Il caso Expedia – Choice Hotels: si riaccende il dibattito sul rapporto tra hotel e OTA
27 Ottobre 2009Solo pochi giorni fa la catena alberghiera Choice Hotels ha cessato i rapporti commerciali con l’agenzia online Expedia, della quale era partner dal 2005, a causa delle condizioni di rinegoziazione del contratto, a suo dire inaccettabili.
Steve Joys, CEO di Choice Hotels, dichiara: “Hanno avanzato richieste oltraggiose: pretendevano la last room avaibility… e sì, dimenticavo, hanno detto che potevamo offrire un prezzo da nessuna altra parte che non offrissimo a loro… così facendo non sarebbero stati più nostri rivenditori, ma nostri Revenue Manager!”.
Questo aggressivo cambio di rotta nella politica di Expedia, ha provocato un nuovo inasprirsi dei rapporti tra hotel ed OTA, tra coloro che sostengono la necessità di una totale disintermediazione e coloro che invece difendono l’importanza degli intermediari come strumento indispensabile di visibilità e brand awareness.
Mark Starkov: ancora un caso di Sindrome di Stoccolma?
Mark Starkov della HeBS, da sempre tra i maggiori critici nei confronti dell’atteggiamento delle OTA, approfitta dell’accaduto per pubblicare un post sul blog aziendale in cui attacca apertamente Expedia e incita gli hotel ad agire come Choice, rifiutando gli obblighi contrattuali imposti dall’intermediario.
Secondo Starkov, Expedia avrebbe rivolto agli alberghi un vero e proprio ricatto morale sfruttando l’onda della recente crisi che si è abbattuta su tutti i settori dell’economia: nuovi contratti “privi di negoziazione”, last room avaibility garantita, il miglior prezzo garantito solo su Expedia, penalizzazioni per chi non utilizzi il poertale come canale preferenziale. Quelli che Starkov definisce: “Nuovi termini e condizioni che vanno contro tutto quello che l’industria dell’Hospitality rappresenta”.
Secondo l’esperto di marketing, ci troviamo di fronte ad una nuova Sindrome di Stoccolma simile a quella del post 9/11, quando i prigionieri (gli albergatori che non conoscevano le potenzialità di Internet) si erano per così dire innamorati dei rapitori (le OTA), che offrivano loro una semplice se pur pericolosa e dannosa soluzione alla crisi, ovvero la massiccia vendita intermediata delle camere on-line sui portali, con la cessione di commissioni altissime (vedi l’articolo di BB “Le agenzie di viaggio online rapiscono gli albergatori web-analfabeti” – parola di Max Starkov).
Neil Salerno: le OTA non sono nemiche degli albergatori
Opposta è la posizione di Neil Salerno, conosciuto hotel marketing coach, che attacca dichiaratamente le posizioni di Starkov con un articolo in cui sottolinea che a suo parere la Choice ha commesso un errore lasciando Expedia e che continuare a divulgare un supposto, perpetuo antagonismo tra OTA e hotel costituisca un grave danno per gli alberghi stessi.
Mentre Starkov sostiene che, in seguito alla crisi generata dal crollo delle Torri Gemelle, Expedia e le altre OTA si siano in qualche modo approfittate degli albergatori, Salerno è invece convinto che molti hotel non ce l’avrebbero fatta a sopravvivere se le OTA non avessero lanciato loro un salvagente, ovvero la possibilità di vendere on-line.
Gli hotel, sostiene Salerno, non potranno mai entrare in competizione con le OTA, poiché la popolarità di quest’ultime e la fedeltà degli utenti che hanno saputo conquistarsi in tanti anni, non saranno mai messi in discussione facilmente.
Il limite che Salerno riconosce agli albergatori è quello di non saper sfruttare al meglio tecniche di marketing e di Revenue Management, che possano aiutarli a gestire diversi canali (e quindi anche le OTA) in maniera efficace.
Intermediari: partner o competitor?
Riguardo alla rottura tra Expedia e Choice Hotels, mi trovo d’accordo con il pensiero di Neil Salerno: il fatto che le trattative tra le parti non siano andate a buon fine, non significa che tutti gli albergatori debbano tirare le stesse conclusioni. Ci sono infatti molti hotel che lavorano bene con questo portale e lo considerano un ottimo partner, così come ci sono altri che non vogliono collaborare con Expedia a causa delle condizioni di contratto ritenute inaccettabili (soprattutto per le forti commissioni).
Sicuramente sia OTA che hotel, hanno valide motivazioni che giustificano le rispettive posizioni ed è legittimo che ogni struttura alberghiera selezioni gli intermediari più adatti alle proprie caratteristiche. Lavorare con le singole OTA è una decisione propria di ogni albergo e non è detto che la scelta di uno vada bene per tutti.
