No alla Rate Parity: la rivolta che viene dal Nord
27 Dicembre 2012In questo 2012 la Parità tariffaria è stata uno degli argomenti più accesi sulla rete: abbiamo condotto un sondaggio, c’è chi la difende strenuamente, chi preferirebbe abolirla, ma la questione è ancora più che aperta e sembra che il 2013 preannunci cambi di rotta importanti.
Eravamo rimasti all’OFT inglese che aveva accusato Expedia, Booking.com e IHG di aver fatto cartello per imporre un unico prezzo (leggasi parità tariffaria), mentre negli Stati Uniti lo studio legale Hagens Berman lanciava una class-action di consumatori contro portali e catene alberghiere accusate di offrire un miglior prezzo garantito inesistente. Oggi in Scandinavia 4 catene alberghiere hanno deciso di stracciare il contratto con Expedia per vendere al prezzo desiderato.
First Hotels, Nordic Choice, Scandic Hotels e Thon Hotels, in toto 450 hotel (circa lo 0,3% del portfolio globale di Expedia) hanno scelto di abbandonare il portale per vendere al minor prezzo sul proprio sito ufficiale.
A quanto pare, le condizioni imposte da Expedia hanno spinto i quattro brand a riconsiderare la propria posizione. Eppure la parità tariffaria esiste da sempre ed è sempre sembrata l’unica strada percorribile a livello distributivo. Perché proprio adesso? E perché proprio tutti insieme?
L’impressione è che ci sia sotto qualcos’altro oltre alla rate parity e che questa non sia che la goccia che ha fatto traboccare il vaso, a fronte di un’altra serie di richieste onerose imposte dalla OTA.
Bjørnar Tretterud, vice presidente alle vendite e al marketing della First Hotels, ha dichiarato che “Abbiamo cancellato il contratto a settembre dopo una serie di pessime negoziazioni in cui Expedia, secondo la mia personale opinione, non ha portato niente sul tavolo se non una lunga lista di nuovi accordi sul nostro contratto.”
Stessa cosa per i Thon Hotels, gli ultimi della lista ad aver abbandonato Expedia, che dichiarano: “Abbiamo messo fine al contratto perché non siamo riusciti a raggiungere un accordo con Expedia. Non volevamo cominciare il 2013 con i termini e le condizioni attualmente vigenti.”
Tretterud ha fatto intendere però che la controversia si spinge oltre la rate parity: “Abbiamo chiesto una mediazione a Londra per trattare il nostro disaccordo con Expedia, come specificato nel nostro contratto, ma Expedia per adesso non ha espresso l’intenzione di incontrarci. Richiediamo 20 milioni di corone (3,6 milioni di dollari) come risarcimento per marketing ingannevole e business perso.”
La somma sarebbe dunque un risarcimento per una serie di cause diverse: non solo la promozione ingannevole (presumibilmente quella condotta su PPC con il nome dell’hotel), ma anche per altre problematiche, sembra infatti che Expedia in alcune occasioni avesse mostrato gli alberghi come al completo quando invece non lo erano.
La Parità tariffaria di nuovo in tribunale
La rate parity resta però il problema centrale: “Non siamo stati d’accordo con la rate parity negli ultimi sei anni… vogliamo avere una distribuzione indipendente per tutte le nostre camere,” dice la First Hotels.
Anche nel Nord Europa sembra che la questione finirà in tribunale: la First Hotels ha sollevato il problema sia in Norvegia che in Svezia e ha già interpellato la Norwegian Competition Authority – l’agenzia per la libera concorrenza norvegese – che ha organizzato un meeting informale invitando diverse catene alberghiere norvegesi per avere informazioni sugli accordi presi con le OTA e su come questi possano influire sulla libera concorrenza nel mercato.
In ultima analisi comunque è importante sottolineare che Expedia e i suoi affiliati, come Hotels.com, sono gli unici portali che gli hotel Scandinavi hanno abbandonato. La First Hotels ad esempio, ha affermato che così facendo, sta ottenendo maggiori prenotazioni dirette e da Booking.com.
Per quanto riguarda Expedia, i suoi rappresentanti non si sono scomposti, affermando di non essere preoccupati per l’accaduto e di essere pronti a negoziare nuovi termini con i partner scandinavi, muovendosi finalmente per incontrare i rappresentati delle 4 catene, a cui ben presto, secondo alcune voci, se ne potrebbero aggiungere altre.
