Turismo in Italia: piccolo è ancora bello?
27 Settembre 2013Lo dice Bernabò Bocca, lo dice l’Economist: i piccoli hotel sono complicati da gestire, non hanno potere contrattuale, non hanno gli strumenti per penetrare nei mercati internazionali, non sanno e non possono crescere.
Sarà… eppure a molti albergatori la prospettiva di perdere quella che fino ad oggi è stata la più grande ricchezza del Turismo in Italia proprio non va giù.
Piccolo non sta più sul mercato
Il Datatur 2013 pubblicato da Federalberghi conferma con i numeri una realtà a tutti ben nota: la stragrande maggioranza delle strutture italiane ha non più di 20 dipendenti. Si tratta quindi di piccole imprese, spesso a conduzione familiare.
Questo è un tratto distintivo della nostra Penisola. Una ricchezza, se si pensa all’apprezzamento per l’impresa familiare dimostrata dai turisti di tutto il mondo, su TripAdvisor e no solo, ma anche una realtà che può rivelarsi poco competitiva a livello internazionale.
Su questo punto Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, apre la sua intervista su Turismo e Cultura rilasciata a Sette (Corriere della Sera) venerdì scorso.
Certo Bocca non aspira a suscitare l’apprezzamento e la stima dei colleghi albergatori: colpisce per l’atteggiamento cinico, quasi arrogante, che assume parlando di Turismo, mentre snocciola luoghi comuni da Roma pariolina e grossi nomi della politica e dell’alta società.
Ma ha ragione quando parla dell’Italia come del “Paese degli eccessi,” dove “si va dalla cementificazione incontrollata al conservatorismo estremo: o sviluppo selvaggio o nessuno sviluppo.” Dove “per troppo tempo ci siamo cullati con la retorica del Paese più bello del mondo. E non abbiamo investito abbastanza. E ora i monumenti cadono a pezzi.”
Ma sulle piccole imprese – che costituiscono il fondamento dell’Ospitalità Italiana – non ha pietà: “Ricorda quando si diceva “piccolo è bello”? Nel turismo non è più così. Ora piccolo è complicato. Piccolo è fuori dal mercato.”
Bocca “dice di essere in Senato per fare lobbying e avvicinare la politica al mondo del turismo.” Eppure niente quanto queste affermazioni sembra essere tanto lontano dal Turismo nostrano.
“Vorrebbe vedere chiusi i piccoli alberghi?” chiede Vittorio Zincone. “Vorrei che una piccola impresa familiare che non riesce a soddisfare le esigenze dei turisti avesse la possibilità di convertire i suoi immobili a uso abitativo.”
Ma “Piccolo è romantico” incalza il giornalista con fare forse un po’ ironico. “Piccolo è spesso inadeguato – dice Bocca – Dobbiamo riqualificare il nostro patrimonio alberghiero. Penso al sistema. Ha senso che in Italia non ci sia un ministero del Turismo?”
Anche l’Economist mette in dubbio il valore dei piccoli
Mi risuonano in testa le parole di Bocca mentre leggo un interessante articolo pubblicato su Officina Turistica dedicato a un intervento sulla situazione del Turismo in Italia di Antonio Pezzano (coordinatore della rete di destinazioni turistiche europee di eccellenza EDEN per la Commissione Europea).
Anche Pezzano, seppure in toni meno forti di Bocca, parla delle piccole strutture e afferma che a quanto pare, la piccola impresa oggi come oggi è un ostacolo alla crescita più che un valore nel Turismo:
“Il tema lo pone bene un articolo del “The Economist” del 3/5/2012, “Decline and small. Small firms are a big problem for Europe’s periphery”, dove si mette in discussione in modello di business piccolo è bello, tanto caro al settore turistico. Per adesso sappiamo che in termini aggregati il settore risponde alla bassa marginalità abbassando i salari, ma nel medio termine questa risposta non basta. Questa lezione la conoscono bene alcuni imprenditori che stanno rivedendo il business cercando di dotarsi di sistemi di gestione più industriale. […]
Le imprese di piccola dimensione difficilmente hanno una posizione negoziale forte con la distribuzione (in primis le OTA). Inoltre, hanno difficoltà a sostenere i costi fissi relativi all’adozione di nuove tecnologie e a adeguarsi alle esigenze della clientela più sofisticata, numericamente poco rilevante, ma che fa molto rumore. Insomma, come in altri settori dell’economia italiana, è necessario rimuovere gli ostacoli alla crescita dimensionale delle imprese, una condizione di fondo per generare maggiori investimenti non solo nella strutture, ma anche in tecnologia e formazione.”