Attaccare Expedia perché le condizioni che ha proposto a Choice non sono state quelle più idonee a questa catena alberghiera, non sarebbe corretto.“Per me – sostiene Salerno – sarebbe come fare un colloquio ad un commerciale e poi, solo perché secondo il mio punto di vista chiede delle percentuali troppo alte, criticarlo pubblicamente in modo che neanche gli altri hotel lo assumano”.
Le OTA, tra cui Expedia, vedono le cose con una diversa prospettiva rispetto agli albergatori, sebbene abbiano la stessa finalità: vendere camere. Se un albergo pensa di poter portare avanti con i Portali questa finalità comune come partner, ben venga, ma se non se la sente, è una sua decisione.
Continua Salerno: “Nella mia carriera ho collaborato con agenzie di viaggio, tour operator, consorzi ed OTA. Con alcuni era semplice lavorare, con altri no. Ma sono sempre serviti per riempire le camere e generare guadagni per l’hotel. Non li vedevo come nemici: il loro successo (con il mio hotel) era anche il mio successo”.
Per quanto riguarda il tema della disintermediazione, penso che oggi l’albergatore abbia a disposizione una varietà molto ampia di strumenti per veicolare prenotazioni dirette: un sito ufficiale ben fatto e dotato di un efficiente booking engine in primis e in secondo luogo le molteplici attività di web marketing attivabili su Internet (SEO, PPC, Social Media, blogging, newsletter, ecc.).
Sfortunatamente ci sono ancora molti albergatori che non conoscono l’esistenza di certi strumenti on-line, non hanno la percezione del loro valore o non sanno ancora come trarne vantaggio. Basti dire che in Italia, ancora molti siti di hotel non consentono la prenotazione diretta con conferma immediata.
La disintermediazione è un passo, o meglio un percorso, irrinunciabile, al quale ogni hotel dovrebbe aspirare per massimizzare i propri ricavi.
Ma cosa significherebbe in termini pratici decidere di abbandonare del tutto le OTA? A mio parere significherebbe sicuramente perdere una quota di mercato non altrimenti raggiungibile e rinunciare ad un’ampia visibilità che solo gli intermediari possono garantire. La totale disintermediazione equivarrebbe anche a perdere un prezioso canale di vendita che, se adeguatamente selezionato e gestito, può rivelarsi lo strumento più efficace per raggiungere alcuni mercati ed alcuni target indispensabili per aumentare l’occupazione anche in periodi di bassissima stagione.
Gli intermediari non possono e non devono costituire l’unico canale di prenotazione, ma diventare per l’hotel complementari alla propria attività di vendita diretta.
Vi lascio con tre quesiti:
- Cosa ne pensate delle condizioni di contratto degli intermediari?
- Che opinioni vi siete fatti su questa vicenda?
- Quanto ritenete possibile rinunciare agli intermediari (on e off-line)?
Fonti: Booking Blog; ehoteliers; Hebs; hotel marketing
Commento da turismonoproblem — 28 Ottobre 2009, alle ore 15:26
Salve a tutti!
Premetto che sono un sostenitore della disintermediazione.
Di seguito rispondo alle domande di BookingBlog secondo il mio punto di vista da albergatore:
1. Cosa ne pensate delle condizioni di contratto degli intermediari?
risp: più è grosso l’intermediario e peggiori sono le condizioni di contratto offerte agli albergatori.
2. Che opinioni vi siete fatti su questa vicenda?
risp: ancora non si è capito che le Ota e le strutture ricettive devono collaborare sullo stesso piano. Finchè si baseranno sul principio di “chi ha più bisogno di vendere le camere” si va da poche parti.
3. Quanto ritenete possibile rinunciare agli intermediari (on e off-line)?
risp. Ritengo INDISPENSABILE rinunciare agli intermediari in particolare per tutte le strutture che nel tempo hano creato un loro marchio e hanno investito sulla propria immagine.
Sono anni che si parla di disintermediazione, ma ancora siamo lontani anni luce…molte strutture si vedono costrette (a volte anche ricattate) a lavorare con le Ota o le agenzie.
Con l’occasione vorrei anche raccontare un fatto che mi è capitato da poco.
Per prenotare un soggiorno negli Stati Uniti (maggiori città della east coast) mi sono reso conto che la maggior parte degli hotel non sono affatto preparati alla disintermediazione.
Alcuni hotel (vi parlo di 3/4 stelle) non rispondono neppure alle email, altri rispondono dopo 2 o 3 giorni! E siamo negli Stati Uniti!
L’impressione è che il cliente è un “numero” come tanti altri.
Come si può parlare prima e passare poi alla disintermediazione se non non si assume un atteggiamento DIVERSO nei confronti dei clienti?
