in modo meccanico metti in un angolo la professionalità del receptionist che talvolta faceva il prezzo sul cliente come un sarto l’abito al monaco soltando guardandolo o parlandogli, e chi ha fatto questo lavoro sa di cosa parlo. A mio avviso una soluzione ragionevole, un compromesso, sarebbe quello di applicare il RM in quei periodo morti di bassissima occupazione mentre nei periodi in cui, solitamente, si è sempre lavorato intensamente alternarlo con una metodologia un pò più legata alle rack tenuto conto che il rischio nell’esercizio alberghiero è una componente inalienabile. Io capisco l’albergatore che lamenta il costo marginale delle camere invendute, un costo non recuperabile e non scaricabile sul giorno dopo, ma seguendo questa metodologia in modo fisso capita molto spesso di avere l’albergo pieno in periodi di cosidetta alta stagione (vecchia terminologia di menti desuete, n.d.r.) con un fatturato che è la metà di quello che si faceva con altri “comportamenti”. Altri tempi, altri clienti, ora siamo in piena crisi, tutto vero, per carità, ed un merito del RM è stato quello di stanare, se mi passate il termine, alcune sottocategorie di clienti che non si sarebbero mai sognate di passare una notte in un 4/5 stelle a quel prezzo da balera di Turania (paesino grazioso, tra l’altro, n.d.r). Ci sono dei correttivi come l’upselling, ma la paura di perdere il cliente così difficilmente estratto dalla tana porta molte volte o al downselling o un upgrade senza costi aggiuntivi. Di una cosa sono certo: il RM è una tecnica che ha azzerato i profitti proprio perché nasce dalla crisi immanente come unico mezzo di sopravvivenza delle strutture ricettive che, di fronte a un miasma di camere invendute, hanno visto in questo strumento l’unico messia della salvezza, redentore della piena o quasi piena occupazione ma terminator dei prezzi alti o medio alti. Forse eravamo dei matti 10 anni fa a vendere una camera 200 euro quando il suo costo marginale era di 40, ma adesso che la vendiamo 70 e il suo costo marginale e’ di 30, abbiamo di che rallegrarci?
Commento da Riccardo Cocco — 16 Settembre 2009, alle ore 20:54
Signori,
ho letto prima attentamente e poi sempre più velocemente quasi tutti i vostri interventi.
Mi preme innazitutto presentarmi, mi chiamo Riccardo Cocco e attualmente mi occupo di Revenue Management presso il Radisson Blu es. Hotel, di Roma.
Mi occupo di Revenue Management e di distribuzione elettronica del prodotto alberghiero dal 1996. Attualmente collaboro con la Luiss Business School divisione Guido Carli in qualità di docente per il corso: Strumenti di Marketing e Revenue Management nelle imprese Alberghiere. e per il Master: Management Alberghiero. E sono e-learning tutor presso la Lynn University di Boca Raton in Florida, Stati Uniti.
Per prima cosa mi spiace ancora assistere alla errata utilizzazione dei termini “Revenue Management” ed “Yield Management”. Molti confondono i due termini rendendoli intercambiabili. NON E’ COSI’!!!
Il Revenue Management è la disciplina che regola le attività che aiutano ad ottimizzare il Revenue. Lo Yield Management è l’attività operativa che si utilizza per la gestione dinamica del prezzo.
Premesso questo, il Revenue Management è applicato sin dall’inizio delle attività commerciali del genere umano di conseguenza anche l’inizio dello yield management si può storicamente posizionare nello stesso periodo storico. L’unica cosa che non si sapeva era come si chiamavano…..ma le metodologie utilizzate (sebbene non razionalizzate) sono le stesse applicate oggigiorno.
Per fare un discorso più vicino ai nostri tempi:
1) come chiamiamo la fluttuazione dei prezzi di generi di prima necessità venduti al mercato nero in tempo di guerra? Yielding…..
2) come definiamo lo studio che identifica la differenza di domanda per l’acquisto di fragole nel mese di gennaio e nel mese di luglio? Revenue……
Mi permetto di contestare alcune definizioni date: le metodologie di revenue management non si applicano per “guadagnare di più”…..ma servono per ottimizzare il revenue.
Ovvero le metodologie di revenue aiutano a vendere un determinato prodotto ad un certo prezzo ad un dato cliente in un certo periodo di tempo. Questo vuol dire che non devo per forza abbassare il prezzo del prodotto/servizio che propongo, non vuol dire che devo vendere sotto costo (attività sconsigliata) ma che devo identificare un dato momento in cui posso vendere il prodotto/servizio ad un determinato cliente al prezzo che quest’ultimo è pronto a pagare.
Ricordiamoci sempre che i prezzi non devono mai essere costruiti partendo dai costi. Se questa è la strategia utilizzata per definire i prezzi, ricordiamoci che prima o poi il cliente torna……e si vendica!!!
Buon lavoro a tutti!
Riccardo Cocco
Commento da lorenzo — 22 Settembre 2009, alle ore 18:10
Salve Riccardo,
innanzitutto benvenuto su questo Blog / Forum. E’ un piacere averti tra gli utenti della community.
Ti ringrazio per le precisazioni che hai voluto fare (utilissime perchè ancora c’è davvero tanta confusione).
Commento da aldo — 24 Settembre 2009, alle ore 15:42
“devo identificare un dato momento in cui posso vendere il prodotto/servizio ad un determinato cliente al prezzo che quest’ultimo è pronto a pagare” – sarò tardo di comprendonio io ma mi sfugge come sia possibile fare questa cosa tramite Internet senza conoscere il cliente che in quel momento ho davanti. Cerco di spiegarmi, abbasso il prezzo della doppia a 70 euro e ricevo una prenotazione tramite un portale on line. Chi mi dice che quel cliente che ha prenotato non lo avrebbe fatto ugualmente ad un prezzo più alto ? come faccio a scoprire se ho appena svenduto la camera ad un cliente abituale o a qualcuno che si è innamorato della mia struttura e se ne sarebbe altamente fregato del prezzo ? E poi, ha senso dannarsi l’anima per dieci euro in più o in meno quando certe città hanno una ricezione alberghiera del 90% annuo, tipo Roma fino a qualche anno fa ?
Commento da marghe — 25 Settembre 2009, alle ore 08:45
Ciao Aldo: certo hai ragione, un conto è parlare al telefono o di persona a qualcuno e capire se sia possibile fare o meno un upselling o un upgrade, se ci sembra che il cliente sia disposto a pagare di più. In internet le cose sono diverse.
Il cliente in questo caso è esemplificativo del mercato: è importante essere abbastanza attenti da capire quando poter alzare la tariffa a seconda del momento, del numero delle richieste ricevute e di altri fattori. Certo è che anche su internet bisogna saper individuare la cosiddetta “Tariffa di resistenza”, quella cioè oltre la quale non si può andare, perché come dice Grasso “le vendite rallentano e le cancellazioni aumentano”.
In effetti di questo tema si è parlato ampiamente anche nel corso di Revenue Management & Travel 2.0 di giugno con Franco Grasso… se non lo hai ancora fatto, ti consiglio di frequentarne uno appena ti sarà possibile. Troverai sicuramente risposta ai tuoi dubbi!
Commento da Riccardo Cocco — 25 Settembre 2009, alle ore 09:15
Lorenzo, grazie del benvenuto e grazie a tutti per l’esistenza di questa realtà.
Risposta ad Aldo:
Aldo, quanto asserisci è stato valido sino a qualche anno fa. Il prezzo vairava a seconda di chi ti trovavi di fronte e a quanto tu percepivi fosse il suo tetto di spesa. Se il tuo ragionamento ancora persiste nel gestire una struttura alberghiera, allora non si stanno applicando le metodologie di Revenue Management. Mi preme precisare che non intendo dire che la strategia adottata nella tua struttura sia giusta o sbagliata. Si tratta solo della strategia che si tende a perseguire. Il concetto è che non si può basare più la creazione della tariffa in base al singolo cliente ma, al contrario, la si deve basare per fasce di mercato ovvero detti segmenti di mercato che mostrano delle specifiche abitudini di spesa. Il cliente a cui fai riferimento oggi potrebbe prenotare la tua struttura per vacanza e quindi le necessità sono di tipo turistico. Domani potrebbe, sempre lo stesso cliente, prenotare per business e quindi le sue necessità e le sue abitudini di spesa sono diverse. Stiamo parlando della stessa persona fisica ma appartenente a due segmenti diversi in due momenti diversi.
“E poi, ha senso dannarsi l’anima per dieci euro in più o in meno quando certe città hanno una ricezione alberghiera del 90% annuo, tipo Roma fino a qualche anno fa?”
Questa tua affermazione consolida il fatto che nella struttura a cui fai riferimento non vengono prese in considerazione le metodologie di Revenue Management. La domanda non è dieci euro in più o in meno, la domanda è la domanda è ti farebbe tanto schifo aumentare il fatturato della tua struttura mantenendo inalterati i costi (a bocce ferme ovviamente) traducendo il tutto con un GOP più alto?
Se proprio non ti piace guadagnare di più (ammesso e non concesso che tu sia il proprietario), prova a guardare il tutto da una diversa angolazione. Applicando il Revenue Management ottimizzi i ricavi aumentando i profitti per l’azienda, il ricavato che ne deriva dall’applicazione del Revenue Management, non te lo regalare come stipendo, ma investilo nuovamente nella struttura per avere servizi migliori, adeguamenti, rinnovi e quanto altro, almeno nel lungo periodo ti ritrovi la struttura al passo ocn i tempi e senza aver sborsato neanche un centesimo, che ne dici?
Risposta a Marghe:
Margherita, sono contento che tu abbia partecipato al corso del Dott. Grasso. Se mi permetti un consiglio: approfondisci la differenza tra upgrade/upselling ed applicaizone delle metodologie di Revenue Management.
Grazie a tutti per aver avuto la pazienza di leggere.
Buon Lavoro e Buon Revenue Management!
Riccardo Cocco
Commento da marghe — 25 Settembre 2009, alle ore 10:31
Grazie per questo interessantissimo intervento sig. Cocco!
Per quanto mi riguarda, io mi occupo solo dell’organizzazione dei corsi di RM e non possiedo un albergo, dunque purtroppo le mie conoscenze rimangono soprattutto teoriche (partecipazione a corsi, lettura di libri ed articoli sul tema). Studierò volentieri più approfonditamente questi temi che personalmente ritengo molto affascinanti e… lascio volentieri a voi la parola!
D’altronde qui a Booking Blog ci teniamo soprattutto all’intervento di chi il RM lo fa! 😉
Margherita
Commento da Riccardo Cocco — 25 Settembre 2009, alle ore 11:02
Margherita,
se non esistessero persone che come lei si interessano non propriamente a ciò che professionalmente li riguarda in modo diretto, non vi sarebbero le innovazioni geniali!
Buon Lavoro e Buon Revenue Management!
Riccardo Cocco
Commento da aldo — 27 Settembre 2009, alle ore 17:11
Io non c’entro, ho struttura minuscola, se adottassi una tale tecnica non solo mi suicideri economicamente dimezzando il fatturato ma sarei sommerso dalle contestazioni dei clienti quando scoprirebbero che uno paga il doppio dell’altro, vaglielo a spiegare che è il Revenue Management! Mi piacerebbe però sapere di quanto sono aumentati fatturati, utili e presenze degli hotel da quando sono stati adottati questi sistemi di vendita.
Commento da Anto4444 — 27 Settembre 2009, alle ore 22:05
Riccardo,
Per prima cosa mi spiace ancora assistere alla errata utilizzazione dei termini “Revenue Management” ed “Yield Management”. Molti confondono i due termini rendendoli intercambiabili. NON E’ COSI’!!!
Il Revenue Management è la disciplina che regola le attività che aiutano ad ottimizzare il Revenue. Lo Yield Management è l’attività operativa che si utilizza per la gestione dinamica del prezzo.
Sinceramente a me non risulta proprio, ti chiederei di dare al popolo qualche riferimento bibliografico che puo aiutare in tal senso. ti ringrazio. Spero che tu possa farlo poichè sono molto interessato. grazie.
E magari una volta fatto questo potresti perdere un po di tempo a correggere Wikipedia che recita:
“Yield management, also known as revenue management, is the process of understanding, anticipating and influencing consumer behavior in order to maximize revenue or profits from a fixed, perishable resource (such as airline seats or hotel room reservations). This process was first discovered by Dr. Matt H. Keller.[citation needed]
The challenge is to sell the right resources to the right customer at the right time for the right price. This process can result in price discrimination, where a..CUT…”
Poi Riccardo chi lo dice che il RM ti fa aumentare i profitti? quale legge divina può sentenziare in questo modo?
E’ un teoria basata su un metodo scientifico che come tutti i metodi scientifici del mondo si basa su semplificazioni della realtà. Semplificazioni che non sono grandi, sono enormi. Sbaglio?
Commento da Riccardo Cocco — 28 Settembre 2009, alle ore 09:28
Gentile Anto4444,
innanzitutto grazie per il tempo che ha impiegato per commentare il mio post.
In secondo luogo mi piacerebbe meglio comprendere i motivi che generano in lei cotanta ostilità nei confronti di chi esprime liberamente i propri concetti attraverso questo canale.
La sua ricerca affannata nel cercare di soverchiare i punti di vista altrui, a volte anche in modo rude e poco elegante, denota una profonda carenza di autostima, che si riflette poi nel mascherarsi dietro ad un nick name di fantasia.
Mi spiace dover sottolineare la mancanza di tatto nel confrontare i suoi punti di vista con quelli degli altri.
Ancor di più non comprendo i motivi che generano in lei la voglia di perdere del tempo prezioso quando, palesemente, non crede nella disciplina del Revenue Management.
Se invece di scatenare ostilità nei confronti del “popolo” (così come lo definiscei lei stesso), si premurasse di seguire con maggior attenzione le problematiche alla sua attività turistico ricettiva, credo che inizierebbe ad applicare le tecniche di Revenue Management almeno relativamente al suo tempo prezioso.
Veniamo ai suoi spunti preziosi:
Differenza tra Revenue Management e Yield Management:
Non esistono riferimenti bibliografici che possano soddisfare la sua esigenza. Non stiamo parlando della traduzione tecnica del singolo termine, stiamo parlando di attività correlate ad una disciplina.
Relativamente al mio tempo nel modificare Wikipedia (che, da come percepisco, è la sua fonte unica di ispirazione), desidero ricordarle che la storia ci insegna che le teorie possono essere soverchiate da innovazioni e studi che a volte rivoluzionano quanto fino a quel momento dimostrava essere certezza. Sarei lieto andasse su Wikipedia a verificare chi è stato e cosa ha fatto un certo Galileo Galilei.
In Italia, e i suoi post lo urlano a chiare lettere, la disciplina del Revenue Management è ancora alla fase pre-copulativa. Di scritti che disciplinano anche per il neofita le attività correlate al Revenue Management non ne esistono (il libro Dott. Grasso, sicuramente sotto molti aspetti è esaustivo della materia, ma è sempre un manuale tecnico non alla portata di tutti). Se poi andiamo a scovare tra gli scritti oltre frontiera, sarebbe molto più semplice effettuare una tracheostomia con una penna Bic, piuttosto che comprendere il reale significato del Revenue Management.
In fine mi chiede chi ci dice e certifica che il Revenue Management faccia aumentare i profitti. Questo già mi dimostra che il suo passaggio su Wikipedia è stata solo un’attività di copia-incolla in quanto non leggo da nessuna parte che si dica che il Revenue Management faccia aumentare i profitti, il Revenue Management il ottimizza, e lei m’insegna non stiamo parlando della stessa cosa.
In aggiunta a questo mi domando se lei pone le stesse questioni al suo medico di fiducia quando è affetto da una qualdsivoglia patologia. Il suo Dottore le ha mai certificato la pronta immediata e sicura guarigione? Allo stesso modo il Revenue Management non certifica che se applicato vi sia un’ottimizzazione del Revenue generato, ma certifica che sicuramente laddove non viene applicato, l’ottimizzazione non ci sarà mai.
Grazie per il tempo che spenderà nel leggere i miei commenti.
Buon Lavoro e Buon Revenue Management!
Riccardo Cocco
Commento da Riccardo Cocco — 28 Settembre 2009, alle ore 12:11
Gentile Redazione,
spero vivamente che il mio precedente post possa essere pubblicato, non vorrei apparire scortese agli occhi del Sig. Anto4444 che non vede la mia risposta ai suoi interessantissimi spunti.
Buon Lavoro e Buon Revenue Management!
Riccardo Cocco
Commento da Anto4444 — 28 Settembre 2009, alle ore 19:51
Riccardo
sei fortunato perchè un post cosi sarebbe stato da moderare, a me hanno moderato anche per meno.
Sopratutto per il fatto che sei sceso sul personale parlando di autostima ecc ecc..
ma hai trovato uno che non è interessato ai giudizi degli altri sulla mia persona, ma ai contenuti degli altri, anzi un po di vibrazioni tengono vivo l’interesse!! 🙂
Passiamoci sopra e discorso chiuso.
Se leggi le parole che ho scritto non sono scortese, solo un’interpretazione personale puo rendere quelle parole scortesi.
Ti ho chiesto dove possa trovare riferimenti bibliografici che certifichino l’origine e la differenza dei due termini perchè dici di essere un professore che insegna questa materia giusto? beh allora a chi meglio di un professore universitario chiedere i riferimenti?
…non era offensivo, vedi? ma sei un professore, giusto?
Cmq rimango interessato alla differenza tra i due termini, oggigiorno sono utilizzati come sinonimi. In passato è nato il yield dalle compagnie aeree e poi si è deciso di trasferirlo nel revenue che potrebbe essere interpretato come un contenitore al cui interno vi è anche il yield. Però davvero sono sottilezze, non mi ero mai soffermato su un diverso significato e come me ho controllato anche su wiki ed effettivamente li utilizza come sinonimi. Quindi la tua enfasi e il dispiacere che provi quando la gente li accomuna mi aveva interessato!
Ho fatto copia e incolla xkè vedessi con i tuoi occhi che anche chi ha scritto su wiki non vede differenze, quindi, immaginando una ricca letteratura in tuo possesso al riguardo, pensavo che avessi potuto correggere wiki xkè è questo il bello di wikipedia, non è la bibbia e puo sbagliare anche lei! e puo essere corretta da tutti… 🙂
Se mi dici che il libro di Grasso non è alla portata di tutti e lo reputi per tecnici comincio a dubitare della tua effettiva professione però, eh scusa.. è il classico libro che chi studia econometria o matematica come ho fatto io definirebbe da aziendalisti.. 🙂 Ma parliamo dello stesso libro? quello di franco grasso?
Poi questa frase è tua non mia:
“Applicando il Revenue Management ottimizzi i ricavi AUMENTANDO I PROFITTI per l’azienda,”
Io ho risposto, con una domanda, a questa TUA frase. Semplice e limpido.
Caro Riccardo, si da il caso che io alcuni scritti da tracheostomia gli abbia letti e si da anche il caso che l’argomento l’abbia approfondito attentamente. Sono arrivato a concludere e ricercare con spirito critico i difetti di questo modello di business dopo studi approfonditi.
Ti chiedo quindi uno sforzo per non andare sul personale. Rispondi ai fatti con altri fatti e argomentazioni.
Grazie.
Saluti.
Commento da Riccardo Cocco — 29 Settembre 2009, alle ore 10:55
Gentilissimo Anto4444,
sono profondamente costernato nell’apprendere che il mio commento abbia contenuti che hanno suscitato in lei sentimenti negativi da parte mia.
Non ho la fortuna di conoscerla personalmente quindi ciò che ho descritto nel mio precedente post è il frutto di quanto si percepisce dai suoi scritti che trovano solo ed esclusivamente strada nel cercare di smontare il pensiero altrui. Se questo la offende, la prego, abbia la compiacenza di perdonarmi, non era mia intenzione offerderla ma al contrario stuzzicarla, per come dice lei stesso: le vibraizoni tengono vivo l’interesse.
Mi permetto di correggerti, sempre senza offesa personale, Professore è leggermente diverso da docente.
Comunque sia inizi con il dire passiamoci sopra e discorso chiuso per poi enucleare concetti ai quali ho già avuto modo di rispondere e significarti.
Per ciò che concerne il testo del Dott. Grasso, ti prego di provare un piccolo esperimento (tra l’altro da me effettuato). Prova a farlo leggere e mettere in pratica da un tuo impiegato.
Fermo restando che reputo il libro del Dott. Grasso un ottimo strumento per divulgare il Revenue Management attulamente ancora sconosciuto per molti.
Dubitare della mia professione? Sai di cosa mi occupo? mah!
Ecco la tua domanda: “Poi Riccardo chi lo dice che il RM ti fa aumentare i profitti?”
Mi sembra che il sottoscritto abbia enucleato il concetto come segue:
“Applicando il Revenue Management ottimizzi i ricavi, aumentando i profitti.”
che se vogliamo possiamo unire ad un mio precedente post da dove si evince:
“La domanda non è dieci euro in più o in meno, la domanda è ti farebbe tanto schifo aumentare il fatturato della tua struttura mantenendo inalterati i costi (a bocce ferme ovviamente) traducendo il tutto con un GOP più alto?”
Resto ovviamente sintonizzato su questo canale per potermi abbeverare alla sua fonte di conoscenza, sempre che abbia la compiacenza e la volontà di mettere il mondo a conoscenza dei suoi studi approfonditi.
Buon Lavoro e Buon Revenue Management!
Riccardo Cocco
Commento da Anto4444 — 29 Settembre 2009, alle ore 18:10
Dammi del tu, non preoccuparti!
Non ho nessun sentimento negativo!! figurati! ti ho solo detto che probabilmente tu non sai nulla della mia autostima, giusto? quindi sarebbe meglio evitare di parlare della mia autostima che dici? il discorso chiuso che intendevo io era su questo!!
Se ti dico che sono interessato alla differenza tra revenue e yield lo dico sinceramente! Se mi puoi spiegare meglio la tua tesi lo gradirei, certo se hai qualche supporto bibliografico sarebbe anche meglio, se non ce l’hai mi piacerebbe avere qualche altro tipo di giustificazione se permetti.
1) Per il discorso “Revenue=Maggior profitto” invece è tutto da dimostrare.. Ma da chi lo sostiene come te, xkè sostenere il contrario è fin troppo facile visto l’esempio delle compagnie aeree. Siete voi che dovete convincere il popolo che il metodo funziona ed è conveniente.
(Ti dico gia che la tesi basata sull’approccio matematico è smontabile in millemila modi, quindi ti suggerisco di evitarla. Ce ne sono altre però..)
Cmq caro Riccardo, sei nuovo di questo forum, io sono mesi che scrivo in particolare di RM, ho gia scritto ampiamente su questo argomento tutte le obiezioni che si potevano sollevare. Le trovi tutte in questo sito. Ora non le riscriverò di certo. Posso però fare un copia incolla e cosi potresti rispondere punto punto, ma solo se sei interessato, te lo chiedo prima cosi mi evito la fatica nel cercare i vecchi post nel caso tu non lo fossi. Quindi dimmi te. Se no amici come prima.
2) Per il discordo del libro di grasso. Forse la mia formazione mi fa percepire il libro veramente scritto in modo semplice.. probabilmente sono abituato a considerare complicati i libri di econometria avanzato o matematica applicata e quindi il libro in questione mi va giu come un bicchier d’acqua per questo.. Possibile per carità, ma detto da un docente della materia mi ha fatto un po strano! Cmq non dubito della tua professione tranquillo, non mi tocca proprio, come gia detto sono interessato ai contenuti non ai soggetti. Voglio sottolineare che come ho gia detto pubblicamente il libro è da consigliare a tutti coloro che vogliono approcciare alla materia.
