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  • Per “Alla dolce vita”

    sa come è il cluetrain manifesto?

    Lo legga e spero che capisca:

    mercati online …

    I mercati online cominciano a organizzarsi da soli molto più rapidamente delle aziende che tradizionalmente li rifornivano.

    Grazie alla rete, i mercati diventano più informati, più intelligenti e più esigenti rispetto alle qualità che invece mancano nella maggior parte delle aziende.

    # I mercati sono conversazioni.

    # I mercati sono fatti di esseri umani, non di segmenti demografici.

    # Le conversazioni tra esseri umani suonano umane. E si svolgono con voce umana.

    # Sia che fornisca informazioni, opinioni, scenari, argomenti contro o divertenti digressioni, la voce umana è sostanzialmente aperta, naturale, non artificiosa.

    # Le persone si riconoscono l’un l’altra come tali dal suono di questa voce.

    # Internet permette delle conversazioni tra esseri umani che erano semplicemente impossibili nell’era dei mass media.

    # Gli iperlink sovvertono la gerarchia.

    # Sia nei mercati interconnessi che tra i dipendenti delle aziende intraconnessi, le persone si parlano in un nuovo modo. Molto più efficace.

    # Queste conversazioni in rete stanno facendo nascere nuove forme di organizzazione sociale e un nuovo scambio della conoscenza.

    # Il risultato è che i mercati stanno diventando più intelligenti, più informati, più organizzati. Partecipare a un mercato in rete cambia profondamente le persone.

    # Le persone nei mercati in rete sono riuscite a capire che possono ottenere informazioni e sostegno più tra di loro, che da chi vende. Lo stesso vale per la retorica aziendale circa il valore aggiunto ai loro prodotti di base.

    # Non ci sono segreti. Il mercato online conosce i prodotti meglio delle aziende che li fanno. E se una cosa è buona o cattiva, comunque lo dicono a tutti.

    # Ciò che accade ai mercati accade anche a chi lavora nelle aziende. L’entità metafisica chiamata “L’Azienda” è la sola cosa che li divide.

    # Le aziende non parlano con la stessa voce di queste nuove conversazioni in rete. Vogliono rivolgersi a un pubblico online, ma la loro voce suona vuota, piatta, letteralmente inumana.

    # Appena tra qualche anno, l’attuale “omogeneizzata” voce del business – il suono della missione aziendale e delle brochures – sembrerà artefatta e artificiale quanto il linguaggio della corte francese nel settecento.

    # Le aziende che parlano il linguaggio dei ciarlatani già oggi non stanno più parlando a nessuno.

    # Se le aziende pensano che i loro mercati online siano gli stessi che guardavano le loro pubblicità in televisione, si stanno prendendo in giro da sole.

    # Le aziende che non capiscono che i loro mercati sono ormai una rete tra singoli individui, sempre più intelligenti e coinvolti, stanno perdendo la loro migliore occasione.

    # Le aziende possono ora comunicare direttamente con i loro mercati. Se non lo capiscono, potrebbe essere la loro ultima occasione.

    # Le aziende devono capire che i loro mercati ridono spesso. Di loro.

    # Le aziende dovrebbero rilassarsi e prendersi meno sul serio. Hanno bisogno di un po’ di senso dell’umorismo.

    # Avere senso dell’umorismo non significa mettere le barzellette nel sito web aziendale. Piuttosto, avere dei valori, un po’ di umiltà, parlar chiaro e un onesto punto di vista.

    # Le aziende che cercano di “posizionarsi” devono prendere posizione. Nel migliore dei casi, su qualcosa che interessi davvero il loro mercato.

    # Vanterie ampollose del tipo “Siamo posizionati per essere il primo fornitore di XYZ” non costituiscono un posizionamento.

    # Le aziende devono scendere dalla loro torre d’avorio e parlare con la gente con la quale vogliono entrare in contatto.

    # Le Pubbliche Relazioni non si relazionano con il pubblico. Le aziende hanno una paura tremenda dei loro mercati.

    # Parlando con un linguaggio lontano, poco invitante, arrogante, tengono i mercati alla larga.

    # Molti programmi di marketing si basano sulla paura che il mercato possa vedere cosa succede realmente all’interno delle aziende.

    # Elvis l’ha detto meglio di tutti: “Non possiamo andare avanti sospettandoci a vicenda”.

    # La fedeltà a una marca è la versione aziendale della coppia fissa, ma la rottura è inevitabile ed è in arrivo. Poiché sono in rete, i mercati intelligenti possono rinegoziare la relazione con incredibile rapidità.

    # I mercati in rete possono cambiare fornitore dalla sera alla mattina. I lavoratori della conoscenza in rete possono cambiare datore di lavoro nel tempo dell’intervallo del pranzo. Le vostre “iniziative di downsizing” ci hanno insegnato a domandarci “La fedeltà? Cos’è?”

    # I mercati intelligenti troveranno i fornitori che parlano il loro stesso linguaggio.

    # Imparare a parlare con voce umana non è un gioco di società. E non può essere improvvisato a un qualsiasi convegno solo per darsi un tono.

    # Per parlare con voce umana, le aziende devono condividere i problemi della loro comunità.

    # Ma prima, devono appartenere a una comunità.

    # Le aziende devono chiedersi dove finisce la loro cultura di impresa.

    # Se la loro cultura finisce prima che inizi la comunità, allora non hanno mercato.

    # Le comunità umane sono basate sulla comunicazione – su discorsi umani su problemi umani.

    # La comunità della comunicazione è il mercato.

    # Le aziende che non appartengono a una comunità della comunicazione sono destinate a morire.

    # Le aziende fanno della sicurezza una religione, ma si tratta in gran parte di una manovra diversiva. Più che dai concorrenti, la maggior parte si difende dal mercato e dai suoi stessi dipendenti.