Prima di tutto rispondere alle email entro max 6 ore dal ricevimento. Poi usare un linguaggio meno formale. Far capire al cliente che dall’altra parte c’è un essere umano e non un computer.
Credetemi, se non fosse stato per la mia determinazione a prenotare direttamente l’hotel scelto, alcune volte sarebbe stato più conveniente in termini di velocità di prenotazione (e a volte anche di prezzo!!!) prenotare con expedia o booking!
Commento da palingenius — 28 Ottobre 2009, alle ore 18:31
Nessuno obbliga gli albergatori a sottoscrivere contratti pertanto trovo patetico questo che si lamenta (e pubblicamente) di Expedia. I Tour Operator e le agenzie di viaggio che commissioni chiedono? Chi lavora per niente? Le condizioni del contratto sono chiare: chi le firma le accetta altrimenti puo’ benissimo farne a meno. Sono delle imprese a scopo di lucro anche le OTA quindi cosi’ funziona. Gli intermediari nel turismo adesso stanno diventando sempre piu’ loro. La disintermediazione richiede un alto livello di professionalita’ e nuove competenze ed e’ quindi comunque un costo: bisogna valutare se conviene accollarselo in toto oppure pagare la provvigione concordata con l’intermediario. Quindi sta a noi la scelta se vogliamo averli come partner oppure come competitor.
Commento da turismoeconsigli — 29 Ottobre 2009, alle ore 13:23
Salve a tutti, ecco le mie opinioni sulle domande poste.
1. Cosa ne pensate delle condizioni di contratto degli intermediari?
Gli intermediari come Expedia cercano di guadagnare il più possibile per il servizio da loro svolto, ma non puntano la pistola alla tempia degli albergatori per fargli firmare i contratti, quindi si può aderire o meno in assoluta libertà, senza il bisogno di accusarli come fatto dal Sig. Starkov.
2. Che opinioni vi siete fatti su questa vicenda?
Il mercato turistico offre molteplici opportunità di promozione agli albergatori, alcune vantaggiose, altre meno, per scegliere quali sottoscrivere, prima di tutto è importante capire esattamente le esigenze della propria attività.
3. Quanto ritenete possibile rinunciare agli intermediari (on e off-line)?
Essere presenti sui portali OTA e su guide o riviste cartacee porta indubbiamente visibilità e prenotazioni agli alberghi, ma chiaramente questi aspetti positivi si pagano a caro prezzo, con fee annuali, commissioni molto alte e condizioni contrattuali sempre più “invasive”.
Gli alberghi di grandi dimensioni sono quelli che a mio avviso, non possono prescindere dalle OTA (soprattutto nei periodi di bassa stagione), mentre le strutture ricettive medio/piccole, possono addirittura anche fare a meno di ogni intermediario, a patto però che si abbia una grande visibilità sul web ed in primis sui motori di ricerca.
La disintermediazione comporta certamente un investimento iniziale per l’albergatore, ma che viene ammortizzato in brevissimo tempo grazie alla visibilità ottenuta. Per esperienza personale conosco purtroppo molti albergatori, che ogni anno spendono per le commissioni dovute agli intermediari, somme maggiori rispetto a quanto pagherebbero per una campagna di web marketing efficace.
Commento da ottaviofebb — 30 Ottobre 2009, alle ore 17:55
bè sono sincero non sono sicuro.che si possa fare a meno di expedia booking venere ..sicuramente expedia è la più esosa ma dà una visibilità importante quindi non so …certo sarebbe troppo bello eliminare queste spese ..ma siamo sicuri che otterremmo lo stesso risultato?..e poi vi dico se vi mandano gente questi portali..perchè lamentarsi?
Commento da dott_stefano_tiribocchi — 30 Ottobre 2009, alle ore 18:30
1. Cosa ne pensate delle condizioni di contratto degli intermediari?
Dipende dal flusso prenotazioni/visibilità che mi danno.
2. Che opinioni vi siete fatti su questa vicenda?
vediamo come procede, quianto mai ardita, a meno che non sposti il fatturato di expedia su booking o su un altro intermediario.
3. Quanto ritenete possibile rinunciare agli intermediari (on e off-line)?
Ci sono strutture che possono vivere senza intermediari, queste sono le strutture di alta qualità percepita, passaparola, spontaneità degli utenti nella segnalazione online e cartaceo delle stesse.
S.
Commento da ValaraViaggi — 31 Ottobre 2009, alle ore 00:04
Buonasera a tutti
io sono un intermediario, anche chiamato agente di viaggio off-line, e leggendo alcuni commenti ed affermazioni fatte in questa pagina mi demoralizzo al punto di chiedermi perchè ho scelto questo lavoro.
Io non vi capisco. Non capisco voi albergatori e non capisco questa smania di disintermediazione.
