Change Management: Albergatori, siete pronti alla sfida?
13 Ottobre 2010Il turismo si sa, è uno dei settori più competitivi del mondo on-line, caratterizzato da uno straordinario scenario fatto di continui cambiamenti, evoluzioni, cambi di rotta e posizioni contrastanti.
Per questo l’hotel non può e non deve rimanere un’entità statica all’interno di questo panorama: l’albergatore ed il suo staff dovrebbero rimanere costantemente aggiornati sui trand di settore a livello locale ma anche internazionale, ed abbracciare le innovazioni tecnologiche con coscienza e passione, considerandole alla stregua di nuove possibilità di vendita, di promozione e di crescita.
Eppure i cambiamenti e le innovazioni non sempre piacciono: cambiare significa mettersi alla prova, sfidare la concorrenza in modo diretto e, soprattutto, rischiare.
E mentre il mondo del turismo cresce e si evolve, specie sotto il profilo on-line, non posso far a meno di pensare al mercato italiano come indietro, ancora titubante ad accogliere e sfruttare la cultura di nuovi trend, come il revenue management e il social media marketing, una realtà condannata ad un immobilismo ancora troppo diffuso dalla paura del cambiamento.
In un’interessante intervista telefonica, la consulente turistica Geraldine Daly, mette perfettamente a fuoco questa situazione e lancia una sfida importante agli hotel: imparare ad abbracciare e a cavalcare l’onda del cambiamento, modificando il proprio modo di pensare e soprattutto di operare.
I cambiamenti costituiscono un vantaggio competitivo
Il primo e più importante motivo per cui è importante accettare e abbracciare i cambiamenti è la necessità di rimanere al passo con i tempi ed acquisire, quando è possibile un “vantaggio competitivo”, rispetto ai diretti competitor: “E’ nell’interesse di ogni hotel indipendente e di ogni catena abbracciare i cambiamenti il più velocemente possibile, in modo da poter mantenere un vantaggio competitivo, in modo da sopravvivere, e in modo che i nostri prodotti e servizi possano evolversi insieme alla domanda dei clienti, che è in continuo cambiamento.”
5 Consigli per imboccare la buona strada del cambiamento
Dunque come possono gli hotel imparare a crescere attraverso i cambiamenti? Quali sono le attività che possono aiutarli in questo difficile processo?
- Ascoltare gli esperti ed informarsi su tutti i trend del turismo internazionale: ad esempio Amadeus ha recentemente dichiarato che entro il 2020 l’Asia rappresenterà il 30% dell’attività e della spesa travel, dunque è importante concentrare l’attenzione su questi mercati emergenti ed essere pronti ad accoglierli.
È importante capire come cambiano i gusti e le modalità di prenotazione degli utenti, tenendo sott’occhio tutti i settori leader del turismo, come quello delle compagnie aeree, solitamente fonti delle maggiori innovazioni strategiche.
I mega trend non interessano solo le grandi catene alberghiere e proprio per non soccombere a queste, è importante che gli hotel indipendenti continuino a lavorare per garantire ai propri clienti un’esperienza unica e diversa.
- È fondamentale imparare a monitorare ed analizzare i propri risultati attuali attraverso strumenti di web analytics (la Daly consiglia Google Analytics) che mettano in evidenza i punti di forza e di debolezza del sito web dell’hotel, quali sono le campagne con più alto ROI, quali siano le attività che portano o meno conversioni: “Questo aiuta a predisporre dei forecast futuri e sapere perché e da dove i vostri clienti provengono. Perché stanno soggiornando da voi? Perché hanno scelto voi invece di un altro hotel?”
- Ottimizzare la produttività ed implementare le attività più redditizie: essere operativi 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 è davvero necessario per offrire la migliore esperienza di viaggio al cliente. Ma è ancora più importante concentrarsi sulle attività dell’hotel che fruttano davvero, eliminando quelle che costituiscono principalmente solo una perdita: “Sono finiti i tempi in cui si poteva dire: – Bene, la nostra SPA è in perdita, ma la teniamo aperta per 2 dei nostri 40 clienti che stanno con noi perché piace loro sapere che c’è.”
- Pianificare le attività dell’hotel per tempo, su base annuale, per avere sempre le idee chiare su come procedere, e rendere l’hotel sempre più capace di offrire una moltitudine di servizi al cliente.
