Crisi internazionale: le aziende tagliano i viaggi di lavoro
24 Febbraio 2009In una situazione di crisi economica come quella attuale, gli allarmismi sono all’ordine del giorno e sono sempre di più, in Italia come all’estero, le imprese che adottano misure preventive drastiche se pur non del tutto motivate e spesso anche controproducenti, tagliando solitamente le spese relative ai dipendenti e ai viaggi di lavoro.
Il network americano USA Today ha appena dichiarato che negli Stati Uniti sarebbero il doppio del previsto le imprese che nel 2009 taglieranno la spesa destinata ai viaggi d’affari in risposta alla situazione economica incerta.
Un cambiamento di rotta rispetto alle previsioni di soli cinque mesi fa, che purtroppo avrà ripercussioni anche nel settore turistico italiano.
L’America si difende con i tagli sui viaggi business
La Association of Corporate Travel Executives ha dichiarato che il 71% delle compagnie che ne fanno parte sta pianificando di impiegare nei viaggi di lavoro meno risorse che nel 2008. Secondo Susan Gurley, il direttore esecutivo dell’associazione, sarebbe un’inversione di rotta abbastanza consistente rispetto ai programmi dei travel managers di soli cinque mesi fa.
Brusca inversione di tendenza sui budget destinati ai viaggi
Soltanto nel settembre scorso, l’associazione statunitense ACTE, i cui membri gestiscono travel budget dai 50 ai 100 milioni l’anno per organizzazioni ed istituzioni medio-grandi, aveva fatto un sondaggio relativo ai piani di spesa per i viaggi: solo il 33% pensava che avrebbe effettuato dei tagli nel 2009, mentre il 36% dichiarava che avrebbe aumentato il budget destinato ai viaggi.
Al momento però, dopo aver completato il sondaggio, solo l’8% delle aziende associate dell’ACTE che hanno partecipato alla ricerca, sostiene di essere disposto a spendere di più nei viaggi del 2009.
Facendo ricerche ad ampio raggio per stimare i tagli reali, l’ACTE suggerisce che le 176 aziende che hanno risposto congiuntamente al sondaggio, quest’anno spenderanno per viaggi all’incirca 880 milioni di dollari in meno di quello che avevano programmato.
Gli esperti americani si mostrano perplessi, dichiarando che c’è molto timore riguardo al futuro e che in effetti i piani di spesa delle imprese non sono mai stati ridotti di così tanto ed in così poco tempo, nemmeno dopo l’11 settembre.
La contromossa: invertire la tendenza con più investimenti nelle risorse umane
Una delle ragioni è senza dubbio l’aumento della disoccupazione: se vengono tagliati i posti di lavoro, le imprese sono riluttanti ad approvare spese troppo alte destinate ai viaggi. “Ci sono solo due fattori su cui le compagnie possono intervenire nell’immediato quando le cose vanno male – sostiene Susan Gurley – il personale e i viaggi di lavoro, due elementi strettamente connessi”.
La soluzione per tornare a spendere nei viaggi è sicuramente favorire un rialzo degli impieghi, criterio che dovremmo adottare al più presto anche in Italia.
Fonte: www.usatoday.com
Commento da riccardofracassi — 27 Febbraio 2009, alle ore 20:12
Di questo c’eravano già accorti senza che USA Today ce lo dicesse! La domanda è crollata, l’unica arma che ci rimane è di vendere bene quel poco che rimane. La competizione tariffaria porta solo alla riduzione del revenue e non così automaticamente ad un aumento dell’occupazione.