Nuovi Trend Turismo: l’Ospitalità delle Esperienze vince su quella dei Servizi
12 Aprile 2013Era l’agosto del 2009 quando pubblicammo l’articolo dal titolo ironico “Un’offerta che non puoi rifiutare… come aumentare i guadagni dell’Hotel in modo creativo.” Un articolo che parlava di come combattere la flessione economica con offerte speciali molto particolari e assolutamente originali.
Offrire un’esperienza che va al di là del semplice soggiorno e far appello alla creatività per risvegliare l’interesse dell’ospite, era una strategia tanto valida allora quanto sempre più necessaria adesso.
Ne parla un’interessante pezzo pubblicato qualche giorno fa su USA Today. Se i servizi più nuovi, particolari e disparati si sprecano spesso senza successo, sempre più hotel puntano al confezionamento di “esperienze uniche”, perché sono quelle che ripagano di più.
“Gli hotel – dice l’autrice dell’articolo Nancy Trejos – stanno portando il ruolo di concierge a un livello più alto, offrendo esperienze su misura che espongono i clienti alla storia, al cibo e alle attrazioni della comunità che li circonda. Le esperienze sono spesso esclusive. Qualche volta gratis, alter volte no.”
I primi confezionatori di esperienze uniche sono senz’altro gli hotel di alta categoria, che si sbizzarriscono nella creazione di pacchetti tanto insoliti quanto costosi.
Il “Basketball Bucket List” del Ritz-Carlton di Charlotte vale fino a 10.000 dollari e i suoi introiti vanno a una fondazione caritatevole. Il pacchetto è definito “l’esperienza di viaggio decisiva per gli amanti del basket,” e comprende non solo un soggiorno super lusso, ma anche un incontro speciale con i propri idoli sportivi prima della partita.
Senz’altro una bella trovata pubblicitaria, ma anche un segnale forte che conferma come l’ospite di oggi viaggi sopra ogni altra cosa per costruirsi memorie che durino una vita.
Cornell University: esperienze uniche più importanti degli oggetti
Questo trend è evidenziato anche da Chekitan Dev, professore della Cornell University e autore di un saggio dedicato a questa tematica, dal titolo Hospitality Branding. Qui Dev sostiene che il trend dell’esperienza unica sarebbe una “estensione della guerra-dei-servizi pre recessione”. Ora che la recessione si va affievolendo in USA, la gente è tornata a dare valore alle esperienze più che alle cose.
“Le ricerche suggeriscono che le persone danno molto più valore alle esperienze che agli oggetti e questo ha spinto molti brand a rielaborare i propri servizi non tanto in termini di regali o oggetti offerti, quanto più di esperienze uniche, di grande valore e soprattutto esclusive.”
Esperienze uniche non solo per pochi
Unicità ed esclusività sono un ingrediente essenziale per questo tipo di esperienza, anche se non necessariamente solo gli hotel di alta categoria possono permettersi di offrire esperienze e non solo i ricchi possono permettersi di acquistarle.
Prendiamo uno degli esempi a mio avviso più belli di quelli citati dalla Trejos, il “Super Sophie Experience”, un pacchetto per i più piccoli dal The Carlyle a New York e dedicato al noto libro per bambini “The Super Adventures of Sophie and the City” di Kelly Florio Kasouf.
Ai bambini accompagnati da un adulto, viene consegnato un mini iPad per seguire le orme di Sophie in un Tour virtuale in giro per la città. Il pacchetto comprende addirittura uno speciale abito disegnato da Oscar de la Renta ispirato al personaggio del libro ed ha ovviamente un costo molto elevato.
Ma non riuscireste a immaginare un tour delle campagne e dei borghi Toscani fino a Collodi guidati dai meravigliosi personaggi di Pinocchio? O un giro del Lago di Como sulle orme di Renzo e Lucia dei Promessi Sposi? L’idea di legare l’esperienza del territorio alla cultura e alla letteratura di quei luoghi mi sembra un esperimento affascinante e unico e alla portata di qualsiasi tipo di struttura e ospite.
Fare Rete per far conoscere il territorio
Anche per chi ha budget più limitati è possibile fare esperienze che arricchiscono: il The Fairmont Mayakoba sulla riviera Maya del Messico, una struttura di lusso, regala a tutti i suoi ospiti un’uscita in kayak sul reef più grande delle Americhe.
Mike Taylor, del Fairmont dice “I nostri ospiti sono interessati… ad uscire fuori dalle pagine della guida turistica qualche volta, ecco perché sviluppiamo attività spesso in collaborazione con partner o associazioni vicine che offrano agli ospiti una visione nuova del territorio e un’esperienza che non hanno fatto prima.”
Anche questo pacchetto ci offre uno spunto importante su cui riflettere: lavorare sul territorio attraverso una rete di relazioni e partnership con chi ha attività che possano essere complementari con il mondo dell’ospitalità. Artigiani, ristoratori, sommelier, cioccolatieri, guide locali, esperti di tartufo o di specie animali: teoricamente sono tutte figure che possono arricchire l’esperienza di viaggio degli ospiti senza obbligarli necessariamente a spendere somme da capogiro.
