Sentenza storica: il tribunale italiano condanna azienda che vende recensioni false su TripAdvisor
12 Settembre 2018Vendeva pacchetti di recensioni false agli albergatori e ora è finito in manette. È accaduto alla società PromoSalento, il cui proprietario è stato condannato dal Tribunale di Lecce a 9 anni di carcere e 8 mila euro da pagare come risarcimento spese e danni.
Finalmente, per la prima volta in assoluto, la creazione di recensioni false online sotto falsa identità viene condannata dalla legge.
C’è da andare fieri che sia stato proprio un tribunale italiano a riconoscere ufficialmente che scrivere recensioni false online è un reato. Un problema che non riguarda solo l’ospitalità italiana e che ha fatto infuriare la stessa TripAdvisor, che dopo centinaia di segnalazioni, si è costituita parte civile e ha messo al lavoro il suo team antifrode e i suoi legali per raccogliere le prove necessarie a inchiodare questa società che con la sua attività toglieva credibilità al sistema delle reviews.
Le recensioni false che pervenivano da PromoSalento erano migliaia a nome di centinaia di strutture in tutto il mondo: TripAdvisor ha di volta in volta mandato le segnalazioni alle strutture, le ha penalizzate ed ha applicato il bollino rosso, poi sappiamo come è finita.
“Crediamo che si tratti di una sentenza storica per internet”, ha detto Brand Young, VP, Associate General Counsel di TripAdvisor. “Questa è la prima volta che il truffatore è stato mandato in prigione”.
D’altronde quella delle recensioni false è una questione molto seria, perché se le attività acquistassero regolarmente pacchetti di recensioni false, l’intero sistema a cui migliaia di viaggiatori si affidano ogni giorno per scegliere un hotel o un ristorante, perderebbe brevemente la sua affidabilità.
La faccenda non riguarda soltanto TripAdvisor, ma ad esempio anche Yelp, che in USA rimane una delle piattaforme più utilizzate per scegliere soprattutto negozi e ristoranti e che spesso è stata oggetto di polemica per il problema delle recensioni false a pagamento.
TripAdvisor è stata spesso presa di mira, anche in Italia, per non aver fatto abbastanza nel controllare e rimuovere le recensioni false dopo le segnalazioni, nonostante sia indubbio come l’autorevolezza sia una caratteristica estremamente importante per il core business della piattaforma.
Questa sentenza è importante non solo perché è un passo fondamentale verso un ritorno alla legalità e alla trasparenza, ma anche perché, più che puntare il dito contro TripAdvisor, ci ricorda con forza come esista una responsabilità personale per chi afferma il falso, per giunta con finalità di lucro. L’attenzione per una volta si è quindi rivolta meno al controllore – che indubbiamente dovrà trovare un sistema per assicurare un livello superiore di scrutinio delle recensioni senza perdere al contempo terreno verso i portali di prenotazione – e più al colpevole materiale del misfatto.
Federalberghi non ha perso l’occasione di ricordare che per arginare il problema, sarebbe necessario “un deciso STOP alle recensioni anonime e ai nickname di comodo”, ma come sappiamo fino ad ora né TripAdvisor né altre piattaforme di recensioni hanno mai preso in considerazione questa ipotesi.
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