Disparity Rate: danni all’immagine e ai profitti
12 Novembre 2010Sono quasi 8.000 gli hotel italiani presi in analisi da Trivago che per la maggior parte non mantengono la Parity Rate, cioè non mostrano ai clienti tariffe univoche su tutti i canali di vendita, (sia on-line che off-line), per la stessa camera e per le stesse date di prenotazione.
Secondo il recente tHDPI (trivago Hotel Disparity Price Index), condotto dal comparatore di prezzi del sito di recensioni relativamente al periodo Settembre-ottobre 2010, ci sarebbe in media un’oscillazione di prezzo del 13% nelle tariffe nazionali, percentuale che va aumentando nelle città meta dei maggiori flussi turistici, ad esempio Pisa (33%) e Milano (32%). Gli hotel a 4 e 5 stelle detengono il primato della “disparity rate” (dal 13% al 21%).
Dalla cartina elaborata da Trivago, si può evincere come la pratica di mantenere tariffe differenziate sia diffusa un po’ in tutta la penisola, anche se il primato al riguardo lo detengono le regioni con maggior densità alberghiera, come Toscana, il Lazio e Veneto:
Tra le Regioni che mantengono invece con più attenzione la Parity ci sono quelle dove gli hotel presenti sul web sono pochi e dove dunque c’è minor possibilità di contravvenire alla parità tariffaria on-line, come il Molise (variazione tariffaria 1%), la Basilicata, il Trentino Alto Adige (4%), il Friuli Venezia Giulia (5%), la Liguria e la Puglia (entrambe 7%).
Le conseguenze della Disparity Rate: danni all’immagine ed ai profitti
Abbiamo già ripetuto tante volte qui su Booking Blog che la Parity Rate dovrebbe essere alla base di qualsiasi strategia di posizionamento e di marketing, per evitare danni alla brand reputation e ai profitti dell’hotel:
- Danni d’immagine e di brand reputation:
Trivago afferma che “La disparità dei prezzi degli hotel è un fenomeno che colpisce la maggior parte della popolazione turistica ma che tuttavia non viene ancora avvertito”. - Disincentivazione alla prenotazione diretta e diminuzione dei profitti:
Come ha affermato Patrick Landman di Xotels recentemente: “L’obiettivo della Rate Parity per gli hotel consiste nell’incoraggiare gli utenti a prenotare direttamente. Non dovrebbero trovare nessun vantaggio nel prenotare tramite un intermediario rispetto al vostro sito ufficiale. La Rate Parity dovrebbe essere sfruttata alla stregua di uno strumento di revenue management”.Quello che afferma Landman, ovvero che l’albergatore dovrebbe impegnarsi a far sì che il cliente prenoti dal suo sito piuttosto che su un’OTA, per molti albergatori italiani sembra non essere un fatto così scontato. L’analisi di Trivago rivela infatti: “Lo scenario reale dimostra che esiste una grande percentuale di risparmio (per gli utenti, ndr), che dipende per lo più per l’esistenza di agenzie di prenotazione on-line e che solo raramente è l’hotel stesso a praticare e riservarsi la tariffa più bassa”.
Il fatto che l’hotel proponga sui portali una tariffa addirittura più bassa che sul proprio sito, denota senza dubbio carenza di una cultura customer-oriented, mancanza di attenzione e di utilizzo di strumenti avanzati per la gestione delle tariffe come il channel manager.
È indubbio però che attualmente stiano emergendo delle dinamiche in ambito Web 2.0, grazie ai portali, ai siti di comparazione prezzi e alle community di viaggio, per cui anche gli utenti meno informati stanno sviluppando uno spirito “critico” ed un atteggiamento sempre più consapevole ed attento nella scelta dell’hotel.
Alla lunga questa pratica non potrà che portare discredito all’albergo: se è vero che la prima impressione è quella che conta, che idea si faranno gli utenti di un hotel che sul sito mostra un prezzo, al telefono ne comunica un altro e sul portale ne mostra uno diverso ancora?
Cancellation disparity: gli utenti non sono invogliati a prenotare sul sito ufficiale
Recentemente abbiamo rilevato che gli albergatori italiani spesso non si limitano a gestire tariffe diverse tra portali e sito ufficiale, ma spesso si spingono fino allo stabilire due diversi trattamenti di cancellazione: se sul portale la cancellation policy è di pochi giorni, sul sito ufficiale le restrizioni sono molto più dure.
