6 Miti da sfatare sulle Campagne PPC
18 Agosto 2011Alcuni mesi fa, nel corso della gestione di una campagna Pay-Per-click per un nostro cliente, ho dovuto confrontarmi più volte con il responsabile vendite dell’hotel, e mi sono reso conto che, per chi non lo fa di mestiere, deve essere complicato comprendere come funzioni e come monitorare l’andamento di una campagna di questo tipo, visti gli errati luoghi comuni che spesso circolano su Adwords.
Molto spesso infatti, gli albergatori o i loro responsabili marketing, sono sopraffatti da dubbi derivanti dalla poca dimestichezza con la piattaforma e con gli stessi processi che guidano l’utente all’acquisto finale, specificatamente nell’ambito travel.
Dunque oggi vogliamo sfatare alcuni miti che spesso preoccupano chi gestisce l’hotel, per aiutarvi a leggere in modo più chiaro i report delle vostre campagne PPC, senza lasciarvi fuorviare da principi errati:
- Contano solo le conversioni e non il CTR
Certo le conversioni sono ciò che produce il ROI, il ritorno sull’investimento, ma non va sottovalutatola l’importanza delle visite al sito, poiché significa comunque che l’annuncio è stato efficace ed ha convinto l’utente a conoscere il vostro brand e a dare un’occhiata alle vostre offerte. Il processo di prenotazione è molto lungo e mostra che l’utente prima di prenotare torna più e più volte sul sito ufficiale dell’hotel, dunque chi vi dice che chi ha solo visitato il sito grazie alla campagna PPC non abbia successivamente prenotato tramite telefono o con una visita da risultati organici - Se gli utenti non prenotano dipende da errori commessi nella campagna
Purtroppo mi è capitato di gestire anche campagne con CTR altissimi e poche conversioni, ma questo non significa che la campagna sia stata fallimentare. Al contrario in questi casi è molto più probabile che i motivi che hanno indotto i visitatori a non prenotare siano da addebitarsi alla landing page, al sito ufficiale, alla sua navigabilità, al booking engine o addirittura al pricing dell’hotel poco concorrenziale. Talvolta invece accade semplicemente che le conversioni avvengano su altri canali, specie se il target dell’hotel è composto soprattutto da ospiti over 65, magari italiani, che prediligono il telefono ad internet e non sono ancora propensi ad acquistare on-line. - I risultati si vedono subito
Ottimizzare una campagna PPC significa intervenire anche più volte al giorno per individuare i set di parole chiave più efficaci, cambiare gli annunci, verificare il bidding per ogni parola chiave. Dunque non perdetevi d’animo se non riuscite a vedere molte conversioni nei primi giorni, a volte ci vogliono anche più settimane prima che la campagna riesca davvero a produrre i risultati migliori e sia perfettamente ottimizzata. - Non importa investire sul brand name o su parole per cui il sito si posiziona già bene tra le SERP
”Repetita iuvant” è proprio il caso didire. Posizionarsi in prima linea per il brand name due volte rassicurerà i clienti che il sito ufficiale è proprio quello e aumenterà le probabilità che prenoti sul vostro sito ufficiale, allontando il pericolo che clicchi invece sul link sponsorizzato di qualche OTA che ha puntato sul vostro nome (brandjacking) - Più aumento il bidding più mi posiziono meglio tra gli annunci
Molti credono che la posizione degli annunci di Google dipenda esclusivamente dal costo per click che si è disposti a pagare. Questo è vero solo in parte: il bidding è importante ma il quality score che viene attribuito da Google all’annuncio dipende da molti fattori concomitanti, come la coerenza dell’annuncio con le parole chiave e la corrispondenza tra queste e la landing page di destinazione. Più volte ho puntato su parole chiave che, a detta di Google, non avrebbero portato i miei annunci in prima pagina, ottenendo CTR davvero rilevanti, anche con bidding molto più bassi di quelli consigliati. - Conta solo la prima posizione
Alcune ricerche sostengono che gli annunci tra la seconda e la quinta posizione ottengono risultati migliori anche della prima posizione e per la mia esperienza posso assolutamente confermare questo trend. Come detto nel punto sopra, talvolta anche con bidding molto più bassi di quelli consigliati da Google e posizionamenti tra la quinta e la sesta posizione si possono ottenere buoni risultati.