Quali hotel sono adatti?
Senz’altro, per quanto molti hotel si affannino ancora ad offrire sempre più facilities originali all’interno della camera e della struttura, questa è l’epoca del “viaggio esperienziale”, come abbiamo visto nella nostra intervista agli autori del libro “Web Marketing e Destinazione Ospitale”. È un’epoca in cui l’hotel gioca un ruolo di primo piano per permettere all’ospite di conoscere e vivere la destinazione con occhi nuovi, inaspettati, e soprattutto da “non-turista”.
La domanda che è lecito porsi, come fa la Trejos su USA Today, è: tutti gli hotel possono giocare la carta dell’esperienza di viaggio unica? Oppure molto dipende dalla location e dal tipo di clientela che accogliamo?
Commento da Pedrito — 12 Aprile 2013, alle ore 15:55
E si margue,qua rientra anche il discorso degli itinerari,é vero c
e tanto lavoro da fare(lo dico perche lo sto faccendo) ma sicuramente si vedrano i frutti,indirizzare ogni uno ad ogni tipologia de clienti é un bel punto da dove iniziare,lo stesso "pets friendly" per essempio;ed organizzare eventi particolari,creare offerte novedose,sempre addatte alle esigenze e possibilita d
ogni struttura…peró,create!..Pingback da Fare Rete per far conoscere il territorio - Blog di Lorenzo Renzulli — 14 Aprile 2013, alle ore 11:49
[…] […]
Commento da marghe — 15 Aprile 2013, alle ore 09:35
Ciao Pedrito! Sì assolutamente, c’è tanto da fare e non ci si deve lasciar scappare le occasioni offrendo al viaggiatore qualcosa che magari il tuo competitor non può darti. E tu dove lavori? In Italia o all’estero? Che tipo di iniziative fate di questo genere?
Commento da Pedrito — 15 Aprile 2013, alle ore 16:13
Attualmente mi trovo en una struttura. 4 stelle del centro storico de palero,stiamo creando in team opzioni veramente belle,ogni uno con punti di vista diversi,ma enfocati nello stesso scopo,fare andare ancora piu avanti e salire la brand reputation ed i posti del albergo,é veramente bello quando si lavora cosi,per ora stiamo lavorando su gli itinerari,personalmente penso che renderanno frutti gradevoli,i consumatori,insconcientemente fanno in ogni struttura delle richieste “fantasme”,a volte abbiamo la prossima innovativa davanti a gli nostri occhi,sta a noi,trovarla e sfruttarla al massimo con uno staff pronto e disponibile ad accoglierle e creare nuovi prodotti turistici personalizzati,en quanto a proporre nuove idee,scusa ma nn potrei farlo,ci sono “i gabbiani in giro” ahah..e qsto é il mio lavoro,cmq penso ogni struttura dovrebbe avere un settore commerciale che si prenda cura di qsti temi cosi importanti,ci sono tanti giovani capaci e pieni de idee pronti a lavorare e dare il meglio…
Commento da marghe — 15 Aprile 2013, alle ore 18:23
Complimenti per lo spirito con cui affronti il tuo lavoro e devi essere anche fortunato con i tuoi colleghi e superiori, perché non sempre ci si trova così motivati dall’hotel. Sicuramente gli itinerari sono il modo migliore per offrire qualcosa di nuovo ai vostri clienti e valorizzare la vostra destinazione, che ha davvero molto da offrire.
Commento da Antonio Greci — 16 Aprile 2013, alle ore 04:30
Articolo estremamente attuale. Il tema mi è quotidianamente vicino per le potenzialità che libera; sia per quanto concerne il Marketing Olistico (anche territoriale), che per il web in particolare. Suggerisco a tutti di investigare e sviluppare le contaminazioni ed associazioni sinergiche delle seguenti aree di informazioni “potenzialmente utili”, tralasciando ogni “distorsione percettiva” (E. Schein). 1) Comakership, 2) Customer relationship management, 3) Rete, 4) Marketing esperenziale. Potrei aggiungere altre aree ma quelle elencate possono aiutare per iniziare ad avere una visione più moderna del mercato nel quale si desidera posizionarsi. Possiamo sintetizzare il tutto confrontando le differenze tra Marketing Convenzionale e Marketing non Convenzionale. Dal loro rapporto possono evidenziarsi le aree ove collocarsi come azienda albergo, prescindendo dalla tipologia della stessa. E’ importante, nell’ottica appena espressa, rispettare il passo che riporto testualmente dall’articolo “… le persone danno molto più valore alle esperienze che agli oggetti” . (Anche se, è nella dialettica tra soggetto e oggetto che si elidono le distanze). Essa riprende la filosofia dell’approccio alla persona di Carl Roger e ci aiuta a comprendere il rapporto di mutua reciprocità che è in atto tra le aziende che attualmente fanno “Rete” e che non mi stanco di promuovere anche nel campo alberghiero. Complimenti per l’identificazione dell’articolo.
Commento da marghe — 16 Aprile 2013, alle ore 09:10
Buongiorno Antonio, intanto grazi per l’apprezzamento e ovviamente per il contributo come sempre molto interessante!