Buon lavoro e Buon Revenue Management a te!! 🙂
Commento da palingenius — 29 Settembre 2009, alle ore 20:54
@anto4444
Io concordo con te… sono delle semplificazioni dellea realta’ basate sullo sviluppo di modelli matematici… e come ho gia’ citato dal Leibnitz sono vere in cio’ che affermano e false in cio’ che negano.
Sul fatto che poi in via generale possano funzionare… nessuna obiezione al riguardo.
E’ come vengano tanto osannate e decantate che mi lasciano perplesso…quasi volessero formare una schiera di proseliti pronti al sacrificio per il sacro Revenue… non perdiamo di vista che parliamo anche di clienti, persone, non numeri e percentuali. E poi si chiama rischio d’impresa…se fosse una certezza non staremmo qui a parlarne!
Commento da marghe — 30 Settembre 2009, alle ore 08:51
Caro Palingenius,
scusa ma non posso fare a meno di sorridere a dichiarazioni come: “quasi volessero formare una schiera di proseliti pronti al sacrificio per il sacro Revenue”.
Mi sembra che si stia perdendo il senso della realtà.
Il RM è una disciplina che deve aiutare l’albergatore in un mercato sempre più difficile… ma questo non significa che il cliente venga ridotto a un mero numero senza tenere più conto dei servizi e della qualità.
Io non sono un albergatore, nè un docente nè un esperto di revenue, ma ho partecipato ai corsi di Grasso e chi come me lo ha fatto, si sarà accorto che gran parte delle sue parole sono dedicate al rapporto con il cliente, a come deve essere trattato al telefono e dal vivo, a come sia importante scegliere le risorse umane adatte ai vari incarichi per garantire sempre un servizio eccellente.
Allo stesso tempo si parla di numeri. Certo che si parla di numeri. E come potrebbe essere diversamente? Si parla del VOSTRO lavoro, dei vostri guadagni, di soldi, di sopravvivenza.
Detto questo, non è obbligatorio affidarsi al RM. Se un albergatore decide di non utilizzarlo è una sua scelta. Ma che il RM non abbia prodotto dei risultati positivi in tanti anni che è stato sviluppato, questo non è dichiarabile.
Non credo che i tanti lettori che ci seguono, che aiutano la propria attività ogni giorno con l’utilizzo di queste strategie ed hanno trovato giovamento, siano paragonabili ad una “una schiera di proseliti pronti al sacrificio per il sacro Revenue”. Mi sembra davvero offensivo e scorretto.
A me non piacciono le palestre, non mi piace la gente che le frequenta e io non sento la necessità di andarci, ma non per questo reputo che le persone che le frequentano (molte delle quali mie amiche) siano stupide, dal momento che vi trovano giovamento.
Commento da dott_stefano_tiribocchi — 30 Settembre 2009, alle ore 09:22
@palingenius,
concordo sull’importanza del cliente,
solo che prima di trattarlo bisogna farlo arrivare in hotel!
e quindi ritengo il revenue “metodi e strumenti per portare una struttura in visibilità sul suo mercato, target, cliente, finalizzato all’acquisto da parte di quest’ultimo del prodotto hotellerie” (s. tiribocchi)
Commento da Riccardo Cocco — 30 Settembre 2009, alle ore 09:58
Gentilissimo Anto4444,
noto con piacere che si inizia almeno a ribaltare la tesi delle rette parallele (io e te) che non si incontrano (pareri diversi)……basta piegare leggermente le parallele (apertura nelle posizioni) e man mano queste si avvicineranno. Un buon inizio, ottimo!
Ho riletto un po’ di commenti e mi sembra il caso di fare il punto della situazione in quanto si sta perdendo (almeno per me) il filo.
Revenue Management (interpretazione semiseria di Riccardo Cocco):
1) Non è una fede religiosa alla quale, se sei unto, ti pieghi e difendi a spada tratta contro il feroce saladino.
2) Il Revenue Management non prescinde dal servizio reso al cliente. I clienti fanno i numeri e non il contrario.
3) Il servizio reso è parte integrante del Revenue Management, sostanzialmente una struttura alberghiera è un fornitore di servizi, laddove questi vengano a mancare….che vendiamo al cliente? che Revenue Management applichiamo?
4) Il Revenue Management viene utilizzato da tutti, solo che alcuni non lo sanno…….
5) Anto4444 mo (alla romana) tocca a te:
Ecco dove intendo la differenza tra Revenue Management e Yield Management:
Il Revenue Management è un’attitudine di approccio al business. Ovvero, così come dice Marghe relativamente ai corsi del Dott. Grasso, il Revenue Management non è solo ed esclusivamente l’attività di studiare lo storico per vendere ad una certa tariffa ad un certo cliente. Il Revenue Management si applica rispondendo al telefono al cliente, facendo una site inspection, rifacendo il letto in un certo modo, pulendo una tazzina da caffè in modo impeccabile, ecco cosa reputo essere Revenue Management.
Lo Yield Management o Yielding è un’altra storia, ovvero in base a quanto compreso attraverso il Revenue Management (vedi sopra), abitudini, necessità, tempi, atteggiamenti and so force (come dicono quelli che parlano inglese…) si definiscono le strategie tariffarie da applicare e le si applicano.
Anto4444 lo scrivo su wikipedia e vediamo che mi dicono? 😉
6) Mai e ripeto MAI affidarsi ciecamente a sistemi matematici che definiscono le strategie solo in funzione di un atteggiamento soft/aggressive/hard indicato e predefinito in fase di installazione del software.
7) Il Revenue Management, l’Yield Management, il controllo di gestione, le vendite, l’accoglienza, le pulizie, il giardinaggio and so force (vedi sopra ndr) senza a massa grigia (nella speranza che sia funzionante ed accesa ovviamente…) che decide in funzione di sensazioni, esperienze, puzze, odori, conoscenza, and ari-so force NON FUNZIONANO!!!!
Veniamo al libro del Dott. Grasso:
1) spettacolare!
2) utilissimo!
3) stimolante!
4) ma proviamo a leggerlo da neofiti.
Non parliamo poi se prendiamo i libri dall’estero! Ho la sensazione che questi luminari vogliano per forza rendere difficile la materia in modo che utilizzando il termine Revenue Management per riempirsi la bocca e per difendere il proprio orticello di conoscenzasi credono importanti agli occhi degli astanti……che schifo!!
Qualcuno di voi conosce qualche azienda che produce casse da morto con le tasche dove questi teorici della difficoltà possano portare nel loro viaggio più lungo lo loro conoscenze?
Buon lavoro e buon revenue management a tutti!
Riccardo Cocco
PS: Anto444 le posizioni non mi sembrano poi così tanto distanti non trovi?
Commento da palingenius — 30 Settembre 2009, alle ore 10:48
Ma scusate, siete voi che ne parlate e per la maggior delle volte “con frasi fatte” o slogan su cui volevo porre l’accento non su chi opera o non opera il RM come e dove. Io non sto dicendo che il RM non abbia una sua validita’ ma neanche l’importanza eccessiva che gli si da’, soprattutto se vogliamo spostare il ragionamento sul medio-lungo periodo. Forse la mia frase e’ un po’ forzata ma non credo di molto… Sembra veramente che sia in atto una campagna mirata un’opera di persuasione. Puo’ essere una mia impressione ma chiamare il RM una “disciplina” . Mi dispiace ma non offendetevi: anche un’assioma come “aumenti i ricavi, ottimizzi i profitti” e’ tutta da provare! .
Io trovo piu’ scorretto illudere le persone che esistano tecniche calate dall’alto che aumentano i loro profitti attirandoli con slogan, frasi fatte e teorie semplicemente perche’ la realta’ dei fatti e’ molto piu’ complessa.
E ripeto nuovamente che non critico il RM in toto, ha dei suoi punti di validita’ ma non gli darei tutta quell’enfasi e nuovamente ribadisco che esprimo la mia personale opinione senza riferimenti offensivi a nessuno che ne abbia una contraria, anzi mi fa piacere il confronto soprattutto se viene fatto a 360 gradi.
Commento da Riccardo Cocco — 30 Settembre 2009, alle ore 13:34
@Palingenius:
Non capisco allora dove collochi il Revenue Management.
Non è una materia;
Non è una disciplina;
Non è….;
Non è….;
Non è….;
Ma allora la sua applicazione è solo follia di alcuni?
Mi permetto di fare un esempio, mi preme raccomandare i dovuti distinguo dalla pratica di tutti i giorni:
Il tuo albergo ha una sola camera singola disponibile per la notte di venerdì ed una sola singola per la notte di sabato;
Hai di fronte 3 clienti che chiedono questa camera:
cliente 1: pernotta solo il venerdì
cliente 2: pernotta solo il sabato
cliente 3: pernotta venerdì e sabato.
A chi confermi la prenotazione e perchè?
Buon lavoro e buon Revenue Management!
Riccardo Cocco
Commento da palingenius — 30 Settembre 2009, alle ore 18:08
@ Riccardo
Qualunque soluzione di queste non puo’ garantirmi a priori che sara’ quella che mi dara’ il maggior revenue…
Io ve lo ripeto nuovamente: il RM ha anche degli aspetti validi ma e’ solo una parte non il tutto… non perdete di vista questo aspetto!
Ottimizzare i ricavi per aumentare i profitti e’ lo scopo di tutta la gestione nel suo complesso di qualsiasi azienda, non siamo dei filantropi… Per questo cercate di proiettare nel futuro anche prossimo a cosa potrebbe portare l’uso indiscriminato del RM….alla fine potrebbe ridurre i margini del profitto invece di aumentarli.
Commento da Anto4444 — 30 Settembre 2009, alle ore 18:23
Almeno ci siamo chiariti.
La definizione che dai di Revenue Management è tua personale.
Ora capisco perchè non si trova su nessun libro, xkè è una tua interpretazione.
Capisco anche la differenza e capisco che probabilmente non sarebbe accettata da Wikipedia.
L’interpretazione che dai è legittima ma io l’accosterei a quella di HOTEL MANAGEMENT e non a quella di Revenue Management.
Ognuno giustamente puo fare le interpretazioni che preferisce però poi non deve pretendere che queste diventino patrimonio comune, xkè se stiamo alla dottrina il Revenue è un sinonimo di Yield Management. Quindi se senti che lo si accomuna non dispiacertene, xkè è questa la definizione.
Addirittura la frase “prezzo giusto al momento gisuto per il cliente giusto” o quello che era e che voi sbandierate sotto la definisione di RM, è stata inventata dall’Americans Airlines la quale ha proprio forgiato il termine Yield Management con quella frase.
E se proprio vuoi saperlo non è l’unico termine con cui viene accumunato altri sono: revenue process optimisation, demand management, pricing and revenue optimisation ecc ecc perchè ne ricordo altri.
Il Revenue management è roba di almeno 20 anni fa, ne ho lette diverse di tesi su questo argomento e se posso sintetizzare gli elementi chiavi di questo metodo sono banali e sono:
Il prezzo e la quantità di camere da allocare per ogni singolo annidamento (nesting).
Chiedo un commento anche di Stefano Tiribocchi al riguardo, il Revenue Manager si occupa della politica tariffaria dell’hotel non va a guardare le lenzuola se sono messe bene o se l’addetto al front è educato quando accoglie una persona. Sbaglio Stefano?
Questo:
“Il Revenue Management si applica rispondendo al telefono al cliente, facendo una site inspection, rifacendo il letto in un certo modo, pulendo una tazzina da caffè in modo impeccabile, ecco cosa reputo essere Revenue Management”
NON è REVENUE MANAGEMENT. E’ proprio un errore di base. Se tu insegni questo ai tuoi studenti insegni l’Hotel Management non il RM.
La dottrina parla chiaro, poi se tu vuoi stravolgerla con le tue interpretazioni io sono ben contento, ma non venire ad insegnare agli altri il tuo pensiero come fosse la vertà divina.
Per te è cosi, accademicamente parlando invece non è cosi.
Sul libro di Grasso non ho altro da aggiungere, compratelo, leggetelo e poi pensate con la vostra testa.
Sui libri esteri invece abbiamo tutti da imparare. I luminari sono da sfruttare e ringraziare per il sapere che mettono a disposizione del popolo, il popolo ha la possibilità di studiare i loro scritti e con spirito critico di trovare difetti miglioramenti e critiche di ciò che hanno professato.
Ma prima di tutto bisogna sapere di cosa si sta parlando e bisogna avere un quadro aperto e completo a 360 gradi sulle varie tesi e argomentazioni sull’argomento.
Purtroppo i nostri binari si sono miserabilmente e incontrollatamente separati in direzioni opposte.
Passo e chiudo.
Alla prossima discussione.
Commento da Anto4444 — 30 Settembre 2009, alle ore 20:45
@palingenius
“alla fine potrebbe ridurre i margini del profitto invece di aumentarli”
Sono profondamente convinto di questo.
Da parte mia sono certo che sarà cosi. Sta già accadendo, l’unica via di salvezza è che il mercato si riprenda molto in fretta, talmente in fretta e con tale vigore che queste tecniche non saranno più necessarie.
Perchè parliamoci chiaro, gli imprenditori che si stanno scervellando in questi mesi per imparare il RM lo fanno xkè gli affari stanno andando male, se no non si scomoderebbero. D’altro canto il vecchio detto mai abbandonare la vecchia strada per quella nuova è sempre verde.
La strada vecchia la si abbandona solo in casi disperati, si prova con queste tecniche, si abbassa a prezzi da fame e si alza a prezzi da furto e si aspetta a fine anno per vedere se sono rimasti soldi nel cassetto, quando ci si accorgerà che tanta fatica non ha reso come sperato, ci si accorgerà di aver perso la clientela vecchia (lo zoccolo duro) per una mordi e fuggi sempre assetata di super prezzi e che la fedeltà non sa neanche cosa sia. Un giorno è da te il giorno dopo dall’hotel di fianco.
Buon Revenue Management a tutti!! E auguri..
Commento da dott_stefano_tiribocchi — 30 Settembre 2009, alle ore 21:09
@anto4444
“il Revenue Manager si occupa della politica tariffaria dell’hotel non va a guardare le lenzuola se sono messe bene o se l’addetto al front è educato quando accoglie una persona”
io gestico gli hotel da casa, quindi mi è molto difficile andare a controllare le lenzuola,
è però vero che, la qualità erogata dall’hotel influisce fortemente sul prezzo, cioè la qualità trasmessa attraverso i social network è uno dei fattori K che servono nella valutazione del prezzo da fare,
diciamo che come revenue manager io lascio fare all’albergatore la gestione come vuole, ma gli sottolineo che l’immagine percepita è fondamentale, un hotel che ha 8,3 su booking vende a partià di condizioni, a tariffe più alte di uno che ha 6,9, inoltre ci sono delle soglie di tollerabilità alla malgestione oltre le quali una struttura “si chianta” cioè causa cattivi giudizi perde di credibilità e nessuno ci vuole andare più.
la cosa fondamentale è che l’albergatore sia coerente con il suo prodotto, sai quanti albergatori romani sostengono di avare un prodotto top gamma da 300 euro a notte e poi on line sono percepiti come una chiavica (e non venderanno mai a 300 euro a notte).
PS x tutti: ricordiamo sempre che siamo qui per apportare pareri e riflessioni per tutti, evitando il più possibile battibecchi tra singoli per vedere chi ha ragione (per ora la botta e risposta è corretta, ma tempo sempre che si vada per le lunghe) chiudo che al di là delle definizioni varie ed eventuali quando mi chiedono che lavoro faccio e gli dico revenue manager più o meno capiscono che faccio i prezzi 😉 il che mi è sufficiente e poi penso che le definizioni in giro siano un po vecchiotte io ne tirerei giu una incentrata sul concetto di visibilità per la vendita, però è lunga da discutere e la devo pensare bene.
S.
Commento da Riccardo Cocco — 30 Settembre 2009, alle ore 23:20
Carissimi,
mi fa piacere che alla mia domanda non vi sia stata risposta.
Anto4444, vedi, il tuo approccio con la materia è a mio avviso un approccio prevenuto. Mi sembra come se volessi fuggire dalla realtà.
Permettimi, tu contesti il Revenue Management cercando di far cambiare idea a chi lo vive con passione e con voglia di innovarlo, migliorarlo per progredire. Chi è che vuol far passare il suo pensiero come verità divina?
Se ancora mi permetti, il mio diversificare il Revenue Management dallo Yield Management significa proprio questo, ovvero cercare di aprire a nuovi orizzonti e nuove frontiere. Quello che state facendo voi, strenui difensori dell’occupazione a tutti i costi, è applicare la tattica dello struzzo sapendo dire solo: questo non va e chi lo fa sbaglia.
Non è così ragazzi!
“Chiedo un commento anche di Stefano Tiribocchi al riguardo, il Revenue Manager si occupa della politica tariffaria dell’hotel non va a guardare le lenzuola se sono messe bene o se l’addetto al front è educato quando accoglie una persona. Sbaglio Stefano?”
Poi Anto4444 sinceramente sei molto contraddittorio in quello che asserisci. Sei il paladino del libro del Dott. Grasso (ripeto e sottolineo essere estremamente importante) e non ricordi cosa il Dott. Grasso scrive a pagina 18:
“1.5.1 Chi è e cosa fa un Revenue Manager?
…..In realtà il Revenue Manager è una figura molto più complessa ed ha il compito di coordinare il settore Rooms Division (che comprende il Front Office e il settore piani) con il settore commerciale dell’albergo. Il Revenue Manager deve coordinare le azioni correttive commerciali con un ‘approfondita conoscenza del mercato,….”.
Perdona la domanda: ci sei arrivato a pagina 18?
Il Pricing è ancora un’altra storia caro Anto4444……
Che lavoro hai detto che fai? scusa ma me lo sono perso questo punto.
Mi dispiace contraddirti carissimo Anto4444, Hotel Management è forse un’altra cosa, non trovi? Forse ciò a cui ti riferisci non è altro che Management puro (ovvero gestione di un’azienda), che se volessimo proprio dargli una connotazione alberghiera dovremmo accostarci allo USAH (sai di cosa sto parlando vero?).
http://www.amazon.com/Uniform-System-Accounts-Lodging-Industry/dp/0866122826
dagli un’occhiata…è molto interessante…
Vedi Anto4444, forse il mio errore è nell’esposizione dei concetti a cui faccio riferimento, ti chiedo scusa se non riesco a spiegarmi. Personalmente, e lo ripeto per l’ennesima volta, non ho preconcetti contro il libro del Dott. Grasso, ne tantomeno contro i testi stranieri (non mi sembra di aver mai detto che non possiamo imparare da questi, mah forse mi sbaglio…), quello che tento invano di far passare come concetto è la carenza di testi che permettano all’uomo della strada (o come dici tu, se lo preferisci, al popolo) l’accesso dal punto “zero” a questa disciplina, materia, sistema, metodica (chiamalo come meglio preferisci).
Se mi permetti un ulteriore consiglio, prova a leggere Revenue Management di Danilo Zatta (sarà sicuramente un bicchiere d’acqua…), sono certo che troverai degli spunti eccezionali.
http://www.bol.it/professionali/revenue-management.-Come/Danilo-Zatta/ea978882033863/
Ti propongo nuovamente il quesito (nella speranza di ricevere risposta):
Il tuo albergo ha una sola camera singola disponibile per la notte di venerdì ed una sola singola per la notte di sabato;
Hai di fronte 3 clienti che chiedono questa camera:
cliente 1: pernotta solo il venerdì
cliente 2: pernotta solo il sabato
cliente 3: pernotta venerdì e sabato.
A chi confermi la prenotazione e perchè?
Da quale di queste prenotazioni, accettandola/le trai maggior profitto?
Se poi non sono troppo indiscreto, la tua struttuta ricettiva dove si trova? che RGI (Revenue Generating Index) ha fatto lo scorso anno e che tipo di impatto c’è stato con la recessione (che gap hai verso lo scorso ann?)? Il tuo comp set ha segnato il passo in termini di ARI (Average Rate Index) aumentando l’indicatore MPI (Market Penetration Index)?
Sono certo che sono misurazioni che effettui costantemente e che ti aiutano ancora di più a smontare le teorie del Revenue Management.
Revenue Manager, figura che tu definisci essere: “colui il quale si occupa della politica tariffaria”, da dove hai preso questa definizione? Anto4444, ancora una volta sei fuori strada (ti prego, per favore, rileggi/….leggi…..il libro del Dott. Grasso) forse ti aiuterà a comprendere che sei fuori strada, di molto fuori strada.
Anto4444, veramente e dal profondo del cuore, ti chiedo scusa se nel mio primo intervento ti ho toccato provocandoti, ma pensavo realmente che conoscessi il Revenue Management.
@Palingenius
“Qualunque soluzione di queste non puo’ garantirmi a priori che sara’ quella che mi dara’ il maggior revenue…”
Palingenius, sei sicuro di quello che hai scritto? Mi permetti di darti gli stessi consigli che ho dato a Anto4444:
Revenue Management Alberghiero
Come aumentare il profitto di un albergo
Dott. Franco Grasso
Edizione Hoepli
ISBN 978-88-203-3668-4
Tranquilli sono previste ristampe anche nel 2010…….
Buon lavoro e buon revenue management a tutti!
Riccardo Cocco
Commento da Anto4444 — 1 Ottobre 2009, alle ore 09:27
Assolutamente tutto giusto e condivisibile. Un bravo Revenue Manager fa proprio quello che hai detto, deve avere il polso della qualità globale della struttura per la quale lavora.
Però lui si occupa di pianificazione tariffaria.
Il discorso inizialmente interessava molto a me (credo a nessun altro) per via di capire la differenza tra Yield e Revenue, xkè sono convinto che ci sia una lieve differenza in reltà. Ma di sicuro non posso accettare una definizione cosi ampia di Revenue.
Cmq per quanto mi riguarda il discorso è chiuso, mi sono chiarito con riccardo. Lui ha le sue idee io le mie, almeno adesso conosco le sue e lui conosce le mie. Non voglio avere ragione, mi interessava la sua argomentazione.
Commento da dott_stefano_tiribocchi — 1 Ottobre 2009, alle ore 09:45
@anto4444
ci sono due esempi che mi vengono i mente:
1) hotel di cui sono amico a fontana di trevi, un anno fa era felice perchè ovviamente pieno ad ottobre, pieno con i prezzi che faceva da un paio di anni, sempre uguali, vendeva a 190,00 ed era felice.. al che gli ho chiesto “ma hai provato 220,00?” ha provato e si è reso conto che poteva vendere a 220,00.
2) ci sono strutture dove fare revenue è SBAGLIATO. queste sono le strutture ad altissima richiesta, le strutture sempre piene al prezzo che dicono loro, un hotel di piazza si spagna che mi ha chiamato per una analisi mi fa “io vendo le camere ai miei cliente abituali a 240,00 euro”
e io gli dico “ma beato a te continua così perchè il mercato è assestato intorno ai 180,00!” il problema è che con i soli clienti abituali l’occupazione ottenuta non era sufficiente ad ottenere ricavi totali buoni.
comunque resta il fatto che se una struttura può uscire fuori dai concetti di prezzo di mercato e occupazione, perchè se la comprano a qualsiasi prezzo e non sa più dove mettere i clienti perchè piena, il revenue non gli serve, perchè dovrebbe massimizzare il già massimizzato.
S.
Commento da Riccardo Cocco — 1 Ottobre 2009, alle ore 10:08
Anto4444, innanzitutto scusa ma ci deve essere stato qualche problema tecnico in quanto ieri sera ti ho risposto ma non vedo il mio commento pubblicato. Ti assicuro che non aveva nulla da moderare… :-).
