Turismo Cinese: quanto è pronta l’Italia ad accogliere i visitatori con gli occhi a mandorla?
24 Febbraio 2012L’Ocse ha bocciato l’Italia in vari ambiti a seguito della ricerca “Oecd Italy tourism policiy review 2011”, un’analisi della gestione del Turismo in Italia commissionata due anni fa per valutare lo stato delle cose e capire come muoversi.
I risultati, presentati lo scorso mese in occasione del completamento della consegna dei diplomi del Mater in Tourism Management della Iulm, appaiono scontatissimi. Inutile continuare a sperare nella crescita del turismo dei Paesi BRIC se l’Italia non sarà pronta ad accoglierli con nuove infrastrutture e un nuovo approccio nella gestione, nella comunicazione e nella promozione del Paese.
Nello scorso articolo dedicato al Turismo in Italia, qualcuno ha commentato che tutti i provvedimenti auspicati dal Ministro Gnudi sono da considerarsi niente di più delle solite promesse di sempre, e che per ora restano solo parole.
È tempo però di intervenire concretamente: l’Ocse ha rilevato ovviamente problemi legati alla Governance, alle infrastrutture, con le strategie di promozione del Paese e persino con la redazione delle statistiche. C’è bisogno subito di una strategia a livello nazionale, di un’Enit riformata che prenda saldamente in mano le redini del Paese, mentre intanto le Regioni continuano a utilizzare nei modi più disparati i propri fondi senza una direzione univoca, che promuova il “brand Italia” al meglio, soprattutto all’estero.
Fare in modo che il Turismo rimanga uno dei pilastri del nostro PIL – ha affermato Gnudi qualche giorno fa – non sarà semplice perché ci sono alcune mancanze in Italia difficilmente colmabili nel breve termine:
- Non ci sono tour operator nazionali
- Non esistono grandi catene alberghiere italiane
- Le nostre compagnie aeree coprono un numero di tratte ancora troppo esiguo
Non parliamo poi dei trasporti: dai treni agli autobus, in Italia non ci distinguiamo di certo per efficienza e puntualità.
Per uscire da questo impasse, in attesa che vengano presi dei provvedimenti concreti, non resta che puntare sull’arrivo di nuovi turisti dall’estero, e soprattutto dai Paesi emergenti.
Puntare alla Cina
Pare un controsenso appellarsi al turismo cinese mentre metà Penisola (o forse più) lamenta le difficoltà di integrazione con i tanti immigrati cinesi che si sono stabiliti dovunque.
Detto questo, l’Italia si candida a divenire una delle mete predilette dalla Cina: i turisti cinesi amano soprattutto il mare e l’arte, cose che qui da noi non mancano.
Secondo l’Osservatorio PricewaterhouseCoopers – Sole 24 Ore sul turismo in Italia, la spesa turistica della Cina in dieci anni andrà a costituire il 18,2% dei flussi internazionali.
Mentre infatti la spesa degli Italiani per i viaggi stagna – per la crisi economica e per la caduta libera delle condizioni lavorative che riduce sempre di più il loro potere d’acquisto – i turisti cinesi, amanti della cultura e disposti a spese pazze nei nostri outlet pieni di grandi firme, sono destinati a diventare i “turisti del futuro”.
Al momento però, dei 50 milioni di turisti che sbarcano in Europa dalla Cina, solo pochissimi vengono in vacanza da noi, quindi per l’Italia si tratta di un’offerta di mercato ancora tutta da inventare, di una sfida dalle tante potenzialità (fonte AGI China 24).