- Per coinvolgere nei processi di cambiamento e di crescita l’intero hotel e diffondere un nuovo modo di considerare il brand e una nuova cultura, è importante individuare nello staff le persone dotate di leadership che possano favorire certi cambiamenti: “In una ricerca di alcuni anni fa, vennero presi i 10 migliori hotel nel mondo e vennero identificati i fattori che avevano in comune: ciò che condividevano erano grandi leader come general manager. Eppure non provenivano tutti da un background nell’ambito dell’ospitalità, alcuni erano contabili, altri avevano operato nel settore marketing, ma era la loro qualità di leader che rendeva grandi i loro hotel.”
Che cosa ne pensate di questi suggerimenti? Credete che in Italia, magari nel vostro hotel, sia possibile un approccio di questo tipo ai cambiamenti e all’evoluzione, o credete che non siamo ancora pronti?
Fonte: HotelMarketingStrategies
Commento da mirko — 18 Ottobre 2010, alle ore 13:37
Secondo me è vero: in Italia siamo proprio indietro.
Conosco un sacco di hotel che si rifiutano per esempio di chiudere il ristorante anche se è un peso morto, per non parlare dei direttori di hotel che hanno fatto l’ultimo corso di aggiornamento 30 anni fa…
Per me è una vergogna, non c’è nessun altro nel settore che se n’è accorto???
Commento da GabUd — 19 Ottobre 2010, alle ore 08:11
Bell’articolo…e concordo con Mirko…
Purtroppo la classe dirigente alberghiera in Italia è mediamente, ma soprattutto, mentalmente vecchia.
Sono ancora parecchi, troppi, i direttori mummia …certe cariatidi che ancora non conoscono e non vogliono conoscere le cose d’oggi…vari di loro non sanno neanche cos’e’ un indice Revpar…non sanno cos’e’ un SEO..non hanno neanche mai sentito la parola “Google analytics”…quindi penso che il vero passo in avanti avverrà quando ci sarà stato un cambio generazionale vero..il problema è che quando avverrà, gli altri saranno già allo scalino successivo..
All’estero però, e non penso di errare, una buona fetta dei manager alberghieri sono sui 40 anni..in italia sui 60..vari di loro sono addirittura già pensionati…ma sempre sulla plancia di comando..
Forse è anche colpa di noi giovani…non spingiamo abbastanza, no riusciamo a farci dare la necessaria fiducia..non osiamo troppo…
Quindi ove possibile (nelle imprese familiari non si può), più che change management, io direi change some managers 😉
Poi le tecnologie si possono adottare appieno o solo parzialmente,..importante farlo con coscienza e conoscenza, adattando le scelte in base alle proprie esigenze, alla propria realtà, alle proprie possibilità.
Gab
Commento da dott_stefano_tiribocchi — 20 Ottobre 2010, alle ore 08:47
il problema non è l’età biologica, ma quella mentale, la mancanza di aggiornamento, di lettura di letteratura di settore, di frequentazione di fiere, convention, blog, community, il non investire in formazione, e la mancanza di un apporto concreto da parte delle istituzioni. L’Italia è stata la PRIMA meta turistica mondiale e potrebbe esserlo di nuovo se ci fosse un solido sistema turistico.
S.
Commento da Duccio Innocenti — 20 Ottobre 2010, alle ore 10:18
vogliamo dire che anche la formazione scolastica/universitaria ancora non è adeguata ai tempi…
Commento da GabUd — 20 Ottobre 2010, alle ore 10:46
esatto..la mia menzione era soprattutto alla vecchiaia mentale e non anagrafica..anche se purtroppo nel 90% dei casi corrispondono.
Inoltre vi è un problema, coem giustamente fa notare Duccio, legato alle nuove leve…ala scuola alberghiera ora, dopo la riforma, insegnano fisica e non hanno messo neanche un ora in più di inglese per es…già prima sotto dimensionato..
quindi anche x futuro la vedo dura… sigh
Gab
Commento da Riccardo Cocco — 20 Ottobre 2010, alle ore 13:16
Carissimi,
mi associo a quanto detto da Duccio e sottolineo quanto esposto da Stefano.
Storicamente, il Belpaese, ha fatto scuola di ospitalità nel mondo. Basti pensare al tipo di accoglienza, da cui poi molti hanno beneficiato, che ha insegnato il mondo CIGA.
Oggi cosa sta accadendo?
