Booking.com: perché il 30% dei viaggiatori ancora non si fida del turismo sostenibile?
18 Maggio 2016Che cosa significa “turismo sostenibile” per i viaggiatori? Che percezione ne hanno? Quanti vorrebbero soggiornare in una struttura eco e quanti invece dicono di no?
Un interessante sondaggio condotto da Booking.com a livello internazionale, con uno speciale focus sugli Americani, ci mostra quello che realmente pensano i turisti dei viaggi eco e sostenibili e perché ancora in tanti non credono alle promesse degli hotel green.
Il 68% degli Americani favorevole ai viaggi sostenibili
Il 47% degli Americani dice di considerarsi un viaggiatore sostenibile. Stessa cosa vale per il 72% dei Cinesi e per il 25% dei Giapponesi… ma che cosa significa per ognuno di loro viaggiare in modo ecosostenibile?
Il report mette in evidenza che c’è un po’ di confusione riguardo a che cosa si intenda per turismo sostenibile.
- Per il 58% degli Americani significa soggiornare in una struttura eco-friendly
- Solo il 31% capisce che anche utilizzare prodotti a km zero e supportare gli artigiani locali fa parte del turismo sostenibile
- Per il 22% significa soggiornare in un contesto naturale come una riserva o un parco nazionale
- Il 21% pensa che anche fare campeggio significhi viaggiare in modo sostenibile
- Il 15% crede che significhi visitare una destinazione dove si può interagire con la natura del luogo
- Per il 16% fare attività di volontariato e per il 13% fare attività di scambio culturale con le popolazioni indigene
Come molti di voi sapranno, non sempre turismo sostenibile e turismo eco-friendly combaciano. L’Organizzazione Mondiale del Turismo definisce il turismo sostenibile come una forma di turismo che combina in modo equilibrato aspetti ambientali, economici e socio culturali. A grandi linee la stessa cosa vale anche per il turismo responsabile.
Il turismo ecosostenibile si focalizza invece sul rispetto ambientale e sulla salvaguardia della fauna e flora locali, ma non è detto che sia sempre sostenibile o responsabile.
Detto questo, gli Americani sembrano pensare positivamente al turismo sostenibile.
Nelle scorse settimane abbiamo visto che in Italia c’è una grande apertura verso il turismo green: il 40% degli intervistati secondo TripAdvisor progetta di fare un viaggio sostenibile quest’anno. Allo stesso modo, dalla ricerca di Booking emerge che il 68% degli Americani vorrebbe soggiornare in una struttura sostenibile entro l’anno corrente e circa la metà (47%) dice di aver considerato o che è disposto a prendere in considerazione nuove destinazioni in base alle loro pratiche sostenibili, ad esempio ambienti naturali protetti, salvaguardia degli animali e iniziative per aiutare la comunità locale.
Molti turisti ancora scettici
Dall’altra parte del muro c’è invece quel 33% di Americani a cui non interessa soggiornare in una struttura green nel 2016. Addirittura di questi il 38% afferma di non sapere neanche che questi tipo di hotel esista. Stessa cosa vale per i Giapponesi (43%) e per i Tedeschi (46%).
Ma perché questa avversione al turismo sostenibile?
Molti tendono a pensare che il turismo ecosostenibile è più costoso di quello ordinario, oppure che sacrifica la qualità dei servizi. Sfortunatamente il motivo che spinge molti a non dare nemmeno una chance a questo tipo di turismo alternativo è che non credono nella filosofia green degli hotel, ma pensano che si tratti solo di uno specchietto per le allodole per attirare l’attenzione e distinguersi dai competitor.
Degli Americani che non hanno in programma un viaggio green:
- Il 26% lo ritiene più costoso
- L’11% meno lussuoso
- L’11% non si fida delle dichiarazioni green della struttura
Allo stesso modo il 30% di Inglesi e Australiani dice di non voler prenotare una struttura sostenibile perché la percepisce come più costosa e il 14% dei Giapponesi non si fida delle strutture che si definiscono green.
La comunicazione dell’hotel viene prima di tutto
La ricerca di Booking.com è stata condotta a marzo 2016 su un campione di 10.000 maggiorenni equamente suddivisi in 10 paesi diversi, che hanno fatto almeno un viaggio nel 2015 e ne hanno già pianificato un altro per il 2016.
Quello che rende davvero interessante i risultati è che mettono a nudo le tante false credenze e i timori dei viaggiatori nei confronti del turismo responsabile. Sappiamo bene che un viaggio ecosostenibile non è per forza più caro o meno di qualità di uno ordinario. Anzi, molto spesso ai costi in linea con il mercato si accostano servizi di alta qualità.
Questo ci fa capire che prima di tutto una struttura ecosostenibile ha la necessità immediata di comunicarsi bene come tale: spiegare in dettaglio che cosa comporta la propria filosofia; dotarsi di certificati riconosciuti a livello internazionale; distribuire informazioni in camere e luoghi comuni che facciano realmente capire e percepire ai clienti che cosa viene fatto per curare il pianeta e la popolazione locale.
Su oltre 5000 strutture interviste da Booking a livello globale a gennaio e febbraio 2016 per indagare la loro posizione su questo tema, il 26% degli hotel più piccoli dice di avere messo in atto iniziative per proteggere l’ambiente e il 19% supporta la comunità locale. Per gli hotel che contano oltre 36 camere la quota cresce rispettivamente al 33% e al 24%. Inoltre, di questi più della metà (51%) segue criteri di sostenibilità ufficiali stilati da un organismo riconosciuto in termini di sostenibilità, come il Consiglio di turismo sostenibile globale.
D’altronde a differenza di TripAdvisor, Booking.com non sta facendo molto per mettere in evidenza e diffondere la conoscenza delle strutture ecosostenibili sul suo portale. Ma a conclusione della ricerca condotta, pare che stia valutando la possibilità di inserire uno speciale filtro per individuare le strutture ecosostenibili per destinazione.
Voi state adottando pratiche ecosostenibili? Come vi assicurate di comunicarle bene e di farle conoscere ai vostri clienti?
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