Se anche voi siete stati vittime di questi luoghi comuni, adesso sapete come dovete valutare l’attività del vostro responsabile web marketing o del vostro Partner Web: non lasciatevi sopraffare dai numeri, piuttosto siate attenti e non superficiali. I dati spesso sono molto di più di semplici numeri e percentuali.
Commento da Anpili — 19 Agosto 2011, alle ore 10:28
Sono tutte osservazioni condivisibili, soprattutto per chi da anni ha esperienza di campagne adwords. Purtroppo è vero quello che si dice nell’articolo. Molti Responsabili Marketing degli Hotel, non riescono a “giudicare” il lavoro svolto da una eventuale società esterna per la gestione della campagna, limitandosi a vedere il dato ROI dell’investimento realizzato.
L’investimento deve rientrare all’interno dell’intero budget a disposizione dell’hotel per analizzare i benefici del marketing mix. A questo punto però, (tenete conto che io faccio parte delle OTA) mi chiedo se tutto questo lavoro alla fine costi meno di una semplice commissione di un intermediaro oppure no. Ci sono diversi studi internazionali che dimostrano che è matematicamente impossibile che si raggiunga un risparmio tale da giustificare il “fai da te” ed escludere gli OTA. Ovviamente è una visione di parte.
Commento da Duccio Innocenti — 19 Agosto 2011, alle ore 11:47
@Anpili
credo che le due cose possano coesistere… le OTA sono un ottimo strumento di visibilità e di vendita ed il PPC lo è altrettanto specialmente se saputo fare e questo capita di rado con l’unico inconveniente che il budget investito potrebbe avere ROI ben diversi
la “semplice commissione” è un approccio che orma l’hotel non si può più permettere perchè la somma delle semplici spesso equivale a un bilancio infelice quindi va trovato sempre l’equilibrio giusto tra visibilità diretta e intermediata.
Se l’hotel non investe nella propria identità online sarà sempre succube e in preda alle OTA e viceversa potrà invece utilizzarle come strumenti di visibilità prima e di vendita poi.
Commento da crt — 21 Agosto 2011, alle ore 10:51
Grazie Anpili ,devo dire che ho apprezzato il tuo commento quando ho letto la conclusione ”ovviamente e’ una visione di parte”.
Questo ha dato credito ha quanto hai scritto .
Commento da Anpili — 22 Agosto 2011, alle ore 09:34
@CRT,
mi sembra importante dare una chiave dei lettura a chi legge. Essendo prorietario di OTA, è alquanto doveroso specificarlo. Ho provato a mettermi nei panni di un Hotel, e… in effetti quello che si sostiene da parte della disintermediazione è giusto. Spero solo che non diventi una guerra al ribasso, dove poi non ci sono i margini per poter tenere in piedi le proprie aziende. L’unico che ci guadagna in questo gioco mi sembra google adwords… Dal punto di vista dell’utente finale idem. Il cliente trova prezzi competitivi e può permettersi una vacanza che magari prima era impossibile. IL consumatore in tutto ciò è premiato. Il fatto è che ci sono OTA quotate in borsa, loro possono permettersi di fare a meno di entrare in break even… gli altri (come me) no. Per cui la commissione è vitale.
Commento da fdallera — 22 Agosto 2011, alle ore 19:19
da Web Marketer non posso che condividere la linea generale dei punti …
sottolineo che alti CTR e basse conversioni (punti 1 e 2) possono anche essere il frutto di scelta di KW sbagliate o di messaggi sbagliati.
E’ importante stabilire gli obiettivi di una campagna a priori, Conversioni? auemnto di traffico? branding? acquisizione contatti (per news letters o makt 1to1)?
e naturalmente mettersi nelle condizioni di misurarli.
ATTENZIONE! se un navigatore arriva da voi con una ricerca organica (es:Hotel Milano) e in un secondo tempo ritorna da un PPC perchè cerca il nome del vostro hotel acquisito in precedenza Google la considera una conversione PPC per cui considerate TUTTE le conversioni nella valutazione confrontando eventuali dati storici.
