Cornell Hospitality Report: chi mantiene tariffe alte ottiene un più alto RevPAR
7 Aprile 2010Dall’ultimo, approfondito studio della Cornell University dal titolo “Strategic Pricing In European Hotels: 2006-2009”, emergono numerosi spunti di valore e soprattutto un messaggio centrale rilevante: la diminuzione aggressiva delle tariffe non genera un aumento consistente del RevPAR.
La Cornell, in collaborazione con la Smith Travel Research (STR), ha monitorato mensilmente oltre 8.000 hotel di diverse dimensioni (dalle 150 alle oltre 300 camere) distribuiti in tutta Europa. Si tratta infatti di uno dei pochi studi esistenti che hanno esaminato il pricing competitivo nell’industria dell’ospitalità in modo esauriente, prendendo in considerazione un’ampia gamma di Paesi e segmenti tariffari.
La ricerca è stata portata avanti per quattro anni, dal 2006 al 2009, durante i quali non si sono verificati sostanziali scostamenti dai risultati sopra indicati, che dunque restano validi sia in periodi economicamente floridi (2006 -2007) che in momenti di grave flessione finanziaria (2008 – 2009).
Gli studiosi della Cornell hanno condotto lo studio mettendo a confronto e analizzando le tariffe, le revenue, e l’occupazione di hotel diretti competitor in mercati locali.
La teoria economica secondo la quale gli alberghi che offrono tariffe più basse rispetto al proprio compset vedrebbero il verificarsi di un aumento della domanda e dunque otterrebbero maggiori revenue totali, si basa sul presupposto che l’impatto dei movimenti tariffari sulle revenue dipenda dalla “elasticità del mercato in relazione al pricing”.
Poiché in tutti i casi presi in esame dalla Cornell, questo fenomeno non si è verificato e dunque ad un abbassamento della tariffa non è conseguito un tale incremento della domanda da compensare la perdita di revenue, si giunge alla conclusione che i mercati europei in questi ultimi quattro anni non si sono dimostrati elastici.
Come si può facilmente evincere dalla tabella qui sopra, sia in periodi economicamente floridi che negativi, gli hotel che hanno applicato un’ADR anche del 15% più alta rispetto ai principali competitor, hanno mantenuto un livello occupazionale più basso rispetto a coloro che hanno mantenuto tariffe basse, ma hanno ottenuto un migliore RevPAR.
Questo tipo di andamento si è verificato sia per gli hotel di lusso che per quelli di media scala, mentre più complessa sembra la situazione per gli hotel economici, dove il rapporto tra occupazione e RevPAR ha assunto un andamento molto più irregolare, segno di una maggiore sofferenza da parte della categoria.
Un incentivo a non abbassare le tariffe e mantenere una USP di valore
Alla luce di questi risultati, è importante che l’hotel, anche quando i competitor tendono ad abbassare le tariffe, mantenga il proprio pricing strategico, ma per fare questo è necessario offrire ai clienti un valore aggiunto, una Unique Selling Proposition chiara e rilevante.
Le strategie di differenziazione richiedono la creazione di valore attraverso un prodotto ed un posizionamento distintivo, da contrapporre al basso costo. Solo esperienze che corrispondano allo stile di vita dei clienti e brand che comunichino le aspirazioni dei clienti stessi, possono permettere all’hotel di mantenere l’integrità tariffaria.
“Una tariffa più alta associata alla differenziazione, è necessaria al fine di coprire i costi occorsi per offrire la stessa esperienza distintiva. La chiave del successo è che i clienti siano consapevoli del fatto che stanno pagando di più per il servizio distintivo”.
“Sapere quando mantenere salde le tariffe e quando aggiustarle – conclude lo studio – non deve più dipendere da un buon procedimento previsionale, ma dall’insieme di dati relativi alla sensibilità dei clienti e ai cambiamenti tariffari per un determinato hotel: un’attività che ogni buon revenue manager dovrebbe essere in grado di svolgere per il proprio hotel.”
Dall’analisi della Cornell emerge chiaramente che la domanda non è stimolata dalla riduzione delle tariffe e che in conclusione l’abbassamento generalizzato e continuativo delle tariffe è una perdita per l’intera industria alberghiera.
