Turismo italiano: dimentichiamo le classifiche, concentriamoci sui punti forti
13 Novembre 2014Abituati ormai ai vergognosi scandali e alle classifiche inclementi che vedono l’Italia perdere colpi e turisti rispetto ad altre destinazioni, si è tentati di pensare che il Turismo in Italia sia solo un immane disastro, una scommessa fallita.
Per fortuna c’è anche chi non si ferma alle apparenze e ci riporta un po’ di ottimismo: un recente articolo di Antonio Preiti e un interessante studio semantico sulla percezione dei viaggiatori in vacanza nel nostro Paese, dicono che non tutto è da buttare.
Impariamo a leggere i numeri senza farsi prendere dal panico
In un articolo pubblicato alla fine di ottobre sul L’Huffington Post, l’economista e giornalista Antonio Preiti, spiega che le classifiche più accreditate a livello internazionale non sono sempre le più attendibili.
In questo caso specifico, ci si riferisce alla classifica del WTO (World Tourism organization delle Nazioni Unite): per quanto la raccolta dati della WTO sia apprezzabile, Preiti spiega che la WTO crea il suo dossier a partire dai dati che riceve da ogni Paese. Un sistema alquanto discutibile, dal momento che ogni nazione ha un sistema di raccolta e di analisi proprio e spesso diverso dagli altri.
Non ci sarebbe dunque da stupirsi se la classifica fosse “edulcorata” a causa di sistemi di raccolta dati che non corrispondono. Ciò spiegherebbe alcune apparenti incongruenze.
“Perciò – dichiara Preiti – diamo al Wto quel che è del Wto e, uscendo dall’ipnosi, cerchiamo di vedere le cose con l’attenzione che meritano.”
Di fatto purtroppo non abbiamo dati certi sui tassi occupazionali alberghieri, rendimento per camera e altri numeri che permetterebbero di capire meglio come va il Turismo in Italia, ma se facciamo riferimento all’Istat, emerge che:
- Il settore alberghiero, dei commerci e dei trasporti, nel secondo trimestre rispetto allo stesso periodo nel 2013 ha perso lo 0,5%. Un dato meno negativo se confrontato con il -0,9% dell’industria nel suo complesso e con le perdite ancora più notevoli di altri settori
- La ricchezza prodotta della voce “ristorazione e servizi di alloggio” negli ultimi anni ha registrato una crescita del 9,4%, mentre altri comparti sono rimasti stagnanti
Certo è innegabile che l’Italia soffra di cronici scandali nel settore Turismo – con conseguenti gravi perdite di credibilità e di fondi da investire – e che ci siano ancora enormi margini di miglioramento per noi, ma l’importante è non concentrarsi sulle “posizioni (virtuali) perdute”. Piuttosto, suggerisce Preiti, meglio prendere “decisioni strategiche” invece che elaborare “piani strategici” – con un riferimento sarcastico e assai poco velato al piano strategico elaborato di recente da TDLab.
La percezione che non mente: quella dei turisti
Al di là dei numeri e delle statistiche, quello che alla fine dei giochi conta di più sono le opinioni (o meglio le “percezioni”) dei viaggiatori che si fermano in Italia e che, una volta tornati a casa, diventano i nostri migliori ambasciatori.
I luoghi comuni ci dicono che l’Italia gode di pessima reputazione all’estero, eppure il primo “Rapporto sulla Percezione Turistica dell’Italia – Analisi semantica dei post in lingua inglese pubblicati sui social media” lascia intendere che i turisti non ci vedono così negativamente.
Lo Studio – apprezzabile per intenti e per estensione – è opera di un gruppo di lavoro congiunto tra Sociometrica ed Expert System, diretto sempre da Antonio Preiti e da Filippo Nardelli.
Un’analisi di ben 570.000 post pubblicati tra aprile e luglio sui social media per capire il “sentiment” che lega i turisti anglofoni al Paese e gli argomenti di cui si parla di più.
Come spiega l’introduzione, l’analisi semantica è in grado di rivelare il “mood” generale di ogni post (positivo, negativo o neutro) su una scala da 1 a 100: sopra il 60 il giudizio è positivo, sotto il 30 è negativo.
Nell’introduzione si spiega che la tecnologia semantica è molto “preziosa”, perché non solo permette di scandagliare e interpretare quell’ammasso di informazioni che costituisce i big data, ma perché “è la premessa per la vera empatia, che è la vera guida per chi davvero vuole avere successo nell’industria dell’ospitalità,” (e di empatia abbiamo proprio parlato riguardo alla capacità dell’hotel di fare storytelling).
Dallo studio emerge che l’impressione generale dell’Italia turistica sui social media è più che positiva e raggiunge un grado di apprezzamento del 77%. Le parole legate a questo sentire puntano soprattutto sulla bellezza e il piacere. Di contro le parole che sono legate a un sentire negativo si riferiscono soprattutto ai problemi, alle attese interminabili o alla mancanza di qualcosa.
Per gli stranieri l’Italia è quella del piccolo borgo di valore
Tra gli aspetti più citati e più apprezzati nelle recensioni della ricerca emergono:
- La ristorazione
- I bar – le pasticcerie, perché sono un elemento distintivo del paese
- Le piazze, come luogo di libertà e di aggregazione, ma anche di bellezza
- Le spiagge
- Lo shopping
“A pensarci bene le piazze, i bar, i ristoranti, le pasticcerie, ma anche lo shopping, rievocano l’Italia dei borghi,” dicono gli autori. Non a caso tra le destinazioni più apprezzate che emergono dall’analisi ci sono molti piccoli borghi storici, come Taormina, Lucca, Siena, Merano.
I servizi: bene gli hotel, peggio i trasporti
Se analizziamo il sentiment legato ai servizi dell’ospitalità, vedremo che anche gli hotel sono graditi agli ospiti stranieri, conquistando un punteggio di 79.
“La parte critica è fondata prevalentemente sul prezzo, nel senso che sono giudicati costosi e sulla sensazione che diano meno di quel che la loro categoria d’appartenenza promette.”
Deludono invece i Musei, che ottengono un buon punteggio – 79 – ma che costituendo un punto forte dell’Italia ci sia aspettava suscitassero percezioni di maggior levatura. Inoltre c’è da evidenziare il fatto che i musei sono citati soprattutto relativamente alle grandi città: Roma, Firenze e Venezia, mentre il resto quasi scompare.
“Il senso del tutto – conclude lo studio – è che la forza dell’Italia sta nelle sue “eccezioni”, ma questa caratteristica ha bisogno di essere esaltata attraverso la capacità di incorporare qualità dei servizi (i fattori freddi), efficienza dell’organizzazione, in una parola creando una grande industria dell’ospitalità.”
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