“Ma quale miglior tariffa garantita?” – Gli utenti fanno causa alla Rate Parity
24 Agosto 2012Tutti siamo a conoscenza delle regole vigenti da anni nel settore alberghiero sulla Parità Tariffaria. Tutti la consideriamo una pratica comune, ordinaria, praticamente scontata. Ma nelle ultime settimane si sono moltiplicate le azioni legali contro questa clausola.
Prima è stato l’Antitrust inglese ad accusare OTA e Hotel di “Price Fixing”, ovvero di imposizione illegale delle tariffe. Oggi sono gli utenti americani a citare in tribunale gli operatori del settore: la “miglior tariffa disponibile” sarebbe solo uno specchietto per le allodole, perché la parità tariffaria obbliga tutti i rivenditori a mantenere dovunque lo stesso prezzo, rendendo di fatto un’utopia trovare un vero “deal”.
Nelle scorse settimane abbiamo visto che l’OFT (Office of Fair Trading) inglese ha emanato un documento di accusa verso Expedia, Booking.com e IHG per essersi accordati sulle tariffe da mantenere, affermando che questa pratica va contro la legge di Libera Concorrenza.
Su questa scia, qualche giorno fa la bomba è scoppiata anche negli Stati Uniti, dove lo studio legale Hagens Berman ha raccolto una class-action di consumatori contro Expedia, Travelocity, Booking.com, Priceline e le maggiori catene alberghiere del Paese, quali Hilton, Sheraton, Starwood e Marriott.
L’oggetto del contendere è proprio la Parità Tariffaria.
“La causa – riporta il comunicato ufficiale della Hagens Berman – depositata il 20 agosto 2012 presso la Corte Distrettuale degli Stati Uniti per il Distretto settentrionale della California per conto di acquirenti di camere di hotel a livello nazionale, sostiene che i rivenditori di hotel online e le catene alberghiere più importanti hanno cospirato per stabilire segretamente e imporre accordi di “Resale Price Maintenance” (RPM) per contrastare la concorrenza sui prezzi delle camere d’albergo, in particolare presso i rivenditori online che solitamente applicano sconti sulle tariffe alberghiere. L’azione legale sostiene che le attività degli imputati violano sia le leggi federali antitrust, così come il Cartwright Act della California.”
La Hagens sostiene che di recente i rivenditori Wholesale, che acquistano blocchi di camere invendute all’ultimo minuto e le ridistribuiscono ad altri intermediari a prezzo scontato, sarebbero stati obbligati dagli hotel – su cui fanno pressione le grosse OTA – a non poter più applicare alcuno sconto con accordi di mantenimento prezzi (RPM).
In pratica, dal momento che, come è risaputo, tramite il modello Wholesale gli hotel riescono solo con grosse difficoltà a mantenere il controllo sulla parità tariffaria, le grandi catene alberghiere americane hanno imposto a tutti i loro intermediari questa clausola, probabilmente su richiesta esplicita delle maggiori OTA che minacciano di intervenire con sanzioni o espulsioni dal portale.
“Ma quale miglior tariffa garantita?” Gli utenti si sentono truffati
Secondo l’accusa, i rivenditori utilizzano la terminologia del “miglior prezzo garantito” per creare l’illusione di un mercato competitivo, mentre altro non sarebbe che “una copertura per l’attività illecita di fissazione dei prezzi.”
È evidente che per l’utente americano la terminologia “Best Price Guaranteed” non è solo una forma promozionale ordinaria e vuota di significato, ma è una reale promessa di migliore offerta in circolazione, una garanzia di ottimo rapporto qualità-prezzo.
“Le grandi agenzie di viaggio online, lavorando con le catene alberghiere, hanno creato l’illusione che i consumatori più esperti, cercando online i loro hotel, possano trovare buoni affari, ma la realtà è che in virtù di questi accordi di Rate Parity illegali i consumatori non vedono altro che differenze apparenti e gli stessi prezzi su tutti i siti.”
Non sorprende che la Hagens dichiari: “Abbiamo numerose informazioni che indicano l’esistenza di accordi scritti o verbali tra i rivenditori online e società alberghiere circa l’esistenza e l’applicazione di accordi RPM.”
Per esempio, un portavoce per Sabre Holdings, che gestisce Travelocity, conferma di utilizzare normalmente accordi RPM, “così il cliente può avere la certezza che otterrà la migliore tariffa e non c’è bisogno di andare su 18 siti diversi.” – che poi è uno dei motivi per cui esiste la Parità Tariffaria che tutti da anni conosciamo.
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Commento da dott_stefano_tiribocchi — 29 Agosto 2012, alle ore 01:05
“il miglior prezzo garantito” viene scritto dalle OTA per strizzare l’occhio al cliente e dirgli “guarda che è inutile che vai da altre parti io ti do il prezzo migliore che puoi trovare” il che è FALSO, le OTA garantiscono lo stesso prezzo che puoi trovare, quindi non il migliore ma un prezzo CORRETTO, EGUALE, miglior prezzo garantito è una bugia siglata nella clausola del contratto che firmiamo, cioè la parità tariffaria;
cito booking: Miglior Prezzo Garantito Ti offriamo il prezzo più basso che puoi trovare. Garantito.