Ma perché accade questo? Forse in questo modo l’albergatore si illude di potersi tutelare maggiormente contro no-show o cancellazioni, o forse semplicemente non reputa il cliente abbastanza “scaltro” da individuare questa disparità di trattamento.
Come abbiamo già detto per le tariffe, gli utenti stanno diventando sempre più attenti e accorti nell’effettuare una prenotazione, dunque una cancellation policy meno flessibile sul canale diretto, non potrà far altro che disincentivare alla prenotazione sul sito ufficiale.
Dunque come è possibile favorire la disintermediazione dalle OTA e l’incentivazione all’utilizzo del canale diretto? Come sensibilizzare gli albergatori ad una nuova, diversa e più proficua gestione dell’hotel e del sito ufficiale?
Per leggere lo studio completo di Trivago: tHPDI
Commento da Marcello Coppola — 12 Novembre 2010, alle ore 11:46
Parità tariffaria e revenue management possono convivere?
Sul web possiamo cambiare le tariffe in continuazione; gli operatori offline ci chiedono tariffe fisse da poter pubblicare su cataloghi cartacei.
Da questo post sembra palese che la soluzione esista e sia facilissima, ma non riesco a capire quale sia…qual’è?
http://www.webeturismo.com
Commento da GIANLUCA1 — 12 Novembre 2010, alle ore 13:13
@COPPOLA
SCUSA MA IL CARTACEO ESISTE ANCORA?
ORMAI ANCHE I TO HANNO CREATO UN LORO EXTRANET DOVE POTER GESTIRE LE TARIFFE.
SALUTI.
Commento da Marcello Coppola — 12 Novembre 2010, alle ore 14:24
@Gianluca – E certo che esiste ancora il cartaceo. Esistono ancora i contratti da allotment. Ed anche se sempre più turisti prenotano online, una buona fetta di mercato è ancora ancorata ai tradizionali metodi di prenotazione.
Se qualcuno si prendesse la briga di effettuare un sondaggio tra le strutture alberghiere risulterebbe che la maggior parte del fatturato viene ancora dai Tour Operator tradizionali, con contratti da allotment, che stampano ogni anno un catalogo che pubblicizza le destinazioni turistiche 🙂
Poi…può anche darsi che il mio pensiero sia totalmente sbagliato e siano scomparsi i cataloghi cartacei 😉
Commento da davide@valpreda.to.it — 12 Novembre 2010, alle ore 15:51
@Marcello esistono o come esistono ! tonnellate di cataloghi vengono stampati e ovviamente sono obsoleti qualche minuto dopo la stampa … se va a buon fine un progetto che sto presentando a un TO, se quindi mi darà la possibilità di lavorare insieme anche in questo caso ti renderò partecipe di quello che si può fare in ‘alternativa’ …
Commento da Marcello Coppola — 12 Novembre 2010, alle ore 16:10
@Davide – Il fatto è che si ostinano a voler inserire le tariffe sullo stesso catalogo dove presentano il prodotto. Basterebbe anche solo avere un catalogo senza tariffe che potrebbero essere controllate al volo tramite un terminale.
Questa, logicamente, è una soluzione “casareccia”…e non vedo l’ora di conoscere la tua “alternativa” anche perché è una problematica che mi affascina 🙂
In bocca al lupo per il progetto 😉
Commento da GIANLUCA1 — 12 Novembre 2010, alle ore 16:18
@COPPOLA
…CHIARAMENTE SCHERZAVO…..MA NON TROPPO!!!
NON SONO D’ACCORDO SULLA BUONA FETTA DI PRENOTAZIONI DAI T.O., IO CREDO (CON COGNIZIONE) CHE IL GROSSO ARRIVI DALL’ONLINE E QUELLE CHE TI ARRIVANO TELEFONICAMENTE E’ PERCHE’ TI HANNO VISTO SU INTERNET.
LA BRIGA ME LA SONO PRESA IO CONFRONTANDOMI COI COLLEGHI DI NAPOLI E, CREDIMI, IL GROSSO E’ DELL’ONLINE.
SALUTI.
Commento da GIANLUCA1 — 12 Novembre 2010, alle ore 16:32
L’ARTICOLO IN SINTESI DICE:
Insomma, c’è una “masochistica” propensione a spingere l’utente a prenotare su canali in cui si pagano fior di commissioni.
Dunque come è possibile favorire la disintermediazione dalle OTA e l’incentivazione all’utilizzo del canale diretto? Come sensibilizzare gli albergatori ad una nuova, diversa e più proficua gestione dell’hotel e del sito ufficiale?