Dunque:
Si, la definizione è mia e cerco di difofnderla il più possibile. Sai io cerco attraverso lo studio del passato di migliorare il futuro e quindi cerco di innovare anche la filosofia del Revenue Management producendo nuove tesi disponibili per la discussione, non mi affido, come fanno altri al solo ed esclusivo apprendimento per il mero scopo di distruggere o modificare l’altrui posizione con attestati di aggressività del tipo: quello che penso io è vero quello che pensi tu è sbagliato. Ovvero il tuo modo di aprocciare il discorso, poi chi è che vuole “insegnare agli altri il suo pensiero come fosse la verità divina”?
I tuoi scritti, sinceramente, appaiono molto contraddittori:
– Il Revenue Management è roba di almeno 20 anni fa….
poi dici:
– D’altro canto il vecchio detto mai abbandonare la vecchia strada per quella nuova è sempre verde.
Intendendo per strada nuova il Revenue Management.
MAH!
Poi asserisci:
– Chiedo un commento anche di Stefano Tiribocchi al riguardo, il Revenue Manager si occupa della politica tariffaria dell’hotel non va a guardare le lenzuola se sono messe bene o se l’addetto al front è educato quando accoglie una persona. Sbaglio Stefano? Questo:
“Il Revenue Management si applica rispondendo al telefono al cliente, facendo una site inspection, rifacendo il letto in un certo modo, pulendo una tazzina da caffè in modo impeccabile, ecco cosa reputo essere Revenue Management” NON è REVENUE MANAGEMENT. E’ proprio un errore di base. Se tu insegni questo ai tuoi studenti insegni l’Hotel Management non il RM.
ed al contempo sostieni la validità del testo del Dott. Grasso (avrò modo di esporre il mio pensiero sul testo del Doot. Grasso successivamente).
Dimostri di non averlo letto caro Anto4444 guarda cosa il Dott. Grasso sostiene a pagina 18 ovvero dove spiega il suo punto di vista relativamente alla figura del Revenue Manager….ci sei arrivato a pagina 18?
Parli di Hotel Management: mi daresti la tua visione in merito, sai il concetto di Hotel Management così da solo come parole non ha un significato concreto.
To Manage vuol dire gestire e per gestire un albergo, tu m’insegni, non basta saper fare una buona inspectoin o rifacendo un letto, occorrono altre e ben più specifiche competenze da parte del Manager (ovvero colui che gestisce) che vanno ben oltre. Magari competenze di controllo di gestione, per esempio, mai sentito parlare di USAH? Competenze di Finance, ecc. se facessi l’intero elenco riempirei il server del blog…..
Credo, anzi ne ho la certezza, che le tue conoscenze di Revenue Management siano relegate alla semplice filosofia di qualche tempo fa e non applicate alla pratica quotidiana di una gesitone di un albergo o di un’azienda più in generale (saprai certamente che il Revenue Management non è un patrimonio esclusivo degli alberghi e delle compagnie aeree) prova a leggere il testo del Dott. Zatta, forse ci troverai degli spunti utili di riflessione sulle tue posizioni.
Veniamo al libro del Dott. Grasso e ai testi stranieri. Non mi sembra di aver mai contestato quanto scritto dal Dott. Grasso (che anzi ringrazio per aver avuto per primo in Italia la forza di scrivere un testo sulla materia), quello che ho cercato di esplicitare, ma vedo che molto probabilmente ho problemi nell’esporre correttamente alcuni concetti, è che all’uomo della strada, ovvero al popolo come lo definisci tu, e per questo intendo una persona scevra da qualsiasi formazione in tal senso, non trovi un testo che permetta una intro nel mondo del Revenue Management. Il testo del Dott. Grasso è propeduetico per due attori principali:
1) chi già conosce le basi del Revenue Management;
2) per il Dott. Grasso stesso in quanto gli permette di poter effettuare i corsi. In questo caso (libro+corso) aiuta anche il non addetto ai lavori ad accedere a questo cavolo di Revenue Management.
Non ho letto ancora risposta alla mia domanda:
Il tuo albergo ha una sola camera singola disponibile per la notte di venerdì ed una sola singola per la notte di sabato;
Hai di fronte 3 clienti che chiedono questa camera:
cliente 1: pernotta solo il venerdì
cliente 2: pernotta solo il sabato
cliente 3: pernotta venerdì e sabato.
A chi confermi la prenotazione e perchè?
@Palingenius
Carissimo, tu scrivi (per la domanda che ho posto ad Anto444):
“Qualunque soluzione di queste non puo’ garantirmi a priori che sara’ quella che mi dara’ il maggior revenue…”
Se permetti vorrei darti lo stesso consiglio che ho dato ad Anto444, leggete Grasso, Zatta e tutto il materiale di Revenue Management che trovate, sarà certamente di aiuto.
Sia tu che Anto4444 nei vostri interventi continuate a criticare il Revenue Management ma ancora non ho letto il perchè? e soprattutto la vostra teoria non viene supportata da fatti. Esempio:
“Io ve lo ripeto nuovamente: il RM ha anche degli aspetti validi ma e’ solo una parte non il tutto… non perdete di vista questo aspetto!
Ottimizzare i ricavi per aumentare i profitti e’ lo scopo di tutta la gestione nel suo complesso di qualsiasi azienda, non siamo dei filantropi… Per questo cercate di proiettare nel futuro anche prossimo a cosa potrebbe portare l’uso indiscriminato del RM….alla fine potrebbe ridurre i margini del profitto invece di aumentarli.”
IL Revenue Management ha degli aspetti validi ma solo una parte: quale????
“A cosa potrebbe portare l’uso indiscrimanto del Revenue Management?” usi il condizionale, non mi sembri convinto di quanto asserisci e soprattutto non vedi tesi che dimostrino ciò che dici.
“Alla fine potrebbe ridurre i margini del profitto invece di aumentarli”
Di nuovo il condizionale……
Mi sembra di percepire che intendete il Revenue Management solo come un processo per fregare il cliente.
Mi spiace siete fuori strada e non sapete di quanto…..
Vi pongo una domanda:
Le regole dell’economia del libero mercato non definiscono che a maggior domanda il prezzo aumenta , ed al contempo, a minor domanda il prezzo diminuisce?
Formalmente (e proprio attraverso una macrovisione) cosa fa il Revenue Management?
Anto444 tu scrivi in risposta a Palingenius che:
“Da parte mia sono certo che sarà cosi. Sta già accadendo, l’unica via di salvezza è che il mercato si riprenda molto in fretta, talmente in fretta e con tale vigore che queste tecniche non saranno più necessarie.”
Stai asserendo che le regole economiche, una volta ripreso il mercato, non saranno più valide? Anto…..e dai….
@dott_stefano_tiribocchi
“io gestico gli hotel da casa, quindi mi è molto difficile andare a controllare le lenzuola”
Mi perdoni ma è come operare di appendicite un paziente per telefono…..
“penso che le definizioni in giro siano un po vecchiotte”
Anto4444 vedi il motivo che mi ha spinto e mi spinge a definire nuovamente degli ambiti di riferimento?
Di nuovo Anto4444, scusami se nel mio primo post ho forse spinto un po’ troppo, ma pensavo di confrontarmi con qualcuno che potesse accrescere le mie conoscenze sul Revenue Management.
Buon lavoro e buon revenue management a tutti!
Riccardo
Commento da Riccardo Cocco — 1 Ottobre 2009, alle ore 11:13
Anto4444,
per cercare di comprendere il perchè di questa contrapposizione al Revenue Management, se non sono troppo indiscreto, potresti dire in che zona è posizionata la struttura a cui fai riferimento?
Sostenendo che il Revenue Management è il mostro da sconfiggere (o almeno da addomesticare), credo che tu abbia applicato alcune tecniche che poi ti hanno portato a decidere che non lo debba applicare alla tua realtà. Se è così, che RPP (RevPAR Penetration) avevi lo scorso anno e quale hai quest’anno? E quale tipo di evoluzione ha subito il tuo MPI (Market Penetration Index)? è aumentato o diminuito? Ed in funzione di questo che tipo di risultato hai ottenuto in ARI(Average Rate Index)?
Che tipo di business mix hai? leisure o business o entrambi? In che proporzioni?
Il Revenue Management lo applichi solo alle camere o lo applichi anche agli altri centri di ricavo? per esempio alle sale meeting?
Mi piacerebbe approfondire il discorso per comprendere dove hai preso la fregatura che ti ha bruciato.
Voglio sottolineare che il “mio” Revenue Management non è semplicemente Revenue Management filosofico, ma Revenue Management reale e sul campo, ecco cosa insegno, non filosofia ma esperienza sul campo.
Buon lavoro e buon revenue management a tutti!
Riccardo
Commento da Anto4444 — 1 Ottobre 2009, alle ore 14:07
1) Il tuo pensiero è leggittimo. Puoi legittimamente interpretare a modo tuo il revenue management, puoi fare e pensare quello che vuoi. Ma per il momento finchè non scriverai nuove pagine di storia economica quando parliamo di RM parliamo della gestione tariffaria.
Ma in ogni caso non mi interessa fare il pelo alla tua filosofia, abbiamo chiarito tutto. Mettila cosi:
IO CRITICO SOLO LA GESTIONE TARIFFARIA DEL RM, NON METTO PAROLA SUL RESTO (DAL RISPONDERE AL TELEFONO, AL FARE IL LETTO IN UN CERTO MODO, ALLE TAZZINE, ALLA GESTIONE DEL PERSONALE E COSI VIA..)
E’ chiaro? Continua pure a considerarlo tutto RM non mi tocca proprio, sappi che se io critico il RM mi riferisco alla gestione tariffaria.
Per te e solo per te io d’ora in poi critico solo una parte del tuo RM, va bien? Critico la “PTRM” (politica tariffaria RM :D)
In nessun modo voglio spezzare le tue convinzioni sul nascere!
2) Sto al gioco e rispondo alla tua domandina in questo modo:
La confermo solo a quello del venerdi perchè è un cliente abituale. Preferisco non scontentare lui che conosco da tempo piuttosto che vendere la camera ad uno che non conosco anche se per 2 notti anzichè una. Tanto poi avrò molte possibilità al sabato sera per venderla a qualcun altro di passaggio e tanto so che il cliente abituale torna. Spesso in periodi di bassa stagione. Ti sta bene?
3) Il libro di Grasso l’ho letto ma non me ne vanto. Lo consiglio come lettura perchè leggere va sempre bene e xkè sto scrivendo anch’io un libro sulla materia. Quindi perchè non leggere? bisogna sempre leggere i libri. Quel libro è scritto da un esperto formato sul campo, è evidente che il soggetto non abbia una formazione accademica in aumbito turistico e alberghiero, lo si vede quasi in tutti i capitoli. Ma ciò non significa nulla, dico solo che è interessante, da consigliare ma non è un masterpiece, non è la bibbia del RM. Mi spiace.
4) Il perchè delle critiche alla “politica tariffaria del RM” (PTRM) non le hai lette tu, è tutto gia scritto su questo blog (non in questa discussione intendiamoci).
5) Ognuno è libero di modificare le definizioni dell’economia come vuole, se tu sei convinto di ciò che dici, combatti più che puoi per affermare la tua definizione, io sarò il primo a legittimare il tuo pensiero, però ripeto, all’inizio della tua argomentazione ricorda sempre di mettere un umile “secondo me”.
Non come hai esordito in questa discussione:
“Per prima cosa mi spiace ancora assistere alla errata utilizzazione dei termini “Revenue Management” ed “Yield Management”. Molti confondono i due termini rendendoli intercambiabili. NON E’ COSI’!!!
Il Revenue Management è la disciplina che regola le attività che aiutano ad ottimizzare il Revenue. Lo Yield Management è l’attività operativa che si utilizza per la gestione dinamica del prezzo.”
Ecco questa è una tua interpretazione. Una tua rielaborazione in base a quello che sai e in base a quello che vorresti che il RM diventasse.
Non sorprenderti se qualcuno si incuriosisce e ti chiede la bibliografia di questa nuova dottrina. E’ tutta farina del tuo sacco. Ma tu, come me, chi sei/siamo per dettare nuove definizioni?
PS Anche perchè se cosi fosse il nostro Stefano come potrebbe essere un R Manager da casa, se non controlla le lenzuola, tazzine, telefono ecc ecc degli hotel che gestisce?
PPS Riccardo frasi come queste che mi hai rivolto, non mi fanno un baffo, perdi solo tempo a scrivere:
“Di nuovo Anto4444, scusami se nel mio primo post ho forse spinto un po’ troppo, ma PENSAVO DI CONFRONTARMI CON QUALCUNO CHE POTESSE ACCRESCERE LE MIE CONOSCENZE SUL RM”
Buon lavoro a te!
Commento da Anto4444 — 1 Ottobre 2009, alle ore 14:27
@Stafano
1) Ha fatto bene ad aumentare i prezzi. Però deve stare attento a chi era abituato a pagare 190, il cliente affezzionato è un patrimonio che non ha prezzo ricordatelo.
2) Fortunato lui.
Commento da Riccardo Cocco — 1 Ottobre 2009, alle ore 15:05
@Anto4444,
carissimo, se critichi la gestione tariffaria, ti prego illuminami con esempi concreti e non con l’utilizzo di condizionali.
Il significato che dai al Revenue Management è altamente riduttivo, io molto umilmente, lo chiamo pricing…..
Per la risposta alla mia domanda, non commento la tua decisione, lascio agli altri questo piacere piacere. Comunque, così perdi soldi.
Tu mi dirai che rischi di perdere l’affezionato cliente. Cosa accadrebbe se veramente non avessi neanche una camera e il cliente è molto affezionato?
Parli di critiche alla politica tariffaria del revenue management. Perchè ne esiste una sola? A me non risulta che esista UNA politica tariffaria nel revenue management.
Altro punto, perdonami, ma tu hai in vendita le tue camere con una tariffa flat per tutto l’anno per ogni canale di prenotazione ? Già se dai diversificazioni stagionali e magari differenzi una tariffa venduta direttamente da una venduta ad un operatore, mio caro, fai l’yield management.
Etimologia della parola umiltà: proviene da humus, io non mi sento humus, mi dispiace.
Chi siamo io e te per NON dettare nuove definizioni?
Per ciò che mi concerne, le definizioni che io do ai termini le ho dettagliate, non trovo però dettagli delle tue obiezioni al pricing del revenue management.
Revenue Management non vuol dire solo aumentare i prezzi, non lo ridurrei solo a questo, è ben altro…
Attendo con ansia di leggere il tuo libro, nella speranza di poterlo avere autografato.
Buon lavoro e buon revenue management.
Riccardo Cocco
Commento da palingenius — 1 Ottobre 2009, alle ore 20:06
@riccardo
Oramai si sta sterilizzando questa “polemica” per cui per il momento non vedo nuovi spiragli. Quello che io e Anto4444 stiamo facendo notare e’ che non e’ tutto oro quello che luccica e mi sembra che e’ stato ampiamente argomentato. Comunque io ho sempre precisato con i secondo me perche’ appunto sono opinioni personali ed ho messo i se perche’ non mi ritengo un profeta, difatti non mi esprimo per slogan ne’ per frasi estrapolate dai libri tranne per quella del Leibnitz (se vogliamo anche confrontare il Leibnitz con il Dott. Grasso etc, ma non mi sembra il caso) che cita che “ogni sistema e’ vero in cio’ che afferma e falso in cio ‘ che nega” perche’ non vale solo per il RM. Una cosa per me e’ certa: sicuramente il RM fa guadagnare chi scrive libri e tiene seminari e tutto il resto dell’indotto (software house etc), quindi da questo punto di vista un aspetto positivo c’e’.
Quindi trovo corretto che quando si parla di Rm vadano espressi sia i lati positivi che i lati negativi.
Io ho imparato questo lavoro dalla vecchia scuola ancora con il vecchio fogliaccio del Main Courant etc. ascoltando anche i racconti dei vecchi albergatori (e anche dei vecchi portieri) che hanno avviato e continuato l’attivita’ in anni ben peggiori di questi con l’albergo sequestrato dai nazisti prima e dai profughi poi, arrivando fino ai giorni nostri. Ritengo il loro insegnamento ben piu’ istruttivo… Con questo non voglio intendere che bisogna lavorare “alla vecchia maniera” anzi tutt’altro ma io sono del parere di Anto4444 e cioe’ che il RM in linea di massima e’ un’approccio del tipo “raschiamo il piu’ possibile il fondo del barile”. E poi c’e’ poco da dimostrare: i bilanci delle societa’ sono uno specchio eloquente sui ricavi e profitti! Per questo mi auguro anche io che vi sia una ripresa della domanda: cosi’ Rm o non Rm diventa proprio una cosa di secondo piano.
Commento da Anto4444 — 2 Ottobre 2009, alle ore 08:45
Riccardo gli esempi concreti sono sotto gli occhi di tutti.
Condivido pienomente e con convinzione quanto scritto da palingenius.
Io non sono nessuno per definire nuovi standard economici. Spero a te di riuscirci.
Oltre all’approccio “raschiamo il fondo del barile” aggiungo che è un approccio non necessario, insensato e controproducente per il nostro settore.
Saluti
Commento da Duccio Innocenti — 2 Ottobre 2009, alle ore 09:05
Cari palingenius e Anto4444,
io non so se il RM è la soluzione di tutti i mali ma so, su dati certi, che chi lo sa fare ha superato elegantemente la crisi dei mesi scorsi ed oggi ha dei dati occupazionali e un revpar ben superiori a chi si ostina a voler imporre le proprie idee al mercato cioè le tariffe che definirei “personali”; Con affermazioni del tipo “io sotto 100 eu preferisco tenere la camera vuota” perchè il commercialista gli ha detto così… oppure “io sono 30 anni che faccio questo mestiere”.
Questa è la mia idea e sono pronto a metterla in discussione quindi vi pongo due domande:
quale è l’alternativa al RM e quale strategie state utilizzando?
come stanno andando i vostri hotel senza utilizzare le tariffe dinamiche?
grato che le vostre risposte interesseranno a tanti albergatori che ci leggono costantemente per migliorare le loro performance.
Grazie in anticipo
Duccio
Commento da Riccardo Cocco — 2 Ottobre 2009, alle ore 13:41
@Palingenius & Anto4444.
“Riccardo gli esempi concreti sono sotto gli occhi di tutti.”
– Me li fai vedere per favore?
“io e Anto4444 stiamo facendo notare e’ che non e’ tutto oro quello che luccica”
– D’accordo, ma neanche che tutto quello che luccica è “feci”….
Mi trovo d’accordo con Duccio Innocenti e aspetto i vostri commenti.
Buon lavoro e buon revenue management a tutti!
Riccardo Cocco
Commento da palingenius — 2 Ottobre 2009, alle ore 15:35
@Duccio
Per quanto mi riguarda in proposito e’ stato ormai detto di tutto e di piu’.
Il punto su cui io e Anto4444 stiamo cercando (inutilmente) di focalizzare l’attenzione e’ lo scenario futuro che potrebbe comportare la pratica spregiudicata di queste tecniche.
Le persone, specialmente con internet si abituano presto e stanno gia’ cominciando ad approffitare dei vari gap del Rm.
Rischiamo di perdere il controllo della situazione.
Tra un po’ cosa faremo? Metteremo le camere all’asta su internet e le venderemo al miglior offerente?
Come lo chiameremo Bid Management? Cominciate a sviluppare un software per la gestione di questo processo… chissa’ che tra un po’ non diventi necessario…
Commento da Riccardo Cocco — 2 Ottobre 2009, alle ore 19:36
@Palingenius:
Carissimo, credo che ora si stia esagerando un pochino.
Mi sembra che tu e Anto4444 stiate definendo uno scenario da “day after” ma porca miseria il Revenue Mangement non è un’associazione a delinquere!!
Va bene, non siete dell’idea che il revenue management sia la soluzione giusta per la vostra struttura, siamo d’accordo tutti, allora non lo applicate!
State descrivendo scenari apocalittici del tipo “1997 fuga da new york” se si applica il revenue management.
Ritorniamo alla visione di Anto4444 che riduce il revenue management al pricing. Non vedo cosa ci sia di male se si appicano tariffe dinamiche al posto delle stagionali, mi sapete dire dov’è la differenza?
Vi dirò di più, nella struttura dove lavoro attualmente, pensate, sedetevi…..non esiste la tariffa Rack….oddio non sarete mica svenuti…… 😉
Noi lavoriamo con una tariffa che definiamo Retail Rate e che può subire variazioni giornaliere e quindi propugnamo la “rate of the day”, non sto bstemmiando….. 😉
Parli di aste, ebbene, siamo stati anche su e-bay e non sai che divertimento!!! Ti fermo. Lo abbiamo fatto solo con 1 camera al giorno con base di partenza il costo camera, ti serve l’ossigeno?
Buon lavoro e buon revenue management a tutti!
Riccardo
Commento da Duccio Innocenti — 2 Ottobre 2009, alle ore 20:28
caro palingenius,
io vedo che chi fa del revenue un arma riesce a generare profitto forse più di prima e chi lo vede un limite trova grosse difficoltà a stare in concorrenza.
La mia personale sensazione è che si tenda a percepire il revenue come la teoria finalizzata all’abbassamento delle tariffe quando invece è la capacità di riuscire ad alzarle nel tempo in funzione della data e dell’occupazione ottenendo mediamente un risultato migliore.
quello che ti chiedo è quale alternativa trovi a queste “nuove” leggi di mercato.
Duccio
Commento da Anto4444 — 2 Ottobre 2009, alle ore 21:58
1) quale è l’alternativa al RM e quale strategie state utilizzando?
Utilizzo la tariffa leale. Il minimo non supera le 2,3 volte il massimo. In un giorno cerco di avere tariffe nei limiti del possibile omogenee a seconda della categoria di camera. Propongo molte offerte con più servizi e diversi pacchetti. Risultato? clientela affezzionatissima al marchio e clienti che si rendono conto della gestione onesta della struttura. Inutile dire che vengo premiato per questa mia politica.
2) come stanno andando i vostri hotel senza utilizzare le tariffe dinamiche?
Io non mi lamento. Calo generale per via della contrazione ma era ampiamente previsto.
3) Riccardo gli esempi concreti sono sotto gli occhi di tutti.”
– Me li fai vedere per favore?
Gli esempi concreti sono hotel che praticano tariffe con una varianza enorme. Tariffe che passano da 50 a 350 euro con aumenti del 600% da un giorno all’altro sempre per la stessa camera. Clienti che per la stessa camera nello stesso giorno pagano tariffe con differenze che nel caso in questione arrivano al 600%.
Hotel che praticano tariffe sottocosto o pari al costo marginale della stanza.
Tutto ciò è non necessario per il nostro settore, anzi e controproducente.
Altri fatti? i bilanci delle compagnie aeree..
Cmq duccio io la penso diversamente:
Chi ha l’acqua alla gola o cmq non è contento delle proprie performance prova a fare RM, quindi chi si mette a fare RM ha problemi rispetto alla concorrenza. Assolutamente non il contrario.
Questo è quello che penso.
Saluti
Commento da Riccardo Cocco — 3 Ottobre 2009, alle ore 09:31
@Duccio,
Non sono propriamente d’accordo con la definizione che dai al Revenue Management, sempre relegandolo solo al pricing….
Fare pricing non vuol dire ne solo aumentare le tariffe ne solo diminuirle.
Per prima cosa, occorre diversificare il pricing, ovvero la struttura tariffaria di ogni singolo segmento della struttura, dallo yielding vero e proprio, ovvero apertura o meno di una determinata tariffa [fascia tariffaria] destinata ad un determinato segmento di mercato.