Ma come soddisfare i nuovi turisti cinesi e fare in modo di offrire un servizio all’altezza delle aspettative? Sempre secondo la ricerca PwC, è necessario soprattutto concentrarsi su 3 punti
- Conoscere la loro cultura: E’ importante sapere quali siano le preferenze dei turisti cinesi ma anche come offrire servizi in linea con il loro pensiero e il loro stile di vita. Ad esempio non amano bere molto, quindi meglio non puntare su pacchetti enogastronomici o degustazioni. Alcune scelte potrebbero rischiare di offenderli: ad esempio il bianco è il colore del lutto, il 4, il 44 e altri numeri con il 4 sono considerati sfortunatissimi. Hanno un’alta considerazione del rispetto e della moderazione, qualsiasi forma di sgarbo in pubblico è considerata intollerabile. Impariamo anche le loro abitudini: come gli Inglesi non possono vivere senza bollitore e bustine da tè, in Cina è usanza trovare in albergo lo spazzolino da denti, l’accappatoio e l’acqua calda, considerati servizi standard. Molti sono abituati a mangiare dolce, soprattutto a colazione.
- Comunicare e promuovere l’Italia anche in Cina: Spesso ai tour operator non interessa molto questo settore, quindi sarà importante riuscire a impostare una solida strategia di promozione, magari anche con il sostegno del Governo, rivolta direttamente a questi nuovi Paesi emergenti.
- Saper gestire l’arrivo in Italia: L’esigenza di nuove infrastrutture è ovvia, ma in mancanza di risorse, si deve poter contare almeno sulla professionalità e il servizio degli albergatori, sulla loro disponibilità a comunicare in lingua e a far sentire anche questi ospiti come a casa propria.
I competitor europei più flessibili e all’avanguardia
Resta da capire se l’Italia sia effettivamente in grado di reggere i nuovi flussi, con la paura che sia destinata a restare indietro rispetto alla Spagna e alle altre destinazioni europee come ha fatto in questi anni, con l’ulteriore minaccia dei viaggi di lusso a buon mercato possibili solo in Oriente, come Malesia e Thailandia.
In una intervista rilasciata lo scorso anno da Cristina Lambiase, responsabile dell’Osservatorio ENIT di Pechino a AGI China 24, emerge che al momento il nostro sistema fa acqua da ogni parte rispetto ai competitor europei.
Ad esempio, i Cinesi pianificano i viaggi soprattutto online, e il Portale nazionale ancora resta un binario morto: “Secondo una relazione della China Tourism Academy, il 52% dei cinesi ottiene informazioni sulle destinazioni da visitare tramite internet – dice la Lambiase – Noi siamo completamente sguarniti su questo fronte, e la cosa ha un impatto decisivo.”
In più i turisti cinesi sono tra quelli più propensi a spendere in beni di lusso, ma l’Italia non sembra pronta a sfruttare questo trend: “I partner cinesi dei tour operator italiani – spiega la Lambiase – non guadagnano niente sui pacchetti, incassano solo dalle commissioni sullo shopping. Ma gli outlet italiani non sono d’accordo nel concedere queste commissioni, e si trovano a dover combattere, per esempio, con i francesi Magazzini Lafayette che non solo le concedono, ma hanno un servizio tax free specifico per i cinesi e accettano anche la China Union Card, la carta di credito più diffusa in Cina”.
Che dire? Difficile sapere cosa aspettarsi visti i precedenti… sperando di non essere così sciocchi da rimanere a guardare mentre il turismo cinese, adesso tanto prezioso, prende il volo per altre destinazioni.
Fonte: Sole24Ore, AGI China 24
Commento da giacomo bufalini — 24 Febbraio 2012, alle ore 16:21
Sinceramente non mi farei troppe illusioni, è da tempo che cerco e provo a capire le potenzialità di un mercato, quello Cinese, tanto grande, quanto purtroppo evanescende, almeno per ora. Che i Cinesi usino Internet lo sanno tutti, purtroppo però non sono ancora in grado di prenotarsi un viaggio da soli e partire, come fanno gli americani. E’ quindi un mercato tutto in mano ai grandi Tour Operator, alle loro “tangenti” e alle loro altissime commissioni. Investire sui cinesi è fondamentale, ma prima di vedere risultati diretti e concreti credo ci vogliano almeno ancora una ventina di anni… e se poi dobbiamo disintermediare…
Giacomo Bufalini
Commento da luciano ardoino — 25 Febbraio 2012, alle ore 13:26
Come fate a scrivere che sono 50 i milioni di cinesi che vengono in Europa?