Per leggere lo studio completo: Cornell University
Commento da Riccardo Cocco — 9 Aprile 2010, alle ore 13:19
Chi è che dieva che il Revenue Management è: “abbassare le tariffe”??????
Buon lavoro e buon Revenue Management a tutti!!
Riccardo Cocco
Commento da gio.car — 9 Aprile 2010, alle ore 15:23
condivido
la difficoltà e riuscire a differenziarsi.
DIFFERENZIATI E VINCERAI!!!
p.s.
e le risorse umane sono AL PRIMO POSTO ….. (occhio alle esternalizzazioni facili!!!)
Commento da GabUd — 10 Aprile 2010, alle ore 08:01
Bene..questo studio porta numeri veri a quello che penso da tanto tempo.
Abbassare le tariffe in maniera spudorata NON porta aumento di Revpar!
spero che finalmente qualcuno inizi a meditare..Revenue Management e gestione dell’hotel in genere è fatta da un miliardo di cose tutte diverse ma tutte sincronizzate tra loro..abbassare il prezzo e basta non porta a nulla..soprattutto se all’abbassamento della tariffa vi segue un abbassamento della qualità del servizio erogato…
saluti a tutti
Gabriele Apostoli
Commento da maxgamb — 13 Aprile 2010, alle ore 07:31
Salve a tutti è la prima volta che scrivo
anche se vi seguo con interesse da anni .
Sarebbe interessante se il Prof Franco Grasso
potessi commentare i dati della Cornell University
o se ci potesse fornire altri studi di segno opposto
Grazie
Massimo
Commento da palingenius — 14 Aprile 2010, alle ore 18:37
Per me come al solito siamo di fronte alle solite mistificazioni: primo perche l’albergo medio almeno in Italia ha meno di 150 camere, secondo perche’ le statistiche come al solito uno le interpreta come piu’ gli fa comodo mentre invece mai come adesso grazie al monitaraggio su internet il cliente e’ pronto a gettarsi a capofitto sull’offerta piu’ conveniente.
Commento da sfarinel — 16 Aprile 2010, alle ore 14:47
@palingenius
Sicuramente in Italia gli hotel mediamente hanno meno di 150 camere ma a parte questo la ricerca di Cornell è piuttosto approfondita effettuata su un campione decisamente vasto di strutture.
Per quanto riguarda l’interpretazione dei dati è vero che ognuno può interpretarli come vuole ma i numeri sono numeri e se li interpreti male puoi fare scelte sbagliate.
Certamente oggi i clienti sono molto più sensibili al prezzo, ma questo sia perché hanno meno soldi in tasca per l’effetto della crisi e sia perché si sono abituati a trovare online offerte (fatte dagli albergatori stessi) a prezzi stracciati.
In ogni caso la ricerca evidenzia bene che con tariffe più basse l’occupazione è più alta, ma sembra altrettanto evidente che se spingi troppo il RevPAR ne risente pesantemente (in sostanza l’aumento di occupazione non compensa i mancati ricavi da prezzi bassi)
La sensazione è che invece di applicare correttamente il RM molti albergatori si siano limitati, in preda al panico, a sbracare sui prezzi senza neanche rialzarli all’aumento dell’occupazione causando spesso un disastro.
Sergio
Commento da dott_stefano_tiribocchi — 18 Aprile 2010, alle ore 09:53
succede a tutti quelli che mancano di STRATEGIE e usano solo la pratica,
a quelli che hanno il pensiero fisso su una booking window corta,
a quelli che pensano sempre a fregare un euro in meno del vicino per stare più su,
a quelli che pensano che è inutile caricare i prezzi del 12esimo mesi da oggi che tanto chi prenota,
a quelli che fanno aggiornare le tariffe alla portineria che poveri cristi c’hanno già mille cose a cui pensare,
ringrazio tutti quelli che commettono questi errori perchè noi altri che lavoriamo con cognizione di revenue gli giriamo attorno e li doppiamo a ogni giro 🙂
lo studio cornell evidenzia la pratica del dumping come strumento di minimizzazioen dei ricavi, dovuto a un costante monitoraggio del competitor e abbassamento della propria tariffa costante, sull’idea che costo meno e quindi vendo sicuramente.
S.
Commento da Riccardo Cocco — 22 Aprile 2010, alle ore 18:36
@Tutti:
Ritorno a dire che il Revenue Management non è abbassare le tariffe.