è una evidente bugia, poichè MIGLIORE non vuol dire UGUALE.
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Commento da leohools — 10 Settembre 2012, alle ore 13:16
il solo fatto di scrivere “miglior tariffa garantita” è una palese bugia poichè tutti sanno che se io prenoto una camera last minute, e alla mezzanotte dello stesso giorno di check-in entro nella reception di un hotel senza nessuna prenotazione è ovvio che le camere rimaste disponibili avranno una tariffa più bassa, anche rispetto ad una offerta last minute, e i clienti ormai stanno diventando sempre più furbi nel trovare le occasioni.
Commento da Riccardo Cocco — 13 Settembre 2012, alle ore 19:21
Ottimo articolo!
Questo è uno spunto di riflessione molto importante.
Incominciamo con il definire le cose:
Price Fixing: “Fissazione del Prezzo” ovvero fare cartello.
A mio parere non ci troviamo nelle condizioni di poter definire che le OTA e gli alberghi pratichino attività di cartello, fintanto che non si giungerà (e questa è la reale attività illecita) ad una fissazione concordata del prezzo in una destinazione, attenzione parlo di una intera destinazione (ovviamente per categorie di hotel similari).
Proviamo a traslare il problema in un altro ambito merceologico: la telefonia.
Apple vende i propri dispositivi ad un prezzo fissato sia che si comprino nei propri store sia che si comprino tramite altre distribuzioni o direttamente da un gestore telefonico.
Dov’è la differenza? A mio modo di vedere anche questo è price fixing, almeno come lo intende lo studio legale Hagens Berman .
Non si è mai parlato di un punto che a mio parere è fondamentale: le camere (prodotto) sono di proprietà del singolo albergo ed è il singolo albergo che pone le condizioni di vendita del proprio prodotto. Possiamo poi parlare se il prezzo è adeguato o meno ma non è questa la sede appropriata.
Sono sempre più convinto della necessità commerciale di proporre un prezzo univoco per lo stesso prodotto soprattutto a causa della necessità di consistenza dell’informazione.
Se, come albergo vogliamo proporre un reale “Best Rate Guarantee” è molto semplice proponiamo un prodotto che non vogliamo distribuire tramite le OTA, proponiamo un prodotto che nessun altro ha sul mercato.
Come: attraverso l’inserimento di valori aggiunti che differenzino la proposta di prodotto dalla concorrenza. I valori aggiunti possono essere molteplici da una tipologia di camera il cui inventario è talmente esiguo da non essere appetibile alle OTA, da condizioni di pagamento e/o cancellazione diverse, ecc. ecc.
A questo punto occorre fare un’ulteriore differenziazione tra le OTA ed i Wholesalers.
Le OTA si propongono attraverso il proprio sistema informatico di coadiuvare la vendita dell’albergo attraverso internet, investendo considerevoli somme di danaro per attirare la clientela presso il proprio sito (B2C).
I Wholesalers acquistano blocchi di camere (difficilmente in regime di vuoto per pieno) e le rivendono ad altri distributori (B2B) che ufficialmente non “dovrebbero” raggiungono il cliente finale attraverso il sistema internet, ma attraverso un sistema di rivendita di tipo agenziale posto sul territorio e/o che non abbia vendita diretta al pubblico su internet.
Questo è il reale problema di tutta la storia, siti riconducibili alle più svariate nazioni del mondo propongono il nostro albergo ad 1 Euro in più rispetto alla tariffa che abbiamo venduto al Wholesaler, costituendo di fatto le basi per una concorrenza sleale.
Vedi l’articolo: http://www.bookingblog.com/rate-parity-price-fixing-limitare-libera-concorrenza/
È sempre e comunque una questione di opportunità. Ci “ribelliamo” a questo tipo di distribuzione piratesca nei periodi di alta stagione; preghiamo iddio che in bassa stagione almeno questi siti producano un po’ di più (tanto non ci sputtaniamo: come albergo sul nostro sito e sulle OTA il prezzo è uguale!).
Per avere la vera libertà e per garantire al consumatore finale la coerenza delle informazioni e la libertà di scelta, occorrerebbe regolamentare a livello giuridico questo tipo di problematiche, lasciando la possibilità al proprietario del prodotto di scegliere come meglio vendersi, dove meglio vendersi e soprattutto ridare agli alberghi la libertà operativa di scegliere e non di subire.
Ritornando sul tema di price fixing, mi sembra superfluo ricordarlo ma non essendo una destinazione (ovvero le categorie di albergo uguali nella stessa destinazione) venduta ad un prezzo univoco, il cliente finale ha sempre la libertà di scegliere l’albergo presso il quale prenotare. Su questo penso siamo tutti d’accordo.
Buon lavoro e buon Revenue Management a tutti!
Riccardo Cocco