    # Come per i mercati in rete, le persone si parlano direttamente anche dentro l’azienda – e non proprio di regole e regolamenti, comunicazioni della direzione, profitti e perdite.

    # Queste conversazioni si svolgono oggi sulle intranet aziendali. Ma solo quando ci sono le condizioni.

    # Di solito le aziende impongono l’intranet dall’alto, per distribuire documenti sulla politica del personale e altre informazioni aziendali che i dipendenti fanno del loro meglio per ignorare.

    # Le intranet emanano noia. Le migliori sono quelle costruite dal basso da singole persone che si impegnano per dare vita a qualcosa di molto più valido: una conversazione aziendale in rete.

    # Una intranet in buona salute organizza i dipendenti nel più ampio significato del termine. Il suo effetto è più radicale di qualsiasi piattaforma sindacale.

    # Se questo spaventa a morte le aziende, è pur vero che esse dipendono fortemente dalle intranet aperte per far emergere e condividere le conoscenze più importanti. Devono resistere all’impulso di “migliorare” o tenere sotto controllo queste conversazioni in rete.

    # Quando le intranet aziendali non sono condizionate da timori o da un eccesso di regole, incoraggiano un tipo di conversazione molto simile a quella dei mercati in rete.

    # Gli organigrammi funzionavano nella vecchia economia, in cui i piani dovevano essere ben compresi da tutta la piramide gerarchica e dettagliati piani di lavoro potevano scendere dall’alto.

    # Oggi, l’organigramma è fatto di link, non di gerarchie. Il rispetto per la conoscenza vince su quello per l’autorità astratta.

    # Gli stili di management basati sul comando e sul controllo derivano dalla burocrazia e al tempo stesso la rafforzano. Il risultato sono la lotta per il potere e una cultura di impresa paranoica.

    # La paranoia uccide la conversazione. Questo è il punto. Ma la mancanza di conversazione uccide le aziende.

    # Ci sono due conversazioni in corso. Una all’interno dell’azienda, l’altra con il mercato.

    # Nessuna delle due va bene, nella maggior parte dei casi. Quasi sempre, alla base del fallimento ci sono le vecchie idee di comando e controllo.

    # Come politica di impresa, queste idee sono velenose. Come strumenti, sono fuori uso. Comando e controllo sono visti con ostilità dai lavoratori della conoscenza e con sfiducia dai mercati online.

    # Queste due conversazioni vogliono parlare l’una con l’altra. Parlano lo stesso linguaggio. Si riconoscono l’un l’altra dalla voce.

    # Le aziende intelligenti si faranno da parte per far accadere l’inevitabile il prima possibile.

    # Se la volontà di farsi da parte è presa come parametro del quoziente di intelligenza, allora veramente poche aziende si mostrano rinsavite.

    # Seppur subliminalmente, milioni di persone sulla rete percepiscono ormai le aziende come strane finzioni legali che fanno di tutto perché queste due conversazioni non si incontrino.

    # Questo è suicidio. I mercati vogliono parlare con le aziende.

    # E’ triste, ma la parte di azienda con cui i mercati vogliono parlare è spesso nascosta dietro una cortina di fumo, il cui linguaggio suona falso – e spesso lo è.

    # I mercati non vogliono parlare con ciarlatani e venditori ambulanti. Vogliono partecipare alle conversazioni che si svolgono dietro i firewall delle aziende.

    # Sveliamoci e parliamo di noi: quei mercati siamo Noi. Vogliamo parlare con voi.

    # Vogliamo accedere alle vostre informazioni, ai vostri progetti, alle vostre strategie, ai vostri migliori cervelli, alle vostre vere conoscenze. Non ci accontentiamo delle vostre brochures a 4 colori, né dei vostri siti Internet sovraccarichi di bella grafica ma senza alcuna sostanza.

    # Noi siamo anche i dipendenti che fanno andare avanti le vostre aziende. Vogliamo parlare ai clienti direttamente, con le nostre voci e non con i luoghi comuni delle brochures.

    # Come mercati, come dipendenti, siamo stufi a morte di ottenere le informazioni da un lontano ente di controllo.

    # Come mercati, come dipendenti, ci domandiamo perché non ci ascoltate. Sembrate parlare una lingua diversa.

    # Il linguaggio tronfio e gonfio con cui parlate in giro – nella stampa, ai congressi – cosa ha a che fare con noi?

    # Forse fate una certa impressione sugli investitori. Forse fate una certa impressione in Borsa. Ma su di noi non fate alcuna impressione.

    # Se non fate alcuna impressione su di noi, i vostri investitori possono andare a fare un bagno. Non lo capiscono? Se lo capissero, non vi lascerebbero parlare così.

    # Le vostre vecchie idee di “mercato” ci fanno alzare gli occhi al cielo. Non ci riconosciamo nelle vostre previsioni – forse perché sappiamo di stare già da un’altra parte.

    # Questo nuovo mercato ci piace molto di più. In effetti, lo stiamo creando noi.

    # Siete invitati, ma è il nostro mondo. Levatevi le scarpe sulla soglia. Se volete trattare con noi, scendete dal cammello.

    # Siamo immuni dalla pubblicità. Semplicemente dimenticatela.

    # Se volete che parliamo con voi, diteci qualcosa. Tanto per cambiare, fate qualcosa di interessante.

    # Abbiamo qualche idea anche per voi: alcuni nuovi strumenti, alcuni nuovi servizi. Roba che pagheremmo volentieri. Avete un minuto?

    # Siete troppo occupati nel vostro business per rispondere a un’e-mail? Oh, spiacenti, torneremo. Forse.

    # Volete i nostri soldi? Noi vogliamo la vostra attenzione.

    # Interrompete il viaggio, uscite da quell’auto-coinvolgimento nevrotico, venite alla festa.

    # Niente paura, potete ancora fare soldi. A patto che non sia l’unica cosa che avete in mente.

    # Avete notato che di per sé i soldi sono qualcosa di noioso e a una sola dimensione? Di cos’altro possiamo parlare?

    # Il vostro prodotto si è rotto. Perché? Vorremmo parlare col tipo che l’ha fatto. La vostra strategia aziendale non significa niente. Vorremmo scambiare due parole con l’amministratore delegato. Che vuol dire che “non c’è”?