Aumentare e/o diminuire le tariffe, generalmente, in stutture che applicano le dinamiche di revenue management, non è propriamente un lavoro che viene effettuato quotidianamente, piuttosto è un lavoro che viene effettuato ogni volta che occorre modificare le streategie tariffarie, e di vendita. Mentre lo yielding è attività pressocchè quotidiana, in quanto quotidianamente alcune date specifiche subiscono modifiche nella domanda generale [che magari non trovano riscontro nello storico] che obbligano a modificare la disponibilità tariffaria [attenzione non il prezzo come valore economico, ma la fascia tariffaria].
La mia sensazione è invece che si tenda a far del terrorismo psicologico nei confronti del revenue management, solo ed esclusivamente perchè non c’è ancora una cultura radicata in tal senso.
Parafrasando una vecchia pubblicità:
Revenue Management? Non lo conosci, quindi lo eviti!
Buon lavoro e buon revenue management a tutti!
Riccardo Cocco
Commento da dott_stefano_tiribocchi — 3 Ottobre 2009, alle ore 11:09
@anto4444
@riccarco cocco
Dalle nostre discussioni dobbiamo fare una riflessione, io penso che anto4444 e io e riccardo lavoriamo in MERCATI DIVERSI.
Io e riccardo lavoriamo sulla piazza di Roma, dove i coltelli sono sempre affilati e si gioca una battaglia all’ultimo prezzo, dove la tariffa può andare da 50 a 300 in un attimo, mentre anto4444 è in un mercato diverso, dove le oscillazioni sono meno frenetiche, inoltre lui pratica una otttima differenziazione tariffaria attraverso l’utilizzo di diverse tipologie e pacchetti, quindi si espone contemporaneamente a più target, il che è giustissimo (a Roma nella bolgia infernale invece guardano la doppia quanto je costa e basta).
Pensco quindi che ci siano mercati ad alta necessità di revenue, fermo restanto che se ci fosse abbondanza di domanda, carenza di offerta, e mancanza di portali di comparazione tariffaria a tempo reale, saremmo tutti più contenti perchè il prezzo torneremmo a farlo noi come una volta.
S.
Commento da palingenius — 3 Ottobre 2009, alle ore 14:50
@Riccardo
Comunque non capite dove voglio andare a parare….
L’asta che io intendevo e’ a prezzo “0”… troppo facile partire dal costo…
Commento da Riccardo Cocco — 3 Ottobre 2009, alle ore 19:14
@Tutti
Ho molte volte letto nei vostri post che il Revenue Management (pricing), è la causa dei bilanci negativi e del fallimento di alcune compagnie aeree.
Non è così! Ovvero, i bilanci negativi e i fallimenti non derivano solo ed esclusivamente dal minor ricavo delle aziende, a volte vi sono costi troppo alti di gestione che portano alla deriva. Ecco dove si necessita di intervenire nel cercare (per quanto possibile) di far diventare i costi fissi, costi variabili, in modo da gestirli in funzione dei ricavi.
Dott. Tiribocchi, non mi trova d’accordo nella sua riflessione. Si, sicuramente io lei e Anto4444 ci troviamo ad operare su mercati diversi e sicuramente con delle dinamiche diverse, sicuramente con dei prodotti diversi, ma non sono d’accordo che il Revenue Management anche in realtà (che tra l’altro non conosco) operative come quella di Anto4444 sia diverso rispetto a quello che opero io.
Sarebbe come dire che un negozio di abbigliamento di Torino opera in modo differente rispetto ad un altro a Reggio Calabria o a Sassari.
Il mio pensiero dopo queste singolar tenzoni, devo dire molto divertenti e stimolanti, è che in pratica stiamo tutti dicendo e facendo le stesse cose:
“Utilizzo la tariffa leale. Il minimo non supera le 2,3 volte il massimo. In un giorno cerco di avere tariffe nei limiti del possibile omogenee a seconda della categoria di camera. Propongo molte offerte con più servizi e diversi pacchetti.”
Da cosa si differenzia ciò che Anto4444 sta facendo rispetto a quello che io sto facendo nella struttura dove opero?
Beh, NULLA!!!
Le uniche differenze risiedono nel fatto che trattandosi di prodotti e realtà diverse, la forbice che utilizza lui nel suo pricing è minore rispetto a quella che utilizzo io.
“inoltre lui pratica una otttima differenziazione tariffaria attraverso l’utilizzo di diverse tipologie e pacchetti, quindi si espone contemporaneamente a più target, il che è giustissimo (a Roma nella bolgia infernale invece guardano la doppia quanto je costa e basta).”
Dott. Tiribocchi, mi permetta, ma nella struttura dove opero, non vendo unità abitative ma diversi prodotti (tipologie…pacchetti…ecc.). Certo è (ed ora penso di aprire una nuova diatriba…eheheh) che i pacchetti che vado a proporre non sono pacchetti basati su scontistica, ma offrono valore aggiunto….mi piacerebbe sapere voi come vi comportate…..
Buon lavoro e buon revenue management.
Riccardo Cocco
Commento da Anto4444 — 4 Ottobre 2009, alle ore 10:48
Si probabile anche se anche nel mio mercato ci sono molti che fanno o che provano a fare questo RM però ricordate una cosa:
Il cliente assetato del prezzo stracciato è diventato cosi’ per colpa vostra (offerta turistica), l’avete educato voi (offerta) cosi. Aggiungo che un cliente del genere per definizione non sarà mai un cliente fedele, è un mercenario va da chi offre di meno.
Essenzialmente, il prezzo della ricettività alberghiera è fatto dall’offerta e subito dalla domanda. E’ sempre stato cosi nella storia, anche oggi (anche se non sembra) per conto mio è cosi. Solo che in certi casi una politica tariffaria guidata da assunti sbagliati (per me) cerca di stravolgere l’equilibrio che c’era all’interno del settore.
Ora gli hotel 2 stelle deovno stare attenti a non uscire più cari dei 4 stelle. Spesso a certe cifre vanno in concorrenza con gli ostelli della gioventù.
Allo stesso tempo in altre date i 3 stelle fanno prezzi da 5 e i 4 da 5 estra lusso.
Insomma non c’è più l’equilibrio di una volta e non c’è neanche più la necesaria differenziazione percepita dal cliente dalla classificazione alberghiera.
Altro fattore gravissimo del RM:
Svilisce il valore del servizio alberghiero.
La gente non percepisce più il valore del nostro servizio. Non vale più nulla per lei, crede che visto che l’albergaotre riesce a vendere a prezzi bassissimi allora il costo del servizio che eroga sarà ancora più basso, non può concepire un prezzo senza margine per l’hotel, non lo capisce e non lo accetterà mai.
Per esempio le offerte sottocosto del supermercato non vegono mai considerate letteralmente sottocosto, sono offerte come tante altre.
La gente non ci crede che alcuni di noi lavorano gratis solo per avere un ritorno di immagine. Questo comporta lo svilimento del valore del servizio alberghiero.
Questo è quello che penso.
Commento da dott_stefano_tiribocchi — 5 Ottobre 2009, alle ore 08:59
@Riccardo Cocco,
dei 5 hotel che gestisco lato revenue, per posizione e per stelle diverse, 3 su 5 hanno tra di loro delle pratiche di revenue differenti (che partono comunque dagli stessi assunti).
Anche a Roma centro si opera con diverse tipologie e pacchetti, ma il grosso dei volumi lo fa la matrimoniale standard.
Con i pacchetti metto valore aggiunto senza guadagno aggiunto, mi focalizzo comunque sulla vendita della camera, inserendo tour, cene, etc.. etc.. al prezzo di costo, dando alla camera un prezzo medio, e tirando giu il prezzo del pacchetto (per esempio: due notti in doppia con percorso benessere e cena a lume di candela Euro 499,00).
S.
Commento da dott_stefano_tiribocchi — 5 Ottobre 2009, alle ore 09:06
@anto4444,
il problema è di massa, concordo che ferma restando la domanda, l’offerta fa il prezzo e su Roma lo scenario sarà sempre più nero, troppi hotel e troppi troppo poco competenti, le stelle sono si importanti ma penso che possano essere superate dai feedback, al di la di reale corrispondenza di servizio necessario (se cerco un hotel con ristorante, scarterà i due stelle a priori), molte strutture atipiche (affittacamere, relais, etc etc)con alti giudizi vendono meglio di hotel a 5 stelle.
Sul discorso del valore del servizio ti do ragione in parte, è vero che se compro una cosa a 10 immagino che costi meno di dieci e deduco quindi che non possa “valere” 11, però è vero anche che se compro una suite con idromassaggio e bottiglia di champagne a 50 euro mi sento gratificato e furbo nell’aver fatto un “vero affare”, miei amici che hanno dormito e mangiato a bangkok hanno mangiato aragoste a 5 euro, e ti assicuro che non hanno pensato che la qualità di tali aragoste fosse scadente, c’erano solo altre condizioni che incidevano sulla relatività del valore percepito.
S.
Commento da Riccardo Cocco — 5 Ottobre 2009, alle ore 16:26
@Anto4444:
“Il cliente assetato del prezzo stracciato è diventato cosi’ per colpa vostra (offerta turistica), l’avete educato voi (offerta) cosi. Aggiungo che un cliente del genere per definizione non sarà mai un cliente fedele, è un mercenario va da chi offre di meno.”
Mi spiace dirtelo, ma questa si chiama regola del mercato e della libera concorrenza. Se il cliente trovasse un’unica tariffa prestabilita e che differenzia il prodotto solo in base alla classificazione, questo a casa mia ha due nomi (a seconda di che parte sei…) o si chiama “cartello” o si chiama “controllo statale”.
“Altro fattore gravissimo del RM:
Svilisce il valore del servizio alberghiero.
La gente non percepisce più il valore del nostro servizio. Non vale più nulla per lei, crede che visto che l’albergatore riesce a vendere a prezzi bassissimi allora il costo del servizio che eroga sarà ancora più basso, non può concepire un prezzo senza margine per l’hotel, non lo capisce e non lo accetterà mai.”
Anto4444, mi diventa veramente difficile comprendere che tipo di clienti hai. Mi spiego meglio. Nel gruppo alberghiero dove opero, esiste una tariffa che si chiama “Family & Friends” che viene generalmente utilizzata da parenti di dipendenti del gruppo e da loro amici presentati da dipendenti. La tariffa è pari ad Euro 80,00 per camera per notte e comprende la prima colazione. Fermo, so già che stai pensando….non è aperta al mondo è una tariffa riservata. Beh, per tornare al tuo assunto, questi clienti dovrebbero percepire la struttura, trattasi di un 5 stelle, come un 2 stelle? Aspettandosi un servizio basic, sorrisi neanche a parlarne? Nulla di più sbagliato, le loro aspettative sono per un albergo a 16 stelle, e questo è dimostrabile anche in altre realtà.
@ dott_stefano_tiribocchi
“Anche a Roma centro si opera con diverse tipologie e pacchetti, ma il grosso dei volumi lo fa la matrimoniale standard.”
Dott. Tiribocchi, è ovvio che il volume sia generato dalla tipologia standard in matrimoniale:
Sempre meno strutture hanno camere singole realmente singole;
Roma, e in aggiunta il suo centro cittadino, non sono da calcolarsi destinazioni corporate e quindi è normale che l’incidenza di occupazione sia più alta in doppia piuttosto che in singola.
La tipologia standard per numeri è quella presente in quantità industriali, va da se che è quella di gran lunga più utilizzata.
“Con i pacchetti metto valore aggiunto senza guadagno aggiunto, mi focalizzo comunque sulla vendita della camera, inserendo tour, cene, etc.. etc.. al prezzo di costo, dando alla camera un prezzo medio, e tirando giu il prezzo del pacchetto (per esempio: due notti in doppia con percorso benessere e cena a lume di candela Euro 499,00).”
Nel suo esempio 499,00 Euro così come valore non dice nulla.
Occorre scorporare il singolo item. E non è tirando giù il prezzo del pacchetto che si decreta il suo successo.
Mettere valore aggiunto nel pacchetto non significa non avere del guadagno aggiunto. Inserendo le componenti del pacchetto al loro prezzo di costo, dando quindi la percezione tattile del guadagno da parte del cliente, aumenta la percezione di cui parlava Anto4444. Mi spiego meglio. Laddove la mia colazione abbia un costo di Euro 4,50 per persona ed un prezzo di vendita di Euro 15,00 sempre per persona, se aggiungo il prezzo di costo al prezzo che il cliente pagherebbe per la soluzione room only, sto dicendo al cliente che comprare la colazione a parte dalla camera è un errore gravissimo. Se io invece propongo la colazione a Euro 13,00 per persona, il cliente percepisce il bargain (win-win situation) in modo inequivocabilmente più corretto. In aggiunta a questo vendere la camera all’interno del pacchetto ad “un prezzo medio” e non al prezzo di stagione avvilisce il processo creativo e di vendita del prodotto stesso. In sintesi la creazione del pacchetto innanzitutto deve dare valore aggiunto e non sconto. Il cliente deve trovare all’interno dell’offerta cose che innanzitutto sarebbe complesso a lui trovare ed assemblare e soprattutto che i singoli valori del valore aggiunto e non del prezzo camera gli diano la percezione di aver fatto l’affare che in realtà ha fatto, ovvero i singoli prezzi che lo stesso cliente avrebbe pagato comprando i singoli valori aggiunti sono più alti rispetto a quelli che trova all’interno del pacchetto.
Esempio:
Listino a pagamento diretto del singolo item:
Colazione Euro 15.00
Trasferimento all’aeroporto Euro 65.00
Trattamento corpo rilassante Euro 75.00
Prezzi di costo:
Colazione Euro 4.50
Trasferimento all’aeroporto Euro 55.00 (economia di scala)
Trattamento corpo rilassante Euro 35.00
Prezzi per la costruzione del pacchetto:
Colazione Euro 13.00
Trasferimento Euro 60.00
Trattamento corpo rilassante Euro 65.00
Notare che ho coscientemente omesso di parlare del prezzo della camera che non deve essere modificato rispetto al periodo di validità del pacchetto stesso in funzione della tariffa di vendita ufficiale del periodo.
Il ragionamento è teso ad evidenziare che il cliente “da solo” non sarebbe riuscito ad assemblare gli stessi items per cui affidarsi a te per acquistare risparmiando è un must.
Dall’altra parte non proponi al prezzo di costo e quindi non guadagni, ma guadagni lo stesso magari su item che da soli non danno i risultati sperati ma che assemblati in questo modo sviluppano interesse.
Prova un attimo a mettere sul tavolino i dati del successo o dell’insuccesso di ogni singolo pacchetto generato e vedrai di cosa sto parlando. Con questo non sto dicendo che ho la soluzione per la creazione di pacchetti, in quanto i clienti sono differenti, i momenti sono differenti le necessità sono differenti.
Buon lavoro e buon revenue management a tutti!
Riccardo Cocco
Commento da palingenius — 5 Ottobre 2009, alle ore 16:50
Io concordo pienamente con Anto4444, la gente non percepisce proprio piu’ la differenza tra una prima ed una seconda categoria (salvo poi magari con le recensioni su Tripadvisor etc.) ed e’ un fatto reale che sto vedendo con i miei occhi. Tanto piu’ che anche chi avrebbe una propensione alla spesa maggiore tende comunque a scegliere in base al prezzo
Commento da Nightsoul38 — 5 Ottobre 2009, alle ore 22:19
Io ho provato a spiegare una volta a un cliente di passaggio il perché la camera matrimoniale aveva un siffatto prezzo il dato giorno :”sa, è una nuova tecnica di vendita a prezzi dinamici basata sulla storico occupazione dell’albergo lo stesso giorno dell’anno precedente e ottimizzata in base all’occupazione odierna considerato il trend della giornata…” Quello mi ha guardato come se fossi uscito dal manicomio, e mi ha risposto “quindi che dice, mi conviene passare più tardi che magari “me fa un prezzo mejo?” (romanesco, n.d.r.) Ma si, scusate, viene da ridere a noi profani pensare a queste tecnice di vendite con nomi altisonanti come a una branchia dell’analisi matematica, frasi del tipo “il prezzo giusto al cliente giusto nel momento giusto” sembra estrapolata ad Ezio Greggio da una puntata di Drive In, il fatto di usare tanta terminologia esterofila e neologismi per parlare della stessa cosa mi fa venire in mente alcune tecniche marxiste di comunicazione dove si usavano tanti paroloni tra loro intercambiabili per fissare sempre il medesimo, e quindi povero, concetto, nella mente degli astanti.
Non si può transunstanziare un’attiva commerciale (il vendere camere) in una parascienza miracolante dove c’è sempre un aspetto sconosciuto e intrinseco da volorizzare ai non addetti ai lavori (il RM). Vendere lo stesso prodotto a 30 prezzi diversi nel corso dell’anno significa dover mettere un filosofo con una calcolatrice nel cervello al ricevimento per rispondere a tutte le contestazioni dei clienti che si sentono defraudati e ingannati da questa sorta di rischiatutto alberghiero. Si sconfina poi nel Kafkiano con questa “ottimizzazione” dei profitti, ma che significa, che se vendi 300 camere a 60 euro è meglio che venderne 80 a 200 euro perché guadagni 2000 euro in più? Guardate che hanno ragione Anto444 e Palingenius, questo non è raschiare il fondo del barile, è prendere un’escavatrice e vedere cosa c’è sotto. Io la vedo così. ma sicuramente mi sbaglio:
1) al cliente che viene una volta per lavoro e una volta per vacanza (il quasi abituale) gli farebbe piacere avere una tariffa agevolata unica in modo da non dissanguarsi economicamente con la famiglia e poter godere dello stesso trattamento privilegiato anche per lavoro.
2)aumentando le camere vendute aumentano, un pochino, ma solo un pochino, anche i costi (lavanderia, set cortesia, agenzia di pulizie esterna delle camere quando l’organico non è sufficiente, sala colazioni, tasse provider) e quindi queste bocce ferme del Sig. Cocco le vedo un pò traballanti.
3)il personal care (questa è mia, permettete) del cliente, quando rispondi al telefono, per mail, per fax, o al desk, è importantissimo ed è quindi una bomba a mano da gestire con la cura e la diligenza di un artificiere per non perderlo, ma poi, se dopo tutto questo trattamento di estrema cortesia e seduzione capisci che gli puoi fare la rack e il RM, lo YM e tutto lo zingarelli degli acronimi inglesi ti dice di fargli una tariffa intermedia o medio bassa mi dite cosa serve l’esercito di menager ma sopratutto portieri che devono spendere dai 10 minuti alla mezz’ora buona per quest’opera di inutile magnetismo?
4)quiz alla Mike Buongiorno:
busta verde : un cliente che pernotta solo il venerdi
busta marrone : un cliente che pernotta solo il sabato
busta rossa : un cliente che pernotta sia il venerdi che il sabato
a parte che il fatto che potrebbero essere buone tutte e tre le risposte in quanto la domanda è stata posta in modo troppo vago ed è come chiedere cosa sta facendo Dio in questo momento (risposta: preparando l’inferno per chi pone siffatti quesiti), una tale domanda posta in tale modo fa presupporre che il suo autore abbia una considerazione del RM come Ratzinger del Vecchio Testamento (ribadisco: Vecchio Testamento). Buona la prima (la vendo oggi venerdi al prezzo massimo e rischio domani che è sabato), buona la seconda (la vendo sabato al prezzo massimo e oggi mi danno come un indemoniato per piazzarla), buona la terza del buon senso ( pigliala a un prezzo intermedio e non se ne parla più, tanto non c’è richiesta). Queste sono solo tre delle 3545 risposte plausibili e possibili, Rubik conferma.
Mi dispiace, ma sono estremamente convinto a causa della mia estrema ignoranza che queste tecniche di vendita sia nate dalla crisi e nella crisi proliferereanno con estrema facilità e disinvoltura e molti alberghi prima o poi falliranno. Difatti, come dice il Dr. Stefano, le strutture ad altissima richiesta non sanno neanche cosa sia il RM. Sono le altre, purtroppo, che sono tutte più o meno dei Titanic. Saluti cordiali a tutti.
Commento da Anto4444 — 5 Ottobre 2009, alle ore 22:27
Complimenti Nightsoul38 per la simpatia in primis e per il modo di vedere il RM 🙂
@Stefano
Se vendi la suite a 50 euro con la bottiglia di champagne lasci sempre intendere la stessa cosa, anzi peggio.
Lasci intendere che la camera non costa nulla all’hotel e che probabilmente l’hotel ci guadagna sul costo della bottiglia. La gente, ripeto, non concepisce il vendere (nostro) senza guadagnarci sopra.
Stafano non c’è scampo.
L’ipotesi di base che pretende di far vendere una camera anche al costo marginale perchè in fin dei conti meglio poco che niente è TREMENDAMENTE DANNOSA.
E’ una specie di cancro che ti mangia piano piano.. i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Lo vedi anche te quello che sta succedendo.
Per il discorso dei feedback.. sono perplesso sai? non dico che sia in parte vero però vai sui portali, i guidizi alla fine variano da 8,5 a 7.. raramente ho visto hotel sotto il sette. Su tripAdvisors non parliamone poi che sono tutti 4 o 5 pallini.. Insomma la differenza di feed percepita dal cliente è leggera..
Le stelle quindi contano ancora molto per valutare la categoria dell’hotel.
Poi consideriamo che le stelle rispecchiano dati oggettivi. Più si sale con le stelle e più i servizi richiesti e i relativi costi aumentano, quindi sarebbe fisiologico che un 4 stelle costasse più di un 2, dovrebb essere la norma. In pratica però succede di tutto con questo RM.
Commento da dott_stefano_tiribocchi — 6 Ottobre 2009, alle ore 07:43
@nightsoul38 (si casta con due mana neri e uno incolore? ;))
Quando dovete spiegare la forchetta tariffaria, consiglio sempre dire solamente “ha presente le compagnie aeree, ryan air, oggi il biglietto costa 1 domani 100?è un po la stessa cosa”
di solito così capiscono un po tutti.
Spesso il cliente viene immaginato come persona che si sente disorientata e defraudata, ma il prezzo quando compra lo vede si o no?
e se compra penso gli stia bene, e quando non gli sta bene non comprasse.
Esclusi i clienti abituali per i quali suggerisco la frasetta “guardi al momento abbiamo una tariffa massima, perchè è l’ultima camera, PERO’ siccome lei è cliente la paga il solito” il cliente è un patrimonio, lo sappiamo e lo manteniamo, ma non possiamo farci bloccare il revenue dai clienti.
S.
Commento da Anto4444 — 6 Ottobre 2009, alle ore 09:08
@Stefano
Immagina di essere al bancone e di stare chiaccherando con un cliente che sai pagante 120 per la camera doppia. ok?
Entra una coppia e chiede se c’è posto e il prezzo di una camera doppia. Tu sai che hai una fila di camere libere quindi gli potresti proporre anche una tariffa più bassa come vuole il RM.
Si, la camera costa 70 euro. Loro accettano e vanno in camera.
Bene ora entra nella testa del cliente con cui stavi parlando e che ha inevitabilmente assistico alla scena. Cosa potrà mai pensare se non di essere stato fregato?
Gli dici te che stiamo seguendo il modello Ryanair??
Commento da dott_stefano_tiribocchi — 6 Ottobre 2009, alle ore 09:13
@anto4444,
dritto o rovescio della medaglia, sarebbe da fare una ricerca in merito per vedere dove sta la ragione,
@riccardo,
se il booking engine che utilizzi ti permette di pacchettizzare sulla camera mentre il prezzo di questa varia, è sicuramente corretto fare come stai facendo, e quindi segue correttezza in quello che hai detto fino in fondo.