11 settembre, crisi del settore, bassa stagione: tutti a piangere a causa di camere vuote quando magari sarebbe bastato dare il 10% alla piccola agenzia di provincia per instaurare un rapporto di collaborazione. COLLABORAZIONE: di questo si tratta. Lo volete capire o no? si parla di rilancio del turismo in Italia, di filiera del turismo organizzato, di fare sistema, di creare modelli di incoming. E la disintermediazione sarebbe la chiave per fare questo? Guardate oltre il vostro naso.
Il lettore sopra scrive che è indispensabile (anzi, INDISPENSABILE) disintermediare per chi ha investito molto sull’immagine: ma bene! Nessuno vi obbliga ad accettare contratti capestro con Expedia e con i più grossi e sappiate che al contrario i più piccoli, fino alle singole agenzie di paese, non vi chiedono proprio nessun contratto se non una quota nettata al 10 o 12%. E non mi si venga a dire che la commissione all’agenzia è per voi un “costo”: questa bella moda delle forbici tariffarie, web rate, promo rate, pincopallo rate certo non vi costano molto di meno.
Sveglia! nessuno vi impone i contratti: siete voi ad avere il coltello dalla parte del manico. Lavorate con i piccoli, che hanno piccole pretese, anzichè con i colossi che da che mondo è mondo in ogni settore fanno il bello e il cattivo tempo, nei vostri portafogli.
Complimenti a Choice Hotel, almeno qualcuno se n’è accorto…
Dario Bertoli
Valara Viaggi Trino(VC)
Commento da localidautore — 31 Ottobre 2009, alle ore 08:20
Credo anche io che sia tutto da guardare in prospettiva al numero di camere e alla tipologia di struttura e dalla location dove è ubicata.
Va da se che riuscire a vendere senza intermediari sarebbe la condizione ideale per un albergatore ma non sempre questo è possibile.
In un passato non molto lontano esistevano molte agenzie di Viaggio reali, quelle dove ci si recava per comprare un biglietto aereo e farsi consigliare l’albergo migliore. Queste agenzie sono state, almeno le più piccole, sostituite da “Agenzie Virtuali” perchè considerate troppo onerose dagli albergatori stessi (20% 30% andava a loro corrisposto) che hanno preferito i canali web che avevano del 5% se non ricordo male.
Col passare del tempo quel 5% è arrivato anche a superare le commissioni pretese dalle “Vecchie” agenzie perchè i costi di gestione e di promozione anche per i “Nuovi” intermediari sono lievitati (ci sarebbero anche altri fattori ma per non dilungarmi mi fermo a questo più generico e significativo). Credo che la soluzione sia nella gestione oculata degli strumenti offerti da parte di chi si occupa della commercializzazione della struttura. Non c’è una soluzione buona per tutti, ogni singolo cosa va valutata e quello che può andare bene per una struttura potrebbe risultare poco conveniente per un altra. Gli albergatori accettino la sfida e tornino ad essere imprenditori del turismo creando un offerta sempre più appetibile e promuovendola nel modo che ritiene migliore.
Commento da aldo — 31 Ottobre 2009, alle ore 13:04
Hanno fatto benissimo a non firmare e a lamentarsi pubblicamente. Sostenere che nessuno ti costringe a firmare mi sembra un po’ una mancanza di argomenti, è evidente che se le agenzie di prenotazioni on line sono in condizioni di dettare legge e proporre condizioni capestro qualcosa non ha funzionato, è vero che la colpa è principalmente della impreparazione degli albergatori ma l’unico modo per cambiare è prendere coscienza degli errori commessi e non cedere in nessun modo ai ricatti. Quindi ben vengano esempi come questi, se per ipotesi tutti seguissero l’esempio Expedia dovrebbe chiudere. E poi ne riparliamo.
Commento da InItalia.it — 31 Ottobre 2009, alle ore 18:38
Salve,
premetto che scrivo come CTO di InItalia.it, quindi un intermediario.
A mio avviso la disintermediazione è un concetto interessante ma che cela qualche subdola verità: disintermediare non significa avere prenotazioni al proprio hotel a costo zero, significa solo non usare un intermediario.
La disintermediazione infatti costa e chi la segue si accolla dei costi fissi di investimento (quindi rischi) con l’obiettivo di avere prenotazioni. Il rapporto tra ricavi e tali costi fissi è comunque una percentuale che può essere o meno inferiore a quelle richieste dalle OTA.
Il mondo assolutamente senza intermediari non ha senso: nessuno di noi penserebbe di non usare i supermercati (intermediari) comprando direttamente alla fonte o di non usare i benzinai (andare direttamente in raffineria). Lo so, sono degli esempi estremi, ma che vogliono solo dire che gli intermediari fanno comunque un lavoro e creano dei marketplace con ingentissimi costi pubblicitari e di sviluppo.
