Vacanze post Covid: torneranno mai le stesse?
2 Giugno 2021Sono ormai mesi che si discute su tempi e modalità di ripresa del turismo, sotto forma di un incremento dei viaggi domestici e di prossimità, in circostanze governate da rigorosissime norme di igiene e sicurezza.
Trend tuttora in moto in vari mercati del mondo, ma cosa possiamo immaginare sul lungo termine?
Quale eredità lascerà la crisi Covid nelle nostre vite e nelle abitudini di viaggio globali? Ipotizziamo i possibili futuri connotati di una vacanza, partendo dall’analisi di Skift.
Un lascito di lungo corso
A differenza di un uragano, un attacco terroristico o persino la recessione del 2008, l’attuale pandemia rifugge da confini spaziali e temporali. Si è diffusa sugli aerei, nelle scuole, tra gli organi governativi, nelle nostre case, colpendo duramente i risparmi di una vita, le aziende, le famiglie…insomma ha preso il sopravvento sulle nostre vite.
Una pervasività che, necessariamente, intaccherà a lungo anche l’aspetto leisure di un viaggio, cioè la dimensione di vacanza. Anche se l’impulso umano a viaggiare potrebbe non scomparire mai, il modo in cui lo facciamo cambierà. Ci sentiremo mai di nuovo al sicuro in angoli remoti del globo o resteremo ancorati a luoghi noti, a una manciata di miglia da casa, nella speranza di una maggior protezione?
Nessuno conosce con certezza l’entità di una simile eredità nel travel, ma sicuramente l’intero comparto sarà costretto a ripensarsi e a fronteggiare un diverso assetto mondiale. Come ha dimostrato la crisi globale di Covid-19, il tipo di viaggio spensierato che le persone si aspettano in vacanza richiede un quadro geopolitico cooperativo e funzionante, con governi competenti in grado di prevedere e rispondere alle minacce. Il cambiamento climatico è una di queste, ma non è chiaro se le superpotenze del mondo siano in grado di gestirlo…con probabili importanti ricadute sul futuro della vacanza.
Il cambiamento climatico
Gli attivisti stanno lottando da molto tempo per risvegliare le coscienze sul problema del riscaldamento globale, ma è improbabile che abbiano mai considerato una pandemia così efficace come campanello d’allarme.
Prima del Covid-19, il settore dei viaggi aveva riconosciuto superficialmente la gravità della situazione. L’industria aerea aveva ridotto le emissioni di carbonio su alcuni voli, l’industria alberghiera si era concentrata maggiormente sui programmi di riduzione della plastica. Tuttavia, il travel non aveva ancora riconosciuto il cambiamento climatico come una minaccia esistenziale. Con la chiusura dei confini e l’impossibilità di viaggiare, è giunta l’occasione per riflettere sulle conseguenze delle nostre abitudini di viaggio sul pianeta.
Lindsey Tramuta, giornalista focalizzata sui viaggi sostiene: “Viaggiare, in particolare in aereo, era già diventato troppo facile, troppo economico, troppo simile a fare un giro in macchina. Eppure ci sono modi in cui le esperienze di viaggio rimangono accessibili senza trasformarle in un peso per il pianeta “. Alcuni esperti del settore sostengono che la tendenza al localismo potrebbe essere un trend a lungo termine. Forse essere bloccato in un posto per mesi – costretto a fare i conti con lo stare fermi – dimostrerà che una vacanza è possibile senza circumnavigare il globo ogni volta. È anche un modo per sostenere una comunità locale o una regione in un periodo difficile per tutti.
Viaggiare con cautela
Prima della pandemia, un viaggio era un processo relativamente fluido. Escludendo un atroce ritardo o la cancellazione del volo, c’era sempre un modo piuttosto semplice per arrivare a destinazione o rientrare a casa. In seguito allo scoppio epidemico, invece, la situazione è apparsa piuttosto diversa. La prospettiva di essere “bloccati” da qualche parte, a causa delle politiche sanitarie nazionali in continuo divenire, è diventata una possibilità reale.
Si tratta chiaramente di circostanze contingenti, ma è facile presumere che lasceranno un ricordo duraturo nella psiche del viaggiatore. Una vacanza, da ora in avanti, sarà sempre più associata a un livello aggiuntivo di cautela e pianificazione rispetto a quanto lo fosse in era pre-Covid. E simili preoccupazioni potrebbero spingere le persone a rivolgersi più spesso a consulenti di viaggio.
Ciò potrebbe anche implicare meno acquisti d’impulso o il decremento dell’offerte last minute tanto diffuse nell’ultimo decennio, con la conseguente perdita di traffico e conversioni su portali e OTA. Se la sicurezza personale diviene una priorità, necessita di tempo e approfondimento, a scapito di acquisti last minute.
Il destino del turismo di massa
Accanto alla maggiore pianificazione, il fattore affollamento ha giocato un ruolo fondamentale nella psicosi collettiva post Covid, come è normale che fosse. Ma cosa resterà di questo aspetto? I viaggiatori torneranno nelle destinazioni simbolo del turismo di massa o preferiranno piuttosto strade meno battute?
L’allontanamento dai tradizionali hotspot turistici, secondo alcuni esperti intervistati da Skift, potrebbe risolvere alcuni problemi dell’industria del travel. Vedere destinazioni come Venezia svuotarsi temporaneamente, potrebbe essere un’occasione d’oro per resettare l’esperienza di viaggio. Le destinazioni potrebbero ripensare le proprie politiche di accoglienza, ottimizzando l’offerta non efficiente quando la domanda era alle stelle e difficilmente gestibile nel modo più corretto.
Il concetto di vacanza
Come andremo in vacanza dopo il Covid è un interrogativo senza risposte chiare. Ma è anche possibile che la definizione stessa di cosa sia una vacanza possa cambiare in un’epoca in cui lavorare da casa potrebbe diventare lo status quo.
“Prima l’idea della vacanza era quella di fare una pausa dal lavoro e trascorrere del tempo in famiglia, per rilassarsi. “, sostiene Christa Quarles, ex CEO di OpenTable “Beh, ora le persone stanno trascorrendo troppo tempo con la famiglia e vorrebbero riunirsi con altre famiglie e persone di cui si fidano. Quindi stanno ripensando al concetto di vacanza come momento di svago un po’ diverso da prima. “
A Quarles fanno eco altri esperti del settore, che prevedono un potenziale aumento dello scambio di case e del trend del co-living come modalità imperanti per un nuovo tipo di vacanza. Inoltre, con l’aumento del lavoro a distanza, le persone rifletteranno sulle attività possibili anche all’estero: il fenomeno del nomadismo digitale potrebbe diventare mainstream, soprattutto per gli americani.
Questa era senza precedenti potrebbe dunque introdurre stabilmente una serie di innovazioni ancora non del tutto concepibili, dai metodi di protezione da virus nefasti a una nuova concezione del viaggio.
Pronti a cavalcare il cambiamento?
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