    # Vogliamo che prendiate sul serio 50 milioni di noi almeno quanto prendete sul serio un solo reporter del Wall Street Journal.

    # Conosciamo alcune persone della vostra azienda. Sono piuttosto bravi online. Ne nascondete altri, di bravi? Possono uscire ed entrare in gioco anche loro?

    # Quando abbiamo delle domande, ci cerchiamo l’un l’altro per le risposte. Se non esercitaste un tale controllo sulle “vostre persone”, sarebbero anche loro tra le persone che cercheremmo.

    # Quando non siamo occupati a fare il vostro “mercato target”, molti di noi sono le vostre persone. Preferiamo chiacchierare online con gli amici che guardare l’orologio. Questo farebbe conoscere il vostro nome molto di più del vostro sito internet da un milione di dollari. Ma siete voi a dirci che è la Divisione Marketing che deve parlare al mercato.

    # Ci piacerebbe che sapeste cosa sta succedendo qui. Sarebbe davvero bello. Ma sarebbe un grave errore pensare che ce ne stiamo con le mani in mano.

    # Abbiamo di meglio da fare che preoccuparci se riuscirete a cambiare in tempo. Il business è solo una parte della nostra vita. Sembra essere invece tutta la vostra. Pensateci: chi ha bisogno di chi?

    # Il nostro potere è reale e lo sappiamo. Se non riuscite a vedere la luce alla fine del tunnel, arriverà qualcuno più attento, più interessante, più divertente con cui giocare.

    # Anche nel peggiore dei casi, la nostra nuova conversazione è più interessante della maggior parte delle fiere commerciali, più divertente di ogni sitcom televisiva, e certamente più vicina alla vita di qualsiasi sito web aziendale.

    # Siamo leali verso noi stessi, – i nostri amici, i nostri nuovi alleati, i nostri conoscenti, persino verso i nostri compagni di battute. Le aziende che non fanno parte di questo mondo non hanno nemmeno un futuro.

    # Le aziende stanno spendendo miliardi di dollari per il problema dell’Anno 2000. Come fanno a non sentire la bomba a orologeria nei loro mercati? La posta in gioco è persino più alta.

    # Siamo dentro e fuori le aziende. I confini delle nostre conversazioni sembrano il Muro di Berlino di oggi, ma in realtà sono solo una seccatura. Sappiamo che stanno crollando. Lavoreremo da entrambe le parti per farle venire giù.

    # Alle aziende tradizionali le conversazioni online possono sembrare confuse. Ma ci stiamo organizzando più rapidamente di loro. Abbiamo strumenti migliori, più idee nuove, nessuna regola che ci rallenti.

    # Ci stiamo svegliando e ci stiamo linkando. Stiamo a guardare, ma non ad aspettare.

    ValaraViaggi
    Membro

    Ringrazio il dott. Tiribocchi per aver pubblicato il Manifesto, di cui solo oggi apprendo l’esistenza.

    Sono rimasto semplicemente allibito da come nel 1999 ci fossero già TUTTI i presupposti del Web 2.0, che sarebbe esploso diversi anni dopo.

    L’azienda si crea dal basso, il cliente crea il nostro valore.

    # Le aziende che non capiscono che i loro mercati sono ormai una rete tra singoli individui, sempre più intelligenti e coinvolti, stanno perdendo la loro migliore occasione.

    <i> Intelligenti e coinvolti: che potremmo tradurre in “partecipativi sui network sociali”. Tripadvisor, i blog di turismo, Turisti per Caso ecc… sono solamente meri strumenti in mano a questi singoli individui.</i>

    # Le aziende possono ora comunicare direttamente con i loro mercati. Se non lo capiscono, potrebbe essere la loro ultima occasione.

    <i> Comunicare direttamente: impariamo dai nostri sbagli e accettiamo i commenti negativi con umiltà.</i>

    Ogni <i>sentence</i> sopra esposta può far riferimento all’alberghiero e al mondo dei servizi in generale.

    Meditiamo ed autoanalizziamoci.

    in risposta a: Discussioni Generali #14858
    Ale
    Membro

    Salve,

    avrei bisogno di un piccolo aiuto da parte vostra:

    mi spiegate come mai un mio collega sta vendendo le camere senza bagno su booking.com, a tariffe ridicole, quando sappiamo tutti che il suo albergo ha tutte le camere con bagno?

    Il suo sito web ha anche il booking on line, ma non c’è traccia delle camere senza bagno.

    E’ forse una nuova strategia di marketing????…

    se si qualcuno me la spieghi perchè io non ci arrivo

    Ciao e buon lavoro a tutti..

    sfarinel
    Amministratore del forum

    Ciao Anonimo,

    a molte delle tue domande puoi rispondere semplicemente integrando un adeguato tracciamento delle attivtà del sito web mendiate strumenti per la web analytics integrati con il booking engine.

    Molti dei software porfessionali possono essere configurati per tracciare le conversioni e sopratutto le revenue generate.

    Questo consente di capire esattamente quali campagne marketing e quali canali stiano effettivamente generando revenue, potendo calcolare facilmente il ROI (ritorno sull’investimento) di ogni singola attività.

