Il machine learning sarà la svolta nel travel, parola di Google
9 Luglio 2019
Di apprendimento automatico si è spesso parlato nel travel, le potenzialmente infinite applicazioni rivelano il loro valore in termini di efficienza e ottimizzazione delle performance ogni giorno di più.
Una serie di vantaggi è già stata riscontrata da hotel e OTA, probabilmente dagli stessi viaggiatori, anche in modo inconsapevole.
Una nuova conferma è recentemente arrivata da Oliver Heckmann, vice presidente per l’ingegneria di Google, che allo Skift Tech Forum in San Francisco ha illustrato perché il machine learning costituisce una grande svolta nel travel.
Il travel che cambia
Per Heckmann non ci sono dubbi: nessun altro settore industriale sta attualmente beneficiando dei progressi del machine learning quanto il travel.
E la ragione di questo fenomeno si lega strettamente alle barriere linguistiche, ostacolo sempre più stringente al viaggiatore di oggi, desideroso di esplorare ben oltre i confini del suo Paese. E oltre i confini della sua lingua madre, che potrebbe essere l’unica da lui padroneggiata.
Secondo il portavoce di Google, le barriere linguistiche sono l’impedimento maggiore per gli utenti che viaggiano nel mondo e si immergono continuamente in culture diverse dalla propria. Dai progressi incrementali dei software di apprendimento automatico di Google derivano importanti miglioramenti della funzione di traduzione automatica.
Rifletteteci bene, ci troviamo a questo punto di nuovo a fare i conti con le ambizioni di Google nel travel. Il colosso della ricerca, infatti, già da qualche mese si sta trasformando in una piattaforma di vendita one-stop di viaggi. Su Google Travel il viaggiatore può ora prenotare biglietti di aerei, camere di hotel e pacchetti vacanza completi, accendendo autonomamente a contenuti prima quasi inaccessibili senza un soggetto mediatore. Tuttavia, una volta individuata la destinazione, controllato disponibilità di camere e voli, un ultimo fattore potrebbe scoraggiare il viaggiatore dall’acquisto: la lingua.
Grazie Google Translate!
In effetti, è un’esperienza che ognuno di noi ha fatto se ha visitato un continente lontano e diverso culturalmente dal proprio. In Cina, in India o in Egitto non vi è mai capitato di trovare cartelli incomprensibili per le strade o di non essere capiti dai locali in una situazione di necessità? A me sì, inoltre andrò in Giappone in autunno e onestamente l’abissale differenza linguistica, anche in termini di sistema di scrittura, mi crea qualche preoccupazione.
Come aggirare l’ostacolo? La risposta sembra ovvia, ma comporta una certa dose di know how da parte degli sviluppatori di Mountain View. Con Google Translate dovreste riuscire a intavolare una conversazione quantomeno comprensibile con gli abitanti del posto e a decifrare il senso delle comunicazioni scritte. Insomma, se ci pensate bene, è una risorsa preziosissima in viaggio!
Secondo Heckmann, le continue ottimizzazioni del servizio di traduzione, grazie all’apprendimento automatico, modificheranno il modo in cui le persone viaggiano. In futuro, forti di uno strumento quasi infallibile, i travelers si sentiranno a loro agio in viaggio ovunque, anche a 20 ore di volo da casa propria.
Basterà avere una connessione dati sempre disponibile. Il vice presidente Google non si sbottona su tempi e modalità, ma ne è sicuro: anche se ci vorranno ancora alcuni anni, il processo è iniziato e poter contare su un traduttore personale in tasca modificherà profondamente l’approccio nel travel.
Gli altri usi del machine learning
Accanto ai progressi nella traduzione automatica, Heckmann individua altre implementazioni del machine learning in atto nel travel. Gli sviluppatori Google si starebbero concentrando infatti sull’analisi dei ritardi dei voli, in modo da poter allertare gli utenti il prima possibile.
I viaggiatori saranno in grado di sapere se il loro volo è in ritardo da Google Travel, prima ancora che venga loro comunicato dalla compagnia aerea. Oppure potrebbero scoprirlo con una semplice ricerca su Google, digitando il proprio numero di volo.
Come è possibile? Heckmann spiega che un team dedicato lavora costantemente all’inserimento di una serie di informazioni utili – ritardi, orari di arrivo, stato degli aerei in arrivo – in un sistema di machine learning. Questo, analizzando quanto inserito ed elaborando altri dati, come le informazioni specifiche dell’aeroporto di riferimento, riesce a generare previsioni dei voli in ritardo.
Che altro dire? Google non sembra intenzionato a fermarsi nel settore dei viaggi. Tenete d’occhio le prossime mosse e non fatevi trovare impreparati.
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