S.
Commento da Riccardo Cocco — 6 Ottobre 2009, alle ore 10:05
ODDIO!!!
Signori,
il proliferare di tanta arguzia negativa dovuta alla non conoscenza del “feroce saladino” da un lato mi fa comprendere quanta strada ci sia ancora da fare, e dall’altro mi esalta perchè più gestori di alberghi esistono che la pensano a modo vostro maggiore sarà il successo di chi queste dinamiche le applica.
Ognuno di voi detrattori del Revenue Management sottolinea di volta in volta che non sa come spiegare al cliente il perchè delle tariffe dinamiche:
1) ma che clienti avete?
2) quando comprano lo fanno solo dal vivo e di fronte a voi? Non utilizzano tante volte almeno un telex da dove possono vedere che tariffa stanno comprando? Oppure comunicano ancora con i piccioni viaggiatori?
3) da quanto mi proponete presumo abbiate solo clienti walk-in, magari in occupazione camera per solo qualche ora, e sappiamo allora il perchè di tanto vociare contro il Revenue Management.
4) conoscete tante volte le tecniche relazionali e di vendita? le applicate??
Domande e riflessioni:
1) Avete una richiesta dall vostro famosissimo cliente affezionato che si inalbera se cambiate la tariffa per colpa dell’inflazione. Scommetto che se gli avete proposto una tariffa flat (la stessa per tutto l’anno), sarà un bufalo quando nella vostra bassa stagione lui paga di più di quanto voi proponete come rack per esempio. Ma non lo vedete per nulla arrabbiato nel vostro periodo di alta stagione quando paga molto ma molto meno della vostra rack, vero o falso?
2) “Vendere lo stesso prodotto a 30 prezzi diversi nel corso dell’anno significa dover mettere un filosofo con una calcolatrice nel cervello al ricevimento per rispondere a tutte le contestazioni dei clienti”.
Questo è il lavoro del Revenue Manager (se vogliamo del Responsabile delle prenotazioni e/o il capo ricevimento, ovvero colui al quale sarebbe demandato il compito). Si chiama aggiornamento ed adeguamento professionale, ma forse non investite in formazione del personale. Mi sbaglio? Qualche anno fa per fare il Receptionist occorreva avere competenze maggiormente linguistiche, oggi invece occorre averne: informatiche, relazionali, gestionali etci etci (sempre alla Drive in….).
3) “aumentando le camere vendute aumentano, un pochino, ma solo un pochino, anche i costi (lavanderia, set cortesia, agenzia di pulizie esterna delle camere quando l’organico non è sufficiente, sala colazioni, tasse provider) e quindi queste bocce ferme del Sig. Cocco le vedo un pò traballanti.”
O mio Dio!!! ma le cambiate le lenzuola al cambio del cliente??
4) il personal care……etc
Mi si conferma il fatto che le prenotazioni che gestite non sono prenotazioni ma sono semplicemente richieste sul momento ovvero il cliente che passa ed entra chiedendo disponibilità, è sempre lo stesso cliente che chiede la camera ad ore?
Se io non comprendo qualcosa nel prezzo proposto alzo la bandierina prima di prenotare, non aspetto di arrivare al bancone del F/O per litigare con il malcapitato di turno, perchè questo serve come masticare un chewingum per risolvere una equazione algebrica….(The Big Kahuna…..).
5) La domanda non è troppo vaga la domanda è precisa, basta comprenderla. Le 3.545 risposte plausibili che hai ridotto a 3, mi spiace ma sono ragionamenti di chi naviga a vista e non ha la minima conoscenza del prodotto che sta vendendo, a chi lo vuole vendere, a quanto lo vuole vendere e a che prezzo il mercato lo vuole acquistare. E’ vero Cristoforo Colombo ha navigato a vista per andare verso le Indie ed ha scoperto l’America, ma quanti prima e dopo di lui navigando a vista si sono schiantati sulle rocce? Oggi vi sono gli strumenti per non navigare a vista.
6) “queste tecniche di vendita sia nate dalla crisi e nella crisi proliferereanno con estrema facilità e disinvoltura e molti alberghi prima o poi falliranno”
Le dinamiche e le tecniche di Revenue Management non sono nate in momenti di crisi, sono sempre esistite e sono state razionalizzate all’indomani della deregulation dell’aviazione civile negli Stati Uniti del 1978.
Simpatia quindi, ti do un voto di 110 e lode, per il modo di vedere il Revenue Management mi spiace ma non hai superato, almeno per me, l’esame.
Anto4444 veniamo a te…..
“L’ipotesi di base che pretende di far vendere una camera anche al costo marginale perchè in fin dei conti meglio poco che niente è TREMENDAMENTE DANNOSA.”
Carissimo, sei mai stato in un mercato ortofrutticolo? Beh, se non ti fosse mai capitato ti prego fallo presto.
Io fruttivendolo, metto la mia insalata in vendita alle ore 7.00 del mattino a 2.00 Euro al chilogrammo (costo di acquisto 0.50 Euro/Kg). Alle ore 12.30 (ovvero 30 minuti prima che il mercato chiuda) mi restano ancora da vendere 5 chilogrammi di insalata.
Opzione 1:
resto fermo sul prezzo e non lo abbasso in quanto non voglio dare impressione al mio cliente abituale delle 7 del mattino che l’ho fregato sul prezzo. Mi riporto indietro l’insalata invenduta e la butto nel cestino in quanto domani non potrò venderla (deperimento del prodotto);
Opzione 2:
diminuisco il prezzo e lo porto a 0.60 Euro al chilogrammo vendendo il rimanente quantititativo di insalata, non buttandola via.
CHE FARESTI?
Ti faccio un altro esempio.
Prova ad immaginarti gestore di un negozio di abbigliamento. Arriva Settembre e ti portano la merce per la stagione autunno/inverno.
A Gennaio hai ancora dei pezzi che sono invenduti e che rischieresti che rimangano dei fondi di magazzino che non vendereai mai in quanto l’anno prossimo la moda detterà altre regole. Che fai la chiedi al Comune l’autorizzazione per i saldi??
Il concetto che vorrei farti comprendere è che nel caso di diminuzione tariffaria applicata dal RM, non lo si deve vedere come una fregatura nei confronti di chi ha speso di più e prima. Chi per esempio ha acquistato la tua camera l’anno scorso e la paga 200 Euro si è assicurato il bene/servizio a fronte di un maggior investimento e sa che nessuno glielo toglierà. Se invece aspetti ed aspetti che il prezzo diminuisca, stai rischiando come a Las Vegas. Ti può andar bene e trovare la tariffa che sei disposto a pagare ma ti può andare anche male.
Al contrario sull’aumento delle tariffe, mi piacerebbe rinfrescare il concetto di domanda offerta. Se la domanda aumenta il prezzo aumenta in funzione di un’offerta stabile.
Esempio:
ricordate la moda degli SWATCH? Quanto si pagava lo swatch chrono bianco??
Buon lavoro e buon revenue management a tutti!
Riccardo Cocco
Nota: messaggio modificato dal moderatore
Commento da Riccardo Cocco — 6 Ottobre 2009, alle ore 11:05
@Anto4444:
Scusami l’ardire, ma sei un albergo ad ore?
Sei all’interno dell’hub aeroportuale di Francoforte?
1) Ho lavorato diversi anni al Ricevimento e non ho mai vissuto tutte le problematiche di comunicazione che stai proponendo, se parlo con una persona non mi metto ad urlare per farmi sentire dagli altri, uso essere discreto.
2) Pensa invece al contrario, hai sempre il tuo fantomastico cliente di fronte ed arrivano questi due malcapitati che ti chiedono una camera libera e tu gliela dai al doppio di quanto non abbia pagato il tuo fidelizzato interlocutore.
REVENUE MANAGEMENTO NON VUOL DIRE ABBASSARE LE TARIFFE!!!!!!!!
Ti giuro Anto4444 più vai avanti negli esempi e più non riesco a comprendere in che realtà operi basandomi sui racconti ed esempi che proponi.
@dott_stefano_tiribocchi:
Per forza di cose il sistema utilizzato permette la dinamicità altrimenti non avrebbe assolutamente senso operare in questo modo. Laddove, al contrario, questo non avvenisse, avrei le dinamiche di prezzo fisso ovvero almeno di stagionalità sulle quali basare la diversa offerta e quindi partendo dal prezzo della camera di quel determinato periodo.
Buon lavoro e buon revenue management a tutti!!
Riccardo Cocco
Commento da webby — 6 Ottobre 2009, alle ore 14:45
personalmente la penso come anto4444: l’unico pensiero plausibile del clinete che paga 120 euro può essere “qui mi stanno prendendo per i fondelli”. IMHO la serieta’ e l-onesta’ prima di ogni cosa. probabilmente a breve termine non porta benefici, ma bisogna sempre guardare lontano.
Commento da Riccardo Cocco — 6 Ottobre 2009, alle ore 15:30
@Anto4444:
http://it.wikipedia.org/wiki/Discussione:Yield_management
@Webby:
Scusami ma non mi sembra corretto dire che chi gestisce le tariffe in modo dinamico non sia serio od onesto.
Scusate, ma credo che abbiate una concezione errata della vostra clientela. Il cliente è tutt’altro che stupido e comprende le dinamiche del pricing.
Se vuoi passare una settimana a Rimini ad Agosto, sai benissimo che il suo prezzo sarà di molto più alto che in settembre o meglio ancora in ottobre.
Perdonatemi ma ancora vedo atteggiamenti contrari al Revenue Management ma non vedo proposte innovative, coerenti, valide e dimostrabili sulle vostre novità.
Nella mia realtà mettendo in pratica le dinamiche del Revenue Management abbiamo registrato un aumento del RevPAR in 3 anni del 28.01%. Signori questi sono fatti!
Buon lavoro e buon revenue management.
Riccardo Cocco
Commento da palingenius — 6 Ottobre 2009, alle ore 16:24
@Riccardo
E qui vi volevo!
La vostra e’ comunque una logica da banchetto del mercato…e comunque nessuno ti garantisce che anche a 0,60/Kg arrivi qualcuno a comprartela.
E comunque se invece tutti vogliono l’insalata e te ne resta 1 kg che fai? Dici al cliente “Guardi la’ sta passando il Revenue Management” e come si gira raddoppi il prezzo?
Vendere l’albergo (e dico l’albergo non le camere) non si puo’ e non si deve ridurre a questo. Io ho sempre detto che una certa dinamica dei prezzi non e’ una cattiva politica… ma quando diventa fine stessa a me non sta bene.
E riguardo alle mode… che fine hanno fatto gli SWATCH?
Commento da Riccardo Cocco — 6 Ottobre 2009, alle ore 17:58
@palingenius:
Logica non da “banchetto” ma logica di mercato.
Hai ragione nessuno mi dice che la vendo ma ci provo almeno e non resto fermo, d’altro canto se non sono dinamico nel suo prezzo sono certo che me la porterò indietro.
A mio avviso è meglio perdere avendo fatto qualcosa piuttosto che perdere essendo stato fermo.
Se del caso, avrei anche aumentato il prezzo nel caso in cui il mercato avesse dato segni di apprezzare il mio prodotto anche con un aumento di prezzo.
Alla fine del mese ricordati che gli stipendi li paghi con i soldini e non con i complimenti dei clienti.
Che fine hanno fatto gli/la Swatch? Beh, hanno aperto Swatch Shop monomarca in tutto il mondo, Swatch Corner nei centri commerciali, scusa se è poco ma credo che i paladini alla Robin Hood siano ormai un po’ troppo datati, lasciamoli rappresentare a Hollywood e noi proviamo a vivere nel nostro tempo con i suoi pro e i suoi contro senza stigmatizzare chi cerca di applicare strategie di management che hanno dato e stanno dando (leggi post precedente) i risultati sperati.
Quanto durerà il Revenue Management, questo non lo so e non mi interessa, quello che so è che saprò cavalcarlo fino a che durerà e saprò adeguare i miei comportamenti apprendendo nuove competenze quando il revenue management verrà superato dal RobinHooding Management.
Se resti fermo hai una unica certezza, il mondo ti supererà!
Buon lavoro e buon revenue management a tutti!
Riccardo Cocco
Commento da palingenius — 7 Ottobre 2009, alle ore 17:30
@Riccardo
Ma guarda che nessuno vi sta dicendo di non fare RM ma solamente di valutare a 360 gradi e nel medio lungo periodo i suoi risultati ed alle conseguenze che portera’. Io vi chiedo semplicemene di riflettere.
Quello che sto facendo notare e che stai si’ cavalcando ma una tigre: all’inizio puoi starle sopra ma appena ti disarcionera’ non avrai scampo!
Per questo da quello che invece vedo io i negozi SWATCH sono spariti e gia’ da un bel pezzo. Tutto cio’ che e’ moda e’ per sua stessa definizione effimero e passeggero.
Ti consiglio di leggere qualcosa sul Taoismo che sono testi molto piu’ profondi ed universali di quelli sul RM: il vero saggio e’ colui che resta immobile al centro e che dirige il moto senza fare alcun movimento. In sostanza per lui l’ozio e’ la pienezza dell’attivita’!
Non ti piace il Taoismo (e’ molto difficile da capire per noi Occidentali) ma la nostra cara formazione classica? Vedi allora il motore immobile di Aristotele…
Per me invece chi resta fermo supera il mondo!
Commento da Riccardo Cocco — 8 Ottobre 2009, alle ore 09:21
@palingenius:
“Per me invece chi resta fermo supera il mondo!”
Ti rendi conto di cosa stai dicendo?
Stai praticamente dicendo che il lavoro dei ricercatori è inutile, tanto per superare il mondo basta stare fermi.
Spiegalo a chi sopravvive grazie alla penicillina o al cortisone (tanot per dire due farmaci, la lista è immensa), oppure chi si è visto la vita salvata da una scoperta in tempi giusti di un tumore grazie ad una Radiografia, una TAC, oppure vai a vedere le facce piene di speranza di chi attende di effettuare una PET-TAC.
Non mi dire che sto esagerando, ma la ricerca sia per trovare una merendina giusta per i bambini, che per generare energia in modo assolutamente ecologico che salva il mondo sono per me la stessa identica cosa.
Stando fermi si ha un’unica certezza, NON TI MUOVI!
Perchè allora non torniamo nelle caverne?
Perchè utilizziamo l’automobile?
mi fermo perchè anche qui la lista sarebbe immensa.
Riperto ancora una volta, prendendo spunto dall’anatema che state lanciando. DOVE PENSATE CI PORTERA’ IL REVENUE MANAGEMENT?
State solo dicendo: “vedrete!”, “che conseguenze!”, ma i dati che accertano le vostre tesi dove sono?
Ti prego però, continua a non muoverti, che avanti ci vanno i tuoi competitor e poi vediamo chi fallisce…..
Buon lavoro e buon revenue management a tutti!
Riccardo Cocco
Commento da webby — 8 Ottobre 2009, alle ore 10:20
palingenius credo di pensarla come te, non potevi scegliere frase più azzeccatta. Il motore immobile di Aristotele io lo vedo con una sorta di stato di equilibrio. Il stare fermi è una visone che non ha nulla a che vedere con il “non fare nulla”; semplicemente: se trovo un buon modo di lavorare, che funziona e mi soddissfa non cercherò di cambiarlo. Chiamasi stabilità in meccanica, assenza di movimento in filosofia Aristotetica.
saluti
W.
Commento da webby — 8 Ottobre 2009, alle ore 10:34
@Riccardo Cocco: un prezzo che varia in base ai periodi non ho mai detto che sia una cosa errata; Ma un prezzo che varia in base al canale di prenotazione o al fatto che la prenotazione venga fatta in last minute non lo trovo un modo onesto di lavorare.
Possiamo pensarla diversamente, ma permetterti di dire che abbiamo una concezione errata della nostra clientela non lo trovo corretto. Su quali dati ti basi per affermarlo? Avere persone che la pensano diversamente da me l’ho sempre trovato come uno stimolo per la crescita, mentre un grosso limite partire dal presupposto che il mio interlocutore sbaglia a priori.
saluti
W.
Commento da palingenius — 8 Ottobre 2009, alle ore 10:49
@Riccardo
Intanto sposti su un piano profano cio’ che non lo e’…
Guarda anche cosa provoca l’agitarsi invano: l’inquinamento, l’aumento dei tumori, la bomba atomica, guerre mondiali, armi chimiche e batterioliche etc. anche questo e’ il risultato della ricerca e la lista sarebbe immensa!
Superare il mondo e’ qualcosa di molto piu’ profondo e ben pochi hanno la speranza e la qualificazione per riuscirvi! Era solo una piccolo esempio per far capire l’inutilita’ dell’agitazione moderna e chi la proclama ad alta voce deve rendersi conto di cosa sta dicendo… Quanto credi che sia destinato ancora a durare il mondo moderno? Poco in confronto a Civilta’ che l’Uomo Tecnologico considera antiche, superate, arcaiche ma che nella stabilita’ e nell’osservanza di principi ed archetipi ben diversi da quelli odierni hanno fatto cose ben piu’ grandi.. e che sono ancora sotto i nostri occhi dopo millenni! Quindi contestualizza con la situazione odierna il tuo Rm e vedrai come ben vi si adatta. Del resto anche tu hai confermato che appena vi sara’ qualcosa di nuovo ti ci butterai a capofitto magari rinnegando quello che hai fatto fino a poco prima!
Commento da Riccardo Cocco — 8 Ottobre 2009, alle ore 11:03
@webby:
Perdonami, ma tu stai affermando che chi applica le tariffe dinamiche è disonesto, e, dall’altra parte, affermi che io, dicendo che la clientela non è stupida e comprende le logiche del mercato, basandomi su una storia di 390.426 clienti che dal 2005 al 2008 non hanno mai e dico mai portato come problema la dinamicità del prezzo, ti offendo? forse c’è qualche meccanismo che mi sfugge nel tuo ragionamento…..
E chi ha mai detto che sbagli a priori? Anzi, come ho detto prima magari ci fossero tanti albergatori che la pensassero come voi e che restano passivi di fronte all’avanzare del tempo, questo permetterà ai dinamici di sopravanzare.
Ancora non capisco che lavoro fate, albergatori, ovvero imprenditori (almeno alcuni di voi), o siete dei filantropi?
Sinceramente credevo (almeno in base alle esperienze avute in aula) che l’albergatore, ovvero l’imprenditore alberghiero, tenesse molto di più di me (che non sono imprenditore alberghiero) ad aumentare i profitti della propria azienda.
Invece (parlo di Anto4444, palingenius e webby – se siete imprenditori alberghieri) basate il vostro successo o le vostre sconfitte su quante teste ogni notte si appoggiano ai vostri cuscini? Ovvero, mi spiego meglio, vi preoccupate solo dell’occupazione?
Domanda: nelle vostre strutture avete messo la TV, magari con canali a pagamento? le telefonate locali le fate pagare? in qualche modo se offrite questi servizi li fate pagare al cliente:
a) aumento la tariffa di vendita, basando quindi la costruzione del prezzo di vendita sui costi;
b) li faccio pagare a parte?
c) non ho neanche immaginato di proporli ai miei clienti, sono Aristotelico….
Buon lavoro e buon revenue management a tutti!
Riccardo Cocco
Commento da Riccardo Cocco — 8 Ottobre 2009, alle ore 15:38
@palingenius:
1) A mio avviso c’è una volontà dichiarata di creare il mostro. Il Revenue Management non vi piace? Ovvero ve ne piace solo una parte? Bene applicate la parte che vi piace o buttatelo nel cestino, saranno poi i risultati a spiegare chi ha ragione. Sto ancora aspettando da qualcuno i dati di riferimento verificabili che il Revenue Management sia parzialmente/totalmente un fallimento. Secondo me (e fino ad ora nessuno mi ha confermato il contrario), non avete neanche idea di cosa sia il Revenue Management. Hai un comp set con il quale misurarti? che risultati hai ottenuto rispetto allo scorso anno? La tua incidenza di penetrazione di mercato in termini di AHR, OCC% a RevPAR è aumentata? è diminuita? Solo con questi dati puoi capire se sei nella giusta direzione o in quella sbagliata.
“Del resto anche tu hai confermato che appena vi sara’ qualcosa di nuovo ti ci butterai a capofitto magari rinnegando quello che hai fatto fino a poco prima!”
2) Io non ho l’abitudine di rinnegare ciò che ho fatto e le decisioni che ho preso, questo comportamento non mi appartiene, forse appartiene ad altri. Quello che sostengo si chiama evoluzione ed aggiornamento, ovvero un qualcosa che voi propugnate di non seguire. A proposito, mi domando come mai utilizzi internet, visto che è uno strumento del diavolo e che è stato sviluppato per fare la guerra (ti ricordo le origini di internet….). A quando il prossimo rogo delle streghe?
🙂
3) Tu ed i tuoi colleghi detrattori, non credete nelle potenzialità del Revenue Management, va bene, vivete nelle vostre convinzioni e noi che ci crediamo viviamo nelle nostre, ma non venite a dirci ogni secondo che noi sbagliamo e che voi siete unti dal Signore ed avete il dono e che ci volete insegnare la giusta via.
Buon lavoro e buon revenue management a tutti!
Riccardo Cocco
Commento da palingenius — 8 Ottobre 2009, alle ore 16:24
@ Riccardo
Ma sono cose vecchie e stravecchie… che esistevano gia’ al tempo di Aristotele. Solo perche’ li nominate in inglese credete siano diversi?
Ti suggerisco di ottimizzare allora i film a pagamento per fascia di mercato… Cosi’ agli uomini soli vendi i film a luce rossa ed alle famiglie quelli Disney, uno lo chiami Hot-Overnight e l’altro ThePerfectFamily! Pensa che profitti…
Commento da webby — 8 Ottobre 2009, alle ore 16:30
@Riccardo Cocco
Perdonami di dire che non mi sono mai sentito offeso dalle tue parole, ho detto che la cosa non mi sembrava corretta: è ben diverso.
“questo permetterà ai dinamici di sopravanzare.” quindi: gli ‘altri’ sbagliano.
“c) non ho neanche immaginato di proporli ai miei clienti, sono Aristotelico….”: ma fin qui si parlava di prezzi relativi allo stesso servizio.
dire che cerco in tutti i modi un’equilibrio sul prezzo non significa che sono filantropo. Pero’ nessun problema, puoi pensarlo.
Noto un po’ di confusione e toni meno pacati di prima; ritengo opportuno evitare di replicare a eventuali tue nuove risposte. La mia idea di dibattito è venuta meno, non vorrei che si tramutasse in un inutile litigio.
Un saluto
W.
Commento da palingenius — 8 Ottobre 2009, alle ore 17:21
@Riccardo
Mi sembra che nel RM sappiate tutto ma nella dialettica abbiate un po’ di difficolta’.
Nessuno di noi sta “imponendo” il suo pensiero o sabotando il Rm. Anzi su questo blog erano sempre violini e rose rosse nei confronti del Rm. Noi stiamo esprimendo un’opinione che riteniamo legittima (quanto tu ritieni la tua) e la argomentiamo ognuno secondo le proprie conoscenze e possibilita’ ed il tutto si ferma qui. C’e’ qualcuno che solidarizza con te e condivide le tue idee e chi no. Ma non stiamo imponendo nulla a nessuno ne’ abbiamo alcun interesse a farlo. Pero’ possiamo permetterci di esprimere dei dubbi o sollevare critiche. I piu’ interessati a fare proseliti mi pare che non siamo noi: non abbiamo nulla da vendere ne’ da comprare… a parte le camere d’albergo!