    Saluti,

    Sergio

    Filippo
    Membro

    Buonasera, mi inserisco nella discussione su TripAdvisor. Credo che per noi albergatori sia inevitabile e giustificato accettare la “convivenza” con questo social network, con tutti i suoi limiti ed anche i suoi (secondo me indubbi) meriti. Questo e’ il mercato turistico attuale, ti chiede grande visibilità sulla rete e (possibilmente) buone recensioni, che non sono altro che il passaparola di qualche anno fa, anche se il tradizionale passaparola ha un evidente minore impatto numerico sugli utenti. Se solo la stragrande minoranza dei Clienti contenti lasciano commenti positivi e viceversa tutti i Clienti scontenti non perdono l’occasione per “stroncare” la struttura, beh, questo deve essere di stimolo per tutti quanti noi a lavorare sulla “customer satisfaction”, cercare di soddisfare al 100% le esigenze del 100% della nostra Clientela; usiamo dunque questo nuovo strumento ( comunque un’arma a doppio taglio) per migliorare la qualità del nostro lavoro!

    in risposta a: Quale è il sito con più hotel sci e montagna? #17137
    sfarinel
    Amministratore del forum

    Ciao Fabio,

    putroppo non credo esista una guida online che spieghi come fare anche perchè ogni OTA mette a disposizione interfacce e funzionalità diverse (praltro implementabili a vari livelli).

    Posso darti un paio di indicazioni di quelli più diffusi anche se non sono specializzati nell’offerta turistica del tuo target :

    – Booking.com: prevede vari livelli di integrazione (dal semplice link a white-labeled anche via XML)

    http://www.booking.com/general.html?tmpl=docs/affiliates

    – Expedia: Soluzioni private label con varie possibilita’

    http://www.expedia.it/daily/privatelabel/default.aspx

    Puoi anche optare per una soluzione proprietaria che presenta vantaggi (totale integrabilita’, completo controllo delle strutture ricettive, delle tariffe e dell’inventario, marginalita’ totale sulle revenue) e svantaggi (tempi e costi di implementazione, necessita’ di dedicare tempo e risorse alla gestione)

    Spero di esserti stati di auto.

    Ciao,

    Sergio

    P.S. grazie per i complimenti, fanno sempre piacere!

    Un caro saluto a tutte/i le/i lettori di questo blog.

    Dal mio commento dal 15 Gennaio, mi sono divertito non poco a leggere i commenti successivi, soprattutto del Sig. Bertoli e del Dott. Tiribocchi!!!

    Plauso con il Sig. Filippo che ha tutti i legittimi dubbi sulla trasparenza e la correttezza di Tripadvisor.

    Ripeto: Tripadvisor e le persone che “gestiscono” le informazioni che pubblicano, DANNO UNA RAPPRESENTAZIONE DELLA REALTA’, NON OGGETTIVA, NON COMPLETA E COME NEL MIO CASO SENZA MAI AVER AVUTO IL PERMESSO DI ULTILIZZARE I DATI SENSIBILI e STRUMENTALIZZANO l’apparente buon proponimento di dare informazione sulle strutture, per VENDERE SERVIZI TURISTICI!

    Il Sig. Bertoli scrive:

    – paventando che Tripadvisor sia “uno criterio di valutazione collettivo” : NIENTE DI PIU’ FALSO!!!

    Potrebbe esserlo se le regole utilizzate per offrire l’informazione fossero CHIARE, INEQUIVOCABILI E CORRISPONDENTI ALLA REALTA’ ( ripropongo le mie 4 domande alle quali NESSUNO di TRIPADVISOR HA MAI RISPOSTO dal 2005!!!!!!)

    E poi un criterio per definirsi come tale, dovrebbe essere applicato SEMPRE e non a specifici gruppi o a intervalli di tempo, come si evince da chi ha notato variazioni sui contenuti pubblicati!

    – “1 commento vale poco, 200 sono decisivi”: e se i signori di questo sito decidessero di pubblicare solo quello che fa più “audiance”? Si sa , nel pettegolezzo, ha molto più risonanza una notizia negativa che una positiva.

    Stiamo parlando di un “ARCHIVIO” abusivo di dati che vengono sottoposti al giudizio di chiunque, SENZA ricevere il consenso da parte del TITOLARE dei dati stessi!

    Non interpreti questi oggettivi rilevamenti come una avversione al suo citato WEB 2.0!

    Tripadvisro NON è WEB 2.0!!!

    Per chiarirle un pò le idee ( e a maggior ragione al Dott. Tiribocchi :-), per questa fattispecie concreta: il WEB 2.0 è una piattaforma APERTA, per esprimere il grado di soddisfazione e giudizio su un servizio e/o un prodotto!

    La parola chiara per accedere all’intimo significato della sigla WEB 2.0 è….APERTA!!!!

    Significa NON CENSURATA e NON CONTROLLATA e soprattutto NON STRUMENTALIZZATA!

    …e pensate che ciò avvenga in Tripadvisor!

    Poi, per essere schietto con lei, il WEB 2.0. nel turismo avrà una parvenza di reale concretezza quando ci saranno piattaforme che consentiranno l’espressione di giudizi o commenti sugli operatori professionali come lei , i siti di prenotazione, i portali ed i vortali.

    …a quel punto se l’informazione fosse gestita come sta facendo ora tripadvisor con le strutture , forse qualche legittimo dubbio le sorgerà sulla trasparenza e correttezza del servizio!

    L’idea lanciata da Shijokin , all’uopo , è veramente meritevole di nota.

    Mi rivolgo ora al Dott. Triribocchi e…non riesco proprio a svincolarmi dall’idea che lei non sia un “piccolo expediante” 🙂

    …scrive: “sistema veritiero al 100%” e poi si corregge aggiustando il tiro e usando il concetto della “Relatività”…caro il mio Dott. Tiribocchi , la verità secondo lei è relativa?!?

    O mi usa il concetto del 100% o quello della relatività!!! Mescolandoli tutte e due crea la tipica mistura chiamata:” appena te giri , te faccio la festa”!

    Tipica di chi tenta di essere furbo, ma riesce solo ad essere un furbastro!

    Continua scrivendo che il servizio di Tripadvisor è REALE: parla di applicazione uniforme delle regole…QUALI REGOLE?