Ebbene, in una destinazione tra le più ambite, come può essere la città di Roma, abbiamo registrato un enorme aumento dell’offerta ricettiva in modo esponenziale. Nuove aperture con centinaia di nuove camere a disposizione della clientela. Dall’altra parte non abbiamo assistito ad un aumento di coloro che sceglievano il mondo turistico alberghiero per crearsi il proprio percorso formativo. Tutto questo ha generato una involuzione degenerativa sul tema dell’accoglienza. Non a caso molte strutture alberghiere “reclutano” i propri collaboratori tramite apposizione di annunci su giornali del tipo “portaportese” o “seconda mano”. Nulla contro questi organi ma sicuramente il bacino di utenza a cui si riferiscono non proprio riflette le necessità professionali a cui tutti aspiriamo. Esiste anche un utilizzo errato dei percorsi scolastici e formativi dove il divario tra il mondo del lavoro e la dottrina insegnata è ogni giorno sempre più grave.
Non si formano persone che domani dovranno portare la propria professionalità nel mondo turistico ricettivo, ovvero le si formano nei modi sbagliati.
A mio avviso occorrerebbe molta più sinergia tra la “scuola” ed il mondo del lavoro ed anche con l’indotto che gira intorno a questi mondi.
Per rendere un esempio, ad oggi non esiste una collaborazione tra le scuole alberghiere ed i produttori di PMS. Gli studenti, per la maggior parte dei casi, viene formata alla gestione del Front Office (sempre per esempio) attraverso l’uso di materiale cartaceo e non attraverso l’utilizzo dei sistemi informatici che al giorno d’oggi sono a disposizione nelle strutture alberghiere. E questo è solo un esempio.
Se a questo aggiungiamo la “prosopopea” di alcuni docenti che (per esperienza personale) divulgano l’errato concetto che il candidato dopo la formazione deve ambire come primo impiego a posti di direzione (ora va tanto di moda la direzione marketing….) senza neanche conoscere le modalità operative di una struttura ricettiva, se gli si insegna che mai e poi mai il candidato se vuole far carriera deve tralasciare il Front Office che è un lavoro da denigrare e soprattutto gli si insegna che nel proprio curriculum si deve indicare quanto si aspettano di stipendio, signori miei, siamo proprio ad anni luce di distanza dalla soluzione del problema.
Buona lavoro e buona lettura dei curriculum a tutti!
Riccardo Cocco
Commento da particolari — 21 Ottobre 2010, alle ore 10:23
Concordo con quanto detto da voi tutti. Lavoro come receptionist in un albergo dove non esiste un direttore, dove la responsabile del ricevimento ha solo 5 anni di esperienza alberghiera ed è assolutamente all’oscuro di quelle che sono le nuove modalità di vendita, marketing e quant’altro. I due proprietari sono bravissimi ristoratori, ma ignoranti totalmente per quello che riguarda la gestione alberghiera e quindi mi ritrovo a combattere ogni giorno per poter lavorare in modo produttivo e non primitivo(dico solo che ancora abbiamo il tableau scritto a mano e che il programma alberghiero che abbiamo viene usato solo per i check-in e check-out), per farci fare formazione, per utilizzare il revenue management (lavoriamo ancora con i prezzi fissi che poi la responsabile varia a secondo di come decide al momento facendo sì che si crei confusione e sfiducia da parte dei clienti). Insomma la situazione è tragica e sto perdendo del tutto la speranza che le cose possano migliorare. Ho esposto più volte alla proprietà queste problematiche, ma parlare di revenue o investimento sulla formazione del ricevimento con chi non sa assolutamente nulla di hotel è veramente difficile perchè non recepisce assolutamente nulla dell’argomento. Io sarei anche disposta a finanziarmi corsi di formazione, ma poi che cosa me ne faccio se non potro’ mai mettere in pratica quanto imparato? Purtroppo avendo una famiglia non riesco ad avere una gran flessibilità nel cercare altri hotel dove lavorare, mi dovrei spostare e con due figli piccoli non è facile poi gestirsi. Leggo sempre il blog e ogni volta è sempre più frustrante per me prendere coscienza che la mia realtà lavorativa è totalmente opposta a quella che voi descrivete, realtà dove l’aggiornamento, l’innovazione rappresentano i fondamenti e non parole astratte e incomprensibili.
Grazie per lo sfogo, siete forse gli unici con i quali posso parlare di questi argomenti !!!!!!
Buon lavoro a tutti.
