La stretta della Grande Mela sugli affitti brevi

leggi l’articolo completo...Lo scorso 5 settembre, a New York, sono entrate ufficialmente in vigore le nuove restrizioni sugli affitti brevi. Queste disposizioni potrebbero spingere i visitatori ad abbandonare piattaforme di prenotazione come Airbnb, a favore di strutture alberghiere.

La Local Law 18 stabilisce regole stringenti per coloro che desiderano affittare appartamenti ai turisti. L’obiettivo principale di questa normativa è combattere il fenomeno degli affitti illegali, garantire la sicurezza dei viaggiatori e mitigare le tensioni nel mercato immobiliare. Come riporta Il Sole 24 Ore, gli affitti a breve termine hanno causato un aumento di prezzi generale ed esacerbato la crisi immobiliare della città.

La crescente diffusione degli affitti brevi negli anni ha avuto un impatto significativo anche sul settore alberghiero. Gli hotel hanno dovuto infatti adattarsi a una concorrenza sempre più agguerrita, cercando di offrire servizi e tariffe competitive per attirare i clienti. Alcune strutture hanno anche sperimentato una diminuzione della domanda, specialmente nelle categorie di alloggi di fascia media, a causa della preferenza dei viaggiatori per la flessibilità offerta dagli affitti brevi.

Ecco, quindi, che in questo contesto la città di New York – così come altre in tutto il mondo – ha deciso introdurre nuove norme per regolamentare questa forma di ospitalità.

 

Il contenuto della normativa

 

La Local Law 18 stabilisce che gli host, ovvero i proprietari, devono dimorare personalmente nell’appartamento affittato ed essere presenti durante il soggiorno degli ospiti. In aggiunta, la legge limita il numero di persone che possono risiedere contemporaneamente nell’abitazione a un massimo di due, indipendentemente dalle dimensioni dell’immobile o dal numero di stanze da letto disponibili.

Le nuove regole sottolineano altresì l’importanza di garantire agli occupanti un accesso privo di ostacoli a tutte le aree e le vie d’uscita dell’appartamento, vietando la chiusura a chiave delle porte interne. È possibile comunque mantenere la propria privacy chiudendo la porta della stanza che si sta occupando, come il bagno o la camera da letto

Infine, i proprietari e i gestori che intendono mettere a disposizione i loro appartamenti su piattaforme come Airbnb sono tenuti a registrarsi presso l’Office of Special Enforcement, pagando una tassa di 145 dollari. Al momento dell’approvazione, riceveranno un codice da riportare all’interno dell’annuncio online.

Chi non rispetta queste regole rischia sanzioni che possono arrivare fino a 5.000 dollari.

 

La reazione di Airbnb

 

La nota piattaforma di annunci di affitti a breve termine ha provato a intentare una causa contro l’amministrazione di New York City. Airbnb ha infatti definito le nuove norme “estreme e oppressive” e si è rivolta a un tribunale di Manhattan per chiederne l’annullamento.

Tuttavia, il giudice ha respinto la causa, affermando che è assolutamente plausibile che la città richieda agli host di registrarsi presso un’agenzia locale. Si tratta di un mezzo per ridurre le migliaia di annunci illegali di affitti a breve termine che spopolano sul web.

L’Office of Special Enforcement della città ha infatti commentato:

Gli affitti a breve termine illegali possono essere pericolosi per ospiti ed eventuali primi soccorritori. Gli appartamenti potrebbero essere privi di sistemi di sicurezza antincendio adeguati, come allarmi ed estintori, e non avere abbastanza uscite di emergenza”.

 

Altri esempi di regolamentazione in Europa

 

Queste restrizioni sugli affitti a breve termine non sono da considerarsi un fenomeno isolato. In Europa diverse città hanno implementato misure simili negli anni passati.

Amsterdam ha introdotto permessi specifici, consentendo un massimo di 4 ospiti alla volta e un limite di 30 giorni all’anno, limite portato fino a 120 giorni invece dalla città di Parigi. Berlino ha inizialmente vietato l’uso di Airbnb, ma in un secondo momento ha optato per regole rigide e multe pesanti.

In Italia, dopo le pressioni da parte di città come Firenze, Roma e Venezia, il ministro del Turismo, Daniela Santanchè, ha proposto una bozza di legge che obbliga i proprietari di appartamenti a ottenere un codice identificativo nazionale e introduce un pernottamento minimo di due notti nei comuni ad alta densità turistica.

La questione è spinosa e anche gli operatori del settore sono divisi. Alcuni sono fermamente convinti che le restrizioni siano necessarie per ristabilire un equilibrio nell’industria dell’ospitalità. Altri, invece, ritengono queste norme ingiuste e volte ad escludere completamente gli affitti brevi dal mercato nel lungo termine. Voi cosa ne pensate? Appoggiate la decisione di New York? Scrivetecelo nei commenti.