    Una regola è chiara quando standardizza un comportamento che viene applicato in tutte le condizioni previste!…e mi sembra che solamente leggendo quanto scritto da altri interlocutori INDIPENDENTI , questo NON accada!

    Sarei curioso di raccogliere le opinioni su TRIPADVISOR da interlocutori globali e magari l’invito a tradurre questi argomenti in inglese , secondo me , scatenerebbe una pioggia di contributi!

    Torno un attimo al Sig. Bertoli ed alla sua agenzia di viaggio: sto seguendo un criterio temporale di trattazione degli argomenti, poi non si preoccupi torno da lei dottore…

    Sig. Bertoli lei ha scritto che: “il WEB 2.0 è creato dagli utenti e non da pochi eletti webmaster”… creare contenuto LIBERO ed INDIPENDENTE ( sempre nei limiti della liceità e decenza ) è WEB 2.0 , non lo è più se i famosi contenuti generati vengono poi “gestiti” in toto dai “pochi eletti webmasters”.

    Nel suo approccio, in ogni modo, vedo della buona fede e per questo la sua voluttuosa speranza di lavorare per Tripadvisor risulta solamente una svista colossale, se lei rimanesse ligio ai principi di trasparenza, liceità e corretta informazione.

    Torniamo a lei caro Dottore Tiribocchi! 🙂

    Io ho capito che lei non ha capito il vero significato di ciò che ha copiato ed incollato!

    Ma le concedo il beneficio del dubbio e non penso che “tutto questo polverone” lo ha alzato solo per confondere ulteriormente le idee.

    A scanso di equivoci, a differenza di lei, che non sa dare delle risposte oggettive alle mie 4 domande, e continua a difendere una posizione che fa acqua da tutti i buchi, le giustifico le mie affermazioni, se avrà la compiacenza di leggere oltre.

    Per questione di brevità le cito solo le tesi che in maniera più evidente sono non dimostrate nel caso”tripadvisor”:

    7) Gli iperlink sovvertono la gerarchia.

    Sempre e soprattutto se non gestiti come fanno a tripadvisor: sbandierano ai 4 venti che non “vendono” prenotazioni e disponibilità e poi TUTTI i link all’interno portano a motori di ricerca turistici che offrono servizi che generano reddito per loro!!!

    Questa tesi è valente quando l’informazione è LIBERA e NON PILOTATA come fa tripadvisor.

    11) Le persone nei mercati in rete sono riuscite a capire che possono ottenere informazioni e sostegno più tra di loro, che da chi vende. Lo stesso vale per la retorica aziendale circa il valore aggiunto ai loro prodotti di base.

    Chiaramente si fa riferimento a fonti INDIPENDENTI: quale è allora la soluzione si sta chiedendo ( forse)? Attivare uno spirito CRITICO nella valutazione delle fonti e non limitarsi ad una , ma anzi confrontare e incrociare i dati! ( questo anche per lei Sig. Bertoli , che sceglie le strutture da proporre ai suoi clienti. Non si limiti a pensare che il mercato è in mano a Expedia! E’ , purtroppo vero che stanno tentando di monopolizzare l’informazione per vendere chi vogliono loro (…forse chi gli concede il 30% sulle prenotazioni andata a buon fine ), piuttosto che altri operatori che sono “più stretti” sulle commissioni che concedono!!)

    12) Non ci sono segreti. Il mercato online conosce i prodotti meglio delle aziende che li fanno. E se una cosa è buona o cattiva, comunque lo dicono a tutti.

    Si parla esplicitamente di prodotti e non altro ( per es. prodotti di largo consumo)! A Buon intenditore poche parole!

    16) Le aziende che parlano il linguaggio dei ciarlatani già oggi non stanno più parlando a nessuno.

    Questo futuro auspicabile per chi come Tripadvisor non risponde a criteri trasparenti ( la rimando ai miei quattro quesiti) , è un futuro non troppo lontano , se solo ci attivassimo per fare richiesta formale al garante della privacy ed all’autorità Antitrust.

    22) Avere senso dell’umorismo non significa mettere le barzellette nel sito web aziendale. Piuttosto, avere dei valori, un po’ di umiltà, parlar chiaro e un onesto punto di vista.

    Gli unici a ridere, nonostante non pubblichino barzellette, ma informazioni non certificate, sono i proprietari di Expedia che stanno macinando profitti applicando questa campagna da “gorilla marketing”…ma ride bene chi ride ultimo!

    25) Le aziende devono scendere dalla loro torre d’avorio e parlare con la gente con la quale vogliono entrare in contatto.

    Ma quanti di noi hanno tentato di ricevere spiegazioni ed interloquire con l’amministrazione di Tripadvisor?! Ho spedito anche la scorsa settimana, come ultima volta , da circa 3 anni, le mie domande a assistenza@tripadvisor.it …pensate che abbia mai ricevuto una risposta!? Comunque se qualcuno mai di tripadvisor volesse farlo su questo blog e pubblicamente sarei lieto e ..sorpreso! Ma meglio tardi che mai!

    41) Le aziende fanno della sicurezza una religione, ma si tratta in gran parte di una manovra diversiva. Più che dai concorrenti, la maggior parte si difende dal mercato e dai suoi stessi dipendenti.

    Forse non rispondono perché hanno fatto della tesi n° 41 la loro filosofia di vita?!

    62) I mercati non vogliono parlare con ciarlatani e venditori ambulanti. Vogliono partecipare alle conversazioni che si svolgono dietro i firewall delle aziende.

    …forse questa tesi è sfuggita a Tripadvisor?!? 

    91) Siamo leali verso noi stessi, – i nostri amici, i nostri nuovi alleati, i nostri conoscenti, persino verso i nostri compagni di battute. Le aziende che non fanno parte di questo mondo non hanno nemmeno un futuro.

    Grande!