MIA RISPOSTA: AVERE UN BUON SITO (PROPRIO DELL’ALBERGO) DA GESTIRE DIRETTAMENETE ED AVERE UN OTTIMO BOOKING ENGINE.
CON POCHI PASSAGGI IL CLIENTE DEVE POTER PRENOTARE SUBITO.
ALTRO CONSIGLIO SAREBBE FORMARE BENE IL RICEVIMENTO CHE QUANDO RISPONDE AL TELEFONO DEBBA SAPER INVOGLIARE IL CLIENTE A PRENOTARE DIRETTAMENTE SENZA DIRE …..COME HO SENTITO SPESSE VOLTE …”GUARDI ALLORA PRENOTI SU INTERNET PERCHE’ NON POSSO FARLE UNA TARIFFA DIVERSA DA QUELLA CHE HA VISTO SU EXPEDIA
Commento da Marcello Coppola — 12 Novembre 2010, alle ore 16:43
@Gianluca – Chiamami pure Marcello 🙂
Senza entrare nel dettaglio “credo” che la media nazionale propenda per il canale offline.
Cmq…giusto per non perdere l’argomento del post, a mio parere ad oggi è “impossibile” mantenere la parity rate su tutti i canali sia online che offline soprattutto se si “gioca” con il Revenue Management.
Commento da gengis — 12 Novembre 2010, alle ore 17:35
Buonasera lavoro in tour operator e seguo con molto interesse questo blog
per la prossima stagione stiamo valutando l’ ipotesi di pubblicare un catalogo senza prezzi, anche se dalle adv con le quali collaboriamo da anni riceviamo forti perplessità a riguardo…
Quale potrebbe essere la soluzione ideale?
Commento da giacomo bufalini — 12 Novembre 2010, alle ore 17:49
Salve,
A mio avviso la questione può essere affrontata da vari punti di vista.
Da una parte è vero che la parità tariffaria garantisce l’immagine, ma è anche vero che se mi distribuisco a prezzi più alti su alcuni canali non mi lascio sfuggire tutti i clienti disposti a pagare di più. La scelta difficile e vincente sta nel distribuirsi adeguatamente.
Anche in merito all’incentivare le prenotazioni dirette si possono avere punti di vista diversi. In tutti i casi sul proprio sito si deve vendere il prodotto “migliore”, offrendo cioè una serie di servizi che sui portali non è possibile comprare. Relativamente al prezzo invece si deve distinguere tra struttura e struttura. Per esempio se io vado ad un outlet e compro una borsa di Gucci e poi il giorno dopo nel negozio monomarca in centro la trovo scontata del 10% non avrò certo un’opinione positiva di quel marchio. Quindi per le trutture che hanno un forte brand il prezzo sul sito di proprietà deve essere più alto, in tutti gli altri casi anche no, ma attenzione alle tariffe dinamiche. Se le faccio caricare sui portali, ma non sul mio sito, finisce che favorisco loro…..
Ciao
Giacomo Bufalini
Commento da GIANLUCA1 — 12 Novembre 2010, alle ore 17:59
@MARCELLO
LA PARITY NON SI RIESCE A MANTENERE SEMPLICEMENTE PERCHE’ CI SONO DEI CANALI CHE ACQUISTANO DA ALTRI E CI METTONO UN MARK UP + BASSO E QUINDI SEI IN DISPARITA’…..BASTA VEDERE TRIVAGO E CI SI ACCORGE DI LAVORARE CON DEI SITI CHE NON SI CONOSCONO…LASCIAMO STARE GLI ESEMPI.
PER I SITI CHE SI GESTISCONO DIRETTAMENTE, E PARLO DEI B2C E QUALCHE B2B, NON E’ DIFFICILE STARE IN PARITY.
POI X QUANTO RIGUARDA LA VENDITA DELL’OFFLINE NON DISCUTO IL TUO PENSIERO MA RESTO DEL MIO.
CIAO
Commento da Giuseppe Taranto — 12 Novembre 2010, alle ore 19:04
Ci sarebbe una piccola precisazione da fare: talvolta la Disparity Rate viene accentuata dal fatto che ci sono portali di terzi, con i quali non si ha accordi diretti (logitravel, easyclicktravel, ecc.), che offrono al pubblico tariffe d’uscita composte da tariffe B2B (quelle concesse ai Wholesalers con cui si è stipulato un contratto)+ Mark Up (solitamente del 25 – 30%); è bene quindi concedere ai Wholesalers, in fase contrattuale, tariffe nette che abbiano una differenza del 25 – 30% rispetto alle tariffe B2C pubblicate su tutti gli IDS.
