I messaggi fuorvianti delle OTA, tra vendita sotto pressione e sconti ingannevoli
31 Maggio 2019Gli albergatori ne sono a conoscenza già da tempo. Anche i viaggiatori dovrebbero però rendersi davvero conto delle pratiche ingannevoli che le OTA e i metasearch continuano ad attuare.
Di chi stiamo parlando? Dei soliti noti.
Booking.com, Expedia, Trivago, Agoda, eBookers, Hotels.com hanno infatti da tempo ricevuto l’ordine di eliminare gradualmente le pratiche fuorvianti utilizzate, a seguito di un’indagine dell’Autorità garante della concorrenza e dei mercati (CMA) che aveva riscontrato delle irregolarità.
Tra l’altro, come riportato in un articolo di Which, è stato verificato che queste modalità sono ancora attualmente in uso soprattutto nel periodo precedente le vacanze estive. I siti hanno tempo di adeguarsi fino al 1° Settembre 2019, ma invece di iniziare a farlo, continuano a mantenere le cattive abitudini fino a quando gli è consentito. Vediamo più in dettaglio quali possono essere i trucchi insidiosi adottati dalle OTA.
Non fidarsi degli sconti
Alcuni portali presentano messaggi non veritieri riguardo i prezzi delle stanze prima e dopo l’applicazione dello sconto. Ad esempio, vi siete chiesti come viene calcolato lo sconto? A volte è capitato di vedere delle tariffe di una camera standard rapportate ai prezzi di base delle suite. In questo caso il prezzo sembrerebbe un affare, ma uno sguardo attento scoprirebbe che in realtà la camera standard non è in promozione ma è semplicemente e ovviamente più economica di una suite. Interessante vero?
Ma non finisce qui. Trivago è stato altrettanto fantasioso. Si è riscontrato che in alcuni casi, il risparmio cospicuo riportato sul metamotore veniva calcolato non in riferimento al prezzo della camera prima e dopo lo sconto o rispetto ad un prezzo medio, ma in relazione al prezzo più alto presente su un altro sito. E non solo: cliccando sulla tariffa del sito che Trivago indicava come più costoso, si rilevava che in realtà la stessa camera aveva comunque un prezzo più economico rispetto alla tariffa mostrata su un’altra OTA.
Insomma tutto ciò non fa altro che confondere le idee.
Trovare i risultati di ricerca reali
Quando si esegue una ricerca su Booking.com, non bisogna assumere che gli hotel più pertinenti vengano visualizzati per primi nei risultati di ricerca. Tutt’altro.
Come noto agli albergatori, gli hotel possono pagare una fee per avere una posizione di rilievo nella parte superiore della pagina e questo non è sempre chiaro per gli utenti. L’unica indicazione fornita è un’icona gialla con il pollice in su. Solo se si passa il mouse sopra l’icona, un pop-up spiega che l’hotel potrebbe pagare una commissione un po’ più alta.
L’ Autorità garante della concorrenza e dei mercati afferma che i siti di prenotazione dovranno invece chiaramente distinguere tra annunci sponsorizzati e non sponsorizzati entro la scadenza stabilita.
Ignorare la vendita sotto pressione
Quante volte su Booking.com abbiamo letto il messaggio “una sola stanza rimasta sul nostro sito“? Basta inserire una possibile data del soggiorno e la maggior parte degli hotel della lista presenterà questo avvertimento scritto in rosso. Tutto ciò per creare pressione sul viaggiatore che sarebbe quindi influenzato e prenderebbe la decisione di prenotare, prima di realizzare magari che sul sito ufficiale dell’hotel sono presenti condizioni molto più vantaggiose.
Se ci si fa attenzione però, anche quando visualizziamo questi messaggi, sono spesso disponibili sempre sullo stesso sito numerose camere molto simili. Anche in questo caso, la CMA invita le OTA ad inviare messaggi più chiari per evitare di inviare comunicazioni che possono essere fraintese.
Fare attenzione ai costi nascosti
Molto utilizzati, nelle sponsorizzazioni delle OTA sui loro stessi portali o su Google Hotel Ads, sono gli annunci che non contengono tasse di soggiorno o costi dei servizi. Quando poi ci si ritrova a pagare quanto inserito nel carrello, vengono aggiunti ulteriori costi.
Che dire poi degli annunci delle OTA su Google Hotel Ads che se cliccati portano ad inserzioni con tariffe più alte? Quando riscontriamo questa pubblicità ingannevole è possibile aprire una segnalazione a Google, che provvederà ad effettuare le verifiche del caso ed eventualmente a revocarne la pubblicazione.
In conclusione, è sempre necessario tenere gli occhi aperti, mettere in luce eventuali scorrettezze e pianificare una strategia di comunicazione chiara ed adeguata a questi scenari così complessi.
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