Federica
Commento da marghe — 21 Ottobre 2010, alle ore 12:10
Ciao Federica,
grazie per questo prezioso contributo: a dispetto di quanto tu possa pensare, ti assicuro che, specie in Italia, la tua situazione non è singolare, ma abbastanza diffusa. Qui da noi non dominano le catene alberghiere come in USA, dove la gestione avviene in modo più preciso ed attento, e si sa, nelle piccole strutture a conduzione familiare spesso non si comprende l’importanza di certi argomenti.
Se ti può consolare posso dirti che non è nemmeno una situazione semplicemente relegata al settore alberghiero: io ho lavorato in diverse aziende dove i proprietari erano all’antica e non ne volevano sapere né di crescere né di aggiornarsi… e sì, è sommamente frustrante!
Posso dirti la mia?:
– guardati intorno, non si sa mai che ci fossero altri hotel disponibili prima o poi
– Non arrenderti, vedrai che oggi o domani se il tuo hotel vorrà rimanere competitivo e non chiudere, dovrà cominciare a pensare seriamente ai cambiamenti che tu auspichi, semplicemente forzato dal mercato!
– Continua a restare informata, a studiare e perché no, magari anche a fare qualche piccolo corso quando puoi permettertelo, per mantenere una tua dignità, per tenerti viva dentro e perché nella vita non si può mai sapere, un giorno le tue competenze potrebbero anche portarti a un avanzamento di carriera!
Mi raccomando continua a seguirci e a dirci la tua, ci contiamo… in bocca al lupo! 🙂
Commento da GabUd — 21 Ottobre 2010, alle ore 16:27
Cara Federica.
il tuo sfogo mi ha fatto molto pensare..e non posso che concordare con Marghe.
La gente di buona volontà, che punta a migliorarsi sempre e comunque alla fine vince.
Quindi fai come dice Marghe…tienti aggiornata, studia per quello che puoi (so bene che i bimbi rubano tempo)..e soprattutto lotta.
Cerca di far capire ai titolari che siamo nel 2010…e che quello che tu pensi alla fine è un interesse anche e soprattutto per loro.
Magari per Natale regalagli il libro di Grasso 🙂
In bocca al lupo Federica..e ricorda…chi la dura la vince!
Gab
Commento da particolari — 26 Ottobre 2010, alle ore 07:15
Grazie a Marghe e GabUd per i consigli. Sicuramente non smetterò di lottare, e di guardarmi intorno. E’ solo che a volte mi sento demoralizzata e di combattere contro i mulini a vento.
Se dovessi regalare il libro di Grasso ai miei titolari, dovrei anche includere un dizionario !!!!!!!! E’ troppo per loro, credetemi.
Spero di riuscire a mettermi qualche soldo da parte e regalarmi il video corso di Grasso sul revenue management, o magari qualche corso.
Posso provare a scrivere la letterina a Babbo Natale, se faccio la buona forse mi accontenta!!!!!
Ciao e buon lavoro a tutti.
Federica
Commento da tamburino — 2 Novembre 2010, alle ore 14:01
Ciao a tutti,
io lavoro come receptionist in un 4 stelle e nel contempo sto per laurearmi in economia del turismo.
Sono ormai 10 anni che faccio questo lavoro, non so se mi servirà a molto questa laurea, anche perchè le uniche materie davvero interessanti e utili che ho seguito sono state 4/5 non di più. L’insegnamento dell’informatica è ridotto ai minimi termini, per non parlare delle lingue straniere (ridotte ad una prova idoneativa di appena 4 crediti).Anche qui gli insegnanti vogliono inculcare agli studenti il fatto che appena laureati andranno subito a dirigere grandi aziende.
Comunque oltre a questo ci tengo a sottolineare che nel turismo c’è tanta gente che ha fatto percorsi formativi diversi e che utilizza questo settore come ripiego in attesa di….. e a livelli dirigenziali ci sono troppe persone che comprano, rilevano, gestiscono hotel senza sapere neanche cos’è un check in……..
Spero questa situazione prima o poi cambi, perchè non vi nascondo che ho pensato tante volte di cambiare settore perchè ogni giorno è sempre peggio………..
Commento da GIANLUCA1 — 2 Novembre 2010, alle ore 16:36
@TAMBURINO
capisco il tuo rammarico….
Ci saranno sempre + imprenditori, o pseudo tali, che acquisteranno alberghi che credono che il + è fatto.
Considera però che tu fai parte del ricevimento che è il cuore dell’albergo.
Saluti.
Gianluca