Mi sembra che tu conosca molto bene la materia, ci puoi suggerire qualche testo che hai letto e hai trovato ben fatto per provare ad approfondire la dinamica?
Commento da Antonio Greci — 17 Aprile 2013, alle ore 22:08
Ciao Marghe.
Provo a sintetizzare. Parlerei di autori e concetti ispiratori da cui iniziare una rielaborazione secondo i casi. Il principio è considerare ogni attività economica nella sua globalità e peculiarità. In effetti, anche l’albergo ha una sua filiera. Provare a vedere il proprio albergo come è e non come vorremmo che fosse.
1)Daniele Trevisani: a) Competitività aziendale, personale, organizzativa. Strumenti di sviluppo e creazione del valore. b) Psicologia di marketing e comunicazione. C) Comportamento d’acquisto e comunicazione strategica.
2)Francesco Muzzarelli: Imprese dell’organizzazione.
3)Robert Dilenschneider: Comunicazione come decisivo esercizio del potere.
4)Edgar H. Schein: La consulenza di processo
5)Cerl R. Rogers: a) La terapia centrata sul cliente. b) Psicoterapia e relazioni umane.
6)Michael Porter: Controllo strategico e vantaggio competitivo.
7)Roger Perrotin e Jean-Michel Loubère ”Nuove strategie d’acquisto. Outsourcing, comakership, partnership”.
8)Fare rete: interpellare la camera di commercio locale.
9)Schmitt Bernd H. /Mauro Ferraresi: Marketing Esperienziale. Come sviluppare l’esperienza di consumo.
Ipotizzando che in albergo vi sia un piccolo centro fitness con all’interno uno o più “Run Personal” della Technogym. Come sfruttereste, attraverso il web, una possibile opportunità di comakership? Come valorizzereste l’esperienza del cliente? Economicamente, a quale fascia di cliente rivolgereste sul web? Perché? Avreste modo di avere dei riscontri alle vostre risposte? Se no, che fare e a chi rivolgervi?
Buon lavoro.
Commento da postoditacco — 26 Aprile 2013, alle ore 07:59
La discussione è interessante, ma non dimentichiamo un aspetto fondamentale: una sola esperienza fortemente negativa basta ad azzerarne decine di positive, con tutte le conseguenze derivanti dal passaparola, specie se queste transitano da uno dei cosiddetti “influencer”.
La costruzione di esperienze dei clienti deve pianificare il comportamento da tenere nel caso qualcosa vada male, cioè il risk management applicato alla centralità del cliente (e non dei profitti).
Significa creare la cultura adatta e, in alcuni casi, rivedere anche i propri TOS (per esempio, sulla gestione degli overbooking).
P.S. A proposito di esperienza, mi sono dovuto registrare come utente per lasciare questo commento, a cui tenevo particolarmente (dimostrazione ne è che contestualmente ho iniziato a seguirvi anche su Twitter, ndr).
E’ stato però un puro caso, perché in una qualsiasi altra situazione avrei tirato dritto.
Ritengo l’autenticazione tramite profili social (Twitter, Facebook, Google, OpenId,…) o servizi dedicati (Disqus, Intensedebate,…) sia da un lato molto meno invasiva e dall’altro utile a segnalare il mio contributo alla mia rete sociale.
Commento da marghe — 26 Aprile 2013, alle ore 09:14
Ciao postoditacco,
intanto grazie mille per questo intervento!
Per quanto riguarda le esperienze negative hai introdotto un punto molto interessante… che cosa fare in caso di esperienza negativa? Come si gestisce in real time? Io credo che se in una struttura ci fosse comunque una cultura della “esperienza positiva ed unica” per ogni cliente, questo rischio si ridurrebbe di molto.
Ti faccio un esempio: ho di recente fatto un viaggio stupendo, in una struttura di alto livello con recensioni assolutamente ottime. Ho passato un soggiorno meraviglioso, servita e riverita come mai nella vita, ma l’ultimo giorno purtroppo è successo un incidente molto grave per colpa dello staff disattento. La cortesia con cui hanno trattato l’accaduto e la bellissima esperienza fatta, mi hanno spinto a passarci sopra, tanto che non ho lasciato recensioni negative nè tanto meno sono andata dall’avvocato (potevo farlo e avrei vinto). Bravi loro o forse stupida io, non saprei, ma nessun hotel è perfetto, la differenza la vedi in come si gestiscono certe situazioni.
PS: Capisco benissimo il tuo disagio per il fatto della registrazione e ti ringrazio per averci reputato un blog serio ed esserti iscritto. Ti posso confermare che stiamo sperimentando altre modalità perché ne abbiamo sentito l’esigenza anche noi, ma per il momento non ne abbiamo trovata nessuna che rispondesse alle nostre esigenze e che fosse “sicura”. Stiamo ancora cercando, quindi questo commento ci fa ancora più piacere perché è un feedback importante che ci fa capire che abbiamo imboccato la strada giusta 🙂
Pingback da il turista esperienziale: chi è? cosa cerca? | myhomesiracusa — 21 Settembre 2013, alle ore 16:34
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