Il mio personale suggerimento è di usare sempre tanti canali, anche quelli diretti; non è mai utile lavorare solo con poche OTA perchè altrimenti si monopolizza il mercato e si corrono gravi rischi se questi poi a un certo punto chiedono alte commissioni (o altri vincoli). Non è neanche molto utile lavorare solo col proprio sito e sperare nei posizionamenti organici o ppc sui motori di ricerca; se il vento cambia e il sito non è più in grando di “riempire” l’hotel a quel punto rivolgersi agli intermediari (prima snobbati o a cui si è chiusa la porta in faccia) può essere molto costoso.
Vorrei far poi notare che la reale % media fornita alle OTA è molto più basse di quel numeretto sul contratto: alle ota infatti non si paga nulla per le future prenotazioni dei clienti acquisiti, nè si paga nulla per tutti quei clienti che cercano l’hotel sui siti delle OTA (consultando review, mappe, prezzi etc) e poi prenotano sul sito diretto dell’hotel (o chiamano cercando il numero di telefono sugli elenchi online e non).
Cosa penso della vicenda? nulla, ognuno è libero di scegliere i propri canali. Choice Hotels probabilmente prima o poi tornerà con Expedia, come ha fatto anche IHG, magari a condizioni migliori, chissà. Non posso sindare dicendo che il comportamento di Expedia è corretto o meno (anche perchè non è possibile giudicare sulla base di dati parziali forniti solo da una parte). Quello che è sicuro è che ogni OTA se chiede condizioni fuori mercato viene snobbata e perde market share e quindi gli hotel si rivolgeranno ad altre OTA più “competitive”.
Essendo dentro questo mondo vi posso dire che non è assolutamente facile 🙂
Buon lavoro a tutti,
Tommaso Trani
CTO http://www.initalia.it
Commento da AllaDolceVita — 31 Ottobre 2009, alle ore 22:15
Buonasera a tutte e tutti,
su questo articolo, prima di esprimermi, faccio una considerazione grafica per la redazione: ma se effettivamente si fosse voluta comunicare una foto imparziale, latrice dei due punti di vista opposti del Sig. Starkov e del Sig. Salerno, non sarebbe stato meglio proporre due volti con espressioni contrastanti…invece di due volti che sembrano comunicare accettazione e plauso per Expedia?
Tanto per fare chiarezza anche per i meno esperti di acronimi in lingua inglese.. OTA sta per Online Travel Agent
Per i gestori di strutture turistiche, le OTA sono soggetti apparsi e sviluppatisi con internet…. prima di loro c’erano gli intermediari classici: tour oprator, agenzie di viaggio,intermediari che si inserivano nella catena del valore fra il cliente e la prenotazione finale.
Le OTA non sono nemici… ma è facile che lo diventino, nel momento in cui superino i limiti di accettabilità commerciale, decenza, trasparenza, e rispetto per la libera concorrenza : come sta facendo Expedia anche tramite Tripadvisor.
Il confine OTA utile e OTA parassita, ed invadente, è identificato:
A) dalla percentuale di intermediazione sulle prenotazioni andate a buon fine e
B) dai termini e condizioni di vendita.
Se un gruppo come Choice Hotels e si vocifera anche Best Western (!), hanno deciso di troncare i rapporti con Expedia, evidentemente i limiti sopra citati sono stati superati.
Costo eccessivo per l’intermediazione, condizioni di vendita soffocanti con termini iniqui.
Non c’è altro da dire.
E’ inutile alzare un polverone per fare di tutta un’erba un fascio.
E’ Expedia la pietra dello scandalo perché si è montata la testa: da semplice agente di viaggio vuole diventare gestore ( non proprietario ) delle strutture turistiche… lasciando il vero lavoro duro a chi fa questo mestiere con professionalità, impegno, amore e dedizione, e “sgargarozzandosi” il valore aggiunto scaturente dal ricco mercato turistico…
Non mi stupirei se quei minus-habens del centro decisionale di Expedia abbiano pensato ad allargare la loro quota di profitto sottraendola a scapito di quella del gestore , ma lasciandola “congrua” per la copertura dei costi ed un profitto “accettabile”…per continuare l’attività!
Un perfetto esempio di organismo parassita che vive succhiando la linfa vitale dall’ospitante, ma senza ucciderlo…. facendolo sopravvivere al minimo!
Tripadvisor è l’arma di Expedia per evitare la disintermediazione e la conseguente libera concorrenza.
Chi lavora bene e sfrutta internet, investendo nelle giuste azioni per rendersi indipendente, è il vero nemico delle OTA del male come Expedia.
Per questo una diffamazione incontrollata, proprio su internet, costringe le strutture a legarsi ed essere avviluppate da questo parassita mastodonte di Expedia.
E’ sufficiente riflettere sul meccanismo di Tripadvisor che pubblica notizie incontrollate e falsità.