Gli albergatori si difendono
Qualche giorno fa abbiamo condiviso le parole di Bocca sulla nostra Pagina Facebook Ufficiale e gli albergatori hanno espresso la loro opinione, non sempre in maniera moderata. Emerge con forza l’indignazione di un comparto Ospitalità fatto soprattutto dalle piccole strutture. Quelle strutture che poi in larga parte riescono a conquistare la vetta delle classifiche di TripAdvisor e sono più amate dai turisti:
(passa il mouse sull’immagine per ingrandirla)
Non è troppo miope pensare di riguadagnare competitività smantellando (o “riqualificando”) quel delicato tessuto fatto di piccoli hotel che grazie alla loro familiarità e al loro calore umano hanno creato – tutto da soli – il format ospitale che dà un minimo senso al nostro “brand Italia”, anche se senza logo e senza promozione?
Forse si dovrebbe piuttosto cominciare da un sistema disposto ad investire, con leggi, incentivi e finanziamenti più flessibili e aperti alle imprese ospitali. Non ultimo, ci vorrebbe proprio un’azione di marketing internazionale che torni a rendere concorrenziale la nostra destinazione, che sappia supportare i piccoli e valorizzarli come meritano, più che lasciarli da soli a combattere contro un mercato globale che spesso non capiscono e dove non sanno collocarsi.
Commento da gaspare de angelis — 28 Settembre 2013, alle ore 10:05
A me sembra che abbiano ragione i piccoli albergatori.
Per esempio a Sorrento quelli che sono in difficoltà sono i grandi alberghi,mentre i piccoli hotels familiari e B&B vanno a gonfie vele.
Inoltre penso che siano più facili da gestire proprio perchè hanno meno personale ed infine riescono a seguire il cliente costantemente per una ospitalità perfetta.
Commento da Mauro Calbi — 29 Settembre 2013, alle ore 12:20
Piccolo è fuori mercato, perché le leggi sono pensate per le grandi strutture alberghiere!!! Sta succedendo come nella lotta tra gli ipermercati e le singole botteghe. Un giorno, poi ci si accorgerà che si avrà livellato l’ospitalità, per seguire le direzioni globali, perdendo ogni valore del “piccolo è bello”.
Una soluzione è specializzarsi per uscire dalla massa. Ma lo Stato deve prendere le sue responsabilità e venire incontro alle piccole aziende, a gestione famigliare, aiutando con sgravi fiscali e dando la possibilità di unirsi. In Italia, non manca un ministero del turismo. Manca la volontà di fare bene. Stanno facendo di tutto per far chiudere le aziende o a farle migrare all’estero. Sono veramente deluso.
Commento da dott_stefano_tiribocchi — 29 Settembre 2013, alle ore 12:59
ne parlavo qualche giorno fa con un caro amico di una grande OTA, e stavo proprio dicendo che le piccole strutture saranno sempre piu schiacciate dalle grandi in termini di “possibile accrescimento/mantenimento del ranking QUO”, per meglio dire è molto piu facile tenere in alto nelle classifiche di visibilità le strutture con 70 camere o piu, anche in termini di revenue lasciamo molto piu spazio alle variazioni tariffarie, piu camere piu gradini di ricavo possibili. Le piccole dalla loro hanno una sola via, quella dell’eccellenza, dei primi posti in tripadvisor, dei NOVEPUNTOCINQUE su booking.com, insomma o gli crescono 5 palle piene(in tripadvisor) oppure si perdono nel ministrone dei tanti piccoli hotel che uno vale l’altro che fanno si e no cento visite al giorno se tutto va bene, che abbassano la tariffe per farsi vedere almeno per prezzo, che poi via via spariscono.
