Not provided: ecco perché non riuscite più a leggere tutte le parole chiave che portano traffico al sito dell’hotel

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Se avete un minimo di dimestichezza con gli strumenti di Web Analytics e ogni tanto vi dedicate alla lettura dei dati chiave per capire l’andamento del vostro sito, allora avrete di sicuro notato che nella lista di keyword che vi portano traffico da un po’ di giorni è comparso il termine “not provided”.

Già immagino i vostri nasi arricciati alla vista di queste parole dall’oscuro significato e, soprattutto, assai poco promettenti. E fate bene a guardarle in cagnesco, perché si tratta del prodotto di un recente intervento di Google grazie al quale chi è loggato e naviga in SSL in modo “criptato”, da oggi digiterà parole chiave che voi non potrete più leggere per motivi (dicono) “di privacy”.

Si tratterà davvero di privacy?

Come riportano le dichiarazioni ufficiali di Google, dal 18 ottobre il motore di ricerca ha stabilito che gli utenti loggati con un account di Google, siano reindirizzati dall’indirizzo www.google.com alla versione crittografata https://www.google.com, per proteggere la privacy delle proprie ricerche.

Ciò significa che chiunque sia loggato, ad oggi digita ricerche che non potranno più essere tracciate e che i possessori di un sito con annesso strumento di web analytics non potranno più sapere quali queries hanno generato le proprie visite.

Ovvio che il tam tam della notizia si sia diffuso alla velocità della luce tra i SEO e i web marketer di tutto il pianeta portando con sé discussioni, polemiche e critiche: per molti il fatto che i dati non siano più totalmente accessibili è un boccone amaro da buttare giù, ancor più perché le motivazioni di Big G non sembrano convincere.

Abbiamo lavorato duro negli ultimi anni – scrive Evelyn Cao di Googleper diffondere l’uso di un protocollo di sicurezza applicato ai nostri servizi, chiamato SSL, così come abbiamo incoraggiato l’industria ad adottare alti standard di sicurezza. Dal momento che le ricerche sono sempre più personalizzate, riconosciamo l’importanza crescente di proteggere i risultati di ricerca che offriamo.”

La sicurezza dei dati diventa soprattutto importante nella navigazione con connessioni Wi-Fi non protette (ad es. luoghi pubblici e Internet Cafè).

Quello che non convince è che la protezione dei dati non riguarderà le campagne Adwords (sebbene questo non comporti in alcun modo una maggior sicurezza per i dati degli utenti): quindi chi fa campagne a pagamento su Google potrà continuare a tracciare tutte le parole chiave, nessuna esclusa.

Spiace vedere che Google stia blandamente “ricattando” chi non investe denaro sulla sua piattaforma, favorendo al contrario i suoi advertisers.

Si sa, le parole chiave, soprattutto “unbranded” che vi portano traffico con basso tasso di rimbalzo, sono una fenomenale fonte di ispirazione per rintracciare quei termini su cui, SEO parlando, dovreste puntare.

Quale impatto avrà la modifica?

Dal canto suo Marc Cutts ha liquidato le critiche dichiarando che l’impatto dell’intervento avrebbe costituito percentuali “a una sola cifra” e quindi praticamente insignificanti, ma nella realtà diversi blogger hanno denunciato che le parole “not provided” sono arrivate ad ammontare tra il 7% e il 14% del traffico totale per molti siti di diversa natura.

Anche SEOmoz ha sostenuto che il dato non fosse esatto, riportando che molti siti hanno subito una perdita di parole chiave che ha toccato il 12% del totale.

Non si tratta dunque di noccioline, anche se in ambito ospitalità per il momento non abbiamo visto una ricaduta eccessiva sui nostri clienti. Le parole scomparse non sono poi molte, ma hanno tutte un basso tasso di rimbalzo e un discreto tempo di permanenza sul sito. Ciò significa che comunque si tratta di parole chiave di valore che portano traffico qualificato.

Ho fatto un’analisi sui dati di alcuni hotel nostri clienti tratti da web analytics relativi al periodo 18 ottobre – 20 novembre 2011 e la media di “not provided keywords” si attesta intorno all’1,40% del traffico totale. Un dato destinato sicuramente a crescere.

Date un’occhiata ai vostri siti e fateci sapere quante parole chiavi vi sono state “oscurate”!