Ma se l’albergatore vuole “difendersi” deve iscriversi ed accettare le regole capestro scritte …indovinate da chi?!?!….si proprio da Expedia, che poi si fregia di portare flussi di prenotazioni attivi, tramite i motori di prenotazioni vari.
Questa strategia ben congeniata e fraudolentemente dannosa sta iniziando a scricchiolare perché , come gli imperatori pazzi ubriachi di potere, stanno costringendo a condizioni inaccettabili, proprio i grandi gruppi alberghieri che versano fiumi di milioni di euro in provvigioni.
Per il Sig. Salerno, che tanto annaspa nella difesa di Expedia, lo inviterei ad analizzare il funzionamento delle OTA di minori dimensioni e che hanno un rapporto vero ed egalitario con i gestori delle strutture turistiche e , finita la disamina, a paragonare i punti A e B rispetto ad Expedia.
Per il Sig. Palingenius, lei si è affrettato a definire patetico, il comportamento del gruppo Choice Hotels senza entrare nel merito della decisione e, magari, tentando di leggere meglio le poche notizie trapelate, per fare un quadro della situazione più coerente.
Concordo sul fatto che è, e dovrebbe essere, sempre un contratto firmato, il legame fra due soggetti che decidono di accettare termini e condizioni dello stesso…ma così non funziona per Expedia-Tripadvisor… allora la invito a riflettere prima di scrivere banalità.
Concordo per ciò che scrive Enrico di turismo e consigli, riguardo alla possibilità per i piccoli di prescindere dalle OTA, ma … questo sarebbe più facile se Expedia non drogasse il mercato con il teatrino di Triapdvisor che mistifica la realtà e pilota le prenotazioni sfruttando la rinomanza di strutture ben posizionate sui motori di ricerca.
Per Tiribocchi: tutta bella la favoletta che scrivi… peccato che soprattutto chi lavora bene è nel mirino di Tripadvisor che è l’arma di Expedia per evitare la disintermediazione alias… essere obbligati al rapporto con l’OTA negativa di Expedia.
Concordo in pieno con Valara: non tutte le intermediazioni sono da rifuggire, anzi, ben vengano quelle che si possono ACCETTARE LIBERAMENTE, senza ricatti , imbrogli e manipolazioni.
Con Locali di Autore mi unisco, invitando tutti i gestori di strutture turistiche a riprendere in mano il timone per tornare a veleggiare in mare aperto, accettando le sfide della libera concorrenza e scrollandosi di dosso tutti coloro che, in tempi di crisi, si avvicinano come salvatori e poi diventano parassiti ingordi ed insaziabili.
Cordialità
Alla Dolce Vita
Commento da Duccio Innocenti — 1 Novembre 2009, alle ore 12:32
devo dire che si è aperta una discussione davvero interessante per tutti…
quello che credo sia importante sottolineare è che le commissioni richieste dalle OTA rappresentano un costo uguale per tutti gli hotel, costo che di fatto paga chi prenota perchè implicito nel prezzo della camera.
Inoltre mi sembra spesso sottovalutato il concetto di visibilità gratuita che offrono i portali maggiori, cioè quelli ben posizonati sui motori di ricerca. Oggi dinamica assai diffusa è che chi cerca un hotel fa la sua ricerca generica su Google quindi passa dai portali utilizzandoli come metamotori dove trova le informazioni più affidabili e coerenti: migliori tariffe in parity, recensioni degli utenti che effettivamente hanno soggiornato, servizi, distanze dai punti di interesse ecc. tutte informazioni vere ed affidabili.
Dopodichè cercano il sito ufficiale utilizzando il brand name dell’hotel che vorrebbero prenotare per ottenere maggiori informazioni e se questo è in grado di trasferire al visitatore soddifazione e sicurezza, il gioco è fatto: prenotazione online diretta a costo Zero.
Diversamente tornano sul portale per prenotare o più facilmente, delusi, cercano altro.
Per questo mi sento di consigliare di spendere un pò di tempo per essere presenti sui portali maggiori con informazioni sempre attuali, foto di qualità, ovviamente un buon punteggio di qualità e una parity rate rigorosa. Altrettanto importante è il sito web che coerente nelle informazioni trovate precedentemente deve emozionare e persuadere il nostro prossimo cliente a prenotare.
Se invece si pensa che i portali siano solo degli strozzini o dei soci sgraditi dei quali non se ne può fare a meno, faremo il gioco del nostro competitor che invece ha imparato a farseli amici.
Concludo dicendo che conosco hotel che hanno ben compreso queste dinamiche e spesso si trovano al problema opposto: vendono troppo dal sito ufficiale e perdono visibilità/posizionamento sui portali perchè gli garantiscono meno vendite quindi loro malgrado devono “frenare” il loro sito.