Qualcuno ha insinuato che quest’anno segnerà la fine della rate parity: voi cosa ne pensate? Credete davvero che sia una soluzione auspicabile?
Fonte: HotelNewsNow
Commento da marcopanichi — 4 Gennaio 2013, alle ore 11:13
Salve Booking Blog,
Complimenti innanzitutto per il blog, ricco di utili informazioni.
Pur essendo un webmaster esperto, mi sono da poco affacciato al mondo della promozione turistica, e ho trovato nel vostro sito moltissime informazioni per me preziose.
Ciò detto, mi piacerebbe esprimere le mie opinioni riguardo l’argomento dell’articolo per vedere cosa ne pensate. Ecco alcuni pensieri sparsi:
1) Non credo che la parity rate scompaia per via diretta. E’ una condizione contrattuale centrale e molto importante affinchè il “gioco” funzioni.
2) Sicuramente sorgeranno metodi alternativi per aggirarla. Ho visto che sono nati alcuni portali dove gli utenti (albergatori, ma anche semplici privati), possono comprare e rivendere le camere stabilendo IN PRIVATO il prezzo. Anche le offerte “supersegrete” di alcuni portali come booking.com sembrano un modo per anticipare l’aggiramento della parity rate.
3) Ho come l’impressione che da un momento all’altro molte catene di hotel, ma anche piccoli network di strutture ricettive, cercheranno il modo di sfuggire alle OTA. Non solo per le condizioni sfavorevoli, ma anche per semplice “patriottismo economico”. Voglio dire, sei albergatore in Italia, il valore della tua offerta è proporzionale a quanto valorizzi il tuo territorio, e ti affidi ad un’azienda estera per vendere le tue camere? Sono flussi di denaro enormi che sarebbeero potuti essere investiti nella promozione della tua città o regione.
Chiedo scusa se il mio pensiero può essere banale e a tratti disinformato, ma ripeto, ho cominciato da poco ad interessarmi dell’argomento e penso che discuterne sia il modo migliore per crescere.
Grazie nuovamente dell’articolo,
Marco
Commento da marghe — 4 Gennaio 2013, alle ore 14:17
Ciao Marco!
intanto benvenuto nella nostra community e in bocca al lupo per la tua nuova attività, siamo contenti di esserti risultati utili 🙂
Le considerazioni che fai secondo me non sono banali. Io, personalmente, mi rendo conto che nel mercato attuale stia succedendo qualcosa che va al di là della rate parity in sé e per sé… dico io: sono anni e anni che esiste la rate parity, è sempre stata lì, sotto gli occhi di tutti negli accordi OTA e hotel, com’è che solo ora si sono svegliati tutti? Che le catene alberghiere dicono di non volerne più sapere e gli Antitrust internazionali la considerano illegale? Il fatto che la rate parity per svariati motivi non venga applicata o rispettata dall’una o l’altra parte è un altro discorso, ma c’è sempre stata, è stata sempre lì, mica era un segreto di stato.
Forse i rapporti tra OTA e hotel sono giunti a un punto di svolta: le richieste sempre più esose di molti portali hanno spinto hotel indipendenti e catene alberghiere a rivedere questi rapporti e grazie alla crescita del canale diretto, qualcuno ha pure scelto di dire no.
Detto questo, noi non siamo a favore di una totale scomparsa dai portali, che se ben utilizzati possono portare visibilità e prenotazioni dirette. E non siamo contro la rate parity, che è un modo per dimostrarsi trasparenti verso l’utente e tutelare l’hotel stesso da un gioco al ribasso della tariffa che sarebbe molto pericoloso.
E’ chiaro che poi esistono piccoli stratagemmi per aggirarla e spostare senza far danni un po’ di prenotato sul canale diretto (ti consiglio di leggere questo articolo) come possono essere le offerte opache o la rivendita delle camere, tutti argomenti che abbiamo trattato in precedenza.
Riguardo al patriottismo economico, ho paura che finché il turismo in Italia resta un argomento secondario e non si creano dei validi DMO territoriali o non si realizza un portale Italia che offra maggiore visibilità alle strutture, gli hotel continueranno a vendere con i mega player. Anche perché non ci scordiamo che i nostri flussi turistici vengono in gran parte dall’estero ed è fondamentale essere presenti sui canali più utilizzati anche fuori dall’Italia.
Che ne pensi?