Altra soluzione per arginare il problema sarebbe chiedere ai vari Wholesalers la possibilità di oscurare la vendita tramite portali di terzi che vendono al pubblico.
Commento da davide@valpreda.to.it — 12 Novembre 2010, alle ore 19:27
@Marcello non è una soluzione “casareccia” … ovvio che va abbinata ad una soluzione “tecnologica”, noi ci muoveremo in tal ottica. Il catalogo con il prezzo è demenziale. E’ come continuare ad investire su carrozze a cavallo alle soglie del 2011 …. e non su auto a basso consumo/emissioni. Vedi @gengis sulle ADV che ‘esprimono’ forti perplessità se non ricevono carta ‘obsoleta’ al posto carta ‘coerente’ la domanda da farsi è una: ci saranno ancora, con la loro mentalità, fra qualche anno a vendere i miei prodotti ? Sono davvero loro quelli su cui investire ? O forse vale la pena concentrare gli sforzi su quelle che danno segni di vita/vitalità ? E questo per il bene di tutti. TO compresi. Come sempre la soluzione è un mix di prodotti e di processi. Che vanno descritti banalmente in ottica costi/ricavi/benefici. Credimi anche il più ancorato a vecchi modelli di business potrebbe persino ricredersi …
Commento da Michele71 — 12 Novembre 2010, alle ore 19:27
La parity rate su tutti i canali deve essere una linea da seguire per forza, pienamente d’accordo con Landman, ne va della reputazione dell’hotel. Poi oggi basta avere un valido channel manager per cambiare le tariffe online a tutti nello stesso istante. Lasciamo perdere gli allotment che non per alcune realta’ (vedi hotel di 40/60 camere centro di Firenze) non dovrebbero piu’ esistere.
Michele.
Commento da davide@valpreda.to.it — 12 Novembre 2010, alle ore 19:45
@gengis ho omesso di dire che, purtroppo (sicuramente non è il tuo caso)spesso le mancate ‘evoluzioni’, anche banali, non ‘arrivano’ sul mercato perchè chi è più in alto (nella gerarchia della filiera) non è in grado di proporle. Putroppo è lui il primo ad essere ancorato a vecchi modelli. Difficile ci sia evoluzione vera se la deve generare il singolo attore (in questo caso l’ADV). Infatti è visibile a tutti ‘lo stato dell’arte’ generale.
Commento da GIANLUCA1 — 13 Novembre 2010, alle ore 10:58
@TARANTO:
HO SCRITTO LA STESSA COSA (QUINDI CONCORDO) OMETTENDO I NOMI DEI TERZI, VISTO CHE LI HAI FATTI TU AGGIUNGEREI ANCHE:
-ONHOTEL
-OTELCOM…MI RACCOMANDO SENZ’ACCA
-GTA TRAVEL
X QUANTO RIGUARDA EASYCLIKTRAVE E’ RISPONDENTE A TOURICO QUINDI E’ GESTIBILE.
PER QUANTO CONCERNE IL DISCORSO DEI WHOLSALERS – TARIFFA MENO IL 25-30%…..E SE DOVESSI VENDERE A RACK RATE?
QUINDI BISOGNEREBBE DARE LA RACK MENO IL MARK UP …..CHE NE PENSI?
SOPRATTUTTO CERCARE DI NON FAR VENDERE A TERZI.
SALUTI DA NAPOLI
Commento da Giuseppe Taranto — 15 Novembre 2010, alle ore 12:41
@ Gianluca
Notavo anche io che abbiamo espresso lo stesso concetto: quando ho inserito il mio commento probabilmente il Tuo non era stato ancora moderato, perchè non era presente.
Se dovessi vendere a Rack Rate dovrei tener conto che la maggior parte (la quasi totalità) degli extranet dei Wholesalers non permette di inserire una tariffa superiore a quella da contratto, quindi inizierei col dare degli stop sales; sui canali gestibili, per una questione di coerenza e di immagine, farei in modo che la tariffa di uscita sia pari alla mia Rack Rate.
