Un servizio unico e personale – La chiave per conquistare ospiti e REVPAR
8 Agosto 2008Chi lavora nel settore alberghiero ne è consapevole, un buon servizio agli ospiti dovrebbe costituire la missione di tutti gli hotel. Rendersene conto appieno, agire di conseguenza e raggiungere lo scopo, tuttavia, può essere una sfida durissima.
I servizi standard dell’hotel devono essere un dato di fatto, in un mondo alberghiero pieno di televisori al plasma e connessioni Internet Wi-Fi; ma la chiave per fornire un servizio eccellente è di incoraggiare i vostri dipendenti a non nascondere la loro personalità. Troppo spesso si incontra uno staff che mostra delle perfette buone maniere, ma non riesce a trasmettere quel qualcosa in più che fa la differenza tra successo ed insuccesso nella gestione dell’hotel e delle prenotazioni.
L’importanza dell’interazione personale fra ospiti e staff dell’hotel
Che cosa è quel “qualcosa in più” che il vostro staff deve riuscire a trasmettere? Gli ospiti non vogliono essere accolti da un automa sorridente; troppa enfasi sulla formalità può far sentire i clienti leggermente a disagio e rendere il soggiorno banale e poco memorabile.
I moderni viaggiatori rispondono bene ed apprezzano un’interazione personale con lo staff dell’hotel. Dopo tutto, sono spesso quelle conversazioni accessorie che abbiamo con il proprietario/direttore di un hotel o con un cameriere che lasciano un’impressione indelebile dentro di noi (sia in positivo che in negativo), soprattutto all’inizio della vacanza, quando non siamo ancora a nostro agio nella nuova location e cerchiamo nell’hotel un vero e proprio punto di riferimento.
Nella ricerca di un servizio “eccellente” non dobbiamo in ogni caso sottovalutare i più basilari trucchi del mestiere: una delle cose più semplici che i vostri dipendenti possono fare per creare un approccio più personale è quello di accogliere gli ospiti all'arrivo chiamandoli per nome.
L’approccio personale non dovrebbe iniziare quando il cliente attraversa la porta dell’hotel. Durante la prenotazione abbiamo una prima preziosa opportunità per cominciare davvero a raccogliere informazioni per comprendere un cliente ed anticiparne i bisogni, sia attraverso il telefono che attraverso un semplice form di “ulteriori richieste o preferenze” nel software di booking on-line.
Riconoscere la specificità di ogni ospite per poterlo sorprendere
Cercate di incoraggiare i dipendenti a non prendere decisioni basate su una generica nozione di “cliente”, a riconoscere la specificità di un ospite. Spesso questo processo comporta uno sforzo di originalità nel coinvolgere i vostri clienti.
Una pratica sottovalutata e spesso completamente ignorata è la capacità del personale di anticipare una necessità del cliente. Disponibilità e sensibilità, oltre ai preziosi dati dei soggiorni precedenti, possono aiutare lo staff a determinare alcune preferenze e sorprendere il cliente anticipandole.
Una volta a Londra mi è capitato, ad uno anno di distanza dal primo soggiorno, di sentirmi dire "the usual, Sir?" dal barista di un famoso hotel a cinque stelle.
A chi non farebbe piacere la sensazione di “essere tornato a casa” anche in una città che non è la sua?
Volete le prove? Le trovate sulla più grande comunità di viaggiatori online
C’è un sito molto interessante dove potrete trovare la conferma che il servizio è l’elemento chiave del successo di un hotel. Andate su www.tripadvisor.com e leggete qualche recensione, non solo del vostro hotel. Nel 99% dei casi noterete che, sia in positivo che in negativo, le recensioni sono basate sul giudizio che gli ospiti danno a fattori intangibili collegati al servizio offerto dallo staff dell’hotel, non alla vasca idromassaggio in marmo, non al televisore al plasma.
Una brutta risposta o una piccola attenzione in più fanno la differenza.
Anche quando la recensione negativa sembra corredata da dati di fatto, primo o poi all’utente scapperà la vera motivazione, il rancore personale alla base del giudizio negativo, collegato sempre a una risposta o ad un atteggiamento dello staff. Pensiamo troppo spesso che il nervosismo degli ospiti se la sia “cantata e suonata da solo”. Ma nella maggior parte dei casi non è così. Se siete il direttore/proprietario dell’hotel, state molto attenti che l’ atteggiamenti dello staff sia corretto, premuroso e confidenziale e non solo “freddamente professionale”.
Commento da Pietro — 12 Agosto 2008, alle ore 16:27
UN SERVIZIO UNICO E PERSONALE – SOLO SE IL PERSONALE PENSA CHE L’ALBERGO SIA SUO!
Nel campo del turismo da tanti anni, a fianco ogni giorno a chi “fa” turismo, siano essi alberghi, agenzie viaggi, consorzi o pubbliche amministazioni, mi rendo conto di una cosa: possiamo essere di fronte al migliore e più charmante albergo ma se il dipendente è asettico quell’hotel, quell’agenzia viaggi o quel tour operator non avranno mai una nostra valutazione positiva.
Mi è capitato proprio recentemente di soggiornare in due alberghi a cinque stelle in val gardena. Il primo, davvero bello e completo servito in modo ineccepibile ma con il piccolo neo che il personale era di ghiaccio, probabilmente non ancora scongelato dall’inverno scorso. Nel secondo un lusso leggermente inferiore ma un calore umano ed una onesta disponibilità che non avevano pari.
Concordo con ciò che è scritto nell’articolo e proporrei di intensificare le azioni di formazione sul personale proprio volte allo human contact ed al relationship management. Capita l’importanza di questi concetti e che il cliente dell’hotel è il proprio cliente (senza infatti non ci sarebbe un posto di lavoro!!!) probabilmente tanti problemi sparirebbero.