Commento da palingenius — 8 Ottobre 2009, alle ore 20:22
@webby
Mi fa piacere che ti piaccia il motore immobile perche’ pur essendo un principio metafisico appunto per questo analogamente andrebbe applicato nella nostra realta’ contingente. L’agitazione ed il divenire che diventano sempre piu’ frenetici nei nostri giorni sono un nefasto Segno dei Tempi. L’affannarsi continuo non genera che caos: invece il mozzo della ruota resta fermo mentre essa gira attorno: focalizziamo allora il mozzo che dirige immobile il movimento invece della ruota, partiamo dal principio per arrivare alle cause e non viceversa. Difatti basta guardarsi un po’ indietro e valutare quante crisi economiche, sociali, etc si stanno avvicendando sempre piu’ frequentemente proprio perche’ non c’e’ un punto di equilibrio.
Un corpo raggiunge la massima velocita’ quando e’ maggiormente vicino al punto di arresto quindi il piu’ distante dallo stato di quiete. Cio’ significa che anche il nostro ciclo si sta avvicinando al punto piu’ basso perche’ la velocita’ nel divenire aumenta sempre piu’. Pensa quindi a quale distanza ci troviamo dal Principio!
Commento da Anto4444 — 9 Ottobre 2009, alle ore 03:04
Non mi sento un detratore, sono un critico del Revenue Management.
Ovviamente mi riferisco alla gestione tariffaria.
Sbaglio o la maggior parte delle persone entusiaste del RM sono dipendenti/consulenti? Gli imprenditori veri non ne sono entusiasti (del RM). Chissà per quale motivo..
Probabilmente chi è formato solo di teoria e non investe veramente non capisce e non può capire..
Il revenue management è un fallimento finora ed è agli occhi di tutti. Le compagnie aeree che hanno inventato il RM stanno cadendo (nel senso di fallire) come le mosche. Loro hanno inventato lo strumento e loro stanno fallendo in modo clamoroso. Magari se non lo avessero inventato e utilizzato in modo massiccio sarebbero fallite ancora prima e peggio.. ma con i se e i ma..
Gli esempi di successi si sentono solo da qualche alberghetto qua e la, sicuramente Riccardo con i suoi 500 mila clienti avrà altre testimonianze, ma questi sono esempi che non valgono nulla, perchè anch’io posso dire il contrario per la mia esperienza. Tanto la tua parola vale quanto la mia.
Ripeto che se il RM è utile a qualcuno (se non a chi lo insegna direttamente o indirettamente e a chi ne giova nel breve con risultati per progredire nella carriera) è tutto da dimostrare. Per il momento la bilancia è estremamente negativa per il nostro settore modello (settore aereo)
E non raccontatemi la favola del prezzo del petrolio che ha causato la crisi aerea xkè ciò non dimostra nulla, anzi peggiora il bilancio per il RM. Significa che non è in grado di gestire situazioni di crisi e di svantaggio anche se solo temporaneo.
Ah vi comunico che ho appena acquistato andata e ritorno a 0,99 + 0,99 cent per una nota città del meridione.. Bello bello.. ma.. è sostenibile un tale modello??
Saluti
Ah Riccordo: Gli alberghi di cui sono propietario non sono alberghi a ore. Cmq da un docente di RM mi aspettavo qualcosa di più sotto il punto di vista concettuale..
Cmq mi domando sempre del motivo per cui non si chieda gentilmente al dott grasso di intervenire su questo blog rispondendo ai commenti della comunità. Insomma sarebbe una grande occasione sia per noi che per lui sia per i lettori.
Commento da dott_stefano_tiribocchi — 9 Ottobre 2009, alle ore 08:37
Ci sono a favore e contro revenue,
per il solo fatto che si sono strutture dove il revenue (estremo) può essere più o meno utile e funzionante,
ci sono strutture che crescono col revenue e altre dove per n motivi è meglio non farlo,
tutto qui,
è inutile scannarsi o capire chi è il più forte, anzi penso che sarebbe più carino pubblicare delle case history o dei giochi e risolverli con o senza revenue, ipotizzando le varie alternative, ripeto, potrebbero essere entrambe valide.
S.
Commento da Riccardo Cocco — 9 Ottobre 2009, alle ore 09:17
@Tutti:
Mi sembra di sentir cantare Marco Ferradini con la sua hit “Teorema”.
Parlate da uomini feriti?
1) Il revenue management è un fallimento finora ed è agli occhi di tutti.
2) Le compagnie aeree che hanno inventato il RM stanno cadendo (nel senso di fallire) come le mosche.
3) Per il momento la bilancia è estremamente negativa per il nostro settore modello (settore aereo)
4) Dove ci sta portando il Revenue Management
5) Scenari oscuri
Signori:
* La Consulta ha rigettato il Lodo Alfano a causa del Revenue Management.
* L’attentato dell’11 Settembre è stato causato dai Revenue Manager per aumentare le tariffe.
Come docente mi sento in obbligo di condividere un segreto con voi, la vera nascita del Revenue Management è datata 27 Dicembre 1985 ore 9:00 del mattino. Il luogo è un aeroporto (ecco perchè fino ad oggi hanno detto che il Revenue Management è stato inventato dalle compagnie aeree) Fiumicino. Il creatore del Revenue Management si chiama Arafat con la sua OLP.
Ah! dimenticavo anche il terremoto de l’Aquila è colpa del Revenue Management. Su Messina ancora si sta indagando…..
Ma vi rendete conto di quanta importanza state dando al Revenue Management? Fallimenti….distruzioni, armageddon, tsunami, guerre batteriologiche, disastri finanziari, anche la crisi di quest’anno, meno male che nel 1929 ancora non esisteva altrimenti era colpa sua pure li….
BACK TO THE BASE!
Revenue Management:
vi piace? studiatelo
non vi piace? non studiatelo.
Buon lavoro e buon revenue management a tutti!
Riccardo Cocco
Ah, Anto4444, la mia era una domanda non tesa ad offenderti, ma a comprendere meglio la tua realta in modo da comprendere meglio il tuo pensiero. Comunque visto che non mi dici nulla sull’hub di Francoforte, percepisco che i tuoi alberghi siano li….
@palingenius:
“I piu’ interessati a fare proseliti mi pare che non siamo noi: non abbiamo nulla da vendere ne’ da comprare… a parte le camere d’albergo!”
Mi dispiace deluderti, io non vendo software di Revenue Management, anzi ne sconsiglio l’acquisto…..
Ottimo consiglio, continua a vendere le camere d’albergo e controlla sempre la tua occupazione. Poi se ti andrà mi farai conoscere il direttore della banca dove depositi le occupazioni della giornata. Quanta occupazione paghi per il lavaggio delle lenzuola? Sono certo che i tuoi dipendenti saranno felici di essere stipendiati con l’occupazione.
Per ciò che mi riguarda termino qui i miei commenti su questo argomento, ho detto il mio pensiero e continuerò a dirlo, così come farete molto presumibilmente anche voi, tanto non andremmo da nessuna parte in quanto non stiamo costruendo nulla.
Mi reputo un uomo d’azione e quindi mi piace costruire e la parola evoluzione e miglioramento è alla base della mia formazione. Stare fermo Aristotele o meno, significa non muoversi, quindi non si progredisce.
Stare fermi non vuol dire non fare nulla?
Hai ragione sto fermo ma salto su un piede, progredisco?
Commento da palingenius — 9 Ottobre 2009, alle ore 10:54
@Stefano
Ma difatti e’ quello che stiamo dicendo anche noi. Il Rm non e’ un modello che va bene per tutti e chi non lo fa fallira’ e viceversa! Bisogna fare un’attenta valutazione in base alla location, ai competitors, al core business dell’Hotel, al tipo di cliente a cui ci si vuole rivolgere, etc, e poi cercare le soluzioni migliori che comunque non sono quelle estreme. Non e’ che fino ad adesso gli Hotel vendevano ad un prezzo fisso e basta, c’e’ sempre stata una “forchetta” dei prezzi in base al segmento di mercato ed al periodo sicuramente piu’ ristretta di quella che viene adesso pubblicizzata dal Rm. Inoltre bisogna anche valutare la gestione patrimoniale dell’Albergo non solo quella economica, per questo l’assioma ottimizzo i ricavo e aumento i profitti e’ deviante perche il Rm si occupa solo dell’aspetto economico nel breve periodo. L’Hotel, fino a prova contraria e’ un investimento sul lungo-lunghissimo periodo per questo io ho insistito sul valutare gli scenari futuri. Se tutti ottimizzano il massimo possibile (e cio’ non sara’ possibile almeno che non via sia un’aumento sostanzioso della domanda) ci sara’ una saturazione pertanto saremo punto a capo.
Commento da palingenius — 9 Ottobre 2009, alle ore 11:46
@Riccardo
Ti rinnovo il giudizio che il discorso che intendevo fare e’ piu’ ampio e di cui il Rm e’ solo un segno ma vedo che da questo punto di vista non riesci a coglierne il senso.
Dai discorsi che fai poi sembra che l’Hotel in cui tu lavori sia con l’acqua alla gola e che se non vende una camera a tutti i costi diventa una tragedia e quindi ad aver problemi con il Direttore della Banca o con gli stipendi… per cui non vedo che preoccupazioni debba tu avere della mia situazione in questo senso!
Comunque a parte tutto per me e’ interessante discuterne, io non pretendo di aver ragione e capisco che tu sia appassionatamente legato al tuo modo di vedere. Il tempo dara’ ragione a qualcuno di noi, e se io avro’ sbagliato lo ammettero’ tranquillamente. Ti ripeto che assolutamente non ritengo che il mio punto di vista sia quello giusto ed il tuo quello sbagliato. Io ho solamente espresso quello che penso in proposito in armonia con qualcuno ed in contrasto con altri, senza nulla di personale, poiche’ in questo campo non esistono valori assoluti. Magari in altri argomenti troveremo anche dei punti in cui andiamo d’amore e d’accordo.
Per cui a te auguro Buon Revenue Management ed agli altri Buon Revenue e basta.
Commento da Nightsoul38 — 10 Ottobre 2009, alle ore 17:20
Beh, in effetti mi piacerebbe vedere in azione la “discrezione” del Sig. Cocco davanti a due coppie non prenotate che gli chiedono l’ultima matrimoniale rimasta, mentre sulla sua sinistra ci sono altre due coppie già clienti hotel, una fideizzata, l’altra di passaggio (entrambe con prezzi diversi ovviamente, RM docet)una che gli chiede un caffé e l’altra una piantina della città, oppure stanno semplicemente a guardarlo trasformrsi in una sottospecie di Ethan Hunt che ruba di nascosto il cellulare a una coppia per scrivergli un prezzo diverso da quello che comunica alla seconda coppia in codice morse con il solo utilizzo delle palpebre, senza dimenticare di distrarre le altre due coppie lanciando per la hall salatini e depliant… Ci può stare, certo, come i 390.426 clienti che non hanno mai contestato il prezzo dinamico, lo hanno accettato come un dono del fato o una disgrazia divina da accettare senza protestare con spirito cristiano… peccato che i clienti tra loro, qualche volta, si parlano, poi si conoscano, e quindi si confrontano e parlino anche dei prezzi dentro l’hotel stesso, qualche incongruenza può saltr fuori ma i clienti del Sig. Cocco non si lamentano o protestano mai grazie allo loro onniscienza, quindi i casi sono due:
1) nella hall degli alberghi dove ha lavorato il Sig. Cocco è stata impiantata all’entrata una macchina lobotomizzatrice su idea iniziale di Isaac Asimov e progetto finale di Steven Spielberg.
2) i clienti del Sig. Cocco sono tutti reali e pensanti ma dopo aver letto questo illuminante forum hanno deciso di coalizzarsi per una tremenda vendetta, quindi suggeriamo al Sig.Cocco di espatriare in Brasile O Venezuela.
Il “muoviti muoviti” tanto osannato anche da Jovanotti, in ambito alberghiero se non è accompagnato da una seria differenziazione della tipologia di camere e prestazioni di servizi si avvicina più a una forma minore del ballo di S.Vito che ad una chiara visione strategica alberghiera.
Al Sig. Cocco suggerisco quindi, ma certamente mi sbaglio:
1) di disintossicarsi dialetticamente, la sua sintassi rileva un’elevata contaminazione da ACROBAT (Acronimous Batteriologicus Infection) READER,
alla lunga porta alla dipendenza fonetica e può comportare l’espressione in pubblico tramite rumori molesti molto simili a peti e penracchie ma che potrebbero rivestire ancora profondi significati trascendenti per il soggetto infetto.
2)di non sottovalutare l’importanza del RM, che è dovuta al fatto che si è imposto come un must in molte strutture ricettive, comporta un aumento notevole del carico di lavoro, non lo si può ignorare ne liquidare ne con’l’ironia ne con la sagacia che sono solo il corollario stanco di Davide contro Golia.
Cordiali saluti a tutti
Commento da Riccardo Cocco — 10 Ottobre 2009, alle ore 20:26
@Nightsoul38
Intervento degno del peggior Benny Hill.
Le suggerisco un buon head hunter che potrà certamente esserle utile, almeno eviterà di far danni nel mondo dell’ospitalità: http://www.lelemora.com
Buon lavoro e buon revenue management a tutti!
Riccardo Cocco
Commento da Nightsoul38 — 11 Ottobre 2009, alle ore 15:54
@ Sig. Cocco
Non sapevo che avesse lavorato anche con Benny Hill, era al ricevimento con lei quando decidevate a chi dare l’ultima camera rimasta nel famigerato quiz alla Mike Buongiorno, oppure vi dividevate i compiti nella operazione top discretion : “guess my price”? Non se la prenda Sig. Cocco, io ho letto le cose che ha scritto e ho lo controargomentate con una scrittura creativa di piacevole lettura (spero); lei aveva chiesto se Anto4444 lavorasse nell’hub aeroportuale di Francoforte, ma da certi suoi dati asseriti con tale fermezza lapidaria vien da pensare che gli alberghi dove ha lavorato lei si trovino tutti a fantasilandia, tutto perfetto, gestito nel migliore dei modi, spendibile a suo uso e consumo per il proprio prestigio personale. Senza cattiveria, scenda dal piedistallo, o perlomeno faccia qualche gradino verso il pianeta terra se la distanza è così elevata. Ci sono strutture ricettive che stanno all’RM come Ratzinger all’aborto, addirittura in alcune città d’italia non viene assolutamente praticato se non in maniera inconscia o non sanno nemmeno cos’è, ma se ne parla e discute così tanto perché dove si è imposto ha aumentato notevolemente il carico di lavoro e i risultati sono talmente labili e incerti da essere continuamente oggetto di dibattito, questo forum ne è la prova. Tutto qua.
Saluti cordiali a tutti
Commento da Anto4444 — 11 Ottobre 2009, alle ore 17:04
Ma qualcuno mi puo dire dopo 20 anni dalla sua invenzione dove stanno i benefici di questo modello?
Il modello nasce dall’esigenza di rispondere ad una crisi, eh si riccardo lo ripeto.
Il RM nasce con l’esigenza delle compagnie tradizionali di conbattere le compagnie low cost che stavano (e hanno) mandato in crisi le compagnie tradizionali.
Nasce da un momento di crisi per gli aerei e prolifera in questi tempi nell’alberghiero per via dell’odierna crisi economica. Serve per raschiare il barile in modo scientifico.
Ma i risultati dove sono? chi li ha visti? no perchè io vedo le grandi compagnie aeree che sono tutte in crisi, stanno o sono fallite tutte. Il modello evidentemente non le ha aiutate ad uscire dalla crisi.
ANZI..
il modello ha creato la ricerca morbosa del prezzo pazzo! Pagare più di 50 euro un volo aereo ormai fa quasi gridare alla truffa.. Mi sono abituato anch’io a viaggiare a 10-15 euro tasse incluse..
Ma a noi albergatori cosa interessa entrare in questo circolo vizioso?
L’offerta turistica è assolutamente ed esageratamente differenziata grazie e per fortuna alle diverse categorie alberghiere e extralberghiere. Perchè un hotel di una categoria dovrebbe mai puntare a tutti i segmenti? e perchè mai dovrebbe far concorrenza a tutte le categorie alberghiere ed extralberghiere?
Perchè un hotel vuole cercare di rubare i clienti agli ostelli della gioventù e il giorno dopo si vuole mettere sul piano di un 5 stelle? mi chiedo proprio dove sia la razionalità di un tale modello.
La guerra interna c’era già, ora con sta mentalità diventa una guerra mondiale con le bombe atomiche.
Commento da palingenius — 12 Ottobre 2009, alle ore 09:29
@Anto4444
Io credo che il motivo sia molto semplice: il settore ricettivo e’ stato interpretato come un business da BRAND X: oggi apro un hotel, domani ho pieno di clienti fuori dalla porta e dopodomani vendo e faccio altro. Purtroppo, anzi per fortuna, non e’ cosi’: pertanto la maggior parte di questi investitori si trova in difficolta’ (e secondo me si sarebbe trovata comunque) anche per colpa delle crisi: ecco perche’ bisogna vendere a tutti i costi: per poter galleggiare in attesa di tempi migliori: ma in questa maniera come sperano possano venire? Un Hotel a di prima categoria dovrebbe fornire servizi di alto livello e ad alta professionalita’: con una mentalita’ del genere come e’ possibile solamente concepirlo?
Commento da Riccardo Cocco — 15 Ottobre 2009, alle ore 22:53
@Nightsoul38 (?):
Gentile anima notturna,
la ringrazio per le grandi e grasse risate che ha generato in me con questo suo intervento comico.
Le auguro il massimo delle soddisfazioni dalla sua nuova avventura nel mondo dello spettacolo.
Buon lavoro e buon revenue management a tutti!
Riccardo Cocco
Commento da giuaniz — 18 Ottobre 2009, alle ore 03:26
Salve a tutti, stasera non avevo nulla da fare e mi sono letto tutti i commenti a questa discussione.
A parte i toni di alcuni e le invettive che rendono davvero poco interessante la discussione, ho trovato alcuni spunti interessanti.
Non ho (ancora) una posizione specifica in merito al RM, mi riservo di meditare ancora un poco.
Vorrei chiedere tuttavia ad anto4444 lumi sulla connessione esistente tra la gestione (fallimentare) delle compagnie aeree e le politiche di prezzo da esse adottate, tesi che mi sembra ricorrente.
Le compagnie aeree propongono prezzi differenziati in funzione del tempo poichè hanno osservato determinati comportamenti medi di alcune categorie di persone. Le persone sono tutte diverse tra loro e compiono decisioni razionali o meno ed è impossibile prevederne il comportamento come individui singoli. Tuttavia le persone come gruppo macroscopico possono avere comportamenti medi simili. Ad esempio le categorie a bassa disponibilità finanziaria tenderanno a voler spendere di meno, le categorie che viaggiano per lavoro tenderanno a scoprire la data di partenza con un anticipo moderato. Analizzando le caratteristiche del mercato si estraggono le categorie in base alle quali classificare le persone: tali categorie si osservano nei loro comportamenti medi allo scopo di poter effettuare una previsione delle loro scelte future.
A questo punto si propongono dei menu di tariffe in funzione del tempo che autoselezionano il cliente.
– chi può spendere poco e vuole andare in vacanza (studenti-giovani coppie-proletariato) tenderà a ottimizzare la propria spesa sfruttando il fattore tempo: prenotazioni con 6 mesi di anticipo là dove il biglietto costa 0.99€
– chi lavora dal lunedì al venerdì e deve recarsi domani all’estero per un meeting improvviso ed urgente, prenoterà a qualunque prezzo il primo volo disponibile (tanto paga la ditta)
– eccetera, lascio a voi scoprire le altre categorie.
Cosa c’è di sbagliato in questa gestione? Sarebbe meglio che gestissero il costo del biglietto in altro modo? forse…. ma se il costo del biglietto fosse uguale per tutti varrebbe la logica del “chi prima arriva – parte”, oppure del “chi può pagare almeno quella cifra lì – parte”.
Invece in questo modo parte in aereo sia il megaboss di Mastercard sia la casalinga di Voghera, creando quindi un mercato aereo per le masse (ed il turismo di massa). Il revenue management ha allora dei risvolti socialisti.
Perchè sono fallite le compagnie aeree? non lo so.. non me ne sono interessato particolarmente (a parte la vicenda Alitalia – AirOne).
Le aziende possono fallire per tanti motivi. Ad esempio la gente può aver rallentato la domanda di viaggi aerei a causa del costo non del viaggio aereo ma del prodotto complementare costituito dal resto della vacanza (nel caso di chi va in vacanza) o dal venir meno degli impegni di lavoro con i partner esteri perchè la crisi globalizzante ha contratto le commesse (o perchè il dipendente è stato lasciato a casa).
Oppure il motivo sono i costi del carburante, come qualcuno ha scritto, oppure altri motivi che io non conosco e non immagino, oppure una combinazione di tutti essi.
Qual è allora la connessione logica tra il fallimento delle compagnie aeree avvenuto sebbene l’uso del RM ed il RM applicato al campo alberghiero?
Commento da giuaniz — 18 Ottobre 2009, alle ore 03:27
Commento da giuaniz — 18 Ottobre 2009, alle ore 03:27
Commento da giuaniz — 18 Ottobre 2009, alle ore 03:28
scusate le 3-4 risposte vuote ma il browser dava un errore
Commento da Duccio Innocenti — 18 Ottobre 2009, alle ore 12:20
Caro Giuaniz,
complimenti per le tue considerazioni che condivido in pieno.
Duccio
Commento da Anto4444 — 18 Ottobre 2009, alle ore 18:26
Innanzitutto bisogna capire se la connessione la vuoi vedere o la rifiuti a priori come alcuni possono legittimamente fare.
Se sei tra quelli che non hanno preconcetti il discorso è questo:
Il RM nasce in un momento di difficoltà per le compagnie aeree tradizionali fine anni 70.
Difficoltà derivante dalla concorrenza delle nuove compagnie entranti.
Si cercò di differenziare i prezzi in modo da essere (in teoria) in grado di competere anche con le nuove compagnie.
Quindi la parola chiave è “superare le difficoltà”.
La storia ci spiega che in realtà la mission che si era imposto il modello non si è riusciti a raggiungerla..infatti queste sono fallite piano piano tutte in fila, faccio fatica a ricordarne una non fallimentare.. fallite oppure fuse con altre..
Quindi se guardiamo lo scopo essenziale per cui era stato introdotto vediamo che non è riuscito a dare i risultati sperati.
E già questo è un dato difficilmente negabile. Un primo bilancio negativo lo si evince già dall’andamento dei fatti.
Ma non è abbastanza, cos’è successo alla domanda?
La domanda è stata drogata dal prezzo basso. E’ stata talmente stupita da offerte incredibili che ormai è abituata a spendere inezie per viaggiare.
Anche questo è un altro elemento negativo da considerare.
Cos’è successo alle tariffe medie dei voli aerei?
Ovviamente sono scese drasticamente, io personalmente ritengo che tariffe del genere non sono sostenibili nel medio lungo periodo e hanno causato il fallimento di tante compagnie.
Cmq lasciando perdere il mio personale pensiero dal punto di vista dell’offerta una riduzione delle tariffe medie è un altro elemento negativo.
Ovviamente io mi metto sempre e solo nei panni dell’offerta, xkè dal punto di vista della domanda il RM è una manna dal cielo!
E questi ragionamenti sono applicabili totalmente al comparto alberghiero, anzi assieme a questi problemi vi è quello della coesistenza di clientele diverse, ma sopratutto il fatto che la stessa camera lo stesso giorno possa costare tariffe molto diverse. Questo come abbiamo visto nell’esempio dei passanti e del cliente abituale può creare malcontenti nella clientela.