    95) Ci stiamo svegliando e ci stiamo linkando. Stiamo a guardare, ma non ad aspettare.

    Con questa tesi di buon auspicio invito tutti coloro che hanno lo stesso sentimento verso Tripadvisor di iniziare a comunicare a scambiarci opinioni e idee per proporre qualcosa di veramente democratico, veritiero e trasparente.

    Il giudizio dell’ospite ove anche fosse negativo, è sempre meritevole di attenzione, e veramente si può assurgere a tale informazione per migliorare il proprio lavoro, ma questo non può avvenire senza che ci sia una certezza che chi scrive è veramente stato presso la struttura! La maniera più corretta è che si possa dare la possibilità del riscontro , come giudizio sulla struttura, solamente sui siti che offrono il servizio di prenotazione e che possono certificare che, essendo andata a buon fine, l’ospite ha il diritto di esprimere un giudizio!

    Un caro saluto a tutte/i le/i lettori di questo blog.

    Dal mio commento dal 15 Gennaio, mi sono divertito non poco a leggere i commenti successivi, soprattutto del Sig. Bertoli e del Dott. Tiribocchi!!!

    Plauso con il Sig. Filippo che ha tutti i legittimi dubbi sulla trasparenza e la correttezza di Tripadvisor.

    Ripeto: Tripadvisor e le persone che “gestiscono” le informazioni che pubblicano, DANNO UNA RAPPRESENTAZIONE DELLA REALTA’, NON OGGETTIVA, NON COMPLETA E COME NEL MIO CASO SENZA MAI AVER AVUTO IL PERMESSO DI ULTILIZZARE I DATI SENSIBILI e STRUMENTALIZZANO l’apparente buon proponimento di dare informazione sulle strutture, per VENDERE SERVIZI TURISTICI!

    Il Sig. Bertoli scrive:

    – paventando che Tripadvisor sia “uno criterio di valutazione collettivo” : NIENTE DI PIU’ FALSO!!!

    Potrebbe esserlo se le regole utilizzate per offrire l’informazione fossero CHIARE, INEQUIVOCABILI E CORRISPONDENTI ALLA REALTA’ ( ripropongo le mie 4 domande alle quali NESSUNO di TRIPADVISOR HA MAI RISPOSTO dal 2005!!!!!!)

    E poi un criterio per definirsi come tale, dovrebbe essere applicato SEMPRE e non a specifici gruppi o a intervalli di tempo, come si evince da chi ha notato variazioni sui contenuti pubblicati!

    – “1 commento vale poco, 200 sono decisivi”: e se i signori di questo sito decidessero di pubblicare solo quello che fa più “audiance”? Si sa , nel pettegolezzo, ha molto più risonanza una notizia negativa che una positiva.

    Stiamo parlando di un “ARCHIVIO” abusivo di dati che vengono sottoposti al giudizio di chiunque, SENZA ricevere il consenso da parte del TITOLARE dei dati stessi!

    Non interpreti questi oggettivi rilevamenti come una avversione al suo citato WEB 2.0!

    Tripadvisro NON è WEB 2.0!!!

    Per chiarirle un pò le idee ( e a maggior ragione al Dott. Tiribocchi :-), per questa fattispecie concreta: il WEB 2.0 è una piattaforma APERTA, per esprimere il grado di soddisfazione e giudizio su un servizio e/o un prodotto!

    La parola chiara per accedere all’intimo significato della sigla WEB 2.0 è….APERTA!!!!

    Significa NON CENSURATA e NON CONTROLLATA e soprattutto NON STRUMENTALIZZATA!

    …e pensate che ciò avvenga in Tripadvisor!

    Poi, per essere schietto con lei, il WEB 2.0. nel turismo avrà una parvenza di reale concretezza quando ci saranno piattaforme che consentiranno l’espressione di giudizi o commenti sugli operatori professionali come lei , i siti di prenotazione, i portali ed i vortali.

    …a quel punto se l’informazione fosse gestita come sta facendo ora tripadvisor con le strutture , forse qualche legittimo dubbio le sorgerà sulla trasparenza e correttezza del servizio!

    L’idea lanciata da Shijokin , all’uopo , è veramente meritevole di nota.

    Mi rivolgo ora al Dott. Triribocchi e…non riesco proprio a svincolarmi dall’idea che lei non sia un “piccolo expediante” 🙂

    …scrive: “sistema veritiero al 100%” e poi si corregge aggiustando il tiro e usando il concetto della “Relatività”…caro il mio Dott. Tiribocchi , la verità secondo lei è relativa?!?

    O mi usa il concetto del 100% o quello della relatività!!! Mescolandoli tutte e due crea la tipica mistura chiamata:” appena te giri , te faccio la festa”!

    Tipica di chi tenta di essere furbo, ma riesce solo ad essere un furbastro!

    Continua scrivendo che il servizio di Tripadvisor è REALE: parla di applicazione uniforme delle regole…QUALI REGOLE?

    Una regola è chiara quando standardizza un comportamento che viene applicato in tutte le condizioni previste!…e mi sembra che solamente leggendo quanto scritto da altri interlocutori INDIPENDENTI , questo NON accada!

    Sarei curioso di raccogliere le opinioni su TRIPADVISOR da interlocutori globali e magari l’invito a tradurre questi argomenti in inglese , secondo me , scatenerebbe una pioggia di contributi!

    Torno un attimo al Sig. Bertoli ed alla sua agenzia di viaggio: sto seguendo un criterio temporale di trattazione degli argomenti, poi non si preoccupi torno da lei dottore…

    Sig. Bertoli lei ha scritto che: “il WEB 2.0 è creato dagli utenti e non da pochi eletti webmaster”… creare contenuto LIBERO ed INDIPENDENTE ( sempre nei limiti della liceità e decenza ) è WEB 2.0 , non lo è più se i famosi contenuti generati vengono poi “gestiti” in toto dai “pochi eletti webmasters”.