Bel problema comunque… lo vorrebbero avere tutti.
PS: ironia della sorte proprio oggi ho trovato la contradizione a tutto q.s.e. sul sito ufficiale di un hotel che, probabilmente per risparmiare il costo del booking engine, in tutte la pagine ha scritto “prenota online su Venere”. Quindi dirotta i potenziali clienti diretti su un intermediario…
Commento da angelmark — 2 Novembre 2009, alle ore 14:20
Credo che non sia giusto fare a meno della intermediazione,naturalmente ogni albergo ha la facolta di valutare un ventaglio di opportunita’ on web
Ma poi noi tutti sappiamo che i numeri in questo settore fanno la differenza.Expedia in questo momento agisce come uno squalo divoratore,ma come si dice il mare e’ ampio e per tutti. Vorrei fare una riflessione su quello che potrebbe essere una una nuova opportunita’ di business per gli albergatori.Premetto di esser daccordo in parte con il cto di Initalia riguardo ai costi della promozione sul portale,ma bisogna anche tener conto ,che da Expedia ad oggi non vi e’ stato alcuna evoluzione sui sistemi di promozione,visualizzazione, prenotazione e ricerca degli alberghi.Possiamo dire che siamo tutti figli di Expedia. Questo puo considerarsi una lacuna in tema di business marketing,quindi sarebbe necessario creare nuovi canali e piu protagonismo nei confronti degli albergatori all interno di essi.Se l’intuito non mi ha tradito mesi fa ho avuto il privilegio di visionare un qualcosa che ritengo altamente innovativo per concetto, praticita’e minimalismo,la chiamerei la casa ideale per ogni hotel che decide di presentare la propria offerta completa e correlata.Ospite della Fondazione Paolo di Tarso a Roma ho potuto visionare in anteprima il progetto ITALIAEXCELSA.COM,vi consiglio di prendere contatto con loro.Tutte le info le troverete all interno del loro gruppo editoriale on line wwww.comunicareitalia.it
Commento da dott_stefano_tiribocchi — 3 Novembre 2009, alle ore 11:58
Dipende dal singolo caso.
Una struttura per poter campare deve avere un flusso di prenotazioni, collegato a un flusso di vibilità, tale visibilità può derivare da un mix di accessi differenti:
– guide turistiche
– passaparola
– intermediari IDS
– sito diretto
ogni struttura può avere percentuali differenti su tali canali, non escludo quindi che esistano strutture che vivono di solo passaparola WOM, o di sole guide turistiche.
S.
Commento da Riccardo Cocco — 4 Novembre 2009, alle ore 15:07
Se ragioniamo in termini di singolo albergo sono d’accordo che le commissioni richieste dalle OTA siano uguali per tutte le strutture in quanto la OTA (squalo) mette alle strette il singolo albergatore (pesce rosso), cosa diversa invece quando si tratta di compagnie e sopratutto compagnie internazionali dove si genera lo scontro fra titani.
Il costo della commissione di fatto non lo paga il cliente finale, ma al contrario lo paga l’albergo in modo diretto. Mi spiego meglio: laddove si persegua una linea di rate parity garantita (i.e.: Expedia chiede che il prezzo sul sito proprietario non vada in concorrenza con Expedia stessa). Di conseguenza per poter garantire che la prenotazione senza intermediazioni abbia lo stesso prezzo di Expedia devo offrire ad Expedia la tariffa decurtata della commissione che gli riconosco.
Esempio:
si ipotizzi che la commissione di Expedia sia del 25%
si ipotizzi che la tariffa di vendita sia di 150 Euro
Euro 150 X 0.75 = 112.5 Euro a Expedia
Ecco che la commissione se la carica l’albergatore direttamente.
Ma non essere presente nelle OTA è giusto o sbagliato?
Uno studio del Dott. Anderson della Cornell University ha dimostrato che non essere presenti nelle OTA produce un calo di prenotazioni dirette.
Lo studio ha messo sotto indagine una serie di alberghi mettendoli ON-line ed OFF-line per periodi uguali: 11 giorni ON e 11 giorni OFF. Ne è scaturito che, per esempio, un Hotel indipendente ha un incremento delle prenotazioni DIRETTE del 26% quando è presente in Expedia, a questo si aggiunge anche un aumento della AHR sempre con l’albergo ON-line.
Da questo studio se ne deduce che essere presenti nelle OTA è startegicamente vincente anche a fronte delle eventuali commissioni elevate, oneri e mal di testa vari.
