Re: Libertà è partecipazione. Libertà è disintermediazione!
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Buon giorno Stefano e Duccio. Riprendendo Totò: “a prescindere” che sia la somma delle “verità” a “fare la verità”, vi espongo queste riflessioni. Mia moglie prenota i nostri voli intercontinentali sul web. Ha carte cliente di tutti i generi, dagli alimentari al treno. Di conseguenza vivo, anche in famiglia, quotidianamente, l’esperienza di consumatore web. Vi è una sostanziale differenza tra me e mia moglie: lei valuta prima il prezzo poi il giudizio, io al contrario prima la dissonanza tra il giudizio ed il relativo voto, (altro argomento interessante sarebbe dibattere su quanto il cliente sappia dare un voto congruente rispetto al proprio giudizio) per ultimo il prezzo. Mi secca volare in Italia, sapendo che vi è carburante appena sufficiente per il volo, per cui il pilota tende a “planare” più spesso, atteggiamento che mia moglie taccia catastrofista. Da questi esempi, in famiglia, la “vox populi” viene così percepita, differentemente. Lei (mia moglie) appartiene al popolo del crollo dei consumi interni, al 27% della disoccupazione giovanile, ai trecentoquarantamila esercizi commerciali chiusi, io appartengo a “quelli del calcolo delle probabilità”. Dovrei ipotizzare che l’attendibilità di un giudizio si basa non sulla qualità ma sulla quantità? Se vendo camere d’albergo certamente sì, se vendo un brand, credo proprio di no. E’ un bel quesito di psicologia di marketing, o no?. Un problema basilare, a me sembra, sia la comunicazione commerciale. Sul web si ripetono gli stessi errori che altrove: la “pubblicità” è fine a se stessa, in sostanza “parla da sola” (in soldoni: l’albergo parla di sé, a se stesso) e non al consumatore. Per le aspettative del consumatore, di conseguenza, si generano considerevoli divari rispetto alla realtà, gap che dovranno essere colmati in loco, sempre che si abbia il personale che sappia dialogare empaticamente. Il prosciutto buono costa, non si può fare marketing senza prima preventivare sia i disavanzi, che i costi, che i mancati profitti. Vendere le camere sulla base di una “distribuzione normale” al costo del punto di pareggio, è molto rischioso per il cliente e per l’albergatore tanto quanto far si che si collochino i giudizi dei clienti in una determinata “ogiva” favorevole. Purtroppo, alla mia età, dopo aver sentito per anni gli stessi contenuti espressi con linguaggi diversi, si preferiscono le metafore. Sindrome senile? Vi ringrazio per l’attenzione.