    Nel suo approccio, in ogni modo, vedo della buona fede e per questo la sua voluttuosa speranza di lavorare per Tripadvisor risulta solamente una svista colossale, se lei rimanesse ligio ai principi di trasparenza, liceità e corretta informazione.

    Torniamo a lei caro Dottore Tiribocchi! 🙂

    Io ho capito che lei non ha capito il vero significato di ciò che ha copiato ed incollato!

    Ma le concedo il beneficio del dubbio e non penso che “tutto questo polverone” lo ha alzato solo per confondere ulteriormente le idee.

    A scanso di equivoci, a differenza di lei, che non sa dare delle risposte oggettive alle mie 4 domande, e continua a difendere una posizione che fa acqua da tutti i buchi, le giustifico le mie affermazioni, se avrà la compiacenza di leggere oltre.

    Per questione di brevità le cito solo le tesi che in maniera più evidente sono non dimostrate nel caso”tripadvisor”:

    7) Gli iperlink sovvertono la gerarchia.

    Sempre e soprattutto se non gestiti come fanno a tripadvisor: sbandierano ai 4 venti che non “vendono” prenotazioni e disponibilità e poi TUTTI i link all’interno portano a motori di ricerca turistici che offrono servizi che generano reddito per loro!!!

    Questa tesi è valente quando l’informazione è LIBERA e NON PILOTATA come fa tripadvisor.

    11) Le persone nei mercati in rete sono riuscite a capire che possono ottenere informazioni e sostegno più tra di loro, che da chi vende. Lo stesso vale per la retorica aziendale circa il valore aggiunto ai loro prodotti di base.

    Chiaramente si fa riferimento a fonti INDIPENDENTI: quale è allora la soluzione si sta chiedendo ( forse)? Attivare uno spirito CRITICO nella valutazione delle fonti e non limitarsi ad una , ma anzi confrontare e incrociare i dati! ( questo anche per lei Sig. Bertoli , che sceglie le strutture da proporre ai suoi clienti. Non si limiti a pensare che il mercato è in mano a Expedia! E’ , purtroppo vero che stanno tentando di monopolizzare l’informazione per vendere chi vogliono loro (…forse chi gli concede il 30% sulle prenotazioni andata a buon fine ), piuttosto che altri operatori che sono “più stretti” sulle commissioni che concedono!!)

    12) Non ci sono segreti. Il mercato online conosce i prodotti meglio delle aziende che li fanno. E se una cosa è buona o cattiva, comunque lo dicono a tutti.

    Si parla esplicitamente di prodotti e non altro ( per es. prodotti di largo consumo)! A Buon intenditore poche parole!

    16) Le aziende che parlano il linguaggio dei ciarlatani già oggi non stanno più parlando a nessuno.

    Questo futuro auspicabile per chi come Tripadvisor non risponde a criteri trasparenti ( la rimando ai miei quattro quesiti) , è un futuro non troppo lontano , se solo ci attivassimo per fare richiesta formale al garante della privacy ed all’autorità Antitrust.

    22) Avere senso dell’umorismo non significa mettere le barzellette nel sito web aziendale. Piuttosto, avere dei valori, un po’ di umiltà, parlar chiaro e un onesto punto di vista.

    Gli unici a ridere, nonostante non pubblichino barzellette, ma informazioni non certificate, sono i proprietari di Expedia che stanno macinando profitti applicando questa campagna da “gorilla marketing”…ma ride bene chi ride ultimo!

    25) Le aziende devono scendere dalla loro torre d’avorio e parlare con la gente con la quale vogliono entrare in contatto.

    Ma quanti di noi hanno tentato di ricevere spiegazioni ed interloquire con l’amministrazione di Tripadvisor?! Ho spedito anche la scorsa settimana, come ultima volta , da circa 3 anni, le mie domande a assistenza@tripadvisor.it …pensate che abbia mai ricevuto una risposta!? Comunque se qualcuno mai di tripadvisor volesse farlo su questo blog e pubblicamente sarei lieto e ..sorpreso! Ma meglio tardi che mai!

    41) Le aziende fanno della sicurezza una religione, ma si tratta in gran parte di una manovra diversiva. Più che dai concorrenti, la maggior parte si difende dal mercato e dai suoi stessi dipendenti.

    Forse non rispondono perché hanno fatto della tesi n° 41 la loro filosofia di vita?!

    62) I mercati non vogliono parlare con ciarlatani e venditori ambulanti. Vogliono partecipare alle conversazioni che si svolgono dietro i firewall delle aziende.

    …forse questa tesi è sfuggita a Tripadvisor?!? 

    91) Siamo leali verso noi stessi, – i nostri amici, i nostri nuovi alleati, i nostri conoscenti, persino verso i nostri compagni di battute. Le aziende che non fanno parte di questo mondo non hanno nemmeno un futuro.

    Grande!

    95) Ci stiamo svegliando e ci stiamo linkando. Stiamo a guardare, ma non ad aspettare.

    Con questa tesi di buon auspicio invito tutti coloro che hanno lo stesso sentimento verso Tripadvisor di iniziare a comunicare a scambiarci opinioni e idee per proporre qualcosa di veramente democratico, veritiero e trasparente.

    Il giudizio dell’ospite ove anche fosse negativo, è sempre meritevole di attenzione, e veramente si può assurgere a tale informazione per migliorare il proprio lavoro, ma questo non può avvenire senza che ci sia una certezza che chi scrive è veramente stato presso la struttura! La maniera più corretta è che si possa dare la possibilità del riscontro , come giudizio sulla struttura, solamente sui siti che offrono il servizio di prenotazione e che possono certificare che, essendo andata a buon fine, l’ospite ha il diritto di esprimere un giudizio!

    in risposta a: Revenue Management #14860
    lorenzo
    Membro

     Questa è da sempre una delle domande più ricorrenti che circolano nelle menti degli albergatori. Vediamo cosa ne pensano al riguardo i colleghi di oltre manica, soprattutto adesso con la situazione economica globale.