Revenue Management è strategia!
Buon lavoro e buon Revenue Management a tutti!
Riccardo Cocco
Commento da dott_stefano_tiribocchi — 23 Aprile 2010, alle ore 14:21
spulciano tra i commenti dei competitor:
Viaggiatore singolo
Italy, Aug 2006
Hanno la strana abitudine di fotocopiare le carte di credito dei clienti a garanzia, inoltre i prezzi sono diversi: per esempio ho pagato per due notti consecutivi una volta un prezzo e per il giorno successivo un altro.
alcuni clienti non capiscono ancora il reveue, ricordatevi di SPIEGARLO, come da conferenza BTO seminario su come far capire ai clienti perchè i prezzi oggi hanno oscillazioni così forti:
per esempio scrivete sul sito:
Le seguenti tariffe possono variare a seconda della stagione turistica, degli eventi presenti a Roma, nonché delle offerte promozionali, pertanto si riportano le soglie minime e massime tra cui possono oscillare.
Commento da Riccardo Cocco — 23 Aprile 2010, alle ore 17:41
@Stefano:
Per prima cosa mi guarderei bene dal far fotocopiare la mia carta di credito. Tale bizzarra procedura genera dei rischi improponibili. Mi fa specie del cliente che li ha lasciati fare….e lo stesso si lamenta per la differenza del prezzo? Non mi è mai successo di sentire uno che si lamenta dal benzinaio che ieri pagavo la benzina verde 1.35 ed oggi lo pago 1.42, non ho mai sentito nessuno lamentarsi che Ryan Air offre ora un biglietto per Amsterdam a 9.00 Euro e domani lo stesso volo costa 153.00 Euro.
Signori, la cosa mi puzza tanto di opportunismo e falsa “scemità” da parte di questi “ignari”, “inconsapevoli” clienti.
Stefano come si muovono i tuoi Segretari se dovessero spiegare ad un cliente che ha fatto la prenotazione stamattina per telefono che paga 150 Euro per una dus in b/b avendo appena sentito che il cliente precedente siccome ha fatto una prenotazione 6 mesi fa paga la prima notte 80 Euro e la seconda 95 per una dus in b/b???
Spiegare, va bene ma attenzione! I clienti sono meno scemi di quello che pensiamo. Lo scopo ultimo è strappare un prezzo migliore.
Buon lavoro e buon Revenue Management a tutti!
Riccardo Cocco
Commento da dott_stefano_tiribocchi — 23 Aprile 2010, alle ore 23:19
@riccardo
basta spiegare bene e apriori che ogni tariffa è collegata ad alcune variabili e quindi soggetta a forti oscillazioni,
purtroppo oggi se si ha davanti un cliente disonesto c’è poco da fare, se vuole rubare ruba, per fortuna non sono tutti così.
S.
Commento da Riccardo Cocco — 25 Aprile 2010, alle ore 11:22
@stefano:
quante prenotazione ricevi al giorno?
se parliamo di 10/15 sono d’accordo con te ma se parliamo di 150/200 al giorno da diversi canali dove non sempre hai il contatto col cliente, la vedo difficile. Mi dai la tua ricetta?
Buon lavoro e buone prenotazioni a tutti!!
Riccardo Cocco
Commento da dott_stefano_tiribocchi — 27 Aprile 2010, alle ore 11:57
10/15 a struttura, anche 20, sicurmanente non 150/200
comunque basta scriverlo chiaramente sul sito diretto, e poi si nn funzionerà per tutti ma penso per molti.
S.
Commento da Riccardo Cocco — 27 Aprile 2010, alle ore 16:43
@Stefano:
La tua soluzione è certamente valida per strutture medio/piccole.
Considera che nel caso di catene internazionali, questo non è assolutamente possibile, ci sarebbero troppi coinvolgimenti a livello mondiale.
Buon lavoro e buon Revenue Management a tutti!
Riccardo Cocco
Commento da Maurizio Ortu — 26 Giugno 2010, alle ore 17:37
Personalmente non mi pare che gli studi della Cornwell evidenzino un dato differente da quello che già si sapeva; fare Revenue vuole dire abbassare e alzare le tariffe in dipendenza di molte variabili.
Giocare perennemente al ribasso non è fare Revenue.
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