Se il loro totale è 57 mln (2011) e che gran parte di questi si ferma nei Paesi limitrofi della Cina ?
E se anche fosse solo un copincolla, una semplice lettura dovrebbe determinare che questi numeri (impossibili) fanno completamente sballare il ragionamento della PricewaterhouseCoopers sulle percentuali.
Vabbè, nel mucchio chi vuoi che ne accorga …
Cordialmente
🙁
Commento da marghe — 27 Febbraio 2012, alle ore 14:57
Buongiorno Luciano,
prima di pubblicare dei dati facciamo sempre molte ricerche.
Se vi sono delle inesattezze ci scusiamo, ma in questo caso il numero citato è tratto da questo articolo di AGI China 24 (quindi una fonte attendibile) recentemente pubblicato.
Inserisco il link anche all’interno dell’articolo se può aiutare.
Ma dove hai preso il dato dei 57 mln? A me risulta che nel 2011 in toto sono stati almeno 70 mln (vedi qui).
L’Accademia Cinese del Turismo prevedeva che nel 2011 avrebbero trascorso “le ferie all´estero 57 milioni di cinesi, che spenderanno poco meno di 50 miliardi di euro.” (dunque all’estero, non contando chi ha passato le vacanze in madre patria, e comunque si trattava di una previsione)
Commento da Giulio Abbate — 1 Marzo 2012, alle ore 08:42
Gli errori che stiamo facendo sono macroscopici. Il mercato è completamente in mano ai cinesi. Non solo grandi TO ma anche piccole agenzie che con nomi italiani ingannano i clienti finali, per non parlare delle strutture ricettive e i Dmc cinesi in Italia (dal cheap al lusso). Andare a fare promozione in Cina con la Puglia piuttosto che con le Marche, di certo non aiuta, considerando che tutti gli altri paesi si presentano uniti per creare un’immagine forte del paese e che la maggior parte dei turisti cinesi viene in ITALIA non in Sardegna.
Il mercato è notevole ma c’e da fare una rivoluzione e, mi spiace dirlo, un po di sano vecchio protezionismo ( cosa nel quale sono molto bravi i cinesi, ricordo che attualmente non è consentito dalla legge vendere pacchetti turistici in Cina per gli operatori esteri)
Commento da luciano ardoino — 1 Marzo 2012, alle ore 12:20
Ciao Marghe, buongiorno,
qui ci sono tutti i link del caso
tuttosbagliatotuttodarifare.blogspot.com/2012/02/dalla-brambilla-gnudi-non-e-cambiato.html
tuttosbagliatotuttodarifare.blogspot.com/2010/10/ma-quanti-sono-i-cinesi-che-vengono-in.html
… dove ci sono le loro (cinesi) fonti. Le nostre lasciamo perdere ch’è meglio.
Un salutone
🙂
Commento da luciano ardoino — 1 Marzo 2012, alle ore 12:22
@Giulio Abbate
Ottimo e ahinoi vero!
😉
Pingback da Google Alert – TURISMO NEWS – Easy News Press Agency | Easy News Press Agency — 3 Marzo 2012, alle ore 00:13
[…] Turismo Cinese: quanto è pronta l'Italia ad accogliere i visitatori con …L'Ocse ha bocciato l'Italia in vari ambiti a seguito della ricerca Oecd Italy tourism policiy review 2011, un'analisi della gestione del Turismo in.www.bookingblog.com/turismo-cinese-in-italia-2012/ […]
Pingback da Turismo cinese: l’Italia è pronta per accogliere i visitatori asiatici? « emedia blog – notiziari, email marketing, lead generation — 16 Marzo 2012, alle ore 14:44
[…] Clicca qui per leggere l’articolo completo Rate this: CondividiLike this:LikeBe the first to like this post. […]
Pingback da La Cina è lontanissima « Viaggi Digitali — 2 Luglio 2012, alle ore 17:16
[…] […]