    Durante la conferenza “Hotelier of the Year” tenutasi all’Hyatt Churchill hotel di Londra, il direttore generale del gruppo Robert Cook, ha spiegato ai delegati che le tariffe dei suoi hotel erano flessibili a seconda della domanda.

    in risposta a: Revenue Management #14859
    MM
    Membro

    Notizie a riguardo?

    Saluti

    in risposta a: Avviarsi alla professione di Revenue manager-consigli? #17138
    MM
    Membro

    Caro Niccolò,

    per diventare Revenue Manager ti consiglio, innanzitutto, di seguire questo interessantissimo forum, iscriverti alla news letter (se non lo hai già fatto te lo consiglio) cosi da rimanere sempre aggiornato e sopratutto leggere il libro di Franco Grasso (non ti dico il titolo perchè non so se mi bannano per pubblicità occulta!!!)

    Buon revenue a tutti!!!

    MM

    in risposta a: Revenue Management #14861
    sfarinel
    Amministratore del forum

     In un momento di crisi economica come questo, non prestare attenzione alle strategie di Revenue Management sarebbe uno sbaglio.

    Proprio adesso che il tasso di occupazione delle camere negli alberghi sta diminuendo, è fondamentale non abbassare la guardia e raccogliere la sfida, concentrandosi proprio su quello che risulta essere uno dei mezzi più efficaci per mantenere alte le prenotazioni e i ricavi: il Revenue Management.

    in risposta a: Abbassare i prezzi oppure no? Il dilemma di ogni albergatore #17139
    vilander
    Membro

    Noi della coperativa 13 maggio abbiamo un po’ abbassato i prezzi ed aumentato le promozioni specie su alcuni Hotel in location più sfortunata tipo Dobbiaco e Zoldo. in questo modo siamo riusciti ad ottenere prezzi + bassi ed aumentare conseguentemente le visite. Per cui anche se abbiamo aumentato di molto gli introiti abbiamo perlomeno mantenuto le visite uguali o addirittura superiori agli anni precedenti. Credo che in momenti di crisi sia un buon traguardo quello di mantenere il numero di clienti invariato o quasi

    in risposta a: Revenue Management: 4 mosse per fronteggiare la crisi #17141

    Due importanti mosse da aggiungere:

    1) riposizionamento della propria struttura o consolidamento della propria; porsi la domanda fatidica e importante: chi sono?un hotel di design vicino alla stazione centrale, un hotel decentrato economico, un hotel boutique raffinato al centro storico?

    Poi chiedersi “cosa i miei clienti pensano che io sia”

    E riposizionare la consapevolezza della propria immagine on-line, poichè da essa discende il nostro target e mercato di riferimento di vendita.

    2) Una volta riposizionati a dovere, con molto sforzo e sincerità con se stessi, sappiamo in che mercato ci muoviamo, a quel punto interviene un MONITORAGGIO COSTANTE AD AMPIO SPETTRO dei prezzi della concorrenza, da qui all’eternità, cioè simulare un possibile acquisto da parte dell’utente medio che viaggia on-line al fine di vedere con i suoi occhi cosa gli si prospetta in virtù delle sue aspettative, tali aspettative lo portano a collimare con la nostra offerta.

    Il nostro valore è relativo al nostro cliente in quel momento e l’acquisto è relativo alla possibilità per lui di scegliere alternative egualmente valide e sostitutive che soddisfano il suo bisogno.

    Se ho un hotel boutique al centro storico al prezzo di 100 Euro, perchè dovrei comprare un altro hotel boutique al centro storico al prezzo di 110

    Euro? Una volta incrociato il parametro di localizzazione con prezzo/qualità verificato dai feedback/commenti l’equazione si chiude, diciamo che una possibile equazione che ci da la percentuale di appetibilità all’acquisto è PROSPETTIVA DI ACQUISTO = ubicazione + (valore/commenti / prezzo)

    L’ubicazione è fissa ed è difficilmente variabile, il valore dell’hotel è variabile ma è un paramentro manipolabile nel medio lungo termine, e infine il prezzo è la variabile più veloce da cambiare,

    ovviamente prezzo e commenti variano in maniera inversamente proporzionale, fino al punto in cui un valore di commnenti pessimo inchioda la prospettiva di acquisto, oppure quando il prezzo scende a collimare con il costo marginale dell’occupazione camera.

    in risposta a: Abbassare i prezzi oppure no? Il dilemma di ogni albergatore #17142

    I prezzi non si abbassano nè si alzano si ADATTANO. Il prezzo finale di uscita della camera X dipende da innumerovoli variabili mutevoli:

    1- quale è il mio BISOGNO DI VENDITA per quel giorno, è un giorno lontano, è vicino, è oggi, domani, è tra un mese?

    2- a quanto ho venduto l’anno scorso quel giorno?

    3- a quanto stanno vendendo i miei competitor oggi?

    4- quante camere ho il giorno prima libere, quante il giorno dopo?

    5- è un lunedì?martedì?

    6- sono sotto cancellation policy?

    7- il mio prezzo attuale può influire negativamente su altri mercati non stagni a maggiore ricavo (tipico caso telefonico del CLIENTE ABITUALE che dice: senta ma a me la fa da sempre a 100 mentre su portaleX la vedo a 50, io sono un cliente e sa etc.. etc…)

    L’obiettivo del prezzo è quello di creare un FLUSSO di vendita delle camere che mi porti ad AZZERARE la mia disponibilità in funzione del migliore prezzo realizzabile=prezzo al quale la camera x può essere venduta al cliente y disposto a comprarla in quel momento per non averla INVENDUTA dopo.

    I prezzi possono oscillare ampiamente, in relazione di queste variabili.

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