Pingback da Turismo in Italia: piccolo è ancora bello? | ricardo ottocento — 30 Settembre 2013, alle ore 06:02
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Commento da piccologabri — 30 Settembre 2013, alle ore 17:51
..effettivamente ha ragione il buon bernabò….sono sceso dall’85% di riempimento del 2012 al 75 del 2013…….in parte anche per scelta.
Chissà se i supermercati del turismo hanno le xcentuali di riempimento dei piccoli…. Sono comunque comodi quando sono in overbooking, hanno sempre camere libere, Pasqua e fine anno compresi.
Non sarà che sono proprio quelli che saranno convertiti xchè sempre vuoti?
Io nn sono su booking, ma ultimamente ho visto in molte città un proliferare di piccole strutture e b&b, chissà se il buon presidente di federalberghi apre mai booking.com su Firenze dove sono solo 900 i b&b….Oppure chissà che non abbia paura per i sui grandi hotel, che con tutta l’imu che pagano sono un pò onerosi ormai.
Commento da xaver — 1 Ottobre 2013, alle ore 17:33
Rileggendo le parole di Bocca mi viene da pensare che da oggi l’iva sui servizi come sala conferenze, e telefono e pay tv sono aumentati per cui non ha un gran successo neanche come lobbista. Poi mi tornano in mente i sapientoni che per anni hanno profetizzato: pochi turisti perchè pochi posti letto. Ora i posti letto sono aumentati e anche parecchio ma i turisti sono diminuiti.Sul versante del poco peso contrattuale ha ragione da vendere e questo è un altro suo fallimento in quanto ex o attuale non sono sicuro, segretario di federalberghi. Bisogna incentivare i consorzi di strutture, a livello di comune o ancor meglio di circuiti turistici. se tutto il consorzio 5 terre va a contrattare con booking, magari i risultati sono diversi. Queste cose a Rimini e in romagna le facevano negli anni 60, poi è vero le cose sono degenerate con certi tipi di cooperative, ma il buono di quell’esperienza va ripescato. L’agenzia incoming di Modena (privata ma che fa pure da iat) ha organizzato dei corsi per tutti gli operatori che sono a contatto col turista dal commerciante al ristoratore al tassista per far conoscere e insegnare a promuovere i gioielli locali. E’ stato un successo perchè coinvolgendo tutti si fa marketing del territorio, si spiega ad un cliente dove viene fatto l’aceto balsamico che sta comprando e perchè è un prodotto tipico della zona. Il cliente che chiede al tassista: che cosa sono quelle mura? Riceve informazioni a riguardo e magari anche orari di apertura che lo portano ad interessarsi. Bocca dove era quando è stato creati quello schifo del sito magic italy o italy.it? Insomma tutto vero nella nostra incapacità di gestire e promuovere ciò che di meglio abbiamo, ma per favore lasciate stare i piccoli imprenditori che di problemi ne hanno già abbastanza.
Commento da Antonio Greci — 3 Ottobre 2013, alle ore 12:26
Sono tutti falsi problemi utili a defocalizzare la mancanza di cultura d’impresa e di dialogo tra le autorità istituzionali preposte e gli operatori del turismo. Per fortuna che ho lavorato all’estero per poter fare i debiti paragoni!!
E’ la pigrizia di un’èlite che pensa di sapere già tutto, di avere sperimentato già tutto che in realtà vive di rimandi e offre risposte superficiali a problemi che sono invece fondamentali. Il marketing non è un punto di vista ma volumi in movimento. Chi sa dove mettere le mani sulla dinamica di detti movimenti, guadagna. Piccolo? Grande? Potessimo sfruttare tutto il nostro potenziale, senza vincoli burocratici, qui in Italia, con tutto quello che abbiamo. Parole al vento? Chissà.Se fosse retorica, inviterei tutti a mangiare all’estero e paragonare l’offerta italiana. Siamo un paese “consortile” ancora lontano dall’unità. Meglio lasciar perdere, tanto domani verrà qualcun altro a ripetere cose di cui non ha alcuna competenza solo perché demandato da qualcuno ancora più incompetente di lui.