Per le OTA è un discorso diverso da valutare attentamente… se il vostro Hotel è nelle OTA e vi mettete in concorrenza con il brand (praticamente con voi stessi) considerate che ogni prenotazione arrivata dall’OTA ha avuto un costo di commissione ed un costo di concorrenza pubblicitaria. questo per dire che se si ritiene di avere sufficiente budget per entrare in cocorrenza con le OTA forse conviene considerare l’opportunità di disintermediare…
Commento da emanuele — 24 Agosto 2011, alle ore 12:51
@Anpili
in verità gli albergatori sono generalmente ben disposti a pagare le commissioni. Un tempo le pagavano alle Agenzie di Viaggio, poi i GDS, poi le OTA…il problema è la percentuale richieste da queste ultime. 10 anni fa la percentuale era poco superiore ad una AdV tradizionale, oggi le OTA maggiori arrivano a chiedere anche il 25%. Ciò significa che un hotel arriva a pagare alle OTA ogni anno qualche decina di migliaia di euro, mentre le OTA, consce del potere contrattuale acquisito in questi anni, continuano ad aumentare le loro richieste…ovvio che gli hotel comincino a pensare a strategie che riducano la dipendenza dalle OTA. Se non si riequilibrano le percentuali richieste, la tendenza alla disintermediazione andrà in crescendo.
Commento da dott_stefano_tiribocchi — 24 Agosto 2011, alle ore 19:34
ok provo a far lanciare una campagna adwords e ci riaggiorniamo, il repetita di duccio mi ha convinto 🙂
Commento da Duccio Innocenti — 25 Agosto 2011, alle ore 14:57
repetita iuvant…. facci sapere gli esiti grande Ste
Commento da Anpili — 25 Agosto 2011, alle ore 16:58
@Emanuele
rischiamo di andare off topics rispetto all’articolo che parla di campagne cpc e non di commissioni. Dove possiamo parlarne? Non vorrei essere bannato. Il sito mi piace molto.
Commento da marghe — 31 Agosto 2011, alle ore 15:19
Ciao Anpili ed Emanuele, grazie per gli interessanti contributi!
L’argomento è interessante, e sul nostro blog di sicuro non è off topic! Anzi perchè non date un’occhiata a questi articoli e non ci dite che cosa ne pensate?
Il Billboard Effect più potente non viene dalle OTA, ma dal Marketing Multicanale, Groupon ed Expedia uniscono le forze: gli hotel sempre più in balia degli intermediari, Come proteggere il brand del vostro hotel da Competitor e OTA sui motori di ricerca
Commento da anarenti — 31 Agosto 2011, alle ore 16:43
Un altro luogo comune, ma tra “addetti ai lavori” è che aumentando il cpc aumenta anche il quality score perchè aumentando il ranking aumenta il ctr. Diciamo che no è proprio così poichè il ctr per il calcolo del quality score è standardizzato alla posizione ed al luogo geografico quindi, un lieve aumento di ctr non influirà sul quality score dovuto da una posizione in più, perchè come ho detto il ctr viene standardizzato alla posizione dell’annuncio. In poche parole un ctr del 2% in ottava posizione può essere molto più alto di un Ctr del 10% in 2 posizione.
Commento da Alexandar — 16 Settembre 2011, alle ore 14:04
Per quanto riguarda il quality score, avevo scoperto che Google registra i rimbalzi dal sito che è stato appena cliccato, probabilmente misurando il tempo di permanenza: se clicco su un annuncio e torno indietro immediatamente significa che il sito è poco gradito e quindi il quality score viene diminuito… Questo vale anche nei risultati organici. L’ho scoperto analizzando con Firebug le comunicazioni che avvengono nelle pagine dei risultati di google. Ma probabilmente è info già ben nota a tutti 🙂
Commento da marghe — 22 Settembre 2011, alle ore 09:14
Ciao Alexander,
grazie del tip! devo dire che per altro è fondamentale controllare su web analytics il bounce rate e il tempo di permanenza, perché sono due indicatori fondamentali per capire se il sito sta performando a dovere! Ma attenzione, talvolta se il tasso di rimbalzo è alto ma è unito anche a un tempo di permanenza alto (come spesso accade nei blog), non è detto che ci sia un problema di contenuti.