BTO 2013 Live – Derrick De Kerkhove e la Destinazione Connettiva
4 Dicembre 2013Le destinazioni non sono solo luoghi fisici dove le nuove tecnologie permettono ai viaggiatori di ampliare le proprie esperienze.
Sono loro stesse destinazioni connettive, intese come connessioni e network di servizi, conoscenze e persone, in cui tutti gli attori della filiera sono in sintonia rispetto alla soddisfazione dell’ospite e all’autenticità del loro porsi agli altri. Ne parlano Derrick De Kerkhove, Professore ordinario alla facoltà di sociologia dell’Università Federico II a Napoli, Rodolfo Baggio e Francesco Tapinassi.
Oggi si parla soprattutto di nuove tecnologie, di strumenti, ma prima di tutto bisognerebbe produrre delle esperienze turistiche – anche appoggiandosi all’innovazione digitale.
La tecnologia può aiutare a costruire una destinazione ospitale, ma non bastano QR code, Wi-Fi, ecc. Una destinazione ospitale realizzata con le nuove tecnologie è molto, molto di più.
Oggi si pone moltissima attenzione su mobile e tablet, ma cosa si è fatto davvero per rendere compatibili le destinazioni con questo nuovo trend? Come realizzare una “Destinazione Intelligente”? Si deve sfruttare la tecnologia per migliorare la percezione dei viaggiatori del territorio.
L’ideale sarebbe sfruttare la rete per migliorare i servizi, i trasporti, la fruibilità del territorio.
L’eccesso dell’attenzione alla tecnologia sposta il focus dalle carenze che spesso abbiamo, come la mancanza di prodotti, di servizi o di soluzioni che possono davvero fare la differenza per il nostro turismo.
IL WIRED TOURISM
Dunque le relazioni sembrano essere cadute in secondo piano rispetto al potenziamento delle tecnologie. Siamo in una tecnologia “autoreferenziale”… non si riesce a sfruttare la rete per fare rete, unire il mondo virtuale a quello reale.
Per questo De Kerkhove sottolinea l’importanza del cosiddetto WIRED TOURISM, ovvero una strategia ibrida per lo sviluppo del turismo che combina i media analogici con quelli digitali. Il digitale con il faccia a faccia.
La verità è che il turismo oggi si trova in una vera aura di digitale. Esiste sempre uno schermo, un desktop,che fa da filtro tra il turista e la destinazione.
La coda lunga del travel ha permesso alle destinazioni di nicchia di emergere, grazie alla democratizzazione degli strumenti di produzione, la minimizzazione dei costi di transazione e la connessione dei consumatori che ha potenziato il passaparola.
Per creare una smart destination dovremmo puntare su:
1. Diffondere l’informazione
- Blog, community
- Offrire una vera pre-esperienza
- Aiutare ed essere a disposizione per dare consigli
2. Co-involgere la gente
- Advertising sfruttando gli user-generated contents
- Augmented reality
3. Creare comunità
- Condivisione e adozione
- Crowd-founding
- Responsabilità
Abbiamo anche in Italia alcune case history di “wired tourism”.
In Basilicata ad esempio si è utilizzato il QR code come fosse un’aura elettronica per ogni cosa, ogni monumento, ogni prodotto: il wired product invita a conoscere il resto del territorio, entrare in contatto con le aziende, conoscere le sue specificità.
Di recente si è pensato di fare crowdfounding per recuperare Pompei, ad esempio adottando le sue case, le sue strutture da recuperare e curare.
L’ideale è dunque creare un ponte tra la realtà e il digitale, tornare a valorizzare il faccia a faccia. Dobbiamo negoziare la relazione che abbiamo con il mondo digitale. Un esempio perfetto è la comunità di “Angeli per viaggiatori”, ovvero una community di persone locali che sono disposte a diventare guide vere per i turisti e svelare loro le peculiarità e i valori del territorio.
Un argomento questo, che a nostro parere può essere di grande interesse per gli albergatori, che già oggi lavorano e si impegnano per ibridare l’ospitalità reale con quella digitale, colmando un gap che spesso a livello di destinazione non si riesce a superare.