Commento da Pietro — 12 Agosto 2008, alle ore 16:27
UN SERVIZIO UNICO E PERSONALE – SOLO SE IL PERSONALE PENSA CHE L’ALBERGO SIA SUO!rnrnNel campo del turismo da tanti anni, a fianco ogni giorno a chi “fa” turismo, siano essi alberghi, agenzie viaggi, consorzi o pubbliche amministazioni, mi rendo conto di una cosa: possiamo essere di fronte al migliore e più charmante albergo ma se il dipendente è asettico quell’hotel, quell’agenzia viaggi o quel tour operator non avranno mai una nostra valutazione positiva.rnMi è capitato proprio recentemente di soggiornare in due alberghi a cinque stelle in val gardena. Il primo, davvero bello e completo servito in modo ineccepibile ma con il piccolo neo che il personale era di ghiaccio, probabilmente non ancora scongelato dall’inverno scorso. Nel secondo un lusso leggermente inferiore ma un calore umano ed una onesta disponibilità che non avevano pari.rnConcordo con ciò che è scritto nell’articolo e proporrei di intensificare le azioni di formazione sul personale proprio volte allo human contact ed al relationship management. Capita l’importanza di questi concetti e che il cliente dell’hotel è il proprio cliente (senza infatti non ci sarebbe un posto di lavoro!!!) probabilmente tanti problemi sparirebbero.
Commento da giuseppe — 13 Agosto 2008, alle ore 11:42
molto bello quello che scrivi, mi ricorda tanti anni fa quando a un corso di vendita il formatore ci fece una domanda molto particolare: “Secondo voi di cosa si interessa il vostro cliente in primo luogo?”, nessuno sapeva rispondere. Allora rispose il formatore e disse “di Lui” , molto semplice pensai, continuando il formatore disse:” e in secondo lugo cosa pensa il vostro cliente?” nessuno rispondeva, sembrava ancora più difficile la risposta. Il formatore disse: “sempre di se stesso”. Continuò facendo la terza domanda:” In terzo luogo di chi si interessa il cliente?” A questo punto tutti insieme noi studenti dicemmo… “Ma di LUI”. Questo per farci capire allora quanto era importante parlare del cliente, quando si è con lui.
Giuseppe Lunardi
Consulente Marketing Alberghiero
Commento da Giuseppe — 13 Agosto 2008, alle ore 11:42
molto bello quello che scrivi, mi ricorda tanti anni fa quando a un corso di vendita il formatore ci fece una domanda molto particolare: “Secondo voi di cosa si interessa il vostro cliente in primo luogo?”, nessuno sapeva rispondere. Allora rispose il formatore e disse “di Lui” , molto semplice pensai, continuando il formatore disse:” e in secondo lugo cosa pensa il vostro cliente?” nessuno rispondeva, sembrava ancora più difficile la risposta. Il formatore disse: “sempre di se stesso”. Continuò facendo la terza domanda:” In terzo luogo di chi si interessa il cliente?” A questo punto tutti insieme noi studenti dicemmo… “Ma di LUI”. Questo per farci capire allora quanto era importante parlare del cliente, quando si è con lui.rnrnGiuseppe LunardirnConsulente Marketing Alberghiero
Commento da alfredo — 13 Agosto 2008, alle ore 17:43
Come titolare di un piccolo B&B di qualità nel centro di Firenze non posso che confermare in pieno quanto veine detto nell’articolo.
E’ fuori di dubbio che in una gestione familiare come la nostra ( e in genere dei B&B ) l’attenzione e la cura al cliente, non delegate a personale dipendente, sono una responsabilità diretta che diviene la vera forza del B&B e che di certo è alla base del grande sviluppo di queste strutture in Italia .
Commento da barbara — 19 Agosto 2008, alle ore 00:00
Ciao sono Barbara concordo in pieno con Alfredo. Anche io con mio marito gestisco un b&b a Roma e una delle scelte principali per cui l’ospite, specie quello straniero, viene da noi è perchè vuole condividere la cultura, conoscere i modi di fare romani, gli usi e costumi italiani, vuole che qualcuno gli parli, lo renda partecipe, vuole un esperienza di vita italiana…
Commento da alba — 26 Agosto 2008, alle ore 23:07
Concordo per esperienza diretta, sia come titolare di un B&B nei castelli romani, sia come turista quando scelgo un posto dove andare in vacanza:quando ho iniziato questa attivita’, ho sempre ricordato il piacere che avevo e che ho tutt’ora, nel tornare in un agriturismo toscano: i proprietari ci hanno sempre coccolato, dato consigli sui dintorni, riempito di specialita’ del luogo; viceversa, non siamo piu’ andati in un’altra struttura, molto bella senz’altro, ma con un proprietario abbastanza scorbutico con noi clienti.
Commento da Giuseppe — 3 Dicembre 2008, alle ore 09:11
molto bello quello che scrivi, mi ricorda tanti anni fa quando a un corso di vendita il formatore ci fece una domanda molto particolare: “Secondo voi di cosa si interessa il vostro cliente in primo luogo?”, nessuno sapeva rispondere. Allora rispose il formatore e disse “di Lui” , molto semplice pensai, continuando il formatore disse:” e in secondo lugo cosa pensa il vostro cliente?” nessuno rispondeva, sembrava ancora più difficile la risposta. Il formatore disse: “sempre di se stesso”. Continuò facendo la terza domanda:” In terzo luogo di chi si interessa il cliente?” A questo punto tutti insieme noi studenti dicemmo… “Ma di LUI”. Questo per farci capire allora quanto era importante parlare del cliente, quando si è con lui.rnrnGiuseppe LunardirnConsulente Marketing Alberghiero