Non nascondo che se avessi un’ottima Brand Reputation e (in base allo storico)nel periodo in esame molti RPO (rifiuti per occupazione) propenderei per dare degli stop sales su tutti i canali distributivi cercando di effettuare una vendita diretta; logicamente l’utilizzo della Rack Rate dipende da tantissimi fattori (storico, rpo, occupazione attuale, eventi, meteo) quelle sopra sono alcune delle possibili strategie da poter intraprendere in funzione delle possibili variabili.
Spero aver centrato la tua domanda.
N.B. Nel caso in cui abbia già delle fair dates mi sarebbe più comodo inserirle contrattualmente ai wholesalers come black out dates in modo da tutelarmi da vendite poco gradite in termini di rate.
Saluti…anche io da Napoli.
Commento da gengis — 16 Novembre 2010, alle ore 05:58
@Davide
concordo pienamente sulla tua analisi, ma mi sfugge il consiglio sul da farsi..
Commento da davide@valpreda.to.it — 16 Novembre 2010, alle ore 10:25
@gengis beh il consiglio è una consulenza e qui in troppi ci leggono :)) battute a parte, quando entro in contatto con un TO e/o un ADV di medie dimensioni e/o strutture alberghiere e/o piccole/medie catene di hotel la prima riflessione congiunta è su quello che possiamo fare per emergere dalla mediocrità (intesa come prodotti di massa che trovi ovunque) e cosa possiamo fare per comunicare il valore ‘vero’ (credimi ovunque c’è, a volte tanto a volte meno ma tendenzialmente c’è). Su quello si costruisce, in ambito consulenziale, un ‘progetto’ dove viene disegnato il modello di business che spesso necessita di un business plan articolato a supporto. Non si parla di tecnologia, di prodotti informatici, di piattaforme CMS, … ecc tutto inutile nella prima fase: si parla quindi del fine non del mezzo.
Nel progetto che sto seguendo e che a breve dovrei formalizzare con un incarico (un anno di percorso comune) nel nuovo modello abbiamo definito, fra le tante ‘cose’, come e cosa fare dei cataloghi, quale supporti alternativi utilizzare e perchè, come NON gestire i fax, come e per cosa utilizzare strumenti DEM, se e come gestire il Social a supporto di alcune iniziative … ecc ecc il tutto in un ottica di sostenibilità dei costi con un BP che, per obiettivi misurabili, sia di supporto. Come vedi, a differenza di tutto quanto scritto qui finora, sicuramente interessante, nulla che parli subito di prodotti. Prima i processi. Prendi la discussione attuale. Tutto formalmente giusto. Ma hai letto da qualche parte, PRIMA di analizzare servizi, prodotti, tecniche ecc, una riflessione banale del tipo: visto che parliamo di comunicazione in rete di una struttura alberghiera, che vende su più canali, quest’ultima che presenza ha in rete ?
E’ l’approccio consulenziale (se tratti questo mondo/mercato da tanti anni …) che fa la differenza. Perchè ti permette di condividere. Se vuoi scrivimi alla mail personale senza problemi. Buon lavoro.
Davide
Commento da GIANLUCA1 — 16 Novembre 2010, alle ore 11:59
@TARANTO
…ABBIAMO DETTO LA STESSA COSA..SOLO CHE IL MIO POST NON ERA STATO ANCORA MODERATO.
SONO D’ACCORDO CON TE ANCHE SULLA BRAND REPUTATION….IMMAGINO CHE LAVORI IN UNA STRUTTURA APERTA DA POCO….
SALUTI DALLA MAGICA NAPOLI.(SPERO CHE NON SIA MAGICA SOLO PER NOI NAPOLETANI)
Commento da ALBY — 12 Aprile 2012, alle ore 13:26
Dissento fortemente da questo post, la parity rate appiattisce semplicemente il mercato e non spiegherebbe il successo sempre crescente dei social dealer. La parity è semplicemente nata per una situazione di comodo per evitare che l’hotel riceva centinaia di telefonata dai vari operatori, tutto qui, la brand reputation non si miura con il prezzo in una società dove la concorrenza diventa sempre più efficace, perchè mai devo pagare 2 euro una coca cola al bar se la nostra a 1.50 al discount? pensate che la coca cola subisca un danno di immagine? quanto viene affermato in questo post, non trova ahime poi riscontro nella realtà anzi le analisi fatti da ricercatori degni di tale nome come la IBM, e tanti altri vanno sempre di più altrove, credo che questo tema meriti una riflessione seria e non solo due parole pur degne di note ma prive di supporto “scientifico”