Per non parlare del maggior lavoro che necessita un tale approccio.. maggior preparazione degli addetti, maggior tempo ecc ecc
Insomma la connessione è limpida, poi ognuno può pensarla come gli pare.
Certo è che in questo modo hanno da guadagnarci tanto gli intermediari in primis e i fornitori del software necessario per il RM.
Insomma alcuni commenti sono giustamente interessati e molte sono le spinte per far aumentare l’utilzzo di tale metodo.
Fatto sta che ognuno ha la propria testolina per ragionare, io lo faccio e dico quel che penso, sono convinto di quello che penso ma non voglio convincere nessuno, cerco solo di dare pluralità all’informazione
Commento da Anto4444 — 18 Ottobre 2009, alle ore 18:41
Palingenius
La tua è una visione verosimile, può essere una spiegazione.
Alla tua domanda rispondo ovviamente che non è concepibile..
Aggiungo un’altra riflessione, avete mai considerato tutti i vincoli legislativi che ci sono per la gestione alberghiera?
Tipo la copertura di tot ore di portineria, tot ore di bar, pulizie, forniture, accessori e servizi vari… SONO OBBLIGATORI secondo la legislazione vigente!!
Io capisco che uno voglia fare un hotel low cost, ma non puo fare un hotel low cost a 4 stelle!! non è proprio fattibile!! proprio per legge non è consentito..
Tanti hotel infatti stanno tagliando sul personale, riciclano addetti del bar per fare altro nell’hotel quando non sarebbe consentito, oppure riducono l’orario di portineria.. tolgono il portierato notturno..
Secondo me stiamo impoverendo il settore..
Commento da dott_stefano_tiribocchi — 18 Ottobre 2009, alle ore 23:31
Giuaniz mi trovi d’accordo,
anche se stasera la mia ragazza legge il cartello easy jet roma lisbona 25 euro più tasse e mi dice “ammazza quanto è caro”..
concordo comunque sulla segmentazione e penso che se lavorano così, scemi non sono,
penso inoltre al revenue su tutto, sulle cliniche, quando si libera un posto al volo ti chiamano e se vai oggi paghi la metà, ai ristoranti menu in promozione ai primi 20 tavoli poi il menu cambia..
trovo il revenue management razionale e funzionante.
S.
Commento da Anto4444 — 19 Ottobre 2009, alle ore 09:13
Addirittura le cliniche.. mamma mamma quindi un malato non saprà il costo finchè non sarà il giorno.. ” mi spiace signor rossi, quest’anno il posto letto le costa il triplo dell’anno scorso visto che tanti altri si sono ammalati prima di lei..”
Io non spero tutto questo.
E i ristoranti? i primi 20 clienti pagano una cifra e gli altri un’altra! Ah Ah mi immagino la cosa per venire a mangiare alle 19..
Ma i ristoranti non lo faranno mai, per fortuna loro sono molto indietro sotto il profilo gestionale che non sanno neppure l’esistenza di questo metodo da apprendisti stregoni!
Sarebbe da fare anche al pronto soccorso allora!! 😉 vi immaginate il sabato sera che tariffe che verrebbero fuori?? 🙂
Dai va mettiamola sul ridere ogni tanto se no qui finiamo male..
Commento da palingenius — 19 Ottobre 2009, alle ore 09:30
@Anto4444
Quello che sta appunto bloccando l’Hotel low cost e’ la legislazione vigente in Italia. Comunque ti dico solo che NH sta gia’ facendo esperimenti in proposito… L’unica maniera per poter guadagnare con tariffe basse e’ fornire un servizio base ridotto all’osso e far pagare (molto cari) tutti i servizi aggiuntivi. Quello che mi fa pensare e’ come non si capisce che cosi’ si vanno a perdere le persone con propensione di spesa a favore di un livellamento verso il basso del settore. In pratica cosi’ non esistera piu’ il cliente come persona ma come mero numero associato al letto che occupa. Che tristezza! Potremo ancora usare la parola “ospitalita’”? Ma non vi fa saltare i nervi quanto prenotate un volo low cost tutte le angherie che compiono quanto aggiungono in maniera meccanica e sistematica ad ogni cretinata un tot? A me sembra il gabelliere del film “Non ci resta che piangere” che richiede sempre 1 sesterzo!
Commento da giuaniz — 19 Ottobre 2009, alle ore 11:49
In attesa di una definizione condivisa di RM, vorrei dire che il libro di Franco Grasso traduce in chiave alberghiera concetti di microeconomia, di marketing e di buon senso che vanno a contrapporsi al vecchio modello di gestione, degli albergatori detti “resistenti”, quelli come mio padre che appenderebbero una tabella sul portone con la lista dei prezzi, quelli sono e se van bene ok, se non van bene vai nell’hotel a fianco.
Non credo che chi abbia seguito un corso di microeconomia possa trovare in questo libro nozioni teoriche particolarmente innovative, a parte i vari e numerosi suggerimenti pratici che mostrano come passare dalla teoria alla pratica e con quali strumenti.
Scrivo questo per sostenere che a mio avviso il RM di cui si sta parlando non è qualcosa di nuovo/nuovissimo, al massimo è qualcosa che solo ora, in Italia, inizia ad essere applicato in modo più sistematico.
Semplificando, in questa discussione si sostiene che il RM, inteso come la scienza del taglio delle tariffe, può rovinare il settore alberghiero. A sostegno di tale tesi si cita la storia delle compagnie aeree poichè esse, operando attraverso il RM, in molti casi sono fallite.
Io credo, e l’ho scritto in un altro post che non è stato pubblicato ieri, per errori di wordpress credo, che le tariffe basse (low cost) debbano esserci non come risultato di un taglio delle tariffe (svendita), ma al contrario come “menù” studiato per chi altrimenti starebbe a casa propria.
Il problema del successo o meno dei vari menù di prezzi è dato dalla distribuzione di essi e di come raggiungano il target per cui sono stati pensati. Internet sta rendendo più difficile tutto perchè se una volta c’erano tanti canali separati di distribuzione dei prezzi (internet-guide-giornali-passanti-exclienti-tour operator-agenzie-ecc….) che rappresentavano ciascuno una o più categorie di clienti alle quali proporre prezzi diversi, oggi Internet sta sostituendo tutto quello che c’era, uccidendolo. Oggi con un clic l’utente paragona 1000 hotel in pochi secondi, per cui fare una corsa al ribasso e sostenere che il taglio dei prezzi è “la via” per me non solo è sbagliato, ma non è fare RM !!! Bisogna lavorare per ristabilire l’asimmetria informativa che il mondo alberghiero sta perdendo e che fino a pochi anni fa era comodissima. Bisogna lavorare per ristabilire quelle categorie di clienti diversi per età, lavoro, classe sociale, disponibilità a pagare, ecc….
@anto444
Il prezzo basso sugli aerei è dedicato a chi può spendere poco e prenota molto tempo prima.
Le compagnie aeree si accorsero che era più razionale far volare un aereo da 100 posti al costo di 300 euro al posto con una occupazione del 50% (15000) era meno conveniente rispetto ad una occupazione del 100% con 10 posti a 1,00 euro + 10 posti a 10,00 euro più 20 posti a 100 euro + 20 posti a 200 euro + 30 posti a 300 euro + 10 posti a 400 euro (19110) ……
Dov’è il problema? i profitti aumentano con questa gestione, soprattutto se dietro hai un software che ti aiuta e monitorare ed a prevedere la domanda. Trovo questo RM razionale ed intelligente. Soprattutto grazie al fatto che si crea il mito del volo a 0,99 euro che è generatore di un ottimo passaparola tra gli utenti.
Se quel posto sull’aereo sarebbe comunque rimasto vuoto, se aggiungere una persona quasi gratuita in più ha costi marginali minimi, allora perchè sprecare il patrimonio rappresentato dalla esperienza di quel cliente?
Quando Grasso dice di abbassare la tariffa a 49 euro in un 4 stelle sotto sotto dice che a quel cliente potresti chiedere di lasciarti una rece su tripadvisor. O considerando che molti utenti guardano i portali tipo venere come punto di partenza per trovare gli hotel di una determinata città, quasi fosse l’elenco del telefono, se quei clienti comprano il tuo hotel a 49 euro in realtà sei tu che cerchi di comprare da loro una buona rece sul detto portale!
Chiedo ancora ad anto444, mi scuserà, di spiegarmi la connessione tra tariffe basse e compagnie aeree fallite perchè proprio non è evidente. Se quella segmentazione di prezzi consente di riempire l’aereo ottimizzando gli incassi sulla base di una analisi statistica della domanda, come fa una procedura che ottimizza ad essere l’origine della crisi?
Come fa a sostenere che il prezzo di 0,99 euro per un volo che parte tra 3 mesi, riservato a 10 persone su 100 su quell’aereo, è il motore di una aspettativa di prezzi bassi, e che se non ci sono prezzi simili la gente non compra.
Chi si aspetta un prezzo di 0,99 è esattamente il target di quel prezzo. Io quando vado in vacanza all’estero non posso permettermi un prezzo dell’aereo superiore a 100 euro e quindi comprerò fino a quel limite essendo felice!
E se compro a 0,99 sarò ancora più felice per l’ “effetto bazza” !!!!
La connessione non è limpida!!
Commento da Riccardo Cocco — 19 Ottobre 2009, alle ore 11:11
@Anto4444:
Tu scrivi:
“Il RM nasce in un momento di difficoltà per le compagnie aeree tradizionali fine anni 70. Difficoltà derivante dalla concorrenza delle nuove compagnie entranti. Si cercò di differenziare i prezzi in modo da essere (in teoria) in grado di competere anche con le nuove compagnie.”
Mi spiace, ma devo, in parte contraddirti.
Due arzilli signori, certo Mr. Rothstein e certo Mr. Littlewood, hanno cominciato a studiare il fenomeno dell’overbooking aereo ed alberghiero nei primi anni 70.
La razionalizzazione del Revenue Management avviene nel 1978, ovvero quando l’Autorità dell’Aviazione Civile degli Stati Uniti deregolamenta (che termine orribile!!) il trasporto aereo civile.
Ebbene, l’American Airlines per contrastare l’avvento delle Compagnie low cost intuisce che si può gestire la vendita dei posti in modo “scientifico”. Ecco che a fronte della guerra innescata dall’emergente Compania Aerea PeoplExpress, l’American Airlines cerca di contrastare lo sviluppo esponenziale di tale Compagnia attraverso lo sviluppo (ovvero razionalizzazione) della tecnica di Yield Management.
La “guerra” iniziata nel 1981 terminò con la capitolazione della PeoplExpress che venne acquisita dalla Continental Airlines nel 1987.
Possiamo annoverare la PeoplExpress come la prima Compagnia Aerea che ha posto in vendita i biglietti e US$ 3,00 per tratta per persona, che ha posto il bagaglio a pagamento, e che ha anche avuto l’onore di battezzare la prima donna al comando di un Boing 747, Mrs. Beverly Lynn Burns. (source wikipedia)
Ebbene questa piccola storia rende chiaro che il Revenue Management non è poi così negativo.
In aggiunta a questo, non ricordo che nessuna Compagnia Aerea, Albergo, Azienda in genere sia fallita solo ed esclusivamente a causa del Revenue Management. Forse la causa di questi fallimenti dovrebbe essere cercata nel solo Management e non nel Revenue Management. Non riesco a trovare sinceramente nessuna connessione in tal senso.
Dicevamo l’American Airlines per contrastare l’avvento delle Compagnie low cost razionalizza la vendita dei posti sugli aerei, questa razionalizzazione viene definita “Yield Management”.
Se analizziamo il termine Yield e lo traduciamo , vediamo che il suo significato varia dal “cedere”, al suo sinonimo “surrender” che significa “arrendersi, resa, capitolazione”. Ma al momento stesso significa anche “produrre, rendere, resa (in senso di rendita), reddito”.
Ecco che quindi, visto l’iniziale approccio, utilizzato per contrastare le Compagnie low cost, che abbassa drammaticamente le tariffe, lo Yield Management viene interpretato solo ed esclusivamente come un sistema per “abbassare” le tariffe, cedere, capitolare.
A fronte di questa male interpretazione che molti, ancora oggi, danno alla disciplina, il termine si è evoluto in Revenue Management dove il moderno significato di revenue proviene dal francese revenu, revenir (come back, ritorno) ovvero dal Latino “revenire” (mutuato da Wikipedia, n.d.r.).
Ecco da dove nasce il mio approccio al Revenue Management ed ecco il motivo per cui sostengo che il Revenue Management sia diverso dallo Yield Management.
Buon lavoro e buon revenue management a tutti!
Riccardo Cocco
Commento da riccardofracassi — 19 Ottobre 2009, alle ore 13:40
Come si fa a sostenere che un modello applicabile ad un hotel da 200 camere (capacità passeggeri di un aereo) sia applicabile ad un hotel da 20 camere?
Commento da giuaniz — 19 Ottobre 2009, alle ore 15:25
beh intanto un hotel da 20 camere, a meno che non abbia 20 singole, conterrà almeno 40-50 persone. Poi qui si fa della filosofia astratta su una domanda specifica. Inoltre gli aerei non sono tutti a 200 posti: la ryanair usa molti boeing 737 che hanno 149 posti passeggero. http://it.wikipedia.org/wiki/Boeing_737
Il mio hotel ha 53 camere, singole, doppie, triple, quadruple e quintuple.
Se lo stipo al massimo equivale quasi al boeing 737.
E’ ovvio che più camere hai più giochetti riesci a fare. Non a caso alla base c’è uno studio statistico della domanda, e la statistica la si fa sui grandi numeri, sui piccoli numeri il margine d’errore rischia di essere in proporzione troppo elevato.
La mia risposta allora è: per un hotel di 20 camere forse non si riesce ad applicare un modello simile, però puoi fare degli esperimenti (soprattutto se l’hotel è il tuo!!)
Commento da giuaniz — 19 Ottobre 2009, alle ore 17:13
Caro Riccardo, che fai, vai sempre in vacanza da solo?? Scusa se ironizzo, ma non cerchiamo il pelo nell’uovo e l’ago nel pagliaio. 149 posti in un aereo sono suddivisi in meno di 149 vendite, perchè se una famiglia deve comprare 4 biglietti fa una transazione sola e non 4 diverse, è palesemente ovvio. E se anche ne facesse 4 diverse, esse equivarrebbero ad una sola.
La tua obiezione è valida e ti ho risposto nell’ultima riga del mio precedente commento. Inoltre, come scrivevo nel commento sopra ancora, tu dovrai analizzare la tua situazione specifica. Se sai che sei pieno al 50% e mandi via la gente perchè la tua tariffa è troppo alta, prova a fare offerte differenziate a categorie di persone diverse. Tariffa discount 49 euro per le camere più cessose, tariffa rack 79 euro per le camere più belle. Poi vedi gli effetti, sia in termini di presenze, sia in termini di profitto. Perchè grazie a questa iniziativa il profitto deve salire e non scendere.
Attenzione sempre ai costi a gradino se si aumenta l’occupazione vendendo camere a prezzi bassi!!
Commento da giuaniz — 19 Ottobre 2009, alle ore 18:16
Caro Riccardo, che fai, vai sempre in vacanza da solo?? Scusa se ironizzo, ma non cerchiamo il pelo nell’uovo e l’ago nel pagliaio. 149 posti in un aereo sono suddivisi in meno di 149 vendite, perchè se una famiglia deve comprare 4 biglietti fa una transazione sola e non 4 diverse, è palesemente ovvio. E se anche ne facesse 4 diverse, esse equivarrebbero ad una sola.
La tua obiezione è valida e ti ho risposto nell’ultima riga del mio precedente commento. Inoltre, come scrivevo nel commento sopra ancora, tu dovrai analizzare la tua situazione specifica. Se sai che sei pieno al 50% e mandi via la gente perchè la tua tariffa è troppo alta, prova a fare offerte differenziate a categorie di persone diverse. Tariffa discount 49 euro per le camere più cessose, tariffa rack 79 euro per le camere più belle. Poi vedi gli effetti, sia in termini di presenze, sia in termini di profitto. Perchè grazie a questa iniziativa il profitto deve salire e non scendere.
Attenzione sempre ai costi a gradino se si aumenta l’occupazione vendendo camere a prezzi bassi!!
Commento da Riccardo Cocco — 19 Ottobre 2009, alle ore 18:02
@Riccardo Fracassi:
Riccardo il RM è un modello applicativo che prescinde dalla dimensione del prodotto. Teoricamente si tratta di un modello applicabile a tutti i prodotti/servizi che sono deperibili quindi perfettamente congeniale all’albergo all’aereo e fondamentalmente a tutti i mezzi di trasporto terra/aria/acqua. Teoricamente però! In quanto, praticamente il RM è un modello applicabile a qualsiasi prodotto/servizio. Qualche post fa si accennava ai posti letto in clinica/ospedale ma possiamo anche parlare di prodotto specifici. Ti sei mai domandato perchè prima di Natale e/o Pasqua i panettoni o le colombe costano l’ira di Dio mentre dopo costano un trentesimo rispetto a prima? Vogliamo parlare della tecnologia, se tu compri un telefonino di ultimissima generazione lo paghi il doppio di quello della generazione precedente e magari l’innovazione è solo ed esclusivamente di design e non tecnologica. Quello che voglio dire è che il RM è applicabile ovunque ci sia mercato.
Riccardo, non è detto che tu debba vendere al costo marginale punto e basta, questo non è Revenue Management, si dice che IN ALCUNI CASI vendere al costo marginale è più proficuo che lasciare la camera vuota.
Come diceva giuaniz, a volte vendere a costo marginale ha un ROI molto più alto rispetto che vendere alla tariffa maggiorata.
Esempio:
ti sarà capitato offrire gratuitamente un soggiorno ad un decision maker di un’azienda. Oggi hai dato una camera gratuitamente quindi sicuramente non hai guadagno e sicuramente hai una remissione. Domani, lo stesso decision maker ti chiama in quanto vuole portare nel tuo albergo i consiglieri di amministrazione della sua azienda. Ebbene la perdita iniziale si è convertita in un guadagno e magari vendo le camere anche ad un prezzo superiore rispetto alla Rack.
Stessa cosa dicasi per un individuale, facciamo un esempio limite:
alle 9 di sera ricevi una telefonata di un cliente alla stazione che cerca di dormire, la tua tariffa del giorno (o della “stagione”) è di 150,00 Euro B/B, che fai gli proponi 150,00 Euro? Se così fosse il tuo cliente andrebbe a bussare alla porta dell’albergo tuo concorrente. Gli vendi la camera eventualmente anche al tuo prezzo marginale, in modo che non ti costi nulla e magari al check out gli chiedi come si è trovato e se gli va di scrivere qualcosina sul suo soggiorno presso il tuo albergo, ecco che il non-guadagno in questo caso si traduce per la tua struttura in visibilità e quindi attira un maggior numero di clienti.
In linea di massima è meglio guadagnare 1 centesimo di euro piuttosto che lasciare una camera vuota. Come si diceva una volta, sono le lire (in questo caso i centesimi) che fanno i milioni…..
@tutti
Qui si continua a dipingere il RM come il mostro che uccide. Scusate ma, e spero che tutti siamo d’accordo, è il mercato quello che ha la decisione finale, quindi se il mercato necessita di essere diversificato in funzione della capacità di spesa delle esigenze e via di seguito, non comprendo perchè non occorra assecondarlo.
Ripeto e non mi stuferò di riperterlo: dove sono i dati che dimostrano che il RM è un fallimento? E non diciamo che i dati sono sotto gli occhi di tutti e che è palese che il RM sia un fallimento. Vediamo i dati.
Sottolineo che io non sono assoldato da nessuna azienda che vende prodotti per il RM, anzi, ne sconsiglio l’acquisto (sempre e solo per il comparto alberghiero). Non si sa mai, meglio prevenire.
Non voglio a tutti i costi far passare la mia idea sul RM come l’unica verità, ma al momento a mio avviso non trovo nessuna altra disciplina, tecnica, metodologia (chiamatela come preferite) che dia risultati come il RM, applicato nella mia realtà. Sono certo però del funzionamento anche se applicato in altre realtà.
Buon lavoro e buon revenue management a tutti!
Riccardo Cocco
Commento da riccardofracassi — 19 Ottobre 2009, alle ore 19:28
Il booking delle linee funziona diversamente: se c’è un solo posto a 0,99€ e tu fai una ricerca per 2 o più persone, ti propone per tutte la tariffa superiore. Ogni livello tariffario è contingentato. Aerei a parte, tu sei convinto che il cliente che ha prenotato a 49€ voglia la camera più cessosa? Se poi non gli piace che fai? Ti tieni un cliente insoddisfatto? Nella mia esperienza, i clienti che usifruiscono di promozioni particolarmente scontate, sono quelli più difficili e pretenziosi per una serie di motivi.
La tua ultima frase l’avevo ben vista, così come il tuo remark sui costi…cosa che nessuno mai menziona o considera a dovere.
Commento da riccardofracassi — 19 Ottobre 2009, alle ore 17:33
Caro Giuaniz, che fai vendi le camere a persona? 20 camere sono 20 vendite indipendentemente dal numero degli occupanti. 149 posti come precisi sono 149 vendite.
La mia obiezione nasce dal fatto che viene predicato di vendere al costo marginale anche a piccole strutture.
Commento da Anto4444 — 19 Ottobre 2009, alle ore 21:07
Giuaniz sarò il più sintetico possibile e cerco di essere chiaro, se tralascio qualcosa dimmi pure e risponderò con piacere:
“Semplificando, in questa discussione si sostiene che il RM, inteso come la scienza del taglio delle tariffe, può rovinare il settore alberghiero. A sostegno di tale tesi si cita la storia delle compagnie aeree poichè esse, operando attraverso il RM, in molti casi sono fallite”
Il RM non è la scienza del taglio delle tariffe, è una montagna russa che porta con se tante critiche e contro indicazioni.
E’ interessante vedere come con questa tecnica di vendita le tariffe aeree siano drasticamente diminuite e allo stesso tempo le compagnie siano fallite.
Se il metodo avesse veramente fatto aumentare i profitti xkè mai le compagnie aeree sono una cozzaglia di resti di defunte compagnie?
Se affermo che il modello è per il momento fallimentare sbaglio? Dove sono i risultati? per il momento ci sono quelli delle compagnie aeree e sono quelli che sono.
“Io credo, e l’ho scritto in un altro post che non è stato pubblicato ieri, per errori di wordpress credo, che le tariffe basse (low cost) debbano esserci non come risultato di un taglio delle tariffe (svendita), ma al contrario come “menù″ studiato per chi altrimenti starebbe a casa propria.”
Ascolta, l’abbaglio GENERALE E IMBARAZZANTE è che ci si dimentica di non essere i soli attori della ricettività della destinazione. Chi ha un budget alto, come chi ce l’ha alto e come chi ce l’ha medio, ha tutta una serie di proposte alternative per raggiungere la destinazione e soggiornare in essa a seconda del prorpio budget. (Hotel a 1-2-3-4-5-5L e ancora Residence di 1-2-3 e ancora B&B e ancora appartamenti ammobiliati, ostelli ecc ecc NON SONO SUFFICIENTI?). Il menù c’è già ed è già bello ricco.
ALtro abbaglio è che si pensi che se non raggiungo il 100% di occupazione è perche ho le tariffe alte. E’ sbagliato! Significa che non c’è abbastanza domanda.
La mia solita domanda è: perchè tu hotel 4 stelle voui i clienti dell’ostello? perchè vuoi fare concorrenza al 2 stelle vicino a te?
