Le maglie della Rate Parity si allargano anche in Australia
2 Settembre 2016Il vento che soffia contro le clausole della rate parity nei contratti tra OTA e hotel non cenna a diminuire. Ogni giorno che passa, sembra preannunciare un cambiamento epocale da cui non si può tornare indietro.
Se prima la questione rate parity riguardava solo USA e Europa, adesso anche gli alberghi australiani rivendicano la loro piena indipendenza nelle questioni tariffarie. E sia Booking che Expedia stanno scendendo a patti per ammansire le autorità dell’antitrust.
Booking.com – a seguito di una trattativa con l’Australian Competition and Consumer Commission – ha accettato di rendere più blanda la sua clausola a partire dal 1 settembre, quando gli hotel potranno pubblicare tariffe più basse sugli altri canali tranne che sul loro sito ufficiale. La strategia è in pratica la stessa che è stata applicata in Europa a seguito dell’istruttoria dell’Antitrust nel 2015.
Gillian Tans, CEO di Booking.com, ha riassunto i punti centrali del cambiamento contrattuale. Tra pochi giorni gli hotel in Australia potranno:
- Pubblicare tariffe diverse, condizioni diverse e disponibilità diverse su altre OTA
- Offrire tariffe e condizioni diverse sui canali offline (il telefono e gli walk-in) a patto di non pubblicizzare queste tariffe online. Questo comprende anche le tariffe speciali per i clienti fidelizzati o per i gruppi.
Vale ancora l’obbligo di mantenere la parity tra Booking e il tuo sito web (il che include anche i metamotori, come Trivago, Kayak, TripAdvisor e Google HPA)
Dopo l’annuncio di Booking.com, il 29 agosto anche Expedia ha dichiarato che offrirà le stesse condizioni a partire sempre dal 1 settembre.
L’abolizione dell’obbligo di mantenere la parity rate è già in atto sia in Francia che in Germania e presto potrebbe diventare realtà anche in Italia.
Che cosa accadrà dopo non possiamo saperlo, ma siamo molto curiosi di vedere sia come sfrutteranno questa possibilità gli albergatori, sia come le OTA si metteranno al riparo dall’eventuale calo di prenotazioni. Sempre che ci sia, il calo, perché a quanto dicono le stime, spesso gli utenti non prenotano sui portali perché il prezzo è inferiore, ma perché si fidano del brand e perché trovano più semplice prenotare su un portale.
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