Contratti OTA troppo duri: anche la Francia si ribella
25 Luglio 2013La Francia firma l’ultimo capitolo dedicato alla querelle internazionale che vede contrapporsi albergatori e agenzie di viaggio online. Solo un paio di settimane fa, la Union des Métiers et des industries de l’Hotellerie francese (UMIH) ha attaccato Booking.com, Expedia e HRS di ricattare gli hotel con clausole contrattuali sempre più vincolanti che rasentano il “price fixing”.
Adesso sono le autorità francesi per la libera concorrenza a indagare la legalità dei contratti imposti dai portali, definiti dall’UMIH “da estorsione”.
Più che la pratica della rate parity, la UMIH accusa dunque le OLTA di imporre condizioni e clausole troppo dure nei confronti degli hotel indipendenti, che sminuirebbero di fatto i vantaggi della distribuzione e della visibilità offerte dagli intermediari.
“I vantaggi offerti da queste piattaforme sono stati gradualmente cancellati dai dannosi effetti delle pratiche commerciali che violano le leggi sulla libera concorrenza in Europa e in Francia”, dice l’associazione.
Il presidente Roland Héguy si è lamentato soprattutto “di un radicale inasprimento delle clausole contrattuali imposte agli albergatori, che, data la struttura del mercato, non sono in posizione di poter rifiutare.”
L’Unione ha parlato anche di “condizioni non negoziabili” che ridurrebbero di fatto la parità tariffaria a una forma di “price fixing”.
Adam Anderson di Expedia, da parte sua, sostiene che “i consumatori in realtà beneficiano dalla pressione creata dalle OTA sulle tariffe degli hotel, perché questa favorisce la trasparenza a livello di mercato.”
La rate parity c’è, ma nessuno la rispetta
E’ singolare che, nonostante ci sia tutta questa sensibilità e attenzione per le clausole di Parity, di fatto questa non esista, perché non viene applicata correttamente né dall’una né dall’altra parte e spesso in modo “autolesivo”.
Quante volte vediamo prezzi molto diversi sul sito dell’hotel e sui portali? Ma soprattutto, quante volte vediamo sui portali prezzi migliori che sul sito ufficiale dell’hotel?
Le OTA sono le prime a violare la parità tariffaria appena possono, con promo e sconti rivolti all’enorme bacino dei propri utenti, magari all’insaputa delle strutture (ricordate quando la scorsa estate Expedia contravvenne alla parità offrendo sconti di 20,00 € senza neanche interpellare gli hotel interessati?)
Spesso invece, la colpa è degli albergatori, che finiscono per vendere sui loro siti a prezzi più alti o con policies più restrittive senza rendersi conto di perdere in questo modo prenotazioni preziose.
Cindy Estis Green, CEO dell’azienda Kalibri Labs, ha dichiarato su HotelNewsNow a questo proposito “La realtà è che non siamo nemmeno lontanamente vicini alla piena parità tariffaria. Se tutte le tariffe fossero in parità, ci sarebbero molti meno metamotori di ricerca hotel, eppure sono tutti in forte crescita.”
Lo scorso mese abbiamo parlato delle possibili conseguenze della caduta della parità tariffaria, un evento che fa gola sia agli albergatori indipendenti che alle piccole OTA che preferirebbero essere libere di vendere alle tariffe che vogliono per poter avere maggiori possibilità di emergere in un mercato già saturo.
Senza parità tariffaria, come abbiamo visto, l’hotel rischierebbe la perdita di controllo sul proprio posizionamento tariffario, ma questo potrebbe anche favorire l’appetibilità del canale diretto. La questione è controversa e per il momento ci sembra improbabile che la clausola decada.
Per adesso, investire sul canale diretto resta l’unica soluzione plausibile per garantire alla struttura indipendente una certa competitività e il controllo sulle proprie tariffe e sulla propria distribuzione. Ma soprattutto, l’unico strumento per permettere all’hotel di trattare con le OTA ad armi pari.
La verità è che, come ha messo in luce la disputa francese, non è tanto la rate parity a creare problemi, ma piuttosto il complesso delle clausole esose imposte nei contratti sempre più limitanti delle OTA, che stanno destando non solo l’attenzione degli albergatori, ma anche delle Autorità competenti a livello internazionale.
Commento da giacomo bufalini — 26 Luglio 2013, alle ore 21:13
Si però se non ci dite quali siano queste clausole così restrittive, escluso la rate parity, non ci stimolate il dibattito… 🙂
Commento da marghe — 29 Luglio 2013, alle ore 09:04
I Francesi non sono scesi nel dettaglio purtroppo, però credo che si riferissero all’insieme di cose: se pensiamo a alte commissioni, last room availability, rate parity… e ultimamente diversi clienti mi dicono che le OTA esigono le stesse identiche offerte speciali messe sul sito… tu che ne pensi del complesso di clausole dei contratti OTA? Per la tua struttura le senti così vincolanti?
Commento da dott_stefano_tiribocchi — 27 Luglio 2013, alle ore 19:15
il problema è grosso, le OTA oramai la fanno da padrone, hanno il mercato in mano, e per questo utilizzano delle leve spesso poco etiche. Recentemente ho visto hotel sbattuti fuori dai programmi preferiti perchè non soddisfavano piu le caratteristiche richieste, “troppe cancellazioni” spesso è la motivazione data, il problema è che le cancellazioni in questione vengono stimolate da un mercato sempre piu mobile e infedele, alimentato in primis dalle OTA stesse che settimanalmente inviano NEWSLETTER ai propri iscritti con sconti strepitosi e dove è sempre possibile trovare un hotel migliore a prezzo inferiore. Dopo aver generato questa ondata di cancellazioni poi richiedono la creazione di TARIFFE NON-RMIBORSABILI che come ben sappiamo inibiscono totalmente la possibilità di poter disintermediare qualche briciola di fatturato. A questo punto l’ossigeno per le aziende è sempre di meno, soprattutto per gli hotel medio piccoli la vita è sempre piu dura. Ci vorrebbero degli incontri piu frequenti tra OTA e associazioni degli albergatori per cercare un modello piu sostenibile, delle tavole rotonde aperte al dialogo dove potersi venire incontro.
S.
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