“Chiedo ancora ad anto444, mi scuserà, di spiegarmi la connessione tra tariffe basse e compagnie aeree fallite perchè proprio non è evidente. Se quella segmentazione di prezzi consente di riempire l’aereo ottimizzando gli incassi sulla base di una analisi statistica della domanda, come fa una procedura che ottimizza ad essere l’origine della crisi?
Come fa a sostenere che il prezzo di 0,99 euro per un volo che parte tra 3 mesi, riservato a 10 persone su 100 su quell’aereo, è il motore di una aspettativa di prezzi bassi, e che se non ci sono prezzi simili la gente non compra.
Chi si aspetta un prezzo di 0,99 è esattamente il target di quel prezzo. Io quando vado in vacanza all’estero non posso permettermi un prezzo dell’aereo superiore a 100 euro e quindi comprerò fino a quel limite essendo felice!
E se compro a 0,99 sarò ancora più felice per l’ “effetto bazza” !!!!”
Ma se ottimizza come dici, perchè sono tutte in crisi?
La connessione è limpida: se una compagnia fallisce significa che i costi superano i ricavi. Io considero l’abbassamento medio delle tariffe come la causa del fallimento di quasi tutte le compagnie.
Ma guarda anche il commento della ragazza di Tiribocchi, è sotto gli occhi di tutti stai negando l’evidenza. La tariffa media è 37 Euro..
E non farmi ridere dicendo che chi compra a 0,99 cent è il target di quel prezzo.. Io compro abitualmente voli a quella cifra e non perchè abbia la necessità di spendere 1 euro ma perchè fanno il tragitto che interessava a me.
Cmq nel nostro settore tante altre sono le controindicazioni di questo metodo. E non sono solo nella possibile e fisiologica riduzione della tariffa media..
Xkè si riduce?
Ragiona con me:
L’offerta turistica complessiva del nostro paese è 10 e questo dieci supera di gran lunga la domanda visto che l’occupazione media degli hotel italiani è al 55%. La domanda quindi riempe 5,5 il resto è vuoto. Se passa la mentalità che l’hotel DEVE essere sempre al 100% allora è ovvio che gli hotel dovranno abbassare le tariffe.
Viste le condizioni (10 maggiore di 5,5 e l’assunto che l’occupazione debba essere del 100%) le tariffe sono destinate a diminuire.
Dimmi dove sbaglio per favore!
Commento da dott_stefano_tiribocchi — 19 Ottobre 2009, alle ore 21:37
Il revenue management può essere applicato a strutture con 5, 10 100 camere, il modello di base è identico, le applicazioni poi sono differenti, io gestisco serenamente 74 camere fuori dal raccordo 3 stelle e 33 camere al centro storico 4 stelle, e 58 camere a fontana di trevi, parto dagli stessi presupposti ma le applicazioni pratiche variano molto, cambia il numero di camere da vendere prima della variazioni di prezzo, cambia la finestra di prenotazione, cambia la forchetta tariffaria, il valore della velocità di prenotazione, il tasso di cancellazione, la tipologia di offerte speciali, etc..etc..
Per me il revenue alberghiero oggi si basa sul concetto di visibilità all’acquisto e urgenza di vendita.
S.
Commento da dott_stefano_tiribocchi — 19 Ottobre 2009, alle ore 21:44
@Anto4444,
ma al cinema il mercoledì perchè costa meno della domenica?
e se una SQUADRA buca una operazione per un malato grave e sono tutti convocati anestetista chirurgo infermiere, non ce lo metteresti sotto un altro malato bisognoso chiamandolo al volo?
il discorso dei due menu (il primo a 10 euro il secondo a 20 euro) lo fanno qui a roma a un ristorante nei pressi del pantheon.
se volete vedere un hotel low cost 4 stelle lusso lo stanno costruendo qui a via firenze, roma, al teatro dell’opera ex edificio banca intesa, vediamo quando esce finito cosa succederà.
S.
Commento da Riccardo Cocco — 19 Ottobre 2009, alle ore 22:31
@Anto4444:
Carissimo, molti punti da te evidenziati nell’ultimo post hanno già ricevuto risposte e punti di vista concordi o discordanti.
Quello che segnalo qui di seguito invece mi sembra essere un punto interessante da approfondire.
“Se passa la mentalità che l’hotel DEVE essere sempre al 100% allora è ovvio che gli hotel dovranno abbassare le tariffe.”
Quello che affermi con questa frase non è Revenue Management, è obsoleta gestione alberghiera. Fare ogni notte il 100% non è il target di un’azienda alberghiera che utilizza le metodologie di Revenue Management.
Tale Azienda persegue un giusto bilanciamento tra occupazione, tariffa media e RevPAR.
L’occupaizone in se come dato di riferimento non vuol dire nulla in quanto per assurdo io potrei trovarmi in queste condizioni:
Hotel da 10 camere:
a) 1 camera occupata a 1.000 Euro a notte
b) 10 camere occupate a 100 Euro a notte
Tralasciando per un attimo i costi (non perchè non hanno il loro peso) il tuo revenue della giornata è uguale, sempre 1.000 Euro, l’occupazione invece è nel primo caso 10% nel secondo 100%.
Nell’esempio sopra riportato anche il semplice valore della tariffa media (se preso a se stante) non ha questa valenza così forte:
nel caso a) la tua tariffa media è di 1.000 Euro mentre nel caso b) è di 100 Euro, ma sempre 1.000 Euro di revenue hai fatto.
Ecco dove il dato del RevPAR assume un valenza maggiore e può essere utilizzato come discriminante sulla gestione di una struttura.
Allo stesso modo, dovendo sempre misurarsi con il mercato, se ci misuriamo sempre e solo con noi stessi non sapremmo mai realmente se le nostre performances sono migliorate o peggiorate rispetto al periodo precedente.
Per ciò che riguarda gli alberghi low cost, non vedo cosa ci sia di così catastrofico se il mercato li richiede.
Se prendiamo ad esempio il gruppo Accor in Europa gestisce un marchio che si chiama Formule1 che è un marchio low cost, con, per esempio, il check-in effettuato con una macchina tipo self service del benzinaio.
Attenzione, so esattamente che la famosissima “ospitalità” va a farsi assolutamente benedire, ma non è questo il concetto.
Immagina di trovarti su un’autostrada, stai andando nella tua località di villeggiatura preferita dove hai prenotato un albergo a 5 stelle, per un contrattempo al lavoro viaggi di notte e sei stanco morto, mancano ancora 300 Km alla tua destinazione e incontri un albergo del genere, senza fronzoli, dove magari una notte ti costa 15 Euro, ma dormi in lenzuola pulite, e ti fai una bella doccia calda. Stupendo!
Qui stiamo parlando di risposte alle necessità. Se il mercato richiede questo tipo di prodotto/servizio, perchè non darglielo?
Pensa è come se la Telecom circa 20 anni fa si fosse opposta all’espansione della telefonia mobile, il mercato chiedeva i telefonini ed invecem siccome il famosissimo telefono grigione (ve lo ricordate?) era un pezzo di culto, i telefonini dovevano rimanere nel cassetto.
Questa si chiama evoluzione del mercato e libera concorrenza, fossi in te non mi preoccuperei dell’avvento di tali strutture low cost, in quanto mi darebbero la forza di dimostrare al mercato che la mia ospitalità è molto più forte e creativa di un albergo meccanico e quindi coccolo ancora di più i miei clienti.
Senza ombra di dubbio, e dimostrabile anche in altri settori, la concorrenza genera riscontri positivi immediati al mercato. L’avvento delle compagnie aeree low cost ha generato, oltre all’ampliamento della forchetta dei fruitori del servizio aereo, anche un risparmio a chi prima era abituato a pagare di più un servizio.
Se vogliamo poi parlare del fallimento delle Compagnie aeree, ripeto e sottolineo che non è stato il Revenue Management l’assassino!
E’ stata colpa di gestioni manageriali errate e perpetrate nel corso degli anni. Per esempio parlando di Alitalia, tu sapevi che prima che fosse costituita la Alitalia Team (ovvero l’azienda che gestiva il personale di bordo, alla quale chissà come mai i piloti non hanno mai aderito) il personale di bordo dopo 6 mesi diconsi SEI mesi di servizio a bordo degli aerei potevano richiedere il passaggio a terra? Ecco che Alitalia si trovava di fronte alla necessità di nuove assunzioni garantendo al personale con anzianità superiore ai 6 mesi un posto a terra, nulla a che vedere con il Revenue Management fin qui mi pare…Per poi non parlare dei piloti la vera “casta”, molti di loro (parlo della vecchia guardia) sono stati addestrati presso l’aviaizone militare che ha investito decine di milioni di vecchie lire in addestramento dando loro delle macchine dal valore di miliardi su cui apprendere le tecniche del volo. Loro cosa hanno fatto? Beh, dopo la ferma di 3 anni diconsi trentasei mesi, si congedavano ed andavano a bussare all’Alitalia che si trovava belli belli piloti pronti da mettere in pista e da pagare profumatamente. Alitalia quindi non ha avuto per decenni la necessità della formazione dei propri piloti, ecco che il Ministero della Difesa si accorge del giochino ed aumenta la ferma degli aspiranti piloti a 10 anni. Alitalia sitrova a dover addestrare i propri piloti e quindi ad impiantare un meccanismo che è costato miliardi (ti ricordo sempre che Alitalia era ed in parte è ancora un’azienda pubblica), non mi sembra che neanche qui ci sia il Revenue Management di mezzo.
Ma potrei sbagliarmi.
Buon lavoro e buon revenue management a tutti!
Riccardo Cocco
Commento da dott_stefano_tiribocchi — 20 Ottobre 2009, alle ore 08:16
@Anto4444,
correttissimo il discorso sulla domanda, ma se l’occupazione media degli hotel è 55%, io voglio il 110% e voglio che il mio competitor resti allo 0%,
questo purtroppo necessita oscillazioni tariffarie, non sempre al ribasso, il problema del revenue in italia, a roma almeno, è proprio nell’errata gestione dello stesso, il report “anitrevenue;)” della cornell university dice proprio questo, se l’hotel ha sempre le tariffe sotto i propri competitor per fregarli, l’hotel avrà un minore revpar, che se discernesse qual’è il momento di stare sotto e quando stare sopra.
S.
Commento da Riccardo Cocco — 20 Ottobre 2009, alle ore 08:39
@dott_stefano_tiribocchi:
Il rapporto della Cornell non lo definirei un antirevenue, lo definirei piuttosto una chiarificazione sull’utilizzo del Revenue Management non come strumento di taglio tariffario ma come un vero e proprio strumento legato alla domanda con la fluttuazione delle tariffe.
Il rapporto definisce che chi ha pensato che la miglior strategia in periodi di congiuntura come questo sia il taglio delle tariffe. A mio avviso ciò che è avvenuto in questi mesi (almeno su Roma) è un processo di deflazione. Le tariffe che eravamo abituati a vendere lo scorso anno o due anni fa le rivedremo forse fra 5/7 anni.
La Cornell sostiene, e personalmente condivido, che la domanda c’è sempre stata anche nei mesi scorsi, ovvero c’è stata una flessione minima rispetto allo scorso anno ma che ha trovato contrapposto un enorme diminuzione tariffaria suggerita dalla paura.
Ecco quindi che si necessita un attenta visione dell’andamento delle prenotazioni e oggi come oggi è sempre più importante riuscire a fare previsioni il più possibile vicine alla realtà in funzione della domanda, del pick up, dell’attuale occupazione. E questa va monitorata costantemente, quello che è valido ora domani forse non lo sarà più.
Buon lavoro e buon revenue management a tutti!
Riccardo Cocco
Commento da giuaniz — 20 Ottobre 2009, alle ore 15:43
mi linkate questo rapporto della Cornell Univ. per favore?
Commento da giuaniz — 20 Ottobre 2009, alle ore 15:44
Ah!! e facciamo una petizione perchè l’amministratore del blog faccia l’aggiornamento della versione obsoleta e bacata di wordpress!!! 😀 😀
Commento da Mauriziortu — 20 Ottobre 2009, alle ore 17:18
Sono pienamente d’accordo con il Signor Cocco.
Credo che la crisi abbia messo in moto un meccanismo difensivo pari a quello della famiglia che fa scorta di farina e zucchero prima di un’ipotetica guerra.
Non credo che sia stato applicato il concetto di Revenue (per quanto mi riguarda mi riferisco al caso di Torino, ma a quanto leggo credo che il meccanismo sia lo stesso in molte città italiane), semplicemente la vecchia legge “prezzo più basso, maggiore domanda” (…).
Mi auguro che il Revenue prenda piede, perchè aiuterebbe le strutture alberghiere a scontrarsi e differenziarsi sul piano della realtà dei servizi; personalmente credo che questo potrebbe portare ad una rivalutazione della professionalità degli operatori e anche del concetto di Ospitalità.
Concetto che mi pare quasi dimenticato in moltissime strutture, che hanno sposato la logica del risparmio (sacrosanto, ma che non snaturi la mission dell’albergo!).
Buon lavoro a tutti (soprattutto a chi non ce l’ha!).
Commento da Riccardo Cocco — 21 Ottobre 2009, alle ore 13:08
@giuaniz:
Ecco il link, devi registrarti per poter fare il download:
http://www.hotelschool.cornell.edu/research/chr/pubs/reports/2009.html
Buon lavoro e buon revenue management a tutti!
Riccardo Cocco
Commento da sfarinel — 22 Ottobre 2009, alle ore 16:12
@giuaniz:
Booking Blog è realizzato su piattafoprma wordpress ma integra anche forum e tanti altri moduli personalizzati e la migrazione ad una nuova versione di WP non è possibile senza aggiornare e talvolta riscrivere parte di questi moduli / peronalizzazioni.
In ogni caso lo staff ci sta già lavorando e presto vedrai delle novità.
Commento da AlessandroGiuspino — 2 Dicembre 2009, alle ore 21:25
signori dopo un’attenta lettura di tutti i post vorrei porre delle domande e esprimere il mio pensiero:
Per me il revenue se applicato in maniera giusta può funzionare. (so per certo che per molti miei colleghi funziona) ma io personalmente l’ho applicato in maniera ridotta.
La base su cui applicare il revenue alberghiero è questo:
Innanzi tutto un controllo dei dati storici:
Costo medio camera
Percentuale di Occupazione
Revpar
Rifiuti per occupazione
Rifiuti per tariffa
In base a tutti questi bei dati stabilire il da farsi agendo con una politica tariffaria al rialzo calcolando che il cliente che prenota sotto data ha una sensibilità tariffaria inferiore ad un ospite che prenota 6 mesi prima. (Il last minute coperto da cancellation policy è un correttivo di una politica tariffaria sbagliata in partenza).
Nel caso di un invenduto di base si cercherà di vendere ad un prezzo più bassoso, sempre e comunque superiore al costo variabile.
Nel caso di saturazione si cercherà di aumentare i profitti ottimizzando la curva tariffaria.
La forchetta tariffaria di Anto4444 2 volte e mezzo è più o meno quello che penso sia più giusto e facile applicare anche se mi guarderei da pormi dei limiti assoluti.
Devo scappare quindi taglio qua aggiungerò il resto del mio pensiero al più presto.
Per rispondere alla domanda del Sig. Cocco,
La risposta giusta è relativa.
Se occupo una camera per tutti i due giorni con un solo ospite avrò dei costi variabili inferiori e quindi più profitto
Ma se occupo la stanza sia oggi che domani con due ospiti diversi potenzialmente sono due fonti di passaparola e quindi marketing quindi fattore importantissimo per il futuro del mio albergo.
Potenzialmente sono giuste entrambe dipende da cosa è più importante per il mio albergo in quel momento. Io andrei per la seconda
Un augurio di buon lavoro a tutti,
Alessandro
Commento da crt — 3 Dicembre 2009, alle ore 19:12
Mah , sono perplesso perche’ alla fine , come diceva Socrate qualche anno fa , si puo’ sostenere tutto ed il contrario di tutto . Quindi se non si pongono dei termini ben precisi , la discussione e’ infinita. I termini ? …semplici : Lavorare Guadagnare Cliente soddisfatto a testimonianza della nostra professioinalita’ e quindi Garanzia di clienti futuri .E L’ultima voce e’ la principale perche’ mi permette di sostenere le altre due . Il resto sono chiacchere Per ottenere questo sono varie le metodologie , dal personale capace , da una direzione capace , da una comunicazione capace ecc ecc purche’ tutto ‘capace capace capace’ , il resto e’ inutile. Non vendero’ mai una camera se , in analisi di breve periodo , e’ per perderci . Nel lungo periodo potrei farlo quale investimento e creazione di un target ,ma qui siamo in fase di lancio di nuova attivita’ .Ma nella gestione di attivita’ ben avviata lo dice la parola stessa , di cosa mi preoccupo…e’ ben avviata . Se le camere son vuote non le riempio a scapito dell’immagine , rischi di demolire anni di lavoro per un guadagno ( scarso ) a breve termine. Se sono un po’ ‘troppo’ vuote allora una voce delle tre indicate e’ in deficit .E poi in realta’ perche’ si perdono clienti , non per il prezzo ma e’ la mosca morta nell’angolo da due giorni , e’ la piscina maltenuta , e’ il lettino traballante , una risposta distratta , una attesa oltre le aspettative , tutti piccoli particolari che fanno di una vacanza un calo di stile .Altro che prezzo , da questo punto di vista alcune situazioni sono veramente sconfortanti..
Commento da realmeteo — 11 Dicembre 2009, alle ore 13:20
Saluti a tutti,
mi piacerebbe sapere da Anto4444 che tipo di sito sta acquistando per quell’importo..(15000)…
Io costruisco siti più o meno grandi, ma non ho mai osato tanto. Se non sono inopportuno sarei molto curioso di vederlo o almeno sapere quali funzionalità implementa.
Mille grazie
Cordiali saluti.
Commento da g.mincica — 3 Gennaio 2010, alle ore 16:23
Salve a tutti!
Scrivo sul blog per la prima volta e vorrei intervenire sull’argomento revenue.
Metto in pratica i consigli del Dott. Franco Grasso da settembre 2008. Tali metodologie mi hanno permesso di portare una struttura che diriggo da gennaio 2009 ad avere buoni risultati in questa stagione dove tutti piangono miseria.
L’albergo non aveva ottime recensioni ed era poco ben visto anche dai T.O. che rispetto ma non condivido al massimo il loro lavoro ma ho dovuto fare qudrato ed accettare tutto, considerando i T.O. come se fossero clienti convenzionati.
I clienti che mi sono arrivati dai T.O. locali, sono stati fidelizzati e tornano con frequenza, Ho fatto inizialmente una tariffa politica tariffaria molto aggressiva che mi ha permesso di risalire nelle classifiche dei social network. Vi consiglio di fare i corsi del Dott. Grasso, io li ho fatti , Catani 2008, Bologna e WHR Sorrento 2009.
Grazie a tutti. Saluti Gianluca Mincica
Commento da GIANLUCA1 — 5 Gennaio 2010, alle ore 22:20
Buon anno a tutti,
scrivo per la prima volta sul blog e colgo l’occasione per salutare Mincica che ho conosciuto al corso di Sorrento (whr).
Era la prima volta che partecipavo ad un corso del Dott. Grasso e sono rimasto piacevolmente soddisfatto dal fatto che il Franco coinvolgeva tutti e rendeva la situazione molto interesante.
Prossimamente dirò anche la mia sul Revenue e sullo Yield management.
Saluti.
Commento da g.mincica — 6 Gennaio 2010, alle ore 14:55
Saluti anche a te.
L’argomento Yield è un pò contrario al mio modo di operare.
Il sistema matematico ti indirizza ma non tiene conto delle variabili.
A mio avviso è poco efficace se già si mettono in atto le idee revenue.
Commento da GIANLUCA1 — 6 Gennaio 2010, alle ore 21:33
Ciao Gianluca,
ritengo che il revenue è una diretta conseguenza dello Yield.
Es.: Lo yield è una pratica che gestita bene ti permette di vendere (ottimizzare)anche l’ultima camera alla tariffa di bassa stagione anche stando in alta stagione…….vendendo l’ultima camera ad una tariffa più alta del break even stai facendo già revenue cioè utile.
Saluti
Gianluca Balzano
Commento da Riccardo Cocco — 7 Gennaio 2010, alle ore 10:14
@AlessandroGiuspino:
Buongiorno.
Personalmente (anche se per certi versi tendo a miscelare il revenue management con mille altre funzioni all’interno di una struttura alberghiera) reputo che “non dovrebbe” interessarmi la pubblicità ed il marketing che la scelta potrebbe generare. Il mio fine ultimo è il carpe diem, come Revenue Manager, quindi dovrei effettuare la mia scelta sulla prenotazione che:
Genera maggior profitto con i minori costi possibili per quella data notte.
@g.mincica & gianluca1:
Per mania personale, potreste cortesemente definire quale distinzione trovate tra il Revenue Management e lo Yield Management?
Buon lavoro e buon Revenue Management a tutti!
Riccardo Cocco
Commento da GIANLUCA1 — 8 Gennaio 2010, alle ore 23:24
@Riccardo Cocco
Spesso si dice yield & revenue management.
Yield é solo riferito al profitto, cioè all’utile lordo, mentre revenue si riferisce alla produzione e di conseguenza ad una percentuale di utile che deriva tra i costi ed i ricavi.
Naturalmente la gestione sia del revenue che dello yield richiede una buona conoscenza tecnica, supportata anche da dati storici.
Cordialmente
Gianluca B.
Commento da picos — 18 Luglio 2010, alle ore 10:03
trovo anche io che e’ meglio abbassare un po il prezzo della camera che tenerla vuota anche perche’ i costi fissi non si riducono. il problema secondo me che troppi alberghi della mia zona io parlo del chaitni sono piccoli e non sempre le persone stanno dietro al web sono ancorati nel vecchio tradizionale modo di gestire un albergo, purtroppo al gente prenota sempre piu in internet con offerte , orari flessibili.
bisogna sapersi mettere in gioco, valutare il ns lcoale e vedere dove obbiettivamente si puo’ andare a migliore anche facendo dei questionari ai cleinti in maniera tale che grazie alle loro indicazioni sappiano dove andare a modificare qualche cosa
Commento da MarcelloPhD — 24 Luglio 2010, alle ore 20:46
Sono d’accordo anch’io sull’idea di abbassare la tariffa della camera, piuttosto che tenerla vuota.
C’è una cosa, però, che si chiama margine di contribuzione unitario. Se il costo variabile della camera è di € 50,00 questo rappresenta il minimo della tariffa, intendo proprio il limite minimo.
Se decidiamo di vendere comunque la camera a 40 euro, dobbiamo essere consapevoli che non stiamo minimizzando la perdita, al contrario, ci siamo messi sulla strada del fallimento rapido e sicuro.
Mi piacerebbe approfondire questi temi. Voi che ne pensate? Quali sono i problemi che vi affliggono di più come imprenditori dell’ospitalità?
Marcello
Commento da Duccio Innocenti — 27 Agosto 2010, alle ore 19:40
@ MarcelloPhD
sicuramente se hai dei costi variabili di 50 eu non puoi venderla a 40… ma mi chiedo cosa è previsto in questa cifra perchè mi sembra un pò altina…
aggiungo che se a più di 40 non la vendi vuol dire che il mercato in quel periodo non è disposto a darti oltre quindi inizierei a limare su questi costi variabili… e credo che spazio ce ne sia abbastanza. Oppure troverei il modo, non facile, di valorizzare i plus di una prenotare una camera da voi… e ce ne devono essere molti visto quanto offrite in termini di costi variabili.
a presto