Praticamente avviene questo: il potenziale cliente (would-be guest) attraverso l’incisività del web-marketing delle OTA viene a conoscere il tuo albergo che altrimenti non ne avrebbe mai conosciuto l’esistenza. Dopo aver scoperto che esisti generalmente il salto sul sito proprietario è immediato (nella speranza di poter avere accesso a tariffa ancora più conveniente cosciente del fatto che “compra” direttamente dal “produttore” e senza intermediazione) e quindi la percentuale delle prenotazioni dirette subisce un incremento. Nel caso di non presenza sulle OTA chi prenota sul sito proprietario è il loyal guest che già ti conosce, a meno che l’albergo investa in web-marketing come una OTA: mission impossible!
Buon lavoro e buon revenue management a tutti!
Riccardo Cocco
Commento da Duccio Innocenti — 4 Novembre 2009, alle ore 15:58
@Riccardo
molto interessante e utile questo studio che hai riportato, speriamo che lo leggano in tanti.
mi permetto di aggiungere che non va sottovalutata la qualità della presenza su queste care e presiose “vetrine” in termini di pricing, immagini, descrizioni, offerte, recensioni… insomma diciamo che non basta esserci.
Commento da Riccardo Cocco — 4 Novembre 2009, alle ore 17:25
Per chi fosse interessato:
http://www.hotelschool.cornell.edu/research/chr/pubs/reports/2009.html
Duccio, mi permetto di aggiungere che oltre ad avere una presenza che soddisfi le esigenze da te riportate, occorre anche qui una sorta di (permettetemi di coniare un termine) “parity exposure”. Ovvero una consistenza delle informazioni in modo che ogni “vetrina” su cui appare la vostra struttura contenga lo stesso tipo di informazioni di immagini etc.. Praticamente si tratta in termini tecnici: “immagine coordinata”. Questo serve anche per dare la sensazione (sensazione perchè il web è intangibile non perchè gli vogliamo dare una fregatura) al cliente che visita il tuo sito o la tua vetrina (OTA) che le informazioni siano ovunque coerenti con l’immagine che l’albergo vuol dare di se al mercato.
Buon lavoro e buon revenue management a tutti!
Riccardo Cocco
Commento da Duccio Innocenti — 4 Novembre 2009, alle ore 17:47
@Riccardo
sono pienamente in accordo con te…
coerenza tariffaria e corenza nella comunicazione sui portali e sul sito… per trasferire sicurezza a chi sta per premere il pulsantino magico: Book Now
Commento da aldo — 10 Novembre 2009, alle ore 15:26
E’ naturale che la presenza sui portali on line porti pubblicità, ci mancherebbe altro, hanno in mano tutto il web dove tra una decina d’anni massimo si concentrerà il 99% del mercato delle prenotazioni. Il problema è che quel mercato si sta sviluppando in forma monopolistica (le piccole agenzie appena crescono si vendono al gigante di turno) e questo permette ai colossi on line di dettare legge con contratti prendere o lasciare. Attenzione perché ritenere che debba essere Expedia a decidere come si deve sviluppare il settore turistico per essere efficiente è un errore clamoroso che pagheremo caro.
Commento da Riccardo Cocco — 10 Novembre 2009, alle ore 21:35
@Aldo:
Scusami ma ti ricorda nulla l’avvento dei GDS? E che male ci sarebbe se il grande compra il piccolo?
Ricorda come sono nati per esempio i network televisivi? Hanno acquisito piccole stazioni locali ed oggi grazie a questo ci troviamo ad avere un sistema televisivo (che potremmo criticare per ore ed ore) di discreto livello.
Buon lavoro e buon revenue management a tutti!
Riccardo Cocco
Commento da Riccardo Cocco — 12 Novembre 2009, alle ore 22:03
Expedia and Choice Hotels International Sign New Long-Term Agreement
Renewed Relationship Brings Choice Hotels onto Expedia Sites Worldwide
November 11, 2009: 07:10 PM ET
BELLEVUE, Wash. and SILVER SPRING, Md., Nov. 11 /PRNewswire-FirstCall/ — Choice Hotels International (NYSE: CHH) and Expedia, Inc., the world’s leading online travel company (Nasdaq: EXPE), today announced they have signed a new three-year agreement to include Choice Hotels International properties on the more than 80 Expedia® and Hotels.com®-branded sites that Expedia operates worldwide.
“We’re pleased to be working with Choice in an agreement that respects the guiding principles which we operate under,” said Dara Khosrowshahi, CEO of Expedia, Inc. “We welcome Choice back into our marketplace, and look forward to delivering value to their franchisees.”
“Choice Hotels and Expedia worked together to establish a new agreement that is mutually beneficial and enables hotels in the Choice system to effectively manage their businesses,” said Stephen P. Joyce, president and CEO of Choice Hotels International.
Hotels within the Choice system worldwide can participate in the Expedia marketplace and within a week will start to be available on Expedia.com and Hotels.com sites worldwide, and later on Hotwire.com.
Buon lavoro e buon revenue management a tutti!
Riccardo Cocco